Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Shecanhaveyou    04/12/2011    1 recensioni
-E' libero?- chiede gentile.
-Certo- dico, sorridendo.
Mi guarda un attimo, incuriosito.
Sarà perché sono arrossita? No, dai. Non può averlo notato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una premessa. So che dovrei andare avanti con quell'altra ff ma un giorno mi è venuta in testa sta cosa e ho deciso di buttarla giù, grazie anche ad una mia amica e compagna di classe ;) scrittrice anche lei ovviamente. Bè buona lettura!

Baci,

-Ellie.


Che freddo.

Tutto quello che desidero in questo istante è qualcuno che tenga il mio esile e fragile corpo tra le sue braccia e che mi scaldi.

Magari aggiungendo qualche bacio e qualche parolina dolce; e magari che sia un riccio, chitarrista barra batterista barra pianista... Basta Ellie.

Smettila di pensare a lui. Non lo incontrerai mai; per di più in una cittadina così piccola del Texas, in una stazione dei treni. Alle otto di sera. Figuriamoci.

Dagli auricolari collegato all' i-Pod in modalità casuale, comincia Vesper's Goodbye. Ecco, ci mancava solo questa. Una delle sue canzoni più tristi.

 

It's a lover's final breath.
Now I die, kiss your tendere lips
Goodbye and pray to God who hears my cry.

 

Gli occhi mi diventano lucidi al solo suono della sua voce. E questa frase. È la mia preferita, besni anche la più dolorosa da sentire.

A distrarmi dalla musica e dai miei pensieri è una testa riccioluta tra la folla. Mi alzo dalla sedia in cui ero seduta per aspettare il treno che mi porterà a casa.

Cerco tra la folla quei ricci che riconoscerei tra mille, alzandomi anche in punta di piedi.

Ed eccolo. Cerca di farsi largo tra le persone usando la gentilezza. Tsk. Il solito Nick.

Si sta dirigendo verso di me. Lancio uno sguardo ai sedili affianco al mio. Sono liberi.

Ecco perché viene viene nella mia direzione. Pff. Ma che vado a pensare.

Di conseguenza mi risiedo, e continuo ad ascoltare la musica, togliendo un auricolare.

Si avvicina. I suoi dolci occhi marroni si posano su di me.

-E' libero?- chiede gentile.

-Certo- dico, sorridendo.

Mi guarda un attimo, incuriosito.

Sarà perché sono arrossita? No, dai. Non può averlo notato.

Si siede affianco a me. Il suo profumo mi invade. Un misto di dopobarba, profumo di Abercrombie e... uomo. Mi fa impazzire.

Ok, Ellie. Concentrati. Ritrova il tuo autocontrollo.

Respiro a fondo cercando di calmarmi.

-Il treno numero 5711 regionale, proveniente da Odessa e diretto a Dallas, delle ore 18.42, è in arrivo al binario 3. Ferma in tutte le stazioni: Colorado City, Roscoe, Sweetwater, Abilene, Baird Eastland, Fort Worth, Arlington e Dallas. Vi auguriamo buon viaggio-.

Mi alzo diretta la binario 3 a prendere quel maledetto treno che mi separerà da Nicholas.

Oblitero il biglietto e mi guardo intorno. Ancora dei ricci che scendono le scale del sottopassaggio. Ma ho le allucinazioni! Uff. devo smetterla con i romanzi a lieto fine.

Appena arriva il treno, noto con mio grande piacere che Nick deve prendere questo.

Cerco di non illudermi pensando che sia DESTINO.

Salgo e trovo subito un posto vuoto. Sale anche il riccio e prosegue a cercare un posto libero.

Peccato che non ce ne sono più e l'unico libero è quello di fronte a me.

Ho la tentazione di chiamarlo ed indicargli il posto.

In fondo che male c'è a dare il posto ad un qualunque passeggero? Già. Ma il bello è che lui non è uno qualunque.

Almeno per me.

Allora mi butto -Nick! Qui c'è un posto!-.

Si gira e sorrido.

Ed io mi sciolgo per la millesima volta.

-Grazie, non l'avevo visto quando sono salito- dice continuando a sorridere, ed continuo a sciogliermi.

Il treno parte, il mio i-Pod continua a mandare musica, e sul treno c'è talmente tanto silenzio che si riesce a sentire la voce del ragazzo che ho davanti provenire dal mio i-Pod.

 

She loves the sky, cause it validates her pride;
never let them know when she is wrong.

 

Mentre guardo fuori cercando di distrarmi, noto con mio grande piacere che mi osserva. O mi trova interessante, cosa alquanto improbabile. Oppure ho qualcosa di strano.

Cerco di non pensarci e continuo ad ascoltare la musica mentre guardo fuori, cercando di rilassarmi.

-Allora...- comincia lui -... dove sei diretta?-.

Mi giro verso di lui e lo osservo per qualche secondo prima di cominciare a parlare.

-Sweetwater... e tu Riccio?- chiedo divertita, sapendo benissimo che lui odia essere chiamato così.

-Evita di chiamarmi “riccio”, sai benissimo che odio questo nomignolo, piccola fan...- incrocia il mio sguardo e sorrido, divertita dal fatto che lui abbia scoperto questo.

-A proposito... non so il tuo nome, bionda...- dice sorridendo.

-Ellie. Anche se il mio nome intero sarebbe Eleonora, … ma preferisco Ellie, fa più americana- dico accennando una risata.

-Ma non sei americana di origine, giusto?-.

