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Autore: tatabond93    04/12/2011    6 recensioni
Ecco cosa viene fuori dalla mia strana mente dopo aver lottato contro la tecnologia per due giorni senza ancora aver vinto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Una nuvoletta di fumo salì verticalmente e una testa si sollevò sbuffando e tossendo. Sotto di lei il cadavere da cui proveniva quel fumo. Un corpo sventrato e dilaniato, una scena orribile da vedere. Se fosse stato un programma in tv di sicuro sarebbe stato indicato con un bollino rosso. Non era roba per bambini quella e neanche per adulti facilmente impressionabili. La donna abbassò lo sguardo osservando il suo misfatto. Sul volto un’espressione accigliata e confusa. Proprio non riusciva a capire cosa ci fosse che non andava. Eppure aveva eseguito tutto con la minima precisione.
1 - Aveva aperto il corpo.
2 - Svuotato del suo contenuto.
3 - Riempito con le nuove parti.
4 - Collegato il tutto.
Eppure niente. Sembrava che ci fosse qualcosa di sbagliato ma non riusciva a capire cosa. Anzi adesso quel maledetto aveva iniziato anche a fare sbuffi di fumo. Ci mancasse altro che le dovesse esplodere nuovamente la casa. Forse era meglio chiedere aiuto prima di fare ulteriori danni.
Kate, con fare risoluto, prese il cellulare e decise di mettere da parte per una volta il suo orgoglio e affidarsi a qualcun’atro. Il telefono squillo a vuoto 2 volte, alla terza una voce maschile rispose.
< Detective, vedo che non riesce a fare a meno di me neanche nel fine settimana >
< Castle…ridimensiona il tuo ego e vieni qui. Forse per una volta riuscirai a renderti utile davvero… >
< Ahi…colpito e affondato. Ma lei detective mi ferisce con tali parole. Ti farò ricredere. Arrivo!!! >
< Asp…Cast- non ti ho detto neanche quel è il mio problema… >
Tuum-tuum-tuum.
Troppo tardi, l’uomo aveva già riattaccato. La donna sperò in cuor suo di essersi affidata alla persona giusta.


