Il lago dei pellicani
A Nihon e The StarbucksGirl
perché ogni
volta, immancabilmente, le vostre parole mi toccano il cuore.
E a te,
che
probabilmente sorriderai per questa storia più di chiunque altro.
Questa
storia si può ricollocare nel dicembre dell’anno successivo a quello della
guerra. Hermione ha quindi già frequentato il suo ultimo anno ad Hogwarts.
Non dimostro il mio amore con un bacio.
Lo dimostro ballando.
Fred Astaire
- Hanno usato un Levicorpus. E’ ovvio - sentenziò Ron, affondando le mani
nelle tasche del cappotto con un certo vigore, quasi a voler sottolineare
ulteriormente la sicurezza della sua affermazione.
Hermione chiuse un momento gli occhi, sospirando, mentre una nuvoletta di
fumo bianco, in un misto di fiato e rassegnazione, fuoriusciva dalle sue
labbra, perdendosi nell’agghiacciante freddo di una domenica londinese.
- Non era nessun Levicorpus. Né altri incantesimi di levitazione, Ron -
disse, lentamente, anche se dal suo tono era percepibile un pericolosissimo
sottofondo di fastidio - Erano babbani. Erano tutti babbani! Quante
volte devo ripetertelo?
Continuarono a camminare lungo il viale efficientemente ordinato: la neve
era stata spalata con diligenza, permettendo il passaggio sui mattoncini
rossicci che caratterizzavano quella zona residenziale di Londra.
Proseguirono. Ron volse lo sguardo ai suoi lati, dove villette colorate si
ergevano in tutta la loro eleganza. La prima volta che era passato di lì, aveva
pensato che una qualsiasi di quelle case sarebbe potuta essere una reggia
rispetto alla Tana.
Quei vasti giardini curati, quelle siepi perfettamente tagliate, quelle
villette dai materiali pregiati, quei tavolini in ferro battuto che ornavano le
verande erano lontani anni luce dai contorni più sciatti e spartani di casa
Weasley.
- E’ impossibile che un qualsiasi essere umano riesca a raggiungere quell’altezza,
Hermione - insistette Ron, rimpiangendo lo sciarpone di lana che era stato
costretto a lasciare a casa, su ordine di sua madre, che aveva definito la
sciarpa decisamente inadatta per un’occasione così elegante.
Rabbrividì nel suo cappotto scuro, il cappotto delle occasioni,
approvato da Molly, e tentò di tirarsi il colletto il più in alto possibile.
- Sono ballerini! - esclamò Hermione, come se ciò fosse sufficiente a
spiegare tutto.
- E quindi? - ridacchiò lui - Non sono esseri umani, i ballerini?
Hermione si bloccò in mezzo alla strada. Portavano avanti quella
conversazione da più di mezz’ora, precisamente da quando avevano messo piede
fuori dal teatro.
- I ballerini sono tali proprio perché riescono a fare… queste cose qua!
- fece Hermione, spazientita - Se tutti fossero in grado di arrivare a quel
livello…
- Io ci riesco! - la rimbeccò Ron, fermandosi a sua volta. Si voltò a
guardarla e provò un elettrizzante senso di adrenalina nel vederla ferma sul
viale, elegantemente imbacuccata nel suo cappottino scozzese e i capelli a
stento raccolti in una crocchia sulla nuca. Per la venticinquesima volta quella
sera, ringraziò mentalmente sua madre per avergli proibito di portarsi dietro
il suo bitorzoluto sciarpone di lana.
Hermione gli rivolse un’occhiata scettica, sollevando talmente tanto le
sopracciglia che quasi le scomparvero sotto l’attaccatura dei capelli - Tu a
malapena sai muoverti in orizzontale, Ron. Senza la tua scopa non credo proprio
che riusciresti a sollevarti da terra per più di venti centimetri!
Ron chiuse la bocca e la riaprì un paio di volte, oltraggiato - Ma sentila!
Parla lei che in dieci anni non ha mai avuto il coraggio di toccare una scopa!
