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Autore: esthernathalie    04/12/2011    0 recensioni
Vita, morte e miracoli di Sirius Black. La sua vita prima, durante e dopo Hogwarts, ecco a voi una vagonata di scherzi, avventure, ricordi, lacrime e pensieri sconnessi. Se avete trenta secondi commentate la fic, mi è indispensabile per capire come e se andare avanti... Thanks! Per il resto... Enjoy... Fatto il misfatto.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo tre

Ciao Grimmauld Place numero 12



Sirius scese gli scalini due a due, facendo rimbalzare pesantemente il baule ingombrante che si stava portando appresso. Si trascinò assieme al suo bagaglio fino all’entrata di Grimmauld Place numero dodici, sollevando le proteste e i rimproveri dei suoi avi dipinti, bruscamente svegliati grazie al fracasso del piccolo rampollo.
Ignorandoli come suo solito, il bambino lasciò il baule davanti alla porta e fece retrofront per tornare in cucina, con l’intento di fare una lauta colazione d’addio. Non che l’ormai prossimo momento di commiato gli pesasse particolarmente, ma era sua abitudine fare una vasta colazione per incrementare le sue energie, che già di per sé, ammettiamolo, non erano certo poche.
-Dove credi di andare, figlio? Non intendo arrivare in ritardo alla stazione solo per le pretese del tuo insulso stomaco. E non fare quella faccia, sono sicura che sopravviverai senza troppi problemi.
Dopo che la madre gli ebbe spiegato che il cibo per ora sarebbe rimasto un’ utopia, a Sirius non rimase che seguirla fino all’ingresso. 
-Dov’è il papà?- Chiese.
-Aveva affari urgenti da sbrigare, non pretenderai mica che rimanga qui a salutarti! Ricordati che siamo dei Black, e come tali abbiamo dei precisi doveri.
Il bambino annuì, poi si girò dall’altra parte per camuffare la sua smorfia insofferente. Così facendo si accorse del fratello, che ai piedi delle scale lo guardava in silenzio, ancora in pigiama. Provò un insolito calore al cuore: allora a qualcuno importava di lui, in quella casa fredda. “Ciao Reg, ci vediamo” sussurrò, ma non poté aggiungere il sorriso incoraggiante che il fratellino in fondo si aspettava: Walburga prese il baule e si smaterializzò artigliando la spalla di Sirius, che prima del vortice scorse la mano di Regulus alzarsi a mo’ di saluto.
***
Sirius si guardò intorno, colto di sorpresa dal caos che accolse lui e la madre al binario nove e ¾, una volta attraversato il muro magico. C’erano studenti che si chiamavano a gran voce, altri, nuovi come lui, si aggrappavano alla mano dei genitori, restii a staccarsi. Bisognava prestare attenzione a dove camminare, perché si correva il rischio di inciampare in un baule o in una gabbia per gufi.
-Sirius, prestami attenzione- cominciò la madre, e artigliandogli nuovamente la spalla lo fece voltare verso di lei, proseguendo con voce severa (ma quando mai non lo era stata, del resto) il suo discorso:
-In questi mesi dovrai comportarti non bene, meglio. Come un vero Black. Come un vero Serpeverde. Ricordati che questa scuola sarà piena di feccia: Mezzosangue, Filobabbani… la maggior parte di essa risiede nelle Case dei Grifondoro e dei Tassorosso. Sta lontano da loro, e se ti cercano, fai in modo che comprendano la vostra diversità, e fallo con metodi che i più considerano cattivi, ma noi Purosangue li definiamo giusti.  Sciaguratamente, a volte capita che anche dei Mezzosangue finiscano a Serpe verde, in quel caso, limitati a trattarli con sufficienza, in attesa di vedere se si riveleranno degni della Casata più rispettabile di Hogwarts.
-Dovrai scriverci una volta al mese, informandoci  sul tuo rendimento scolastico e su qualsiasi altra novità che ritieni degna di nota, noi ti risponderemo. Userai il gufo Hermes. Si trova già ad Hogwarts, quando l’ho acquistato ho provveduto a fargli spedire una busta vuota indirizzata a te, la riceverai domani mattina e così vi conoscerete. Hai compreso tutto?” Walburga non aspettò neanche una risposta. “Su allora, svelto. Sali ora, e riuscirai a trovare dei compagni di viaggio adatti ad un Black.