Appena 20 minuti dopo un affaticato Castle bussava alla porta di casa Beckett.
Voleva dimostrare talmente tanto il suo valore alla donna che aveva fatto tutte le scale di corsa per arrivare il prima possibile e non farla aspettare.
< Ohi…buon giorno Castle. Ma te la sei fatta tutta correndo?? Finalmente, era ora che ti decidessi a fare un po’ di movimento o quella pancetta non riuscirai più levarla. Dopo una certa età si inizia ad ingrassare irrimediabilmente. > Beckett era entrata in modalità sopracciglio-alzato-ti-prendo-in-giro-e-mi-diverto.
Decisamente a Rick non piaceva quest’aspetto.
< Non è vero, ho solo pochi chili in più, niente di irrimediabile. E poi non sono così vecchio…te lo posso assicurare. Se lo fossi non riuscirei a fare certe cose a letto che nemmeno immagini. Come per esemp-… >
< Stop!!! Frena! Ok…non sei vecchio. Non mi interessa la tua vita “privata”, almeno non in quei termini. Adesso che ne dici di darmi una mano? >
< Va bene, va bene! Fammi vedere qual è il tuo problema. Comunque se mai in futuro volessi vedere e provare le cose di cui sono capace ricordati che io sono disponibile >
Adesso era entrato Castle in modalità sopracciglio-alzato-faccio-battute-maliziose-per-metterti-in-imbarazzo.
Modalità che durò pochissimo appena si rese conto dello sguardo fulminate che gli stava riservando la donna.
< Ok, ok…sto zitto. >
< Bravo, adesso vieni >
Lo condusse in salotto indicandogli qualcosa che giaceva inanimato per terra sul tappeto.
Al povero scrittore quasi non venne un colpo nel vedere la carcassa che giaceva ai suoi piedi.
< Kat-Beckett…ma cosa hai fatto? Sei forse nervosa ultimamente? Non mi sembra comunque un giusto motivo per prendertela così tanto! L’hai praticamente sventrato…>
< Castle non esagerare…ho solo provato ad aggiustare da sola il computer >
< Aggiustare?!!! A me sembra più che altro che tu abbia provato a romperlo. E devo dire che sei riuscita perfettamente nell’impresa, non c’è alcun dubbio >
La donna lo guardò sbuffando. Forse quella volta Rick aveva ragione. Era partita con le migliori intenzioni ma dopo pochi minuti si era resa conto che da sola non era capace di risolvere il problema. Sperava di non aver combinato guai irrisolvibili.
< Ma Beckett…mi spieghi perché non l’hai portato ad aggiustare da un esperto? >
< Io…pensavo di essere in grado di aggiustarlo da sola… >
< Ahi ahi…e poi sono io quello con l’ego smisurato…tu credi di saper fare sempre tutto >
Kate si sarebbe dovuta arrabbiare per quelle parole ma il tono con cui vennero pronunciate la convinsero a desistere. Sembrava quasi che l’uomo ammirasse questa parte del suo carattere che la spingeva a non arrendersi di fronte a niente. Distolse lo sguardo dal volto del suo partners e lo posò sui resti del computer.
< Allora, sei in grado di ripararlo? >
Lui si chinò per osservare da vicino l’apparecchio e dopo un attenta analisi si rizzò in piedi tutto soddisfatto.
< Credo proprio di si. Per tua fortuna anni fa ho anche lavorato in un piccolo negozio di elettronica, sai quando non ero ancora famoso ed Alexis era appena nata. Lì ho appreso qualche trucchetto. >
Le strizzo l’occhio soddisfatto mentre lei gli sorrideva rimanendo comunque scettica nei confronti delle sue parole.
< Vedremo…. > sussurrò.
< Ok…allora io mi metto a lavoro >
< Bene…che ne dici se intanto ti preparo un caffè…per una volta sarò io a portarlo a te e non viceversa. >
< Grazie mille >
La donna si diresse in cucina lasciando lui libero di dedicarsi al proprio lavoro.
Per prima cosa si mise in libertà, via il cappotto, la felpa. Su le maniche arrotolate per non intralciare i movimenti.
Si mise nuovamente chino sulla carcassa elettronica e sperò in cuor suo di ricordarsi ancora qualcosa di quello che aveva imparato tempo addietro.

