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Autore: artemide88    05/12/2011    16 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 19
Buongiorno!
no, non è un'illusione, sono proprio io =)
Ecco il nuovo capitolo...beh, che dire? Capitolo super natalizio...
BUONA LETTURA!



CAPITOLO 19 – NATALE


Erano passati alcuni giorni dal loro arrivo e, come previsto, aveva nevicato abbastanza da bloccarli lì, da soli ed isolati.

Isabella non si era ancora abituata a svegliarsi in quella baita di montagna, era così diversa dal suo caotico appartamento newyorkese. Lì il silenzio faceva quasi rumore. Niente  di più distante dalla Grande Mela, dove il frastuono era un sottofondo così costante che quasi non ci si badava più.

Anche se la vita aveva ritmi diversi, la ragazza non volle rinunciare alla sue abitudini e, come ogni mattina al sorgere del sole, scese  diretta in cucina per la colazione. Come passare il resto della giornata era, invece, un bel grattacapo. Di solito imboccava l’entrata della metropolitana e andava in ufficio a lavorare e litigare con il suo capo.

Mentre lì...lì poteva permettersi di evitare con accuratezza Edward e si rifugiava nella sua stanza, a leggere uno dei libri trovati nel piccolo studio, ben attrezzato anche se in una casa di montagna. L’importante era distrarsi e cercare di non pensare. Non erano forse lì anche per quello?

Quel giorno il sole aveva fatto capolino tra le coltri di nubi che offuscavano il cielo dal giorno del loro arrivo e lei ne approfittò. Ignorò la presenza dell’altro abitante della baita e trascorse la maggior parte del suo tempo all’esterno.

Poco distante dalla casa c’era un piccolo ponticello coperto che consentiva di attraversare il fiumiciattolo ghiacciato.  Si spinse ad esplorare il boschetto dall’altro lato del torrente, passeggiando nel bosco innevato, fino a giungere oltre la collinetta. Non aveva mai notato quanto la casa fosse in alto. Da quel punto poté osservare la vallata sottostante e il paesino che avevano attraversato prima di arrivare alla baita, era un insieme piccolissimo di tetti dalle tegole rosse che spuntava oltre la coltre di neve. Rimase a contemplare il paesaggio finchè il freddo intenso non la costrinse a trovare riparo al caldo del fuoco. Tornando si divertì a far scricchiolare gli scarponcini sulla neve imprimendo con forza le orme nel terreno, come aveva fatto tante volte quando era piccola.

Aprì la porta della casa e il profumo di legna bruciata e di calore era mischiato a quello di cibo e spezie. Si addentrò nel soggiorno, curiosa di sapere che stesse succedendo. Trovò Edward indaffarato in cucina.

“Oh Isabella.” la salutò allegro mentre provava con un cucchiaio il sugo rosso. “devi provarlo, fa resuscitare anche i morti. È una ricetta italiana.” Parlava con entusiasmo del suo sugo, come un bambino che parla del suo gioco nuovo. Isabella scosse il capo, declinando l’offerta di assaggio. “poco male, lo proverai stasera.”

“Stasera?” domandò lei perplessa.

“ma certo!”

“se lo dice lei...” Isabella uscì dalla cucina ancora più perplessa. Che succedeva quella sera? Ma soprattutto da quando E. Cullen sapeva cucinare e cercava di essere simpatico?

Oh, si. Isabella aveva notato e sotto sotto apprezzato il cambiamento del suo capo. Da stronzo inumano dedito solo ai soldi e al guadagno a ragazzo simpatico e sensibile. Era vero che cercava di evitarlo il più possibile, ma quando era inevitabile, non trovava così odioso farci due chiacchiere.

Ma aveva il bisogno di restare la maggior parte del tempo da sola, chiusa nella sua bolla in cui il mondo esterno non poteva entrare. Si, ancora un po’ da sola...

Trascorse il resto della giornata chiusa nella sua stanza a leggere.


***


“Isabella?” le ombre della sera era già calate quando sentì bussare alla sua porta. Edward chiedeva gentilmente di entrare. “ti aspetto in salotto, quando sei pronta...”

La ragazza incuriosita dalla voce tra l’imbarazzato e l’eccitato del suo capo, scattò sul letto e, dopo una veloce sistemata agli abiti sgualciti per essere stata sdraiata, si dirette al piano inferiore.