- Ma non stiamo parlando di questo! - tagliò corto lei, prontamente. L’ultima
cosa che le interessava era iniziare una discussione sul Quidditch - E
comunque, io non volo solo perché non mi piace, Ron - precisò, riprendendo a
camminare sulla stradina ghiacciata - E perché non ne vedo l’utilità -
sottolineò a mezza voce, superandolo.
In pochi passi, Ron le fu accanto - Non ne vedi l’utilità? - le chiese,
scettico.
- Esattamente - confermò Hermione, ostentando una certa convinzione - Per
spostarmi velocemente posso Smaterializzarmi. Quella sì che è una cosa utile.
Il freddo stava diventando più tagliente. Piccoli fiocchi di neve
accompagnavano la loro marcia lungo il viale, annunciando l’arrivo di una nuova
nevicata.
- Invece, riuscire a saltare così in alto, ammesso che per un secondo
che non si tratti di un incantesimo, è utile, vero? - la stuzzicò lui.
- Ma quella è arte, Ronald! - sbottò lei, ridendo scetticamente -
Fidati, non c’è assolutamente paragone tra le due cose! Nessuno potrebbe
ballare in quel modo se non ci nasci. Neanche con un incantesimo si otterrebbe
lo stesso effetto.
- Oh, certo… - annuì lui, con troppa foga per essere vero. Hermione sapeva
che quella finta convinzione non fosse altro che il preludio di una nuova
frecciatina. E infatti… - Solo che io, da artista, mi sarei rifiutato di
indossare delle calzamaglie - aggiunse, ridacchiando.
Hermione scosse la testa, arrendevole - Merlino, quanto sei infantile.
Proseguirono ancora, Hermione salutò cordialmente una coppia di coniugi con
un cagnolino. Si fermarono a chiacchierare per un paio di minuti, il tempo
necessario per permettere loro di scambiarsi i dovuti convenevoli, dopodiché,
tra un “salutaci i tuoi genitori” e un “buona passeggiata”,
entrambe le coppie ripresero il proprio cammino.
E la propria discussione.
- C'era un mago lì in mezzo, ci scommetto - disse Ron, serio, scuotendo la testa.
Hermione sollevò gli occhi al cielo - Non-c' era-nessun-mago, Ron! Santo cielo!
- Qualcuno deve averli incantati! - insistette lui, passandosi una mano tra i capelli, per poi pentirsene: non sarebbero mai tornati ordinati come sua madre gli aveva imposto di sistemarli, prima di uscire - Non possono fare quelle cose senza magia. E' fisicamente impossibile.
Hermione sorrise, quando colse il sottofondo di ammirazione nascosto nelle parole di Ron.
- Infatti la magia c'era... - disse lei. Ron la guardò con il sopracciglio inarcato, confuso dall'improvvisa ammissione di lei - Ti hanno raccontato una storia, senza dover parlare. Non è magia questa?
Ron schioccò la lingua, scuotendo la testa - Ma non è possibile. Erano... - balbettò, alla ricerca di parole - troppo... insieme... troppo...
- Perfetti? - suggerì lei.
Lui tentennò, ma alla fine fu costretto a cedere - Sì, miseriaccia! Erano... inquietanti!
Hermione ridacchiò, infilandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
- In fondo, però, mi è piaciuto - disse lui, sinceramente. Le si avvicinò:
sul volto aveva stampata un’espressione che tradiva il suo pacifico intento di
rabbonirla. Le passò un braccio intorno alle spalle, schiacciandola contro il
suo fianco, molto poco delicatamente.
Hermione alzò lo sguardo per guardarlo in viso, continuando a procedere,
stretta nel suo abbraccio - Ti è piaciuto, eh? - il tono ironico celato tra le
sue parole, mise subito Ron in allerta - E dimmi, ti è piaciuta di più la parte
prima o dopo il pisolino che ti sei fatto?
Touchè.
- Oh, andiamo, Hermione! - borbottò lui, esasperato, alzando la testa verso
il cielo scuro - Per quanto hai intenzione di rinfacciarmi quel piccolo…
momento… - annaspò, alla ricerca di parole - di… distrazione?
Lei gli mollò un pugno sul braccio.
