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Autore: Kairi Skywalker    04/12/2011    6 recensioni
"Harry e Ron sono morti. Voldemort è sopravvissuto ed Hermione è stata catturata. Ora tocca a Draco Malfoy decidere se salvarla o lasciarla al suo destino"
Original Title: Elegy for the Stars; Author: winteraconite;
Traduzione di Kairi Skywalker.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questo è il mio primo lavoro di traduzione, spero di aver reso bene quello che la vera autrice, winteraconite, voleva comunicare. Questa è una delle più belle Dramione fanfic che io abbia mai letto e spero che piaccia anche a voi ;) Enjoy!

(This is the fist time I've tried to translate a fanfiction into Italian, I hope you will appreciate it. This is one of the best Dramione that I've ever read and I want to give a HUGE thank you to winteraconite for giving me the permission to translate her fanfic. Hope you liked it! Enjoy!)

Titolo Originale (Original Title): Elegy for the Stars
Autore (Author): winteraconite
Traduzione (Translation): Kairi Skywalker
Rating: K
Genere (Genre): Drammatico, Romantico (Drama/Tragedy)
Disclaimers: I don't own any Harry Potter characters or storylines. I don't own this fanfiction, it belongs to winteraconite. I only own the translation.
P.s. per una lettura più piacevole consiglio di ascoltarsi la Colonna sonora di Harry Potter e i Doni della Morte: Parte II ci sono dei pezzi che fanno venire la pelle d'oca ;)

Canto alle Stelle
(Elegy for the Stars)

 

"Harry Potter è morto", disse Voldemort sibilando. "La vittoria è mia, e solo mia." lui rise come avrebbe fatto un folle.

Tutti gli Horcrux erano stati distrutti, ma il Signore Oscuro stanziava davanti alla Sala Grande, respirando ancora, ancora in vita. Come era stato possibile, nessuno riusciva a capirlo: nemmeno Harry, Ron o Hermione.

Coloro che avevano combattuto contro di lui erano rannicchiati dalla paura come se fossero stati sotto l'effetto di una maledizione Cruciatus. Piangevano, poichè la loro ultima speranza era ormai svanita. I MangiaMorte mostravano, a testa alta, sorrisi sprezzanti. Sapevano per certo di aver vinto e i traditori- loro avevano sofferto ed erano morti, invano.

Il silenzio di poco prima venne spezzato da un gran vociare che proveniva dall'ingresso della Sala Grande. Nel vestibolo si ergeva Bellatrix Lestrange e, davanti a lei, Hermione. La donna la teneva stretta, la sua bacchetta puntata alla tempia di Hermione mentre una delle sue braccia era sotto la gola della ragazza.

"Mio Signore, guardi chi abbiamo catturato," disse la Lestrange.

"Ah, è la mudblood."

Il viso di Hermione rivelava puro terrore. Si divincolò per cercare di liberarsi, ma ogni tentativo era vano.

"I tuoi amici, sono morti. Non rimane niente di te," disse Voldemort.

Un velo di silenzio avvolgeva la Sala Grande. L'attenzione di tutti era concentrata su cosa sarebbe potuto succedere da lì a poco. Tutti loro sapevano abbastanza bene che in quel momento la morte era qualcosa che arrivava rapidamente. Da un momento all'altro, Hermione, sarebbe stata immobile e, proprio come Harry e Ron, sarebbe stata morta e sepolta.

Bellatrix trascinò Hermione al cospetto di Voldemort. A pochi centimetri di distanza la spinse via, lasciandola totalmente in balia del Signore Oscuro, pronto per infliggerle ciò che si meritava.

"Tu sei la feccia del nostro mondo, a cui non appartieni! Una sudicia mudblood! Che pensavi di fare, aiutando Harry Potter a distruggermi?" disse Voldemort facendosi beffe di lei per poi afferrarle il collo.

"Guarda a cosa ti ha portato la tua lealtà, alla tua distruzione!" continuò stringendo la presa su di lei. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza ed Hermione poteva vedere i suoi freddi occhi neri chiaramente, come se si trovasse di fronte all'oblio.

Se la sua fine doveva arrivare, perchè non poteva arrivare subito?, pensò. Voldemort aveva ragione, a lei non era rimasto più nulla. Ron non era più ritornato dopo che aveva lasciato lei e Harry. L'ultima notizia che avevano di lui era che era stato ucciso dai MangiaMorte dopo che era stato catturato e torturato per ottenere informazioni su dove Harry si trovasse. E poco prima che l'alba fosse sorta, quel giorno, lei aveva perso Harry. Stava solo aspettando che Voldemort o chiunque dei suoi seguaci le lanciasse un incantesimo mortale. La presa del Signore Oscuro divenne più stretta, fino a che non le scesero lacrime silenziose dagli occhi.