La luce del camino illuminava debolmente la stanza. Edward stava accendendo alcune candele qua e là, eppure a lei non sembrava che fosse saltata la corrente. Con passo incerto fece gli ultimi gradini.

Quando Edward la vide arrivare le sorrise. “buon Natale.”

Natale? era già il venticinque dicembre e lei non se ne era accorta? Si diede della stupida. Aveva passato quei giorni a dimenticarsi del mondo esterno e ci era riuscita, se non ricordava nemmeno che era un giorno di festa.

“o meglio, buona Vigilia.” Edward sorrise ancora e la invitò a sedersi al tavolino basso, accanto al fuoco, che aveva approntato. Sopra era stato apparecchiato per due con estrema cura. Due candele facevano brillare i calici di cristallo e le posate d’argento. I piatti erano in fine porcellana. Quella casa, anche se disabitata per la maggior parte dell’anno era attrezzata per ogni evenienza con un servizio di prim’ordine.

Attorno al tavolino erano disposti dei cuscini. Avrebbero mangiato seduti su di essi, in tipico stile giapponese.

Edward versò, da vero gentiluomo, del vino bianco molto fresco alla ragazza e le passò il bicchiere.

“direi di fare un brindisi per iniziare.”

“A cosa, signor Cullen? Siamo in mezzo al nulla, ho litigato con l’unico mio famigliare e, senza offesa, non mi sarei mai aspettato di festeggiare il Natale con lei.”

“Isabella...hai sempre mostrato un carattere forte e ti ammiro sinceramente perché la tua non è solo una facciata. Sei davvero una ragazza piena di qualità e con una volontà di ferro. A questo dovresti brindare.” Edward la fissava serio, il calice levato verso di lei. “dovresti brindare perché anche se è un periodo difficile, io sono qui con te.” concluse sdrammatizzando e riuscendo a strappare a Isabella un sorriso. “l’importante è non essere soli, giusto?”

La ragazza annuì, prese un sorso di vino e sedette. Il tepore del fuoco le arrivava in faccia ma anche al cuore. La situazione era di quelle più strane in assoluto, eppure sentiva che la fiammella che guizzava nel camino stava entrando anche nella sua anima. Edward scomparve oltre la porta della cucina per tornare poi con un vassoio di tartine e altri stuzzichini, ideali da gustare con il vino fresco e frizzante.

“siamo bloccati qua eppure c’è tutto questo...” mormorò Isabella sbalordita per poi puntare il suo sguardo in quello di Edward. “come ci è riuscito?”

“ho i miei assi nella manica.” Ridacchiò. “ho comprato tutto quando mi mandasti a fare la spesa.” Lei rimase davvero impressionata per l’efficienza del suo capo e per la perfetta organizzazione. Ne era stupita...a New York lui non sapeva ordinarsi nemmeno la colazione da solo! “ma Isabella.” disse serio, posando il bicchiere. “tu non lo dire a nessuno.” Concluse con un sorriso.

Chiacchierarono mangiando un po’ delle tartine. Isabella presto ne diventò golosissima, ma non voleva esagerare o si sarebbe rovinata l’appetito. Se quello era l’antipasto chissà cosa le avrebbero riservato le doti culinarie di E. Cullen.

“sa cucinare davvero in modo magnifico.” Si complimentò, addentando un ennesimo volauvent ripieno di una delicata crema al salmone.

“quando mi darai per più di dieci minuti del tu, Isabella?” lei per poco non si strozzò, aveva già dimenticato la richiesta del suo capo di chiamarlo con il nome di battesimo.

“hai ragione...ma vorrei che mi chiamassi Bella, allora.”

“affare fatto.” Le tese la mano che lei prontamente afferrò, stringendola e sorridendo. si, il suo capo non era per nulla male e di sicuro era qualcosa di molto vicino ad un amico.

Trascorsero la cena ridendo e con i calici sempre pieni e tintinnanti. Era una cena di Vigilia molto particolare ed intima. Loro due, le candele, il buon cibo in uno chalet di montagna. Tutto faceva pensare a una situazione romantica, ma nessuno dei due la vedeva così.

Stavano scoprendo lati di loro stessi e dell’altro che non conoscevano. Si scoprirono propensi a chiacchierare in tranquillità, ad aprirsi e a raccontare episodi del loro passato recente e della loro infanzia.