- Ti sei quasi addormentato nel bel mezzo del terzo atto! - lo rimproverò
lei, suo malgrado divertita dal ricordo della scena - Ci mancava poco che non
appoggiassi la testa sulla spalla della signora che ti sedeva accanto!
Ron schioccò la lingua.
- Ah… ora ho capito! - fece Ron, con il tono di chi la sa lunga - Qualcuno
sta facendo la gelosa… Ahia!
Altro pugno.
- Quanto sei idiota, Ron?
- Dipende dai punti di vista. Il tuo aumenta notevolmente il mio livello di
idiozia, orma è testato.
Stavolta Ron ebbe l’accortezza, nonché l’abilità di spostarsi in tempo.
Questa mossa lo salvò la un terzo, potenziale scappellotto.
Proseguirono in silenzio, avanzando lungo il viale asfaltato, sotto le luci
colorate che le decorazioni natalizie emanavano, fingendo un inconsueto
distacco. Distacco che nascondeva il divertimento che entrambi provavano nel
puntellarsi a vicenda.
Era da sempre stato il loro modo di relazionarsi.
Era da sempre stato il loro modo di amarsi.
- E comunque… - l’espressione soddisfatta ritratta sul volto di Hermione
non prometteva nulla di buono - Anche voi usate le calzamaglie, quando giocate
a Quidditch. Quindi fai poco lo sborone!
Ron parve sconvolto. Sconvolto e oltraggiato.
- Io non ho mai indossato le calzamaglie!
Lei lo guardò, sollevando le sopracciglia - Lo hai fatto.
- NO! - ribattè lui, paonazzo - Quelle che usavamo erano… pantaloni… di
lana!
- Ossia, calzamaglie - concluse semplicemente lei, gettandogli un’ultima
occhiata vittoriosa.
Ron si affrettò subito ad aprire la bocca per ribattere, ma la mancanza di
un’adeguata contro- risposta lo costrinse a
battere in ritirata.
- Senti, Hermione - la rapidità con cui Ron cambiò tattica fu ammirevole -
Fidati. Per quanto tu possa essere fantasticamente intelligente e preparata e a
conoscenza di ogni cosa… non ne capisci molto di Quidditch. E so che non è
colpa tua. Molte ragazzi la pensano come te e credono che il Quidditch sia una
cosa… da maschi - le disse con tono sapiente.
Lei si voltò a guardarlo con uno sguardo che raggiungeva i massimi livelli
di scetticismo.
- Non dire assurdità, Ron! - gli disse, ridacchiando - E non osare
affibbiarmi questo genere di pregiudizi!
- Non è un pregiudizio! - fece lui, arrossendo - E’… è… la realtà! Ci sono
cose che riescono meglio ai maschi… e certe cose che riescono meglio alle
donne!
Hermione schioccò la lingua, interessata alla piega che quell’assurda
discussione stava prendendo.
- Fammi un esempio delle cose che riescono meglio alle donne, avanti -
disse Hermione, tranquillamente.
Si spostarono sul marciapiede per lasciar passare un’auto, cosa che lasciò
il tempo a Ron per riflettere.
Ma stranamente, lui aveva già una risposta pronta questa volta.
- Il balletto, ad esempio - fece, compiaciuto.
- Ecco, lo vedi? - disse trionfante Hermione, guardandolo soddisfatta -
Questo è un pregiudizio!
Ron scosse la testa, rigido e impacciato nel suo cappotto scuro - No, no,
no… è un dato di fatto. La danza è da femmine.
- Sciocchezze!
- Bè, fammi un esempio di un uomo a cui piace il balletto! - la provocò
lui.
La risposta arrivò tanto rapida, quanto tagliente.
- Mio padre. Lui e la mamma vanno spesso al teatro - disse,
semplicemente - E mio padre non si è mai lamentato!
- Ah! - fece lui, scettico - Tuo padre. Certo. Tuo padre - blaterò
tra sé e sé - Non c’erano dubbi su questo. Ovvio!
Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, perplessa - Scusa, che… che
vuol dire? Perché dici così?