Passati dieci minuti Kate tornò in salone con il caffè fumante e lo trovò praticamente immerso nei componenti nel computer con i fili che lo avvolgevano. Le venne da ridere. Era così buffo ma allo stesso tempo tenero. Talmente concentrato non si accorse dell’entrata in scena della sua musa fino a che non fu lei stessa a richiamare la sua attenzione.
< Ehi…aggiustatutto, è pronto il caffè >
Colto alla sprovvista sobbalzò sbattendo la testa sulla superficie interna della case del computer.
< Ahio!!!!!!!!! >
< Castle…ti sei fatto male?? > Preoccupata lo raggiunse posando i due caffè sul tavolino li affianco.
< Ahi…che male…l’ho sentita questa botta eppure mi dici sempre che ho la testa dura… >
La donna lo guardò un attimo sorpresa poi scoppio in una risata cristallina che fece accendere il cuore dello scrittore di felicità.
Quando smise di ridere si accorse che comunque l’uomo continuava a tenersi la nuca con una mano.
La testa doveva veramente farli male nonostante la sua battuta di poco prima.
< Aspetta….fammi vedere come va…e se con la tua testa mi hai rotto il computer giuro che sono guai! >
< Ma…secondo me peggio di come lo hai ridotto te, il computer non può diventare… >
Sorrisero entrambi per quello scambio di battute.
Poi lei si avvicinò per controllare se l’uomo si era ferito in qualche modo.
Poso delicatamente le mani sulla nuca di Castle avvertendo un piccolo bozzo. Si era gonfiata a causa dell’urto. Meccanicamente incominciò a massaggiarli la parte lesa cercando di diminuire il dolore. Sotto il suo tocco i capelli di Rick si rivelarono morbidi e soffici, così piacevoli al tatto che la donna estese l’arco del suo massaggio al resto della testa.
L’uomo, che sembrava gradire tali attenzioni, aveva il respiro leggermente accelerato per quella vicinanza inaspettata. Decise di godersi quanto gli veniva offerto, chiudendo gli occhio e concentrandosi solo su quelle piccole mani che lo accarezzavano.
La detective dal canto suo si era resa conto solo in quel momento della situazione imbarazzante che si era creata ma nonostante questo non riusciva ad allontanarsi da Rick.
Dopo alcuni minuti però pensò fosse meglio mettere fine a quella scena e fece per staccare le proprie mani dalla nuca ormai guarita dello scrittore.
Castle avvertendo quello spostamente decise che non era pronto a rinunciare a tutto ciò. Con la sua mano afferrò quella della donna che fino ad allora era rimasta immersa nei suoi capelli e attirò la sua musa contro di se. Si ritrovarono in una strana posizione. L’uomo seduta a terra, la donna appoggiata con il seno sulla schiena di lui e con il mento su un delle sue spalle.
Kate non fece in tempo a razionalizzare. In pochi secondo Caste le posò gentilmente una mano sulla nuca e l’avvicinò al suo volto. Sporgendosi con il collo all’indietro riuscì infine a posare le sue labbra su quelle socchiuse della detective. La mente dell’uomo esplose di mille colori sgargianti, sorpreso lui stesso dal proprio gesto, ma felice di averlo fatto.
La donna invece rimase per qualche secondo impassibile…ancora non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo.
Lui l’aveva baciata…Richard Castle la stava baciando. Il suo braccio destro, l’uomo che aveva detto di amarla, colui che le era sempre stato vicino nel momento del bisogno. Il cuore di Kate prese a galoppare all’impazzata. Nella sua mente piano piano si stava sgretolando quel muro che aveva costruito. L’ultimo mattone venne abbattuto quando Rick con un sussurro le disse < Kate, ti amo! > e le mordicchiò teneramente il labbro inferiore.
La donna venne allora presa da una foga incontrollabile e incominciò a baciarlo senza più nessuna remore. Cambiando posizione si ritrovarono una nelle braccia dell’altro mentre il respiro si faceva sempre più affannoso. Si alzarono senza smettere di baciarsi e con una mossa svelta Kate si sentì sollevare in braccio. Avvolse le proprie gambe intorno al bacino dell’uomo mentre lui la sorreggeva tenendola per i glutei. Lentamente si spostarono mentre la foga aumentava. Si ritrovarono nella stanza da letto persi uno nell’altro. Le loro labbra si incontrarono milioni e milioni di volte quel giorno e le loro mani esplorarono ogni piccola parte dei loro corpi. Così consumarono la loro passione, con il cuore colpo di felicità e desiderosi di rimanere per sempre insieme, legati da quel vincolo d’amore che avevano tanto a lungo ricercato.

Nell’altra stanza un Bip fece vibrare l’aria e i circuiti incominciarono a girare. Così il computer con un piccolo sbuffo tornò a funzionare mentre a qualche metro di distanza due corpi si fondevano anche grazie al suo inconsapevole intervento. Quelle anime, finalmente riunite, gli saranno per sempre grate per averle fatte incontrare.


L'angolo di Bond...Tatabond
Ok...va bene...questa storia non ha molto senso. Ma sapete, sono due giorni che lotto contro il mio computer fisso e ancora non sono riuscita a spuntarla. Adesso sto usando un mini computer talmente piccolo che faccio fatica a premere i tasti. . Allora mi è venuta un'idea....e se fossero i nostri eroi a dover lottare contro la tecnologia. Chi vincerebbe??? ecco a voi la mia risposta....=) Spero che vi piaccia.
Le recensioni sono sempre ben gradite.
Grazie a tutte!!!
Bacioni!!!!! =)

  
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