Con sollievo Sirius sentì la mano della madre lasciargli la spalla. Era sicuro che sarebbe apparito un livido lì dove prima stava il pollice. Si chinò a prendere il baule ai suoi piedi e poi, raddrizzatosi,si girò per salutare la madre, constatando che si era già smaterializzata. Rimase fermo per qualche secondo, poi si riscosse scuotendo la testa e cancellando con quel gesto i pensieri cupi che lo minacciavano quando i suoi genitori si comportavano… beh, da Black. Era stupido restarci male, ma lui non poteva farci nulla. Provava quella sensazione di abbandono da quando aveva scoperto che non tutti i genitori educavano freddamente i propri figli, ma ce n’erano alcuni –tanti, la maggioranza- che li abbracciavano, che ridevano con loro, e non di loro.
Sbiffando irritato –odiava lasciarsi prendere di sorpresa da quegli sporadici attimi di debolezza- si avviò verso l’Hogwarts Express, trascinando il suo bagaglio.
Non fece molta strada.
-ATTEN…- non riuscì a finire la parola, perché un ragazzo che correva in avanti guardando inspiegabilmente dietro di sé gli finì addosso, e Sirius si ritrovò con la schiena per terra e quello sconosciuto che rideva a crepapelle comodamente seduto sul suo stomaco. Sirius cominciò a dargli pugni sulla schiena. Non perché fosse arrabbiato, ma perché ne andava della sua sopravvivenza, gli mancava l’aria. Dapprima il ragazzo non capì il perché di quell’aggressione e tentò di pararsi come meglio poteva,poi dovette stufarsi, perché rispose a quella che giudicava un’aggressione ingiustificata colpendo la guancia di Sirius con un pugno. Solo allora notò il viso particolarmente paonazzo del giovane e capendo al volo la situazione balzò in piedi, permettendo così all’aria di circolare nel modo giusto. Sirius restò per terra con gli occhi chiusi, respirando a pieni polmoni. Udì distintamente il giovane sconosciuto smettere di ridere e cominciare a chiamarlo, prima esitante e poi più forte, con una nota di panico nella voce. Sirius stava meditando il da farsi: restare sdraiato e spaventare lo sconosciuto ancora un po’ oppure alzarsi e togliersi quel maledetto sassolino conficcato nella schiena? Tuttavia quando sentì le mani del giovane scuoterlo,non gli rimase che aprire gli occhi e borbottare: -Sono vivo, anche se non grazie a te.- 
-Sai, credo che qualcuno dovrebbe aiutarlo ad alzarsi.- Costatò una timida voce sconosciuta, e Sirius si accorse così della folla attorno a lui radunatasi ad osservare la scenetta. A parlare era stata una ragazzina con dei lunghi e mossi –lui però li avrebbe definiti arruffati- capelli arancioni che lo osservava con gli occhi sgranati, stringendo con entrambe le mani una piccola palla di pelo grigia che lui associò subito alla parola “gatto”.
-Ce la faccio da solo, grazie…- disse spingendo indietro lo sconosciuto ed alzandosi, ammiccando in direzione della ragazzina le cui guancie si tinsero leggermente di rosso. Malgrado ciò non sorrise, si limitò ad alzare le spalle e se ne andò con il suo gatto e il bagaglio, leggermente indispettita, facendo da esempio a tutti gli altri presenti che si dispersero in breve tempo, lasciandolo con il ragazzo che l’aveva buttato a terra.
Sirius guardò per mezzo secondo la chioma accecante che si allontanava velocemente, pentendosi di aver offeso quella ragazza e chiedendosi subito dopo che cosa Merlino stava pensando: non l’aveva mica offesa, eppure quella era fuggita via come se lui l’avesse insultata… a quanto pare era suscettibile… quasi quanto suo fratello Regulus. Una voce lo riscosse dalle sue ponderazioni.
-Quel baule è tuo?- A parlare era stato il ragazzo-bolide che lo aveva quasi ucciso, e stava appunto indicando il baule di Sirius che giaceva a terra, aperto e con mezzo contenuto fuori.
-Sì, dannazione! Ma come ti salta in mente di correre guardando indietro?- Sbottò il ragazzo, cominciando a raccogliere frettolosamente le sue cose da per terra. In risposta lui ridacchiò e disse:
-Beh, correresti anche tu se alle tue spalle ci fossero due energumeni del terzo anno pronti a picchiarti perché hai aperto la gabbia dei loro rospi e li hai lasciati scappare… Ad ogni modo prima di farti cadere ho potuto vedere che si erano rassegnati,sai, non credo che corrono tanto spesso… Oh, aspetta che ti aiuto a mettere a posto il casino che ho combinato. Io sono James, lieto di fare la tua conoscenza.- Concluse in un finto tono pomposo, poi ridacchiando raggiunse il primogenito dei Black e cominciò ad aiutarlo.