"Spaventata?" chiese Voldemort, divertito. "Avresti dovuto esserlo non appena avevi pensato di potermi sconfiggere!"

Ha torto. Le sue lacrime non sono dovute alla paura di morire. Lei, questo, l'ha già accettato. Lei sta piangendo per coloro che sono morti e per coloro che, presto, si lascerà indietro. Coloro che avevano sperato di aver vinto, ma che erano rimasti completamente annientati da realizzarne il contrario. Le lacrime erano per la sofferenza che avrebbe continuato a colpire per non si sapeva ancora quanto tempo.

"Risparmiala", disse qualcuno. Tutti, nella Sala Grande, si voltarono per vedere il coraggioso che aveva deciso di interrompere Voldemort. Fu allora che Draco Malfoy si fece avanti, uscendo dal gruppo di MangiaMorte.

"Ah, sei tu allora...Draco", sibilò Voldemort lasciando la presa sul collo di Hermione, lasciandole così il privilegio di respirare.

Lei guardò stupita Draco, ma lui continuò a fissare il Signore Oscuro.

"Risparmiala" ripeté.

"Lucius," chiamò Voldemort.

Ci volle un po' di tempo affinché Lucius Malfoy prendesse coraggio per farsi avanti ed affrontare il Signore Oscuro. Si avvicinò a suo figlio, che stava ancora lanciando occhiate di puro odio a Voldemort.

"Che cosa stai cercando di fare?" chiese a Draco con molta calma, capace di tenere la voce bassa affinché solo suo figlio potesse sentirlo.

"Lucius, tu dovresti essere capace di convincere tuo figlio. NON tollererò altre obiezioni!" ruggì Voldemort, la sua voce che echeggiava nella sala.

"Sono profondamente dispiaciuto, mio Signore," disse Lucius cercando di portare Draco con lui, cercando di convincerlo a tornare al suo posto, ma lui rimase dov'era, senza accennare a muoversi.

"Io non ti permetterò di ucciderla," finì Draco. Gli occhi di tutti erano su di lui, i MangiaMorte, quelli che avevano combattuto contro Voldemort e anche quelli di Hermione. Nessuno avrebbe capito, lui lo sapeva.

"Sei uscito di senno?!" urlò Lucius, perdendo la pazienza.

"Non sei obbligato a farlo," disse Hermione con tristezza, i suoi occhi legati a quelli di Draco e con le

lacrime che le scendevano.

"Silenzio!" La voce di Voldemort più forte di quella di Lucius o Hermione. Fece un segno al Malfoy più anziano affinché ritornasse fra la folla, lasciando solo Draco ed Hermione al centro della Sala Grande. "Dimmi, perchè stai facendo questo, Draco?" gli chiese.

"Perché-, perché io la amo," rispose Draco con un tono di voce basso ma con profonda convinzione, affinché ciò che stava dicendo fosse udibile da tutti.

Lo sguardo di Hermione era pieno di domande. Che cosa gli prendeva?

"Oh, l'amore," Voldemort derise Malfoy. "Sono sicuro che avete sentito Potter parlare di amore, dicendo che ci fosse qualcosa che avrebbe potuto salvare ognuno di voi e lui compreso. Ma...dov'é lui adesso? Voi avete fatto così tanto per il vostro così-chiamato eroe, e ora, lui è morto." Disse l'ultima parola lentamente, come se volesse marchiare a fuoco ogni sillaba nei cuori di coloro che stavano ascoltando.

"E tu, Malfoy, pensi di poter salvare questa mudblood...perché la ami?" continuò Voldemort, puntando l'antica bacchetta prima in direzione di Draco e poi in quella di Hermione.

"Allora, provaci!" ruggì. Un lampo di luce rossa uscì dalla punta della sua bacchetta, colpendo Hermione dritta nel petto.

"No!" urlò Draco, ma prima ancora che potesse pensarci, lei era già stata scaraventata a terra non molto lontano da lui.

L'intero corpo di Hermione era rannicchiato su sé stesso, e lei teneva i pugni serrati. Era la sensazione più tormentosa che avesse mai provato, molto peggio di quella che Bellatrix le aveva causato non molto tempo prima a Villa Malfoy. Decise di non urlare dal dolore, ma al contrario stava sdraiata sul pavimento, il suo corpo che continuava a divincolarsi e ogni suo respiro che diventava pesante. Hermione alzò lo sguardo per vedere il soffitto della sala. Ricordava come rimaneva affascinata ogni volta dalla sua magnificenza, specialmente alla sera quando le stelle erano più visibili. In quel momento, i sentimenti che i suoi ricordi le suscitavano erano paralizzanti. L'unica cosa che poteva sentire era la tortura della maledizione Cruciatus a lei inflitta. Non passerà molto tempo, pensò, presto sarà tutto finito.