Ron si limitò a scuotere la testa - Lascia stare.
Hermione aumentò il passo per stargli dietro. Si stavano avvicinando a casa
di lei, dal punto in cui si trovavano si scorgeva il cancello d’entrata - Mio
padre ha preso i biglietti per questo spettacolo perché sapeva che non eri mai
stato al teatro a vedere un balletto babbano - disse lei, sulla difensiva-
Trovo che sia stato molto gentile da parte sua, non capisco perché tu ora…
- Gentile, senza dubbio, certo - fece Ron, atono - Io non gli
piaccio. Stasera ne ho avuto la prova.
Lei sgranò gli occhi - Che cosa? Non dire sciocchezze, certo che gli piaci!
- disse Hermione, confusa - Ti ha sempre considerato un bravo ragazzo… dice che
sei simpatico e che… certo che gli piaci! Perché pensi il contrario?
Ormai avevano raggiunto il cancello di casa Granger. Hermione stava
smanettando con le chiavi che aveva appena tirato fuori dalla minuscola
borsetta. Usare un Alohomora sarebbe stato più semplice e rapido, ma lei
preferiva non rischiare: erano sempre in territorio babbano.
Si chiusero il cancelletto alle spalle, percorrendo il vialetto ciottolato
che conduceva alla villetta.
- Non è che lo penso, Hermione - fece lui, paziente - Ho semplicemente
decifrato il suo messaggio.
- Quale messaggio?
- Quello del balletto, ovvio - fece lui, arrossendo.
Hermione si bloccò, scuotendo la testa - D’accordo, Ron. Io non ci sto
capendo niente! - disse, sbracciandosi - Di che diavolo stiamo parlando?
- Del messaggio che tuo padre ha voluto comunicarmi portandomi a vedere
questo balletto! - dichiarò lui, allora.
Hermione parve più spiazzata di prima - E cioè?
- Andiamo, Hermione! Secondo te è un caso che tuo padre mi abbia portato a
vedere un’opera che termina con un uccello morto? A me sembra un chiaro
messaggio subliminale - disse lui, a mezza voce.
Per evitare di guardarla, dedicò le sue attenzioni alle siepi che
costeggiavano il vialetto, perfettamente potate.
Opera del signor Granger, probabilmente.
Ma quando si accorse che Hermione non parlava, non ribatteva, non gli dava
dell’idiota e non lo etichettava con epiteti di vario genere, si
costrinse a voltarsi verso di lei.
La trovò a qualche passo da lui, le braccia incrociate, il naso arrossato
dal freddo e l’espressione pericolosamente seria.
- Questa è la cosa più assurda che tu abbia detto - fece lei, arrossendo.
Nonostante gli sforzi, le sue labbra tradirono un sorriso.
- Non puoi negare che ci sono tutti i presupposti… è sempre tuo padre!
- si difese lui, mentre sentiva il calore propagarsi sulle guance, raggiungendo
una sensazione molto simile a quella del fuoco sulla pelle.
- Ma che… - lei boccheggiò, divertita dall’imbarazzo di lui e dal suo
assurdo ragionamento mentale - Cioè come ti è venuta in mente una cosa simile?
- disse, ridendo - Come puoi pensare che mio padre abbia… pensato di
volere… cioè, che tu…. - scosse la testa, coprendosi il viso con le mani - Non ci voglio pensare!
Si voltò e riprese la sua marcia verso casa.
Lui la seguì.
- Se permetti, sono io a non volerci pensare - disse, rabbrividendo ed
emettendo uno strano suono.
Hermione salì le scale fino alla veranda, poi si voltò per indirizzargli un’occhiataccia.
- Non ci posso credere che l’unica cosa che ti sia rimasta impressa, in più
di tre ore di spettacolo sia… questa! - lo rimproverò lei, sorridendo,
le braccia saldamente ancorate sui fianchi.
Lui la raggiunse sul patio illuminato e si sedette sul dondolo verde.