-Io sono Black, Sirius Black. E non devi aiutarmi. Non voglio.- Aggiunse, cercando di apparire deciso. Se James avesse scoperto la scopa clandestina Sirius sarebbe finito nei guai. Dato che però il giovane non sembrava dargli ascolto e continuava imperterrito a raccogliere le cose da per terra,a lui non rimase che cercare di fare conversazione, nel tentativo di distogliere l’attenzione dal baule.
-Io sto per iniziare il primo anno, anche te, vero? Sai,spero di finire a Serpeverde… anche tu,immagino, Serpeverde è la Casa più ambita… io è sicuro che finisco a Serpeverde… sono un Black, è una cosa scontata. Il tuo cognome qual è, James?-
Il ragazzino smise di raccogliere le cose di Sirius e lo guardò, smettendo di sorridere.
-Il mio cognome è Potter, e mio papà  è un Auror. Lui mi ha detto che tutti i maghi malvagi finiscono a Serpeverde, ed è per questo che io non finirò lì,fra le persone che mio padre combatte. Ora scusami, ma devo tornare dai miei genitori. Ah, e nascondi meglio quella scopa, in quella tasca la troverebbe anche un cieco.
Detto ciò se ne andò, lasciando Sirius basito, preoccupato e confuso.
Basito, perché James Potter (che cognome ridicolo) era il primo essere umano in tutta la sua vita che gli aveva parlato male di Serpeverde.
Preoccupato, perché James Potter (seriamente, il cognome gli ricordava qualcosa di scoppiettante. Uno di quei funghi che esplodono se li calpesti, ad esempio) aveva scoperto il suo manico da scopa incriminato, e probabilmente alla prima occasione l’avrebbe detto a qualcuno.
E poi confuso, estremamente confuso, per le parole udite sui Serpeverde ma anche perché effettivamente il piccolo Potter non aveva minacciato di rivelare a qualcuno l’esistenza della sua Nimbus 1500… anzi, gli aveva pure consigliato di nasconderla bene!
Scuotendo la testa, Sirius richiuse il baule e salì sull’Hogwarts Express. Mancavano ancora dieci minuti alla partenza, quindi con un po’ di fortuna avrebbe trovato uno scompartimento vuoto o in alternativa uno contenente compagni di viaggio adatti ad un Black, come si era raccomandata la madre.
Compagni il cui cognome non ricordava un fungo esplosivo,per intenderci.
Camminòun po’ lungo il corridoio del vagone, sbirciando di tanto in tanto nei vari scompartimenti. Ad un certo punto, mentre ne stava sorpassando uno, udì una voce femminile sconosciuta uscire da esso e si fermò, ascoltando attentamente.
-E così, mio padre ha mandato una lettera alle altre tre scuole che aspiravano ad avermi, spiegando brevemente che Hogwarts era il mio posto,poiché far parte della casata dei Serpeverde è una tradizione a cui la mia famiglia non viene meno, almeno da sei generazioni a questa parte. Ci fu effettivamente un cugino di terzo grado che capitò a Tassorosso, ma i suoi ebbero la prontezza di disconoscerlo ancor prima che la notizia cominciasse a circolare fra i salotti dei lord… fu mandato in orfanatrofio, e tutto finì bene, senza scandali.-
Sirius provò un disgusto istintivo verso quella voce sconosciuta, eppure sapeva che era quello il posto giusto per lui. Udì una seconda voce uscire da esso. Ancora una voce femminile, ma decisamente meno spiacevole, e soprattutto, conosciuta.
-Non è un po’ esagerato mandare qualcuno in orfanatrofio per la scelta che ha fatto un cappello?-
Sirius aprì la porta dello scompartimento ed entrò, richiudendola dietro di sé. Notò così che oltre alle due ragazze c’era anche un altro studente, che si limitava ad ascoltarle con il gomito appoggiato sul bordo del finestrino.
La studentessa che prima aveva parlato tanto male del cugino Tassorosso lo fissò con aria di sufficienza e chiese: -E tu saresti?-
-Black, Sirius Black. Non disturbo, vero?
La ragazza sentendo quel cognome cambiò immediatamente tono, e gli sorrise: -Oh, per niente! Io sono Effie Macnair. Lui invece è Julian Travers, e lei è-
“Adara Ellis. Ci rivediamo.” Concluse la ragazzina, presentandosi da sola.
Sirius salutò Effie e Julian, ma sul suo volto apparve un sorriso sincero solo quando riconobbe la terza persona presente in quello scompartimento.  Adara era la studentessa dai lunghi capelli arancioni incontrata poco prima al binario. Si era legata la massa informe in una coda e teneva il piccolo gatto grigio sulle sue gambe.
A Sirius venne naturale andare a sedersi proprio di fianco a quest’ultima,anche se c’erano altri tre posti liberi.
Anche se lui odiava i gatti. Però il ragionamento sul cappello non faceva una piega.





________
PARDON! Credevo che non avrei più continuato, ma oggi ho letto una FF sui malandrini ed é tornata la voglia di scrivere... non cruciatemi! Spero di non avervi deluso con questo capitolo. Al prossimo!

Domanda del cap: Cosa ne pensate di Adara?
  
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