Vedendo Hermione in quella situazione, Malfoy estrasse la sua bacchetta e dopo averla puntata a Voldemort, urlò, "Avada-" ma prima che potesse essere capace di finire, il Signore Oscuro lo aveva già disarmato.

"Molto bene, rendiamola più difficile per te. Suggerisco, una lenta e dolorosa morte! Traditore!" disse Voldemort con rabbia, poi mosse ancora la bacchetta. Un'altro lampo di luce, uscì dalla punta della bacchetta, fino a Draco. Il colpo lo colpì come un pugno, alzandolo a mezz'aria e poi lasciandolo un momento in sospensione. L'intera scena sembrava essere al rallentatore, proprio come un sogno. Si sentiva come se stesse precipitando in un abisso e poi tutto divenne nero come la pece.

Era la notte che precedeva il suo ritorno a Hogwarts dopo la pausa delle vacanze di Natale, quando era al quinto anno, ricordò. Vedere un cielo stellato dalla sua finestra era un piacere, specialmente per uno come lui che viveva nei sotterranei della casa di Serpeverde per mesi interi.
Aveva appena incominciato ad abituarsi all'oscurità, al silenzio e alla solitudine della sua stanza quando
udì un leggero bussare alla porta, poi sua madre entrò.

"Posso parlarti?" chiese Narcissa Malfoy.

Draco annuì e lei lo raggiunse vicino alla finestra.

"Hai sempre avuto una bellissima vista da qui," gli disse. Draco non le rispose, continuando ad indagare il cielo terso di stelle, simile a macchie chiare su un manto nero.

"Ho notato che sei cresciuto molto da quando sei tornato," continuò Narcissa, "c'é qualcosa che ti turba?"

Draco prese un respiro e disse, senza incontrare gli occhi di sua madre, "Com'é sentirsi innamorati, madre?"

Narcissa sorrise divertita e poi rispose, "Beh, sembra che tutto intorno a te sia più luminoso. Senti un inspiegabile senso di felicità nel tuo cuore. O che i giorni sembrano incompleti quando non sei riuscito a vederla o ad avere l'occasione di parlare con lei."

Gli circondò le spalle con il braccio e continuò, "Ti piace qualcuno? Devo presumere che sia Pansy?

"No, non è Pansy. Lei è molto civettuola con gli altri ragazzi di Serpeverde e poi, le piacevo solo perché sono Draco Malfoy e non perché sono Draco. Non ci vedo bene insieme," disse infastidito, in risposta.

"Allora chi è?" chiese Narcissa incuriosita, ma nascondendo l'intento di riempirlo di domande facendo passare la domanda per qualcosa di non tanta importanza.

Draco sospirò. "Se te lo dico madre, mi prometti di non dirlo a nessuno, specialmente a mio padre," fece una pausa. "Vedi, è Granger."

"La nata-babbana?"

"Sei sorpresa, come avevo immaginato," disse sfacciato.

"Ma pensavo che non ti piacesse," replicò sua madre.

"Perchè tutti lo prendono come se fosse uno scherzo? Nessuno approverà questa cosa, non certo qualcuno che conosco e neppure i suoi amici", le disse guardandola con fare scontroso. "Devo dirglielo? O almeno farle capire qualcosa?"

Narcissa accarezzò il capo del figlio come solo una madre avrebbe potuto fare.

"Figlio mio,non è il momento adatto per fare queste decisioni che potrebbero portare la tua vita fuori dal cammino in cui sei sempre stato. Lo sai, tu devi proteggerti da ogni cosa che potrebbe distruggerti," gli disse. "Ma non far appassire i tuoi sentimenti. Al contrario, curali e tratta la ragazza come se fosse una stella. Ammirala da lontano, falla continuare sulla sua via, e presto sarai capace di raggiungerla," finì Narcissa, guardando il viso del figlio che stava osservando al di fuori della finestra verso il cielo stellato.

Draco annuì vigorosamente a quello che sua madre gli aveva appena detto. Non poteva evitare di sorridere a quella sottile linea di speranza che lei gli aveva appena mostrato.

"Molto bene, buonanotte, figlio mio. Magari lei verrà a farti visita nei tuoi sogni," gli baciò la guancia e poi uscì dalla stanza silenziosamente, proprio com'era entrata.