- Io non…
Ma lei non gli diede tempo di replicare - Ma la cosa non mi stupisce! -
disse, sedendosi accanto a lui e sospirando. Seguì con lo sguardo una nuvoletta
di vapore che ben presto si dissolse tra le luci colorate che emanavano le
decorazioni di casa Granger - A volte l’attenzione di voi uomini può essere
catturata solo con un pallone… o una
pluffa - aggiunse, vedendo lo sguardo interrogativo di Ron.
- Ora sei tu quella che ha dei pregiudizi - la rimbeccò Ron, passandole un
braccio intorno alle spalle.
Lei si accoccolò contro di lui, posando la testa sulla sua spalla.
- Me ne hai appena dato la dimostrazione, ti farei notare.
- Ma se non mi hai dato neanche la possibilità di parlare! - protestò lui.
- E va bene, hai ragione - acconsentì lei - Parla. Allora, cosa hai capito
da questo balletto? - voltò la testa verso di lui, posandogli il mento sulla
spalla per guardarlo.
Il sentire il suo fiato a pochi centimetri dal suo collo e il suo sguardo
fisso su di lui, gli misero una certa pressione.
Ron prese un respiro - Innanzitutto, questo balletto mi ha fatto capire che
le ballerine hanno delle gambe favolose…
Hermione corrugò la fronte, facendo per allontanarsi, fintamente offesa.
Ma lui la trattenne, ridacchiando e posando la sua fronte su quella di lei,
avvicinando le sue labbra a quelle di Hermione…
- Te lo scordi, Ron! - dichiarò lei, facendolo ridere e tornare al suo
posto.
- D’accordo, mi sta bene - ammise lui, continuando a ridacchiare.
- E quindi, a parte le gambe delle ballerine, non ti è rimasto altro della
storia? - gli chiese lei, guardandolo da pochi centimetri di distanza,
lasciando che ogni sua parola rimbalzasse contro la parte del collo di Ron
lasciato scoperto dal cappotto.
- Ma certo! - Ron tentò di concentrarsi, fissando la balaustra
inghirlandata davanti a sé. Ingoiò il vuoto - Mi ricordo la storia, non sono
mica stupido - prese un respiro, spremendosi le meningi.
Ovvio, che ricordava la storia.
Era durata quasi tre ore, miseriaccia!
Certo che se la ricordava.
A grandi linee.
Certo, avevano ballato per tutto il tempo, quindi
qualche particolare gli era sfuggito.
Merlino, però, ogni tanto, avrebbero pure potuto farlo
un riassuntino a parole.
Uno mica si può ricordare tutto.
E poi erano anche vestiti tutti uguali… era ovvio che
si sentisse confuso.
Comunque…
C’era un mago, su questo non c’era dubbio.
Un mago… e… tanti uccelli.
Sì, erano uccelli, sicuro.
Uno doveva essere un corvo, dato che era nero.
L’altro era bianco…
Miseriaccia, che uccello era quello bianco?
No, non era una papera…
Ah…
- Allora - fece Ron, approfittando dell’illuminazione - La storia parla di
un Mago cattivo che aveva un lago, pieno di pellicani - il sopracciglio di
Hermione si mosse impercettibilmente, ma lei non disse nulla. Questo sembrò
incoraggiare Ron, soddisfatto per l’aver preso la strada giusta - In realtà, i
pellicani sono persone. Il principe si innamora di un pellicano, che in realtà è
una principessa, e la invita al ballo. Però Robert…
- Rothbart! - lo corresse Hermione.
-Va bè… il mago cattivo, insomma, scopre il loro piano e manda al ballo il
corvo, che poi sarebbe sua figlia - spiegò Ron, preso dalla narrazione - Il
principe per sbaglio, dichiara amore eterno al corvo e il pellicano muore. Che
poi, questo principe lo potevano fare un po’ meno coglione. Come si può non
distinguere un corvo da un pellicano?
- Eh, già - fece Hermione, annuendo seria.
- Fatto sta che alla fine, il principe scopre di aver ucciso il pellicano e
torna al lago. E mentre si trova là, un maremoto li travolge e tanti saluti a
tutti. Uno sterminio!
Hermione ridacchiò contro la sua spalle - Tralasciando il fatto che non
fossero pellicani ma cigni, e che nella storia non sono affatto contemplati i
corvi, direi che qualcosa l’hai capita.
