L’unica
via di fuga, è perdonare.
Capitolo 1: Una stanza troppo stretta
Quando Harry aprì gli occhi aveva la vista un po’ annebbiata.
Si
trovava in una stanza grande, apparentemente arredata solo da un divano color blu.
L'ultima
cosa che ricordava erano le pagine di un libro che stava leggendo. Poi...qualcosa o qualcuno, l'aveva colpito alla nuca ed era svenuto… strano che non
aveva sentito i passi che gli arrivavano alle spalle…
Ora
era sdraiato a terra. Sopra il divano sedeva una persona… era seduta compostamente
e aveva un cappuccio che le copriva il volto… immaginò che stesse guardando verso di lui, data la direzione del capo. Come diavolo era finito
lì? Sicuramente era a causa di quella persona, che nonostante il
cappuccio Harry aveva riconosciuto e sapeva esattamente chi fosse.
Ma
in quel momento non voleva parlare con lui, adesso l’unica sua
preoccupazione era cercare di uscire da lì e di farlo il più
presto possibile.
-
Ciao Harry- la voce era calma e profonda.
Harry
si alzò e senza degnare la persona di alcuna attenzione cominci&ogra=
ve;
a guardarsi intorno.
-
Non fare finta di niente, non fare finta di non conoscermi… devi solo
concentrarti un po’… ricordarti il suono della mia voce…
spero
che non l'hai già dimenticato: sarebbe molto
triste per me sapere che non c'è neanche un posticino nel tuo cuore.
-
-
Come sono arrivato qua?-
- Ti
ci ho portato io... mi sono preso una seconda possibilità che non mi hai
mai dato. Bisogna dare sempre una seconda possibilità, Harry. La gente
sbaglia... è impossibile non commettere qualche errore. –
-
Smettila, il tuo non è stato un errore. Un'altra possibilità
non
la meriti affatto. Ora voglio uscire da qui, voglio andarmene, lontano da te. –
"Dai
Harry, tieni duro. Stringi i denti"
-
NON puoi stare lontano da me, Harry. Io non voglio che tu stia lontano da me,
è per questo che sei qui dentro.-
-
Non puoi costringermi a fare cose che non voglio. Come devo fartelo capire che
è finita, ora basta. Mi hai fatto male, molto male, adesso sto cercando
di guarire, ma non posso farlo se tu continui a tormentarmi. Se continui
a...fare queste cose.-
- E
così adesso sono una malattia Harry? Una stramaledetta malattia. Non mi chiami più per nome,
quando ci incontriamo per i corridoi non mi guardi in faccia. Sono diventato
solo uno stupido insetto per te? Una mosca da scacciare? Un brutto ricordo da
dimenticare?-
Harry
voleva raggiungere la porta. Non voleva stare in quella stanza con lui un
minuto di più, ma la porta era chiusa.
-
Fammi uscire.- Continuava a guardare la porta, sperando forse che si sarebbe
aperta.
-
Dobbiamo parlare.-
-
No-
- E
invece si. Tu non vuoi ascoltarmi. Ogni volta che mi avvicino te ne vai. Adesso
non puoi andartene Harry. Adesso devi lasciarmi parlare.-
- Non voglio parlare con te, voglio uscire- /o:p>
“Ti
prego, fammi uscire”
-
No-
-Fammi
uscire- appoggiò la fronte alla porta. Il suo tono di voce era vicino
alla supplica.
-
No-
- Ti
prego...ti prego fammi uscire. Ti chiedo solo questo… solo questo-
Una
lacrima calda scivolò lungo la sua guancia destra, seguita subito da
un'altra. Non era stato abbastanza forte...non doveva piangere, ma era
inevitabile. Quando stava vicino a lui, l'unica cosa che gli rimaneva da fare
era piangere.
-Non
posso farti uscire Harry, io... non posso.-
La
voce sembrava quasi dispiaciuta... sembrava quasi che soffrisse come lui.
Harry
si girò di scatto e incominciò ad urlare, contro di lui.
- IO
NON VOGLIO PARLARE CON TE, DRACO. NON DEVO DIRTI NIENTE. NIENTE! PERCHE’ NON C’E NIENTE CHE TU POSSA FARE PER
CONVINCERMI DELLA TUA INNOCENZA. STO MALE, STO PIANGENDO DRACO, LO VEDI? LO
VEDI? ED E TUTTA COLPA TUA, TUTTA COLPA TUA.-
Riprese
fiato, si appoggiò alla porta e lentamente scivolò lungo di <=
span
class=3DGramE>essa, tenendosi la testa e cercando di fermare le lacrime
che gli scendevano dal viso.
-
Voglio solo dimenticarti Draco, solo dimenticarmi di te.-
Quello
di Harry era stato solo un sussurro, ma Draco
sentì quelle parole come se gli fossero state urlate con tutto il fiato che Harry avrebbe potuto avere in gola.