-
Non sentì il pavimento quando lo colpì. L'unica cosa che riusciva a sentire era il dolore proveniente dal taglio
sul suo addome, dove il sangue sgorgava incontrollabile. Strizzò gli occhi e vide qualcuno venire in fretta verso di lui.

"Non mio figlio! Non mio figlio!" urlò Narcissa dal panico. Cercò di coprire le ferite di Draco per impedire di farle sanguinare troppo. La bacchetta che lui aveva preso in prestito da lei era a pochi metri di distanza. Non poteva lanciare nessun incantesimo o apparentemente fare qualche cosa.

"Come osi?" gridò con gli occhi pieni di lacrime e risentimento. Narcissa si alzò e poi corse veloce verso la bacchetta. Afferrandola, urlò, "Avada Kedavra!"

La rabbia la stava consumando. Voldemort poteva toglierle qualsiasi cosa, ma non suo figlio.
Il Signore
Oscuro era stato preso alla sprovvista e, con la debolezza causata dalla perdita di tutti gli Horcrux e dalla poca energia che gli era rimasta, avendo lanciato incantesimi molto potenti, cadde a terra, immobile.

Vedendo che cosa era successo, coloro che avevano combattuto contro Voldemort presero le loro bacchette e le puntarono verso i MangiaMorte presenti nella Sala Grande. Ci fu il caos, e incominciarono a lanciare incantesimi contro quelli della fazione nemica.

Draco, che era sdraiato a pochi metri da Hermione, si trascinò con molta difficoltà vicino a lei. Non sapeva quanto tempo gli sarebbe rimasto, ma non gli importava. Non appena fu vicino a lei, la strinse con le sue mani insanguinate. I suoi vestiti neri sembravano più scuri con il sangue che li impregnava.

La Professoressa McGranitt li raggiunse di corsa, visto che si trovavano al centro di un'altra battaglia, ancora distesi sul pavimento. Non avendo molto tempo per poterli portare via da lì, lanciò un incantesimo di protezione su di loro e subito dopo lanciò uno Stupeficium su Yaxley che di rimando le stava lanciando un anatema che uccide. Fu subito fuori dalla loro visuale.

"Io...," Draco incominciò, tremante. Stava già respirando a malapena, ma la sua stretta sulla mano di Hermione era ancora piena della forza che gli rimaneva, come a volere che lei non lo lasciasse. "Mi dispiace per-, questa è l'unica cosa che potevo fare per te," continuò ed un lieve sorriso gli comparve sul viso.
"Mi
dispiace, mi dispiace per tutto."

Non aspettando quelle parole, molte altre lacrime caddero dagli occhi di Hermione. Anche se stava soffrendo era ancora capace di chiedergli, "Perché?"

"Perché, " Draco fece una pausa. Si sentiva come se stesse scivolando, svanendo via con il proprio sangue. Dandole un'altra stetta, continuò, "Perché ti amo."

Il sorriso che aveva dato ad Hermione non scomparì dal suo viso, ma la sua stetta sulla mano della ragazza diventava sempre più debole. Infine, Draco rimase vicino a lei, immobile e senza vita.

La maledizione stava svanendo un poco e stava smettendo di tormentarla ed Hermione strinse con forza la sua mano in quella di Draco che pochi secondi prima l'aveva stretta per la prima volta. La sensazione di rottura era molto più intensa di quella che aveva provato ore prima. Sembrava come se qualcuno le stesse schiacciando il cuore una volta in più, dopo già averlo schiacciato ripetutamente, prima. La grandezza,l'intensità, di ciò che stava sentendo le impedì di vedere la persona che correva con la bacchetta puntata verso di lei. L'unica cosa che vide fu il lampo verde che si scontrava contro di lei. La fine che si era immaginata era già arrivata.
Il suo sguardo, ormai spento, ancora verso Draco. Il suo corpo senza vita
accanto al suo. Le loro mani una sopra l'altra, allacciate. Nessuno avrebbe potuto immaginare quei due insieme, neppure loro stessi.

Se qualcuno chiedesse a lui come ricorda la sua morte, egli non parlerà del dolore che aveva provato o del fatto che fosse stata una morte troppo cruenta. Lui, invece, direbbe che era morto perché aveva amato e che, nella sua morte, era stato finalmente in grado di raggiungere le stelle.


Note: "Elegy for the Stars"= letteralmente "Elegia per le Stelle".
L'elegia è una poesia, caratterizzata dai sentimenti della malinconia e della nostalgia.
P.S. Non mi sono dimenticata della mia fanfiction su Dramione, sto continuando a mandarla avanti. Aspettatevi nuovi aggiornamenti!

 

   
 
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