-Ed invece si; nata e cresciuta a Sweetwater, ma i miei hanno una particolare passione per l'Italia, ed ecco perché il mio nome “così straniero”-.

-Mh... e come mai sei così lontana da casa, scricciolo? Insomma, una ragazza come te, così carina, tutta sola e lontana da casa... voglio dire, non hai paura? Soprattutto di sera che è ancora più pericoloso...-.

Ok, prima di rispondere devo riprendermi dal quel favoloso nomignolo. Mi fa sentire... bene. Come se lui tenesse a me.

Scricciolo. Mi piace.

-Beh... lo faccio da quasi una vita ormai. Prendere un treno dopo scuola e dirigermi ad Odessa per andare dal mio cavallo e poi tornare a casa tra le sette e le otto di sera da sola, per me non è un problema. E neanche per mio padre; lavora tutto il giorno e riesco a vederlo solo la sera ed in più sono figlia unica. La maggior parte della settimana lui è a New York per lavoro e stiamo insieme solo nel week-end quando viene al maneggio con me per vedere Scarlett e vederci fare progressi nei salti; e ogni tanto la monta anche lui per farci un giretto ed è una cosa che condividiamo, oltre alla musica-, mi fermo un secondo e lo osservo -Scusa, praticamente ti ho raccontato metà della mia vita- continuo -spero di non averti annoiato-.

-Per niente. In pratica te l'ho chiesta io; e poi mi interessa la vita di una mia fan, soprattutto se abita nel mio stesso stato e a pochi chilometri di distanza- sorride facendomi l'occhiolino – ed è anche carina- dice continuando a guardarmi.

Quel sorriso rischia di farmi venire un infarto, e quegli occhi mi mandano direttamente in paradiso. Santi Numi.

-Non siamo tanto vicini; sono cinque città di distanza... è tanto Nicky-.

Oddio. L'ho chiamato Nicky. Sono solo venti minuti che parliamo e già ci adiamo soprannomi amorosi, che solitamente se li danno le coppiette nel periodo di San Valentino.

Sorride e abbassa lo sguardo.

-Beh, io, a differenza tua, ho una macchina e posso “andarmene” da casa per vedere una ragazza quando voglio- dice, all'inizio divertito e facendosi serio successivamente.

-Siamo in arrivo a Colorado City- annuncia il capotreno.

I nostri sguardi si incrociano per qualche secondo. Ancora due fermate e poi volente o nolente non lo rivedrò più se non su un giornale di gossip.

-Dove scendi, Nick?- mi appoggio al sedile e continuo a guardarlo negli occhi.

-Penso che scenderò a Sweetwater- dice con aria da furbo – Vorrei poter conoscere per bene una ragazza di qui-. Sorride malizioso.

Abbassare lo sguardo era a dir poco inevitabile.

-Ah, si? Pensi di fermarti a cena dalla ragazza oppure tornare al tuo bel castello con il tuo bianco destriero?- chiedo, stando al suo gioco.

Ride per questa mia battuta al quanto squallida, anche se vera per i miei gusti.

Alza lo sguardo incrociando il mio. Una strana luce a cui non saprei dare nome appare in esso.

-Se lei mi invitasse. Sai, non vorrei essere scortese e auto invitarmi...-.

-Se ti dicessi che il padre di questa ragazza è per altri due giorni a New York... renderebbe il tutto più... interessante e fattibile?-.

Mi mordo il labbro inferiore con fare naturale, come se fosse un gesto involontario, ma che non è.

-Penso proprio di si- risponde lui, inumidendosi le labbra, per poi mordersi leggermente il labbrio inferiore subito dopo.

-Parlando seriamente... che ci fa un bel ragazzo come te in giro con una chitarra in mano?-.

-Sono stato in studio di registrazione- si vede, penso – ho lavorato parecchio oggi. Per fortuna quello studio è attrezzato ed ha il bagno-.

-Si sente. Hai fatto la doccia?-.

Annuisce.

-Siamo in arrivo a Sweetwater- annuncia di nuovo il capotreno.

Comincio a mettermi il cappotto, lui fa lo stesso.

-Quindi.. mi farai compagnia sul serio sta sera?-.

-Certo, scricciolo-.

Fermatosi il treno, scendiamo con calma.

-Vuoi che ti porti una borsa?- chiede mentre facciamo le scale del sottopassaggio.

-No, grazie-.

-Dai, insisto. Mi sento inutile con solo una chitarra in mano. Il tuo zaino potrei portarlo benissimo-.

Sorride e mi sfila lo zaino dalle spalle.

-Oh, grazie al cielo. Mi sento molto più leggera ora- dico pentendomene subito. Dicendo questo l'ho fatto praticamente vincere.

-Per fortuna che ho insistito, altrimenti a casa ci saresti andata strisciando- dice facendo lo sbruffone.

-Ah-ah. Non fa ridere, Riccio-.

-Chiamami un altra volta “riccio” e ti rimetto il tuo ippopotamo, o anche chiamato zaino, sulle spalle. Con tanto di chitarra- dice minacciandomi.

-Riccio- lo provoco.

Niente. Neanche una reazione.

-Riccio. Riccio. Riccio. Riccio!-.

Ok, probabilmente mi sto comportando come una bambina, ma il sorriso che è spuntato sul suo viso la terza volta che ho detto “riccio”... è come se questo mi avesse dato una specie di imput, come se questa cosa che sta nascendo tra noi non finirà con la cena di sta sera.

Non so... ho come un presentimento.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Shecanhaveyou