- Ah! - esultò Ron, battendo i piedi - Quindi ritiri quella convinzione
razzista secondo cui gli uomini non
sanno prestare attenzione a cose che non riguardano il Quidditch?
- Ritiro - acconsentì lei, sorridendo.
Gli si avvicinò, sfiorandogli le labbra con un bacio.
Poi, si alzò, porgendogli le mani - Entriamo, inizia a fare freddo.
Lui le prese la mano e si alzò, mentre il dondolo oscillava dolcemente.
La osservò mentre girava la chiave nella serratura, lasciando che un
pensiero si facesse strada nella sua mente.
- Hermione?
- Mh?
- Senti, ma… il principe e la principessa, che vorrebbero stare insieme ma
non possono per via dei corvi e di un Mago cattivo che si mettono in mezzo e
complicano ogni cosa, non ti è familiare? - gli chiese, sorridendo.
Quando Hermione si voltò,
rivolgendogli lo stesso sorriso radioso, Ron comprese di aver centrato il
bersaglio - E’ vagamente familiare, lo ammetto…
- scherzò lei.
- Merlino, se lo è! -
disse Ron - Se fossero sopravvissuti, la loro storia sarebbe stata uguale alla
nostra.
Hermione scosse le
spalle - L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte*. In
qualche modo, loro la morte l’hanno sconfitta insieme, no? Sono
comunque loro due, insieme. Così come doveva essere.
- Come noi.
Hermione sorrise,
tirandolo dentro.
- Già, come noi.
E lentamente, la porta
si chiuse.
- Non vedo l’ora che Ron
ci racconti i particolari di questa rappresentazione babbana! - disse Arthur,
sfogliando il giornale.
- Oh, i signori Granger sono
stati davvero gentili ad invitarlo! - fece Molly, seduta su una poltrona,
accanto al marito, intenta a sferruzzare, nel caldo salotto della Tana - L’ho sempre
pensato che fossero gente per bene e di classe! - cinguettò ancora .
- Lo penso anche io - la
assecondò Arthur, voltando pagina - Come hai detto che si chiama l’opera?
Molly interruppe il suo
lavoro, pensosa - Aspetta, Ron me lo aveva detto… - ticchettò
con le dita sul bracciolo della poltrona - Aveva qualcosa a che fare con degli
uccelli. Il lago di… dei…
- Piccioni? - propose lui.
- Ma quali piccioni, Arthur! -
lo riprese lei - E’ una storia romantica! Non possono essere piccioni!
Lui scosse le spalle,
aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Ci sono!- disse all’improvviso
la signora Weasley, battendosi le mani sulle ginocchia, esultante - Erano
tortorelle!
*Da Harry Potter e i Doni della Morte.
Follia.
Follia pura, lo so (Ali, te lo
avevo detto! u.u).
Ma era da tantissimo che
progettavo questa storia.
Anzi, mi chiedo perché non mi
sia venuto in mente prima di unire quelle che sono le mie più grandi passioni.
E quindi ora ho soddisfatto questo mio desiderio.
Ovviamente, in questo frangente non mi sono soffermata sull'IC dei personaggi o su un loro approfondimento, proprio perchè mi interessava più che altro provare ad unire questi due elementi... so bene che la storia è molto più frivola di quanto sarebbe magari un missing moment studiato.
Anyway, spero che vi abbia fatto sorridere ugualmente ;)
Naturalmente, come avrete
capito, l’opera si ispira al Lago dei Cigni (niente pellicani e tortore!).
Non volevo che la storia uscisse proprio così, ma purtroppo
avevo così tante idee in mente che non sono riuscita ad inserirle tutte.
E’ venuta leggermente più folle del previsto, ma dato
che scrivo sempre cose un po’ serie e drammatiche, mi auguro che mi perdoniate
questo piccolo momento di assurdità.
In ogni caso, se volete farmi sapere cosa ne pensate
(o che sono completamente fuori di testa!), mi farebbe piacere, come sempre!
Un abbraccio forterrimo!
Titti