Così Isabella si ritrovò completamente rapita nell’ascolto delle scorribande e delle continue scommesse tra Edward e sua sorella Alice, mentre Edward scoprì una

Isabella in miniatura che si era fatta largo nel piccolo paesino dove viveva a suon di spallate e di lotte con i ragazzi più grandi di lei. Dotata di un gran senso di giustizia, prendeva a pungi i compagni che rubavano le merende ai più deboli della scuola. Quante volte si era ritrovata in presidenza perché i compagni erano in infermeria!

Isabella ad un tratto lo pregò di aspettarla un attimo, si alzò e corse su per le scale. Ne discese quasi subito, con un foglietto in mano.

“devo confessarti una cosa, Edward.” gli porse il foglietto ripiegato tantissime volte che aveva dimenticato nello zaino da quella volta alla spa. “è...risale alla gita al poligono della spa.”

Edward lo prese e lo disfece. Lo stomaco traforato sorrideva sulla sagoma di carta. Al contrario delle aspettative di Bella, lui non ne rimase troppo sorpreso.

“sapevo che avevi barato, anche se non mi riesco a spiegare il perché.”

Lei fece un sorriso triste e iniziò a spiegare. “avevo promesso a mio padre che non avrei mai più sparato, che non avrei più tenuto in mano una pistola, perché troppo pericoloso o puoi fare male a te stessa o a qualcuno. Lui anche senza una pistola mi ha fatto del male.”

Edward le prese la mano fredda tra le sue e la condusse al divano. Sparì anche lui per poco tempo dietro la porta della cucina. Quando tornò aveva tra le mani due tazze di cioccolata fumante. Quello era il perfetto dolce a conclusione di una così atipica cena di Natale. Nel mentre Isabella si era semi sdraiata tra i cuscini del divano, la schiena appoggiata al bracciolo.

“i padri agiscono pensando che quello che fanno sia il meglio per noi.” le disse lui saggiamente.

“quando mi hai messo in mano la pistola, ho risentito la sua voce che mi chiedeva, anzi mi implorava di non sparare. Ma poi quando sei uscito il mio orgoglio ha chiesto vendetta.” Isabella concluse la confessione guardando nella tazza il liquido denso e profumato che stava formando una patina in superficie.

“quindi è il mio turno per confessare.” Prese la parola Edward, sistemandosi comodamente i cuscini sotto la schiena. “ho sempre avuto la passione per la cucina.” Le rise e lo guardò male, come a dire e ora che c’entra questo? “ammiro così tanto mio padre e quello che è che ho deciso di lasciare che la cucina fosse una passione invece che una professione e di seguire le sue orme. Credo che in quel momento Carlisle sia stato orgoglioso di me.”

“e oggi è la Vigilia e nessuno dei due parla con la propria famiglia. abbiamo guadagnato tanto a dare ascolto a loro.” Commentò amaramente Bella.

“io invece sono felice. Ho dimostrato che posso essere uno Squalo della finanza, posso ritenermi soddisfatto e diventare un cuoco.”

“non offenderti Edward, come cuoco sei bravo, ma sei meglio come capo.” Lo prese in giro lei, ma non trovò la reazione che si aspettava. “Edward, va tutto bene?”

“anche volendo non posso tornare alla Guns ‘n Cullen. Mio padre mi ha licenziato.”

“cosa? Licenziato? Ma non può!”

“oh si che può Bella, lui è il capo dei capi.”

“e il mio lavoro?” non voleva sembrare insensibile, ma fu la prima cosa che le venne in mente. Riflettendoci bene, avrebbe voluto davvero tornare a lavorare alla Guns ‘n Cullen senza Edward?

“per quello non c’è problema, tu sei la figlia del suo amico Charlie e un posto te lo trova di certo.” Edward rispose alla domanda che frullava nella testa della ragazza prima che lei la esprimesse. “quando te ne sei andata, hanno voluto sapere subito il tuo indirizzo, ma mi sono rifiutato di darglielo. Inoltre volevo delle spiegazioni ma non erano disposti a darmele. Più insistevo, più mio padre si arrabbiava e così mi ha minacciato che o collaboravo e stavo zitto per più di dieci minuti o potevo anche sgomberare la scrivania. E così ho fatto.”

“mi dispiace Edward.” mormorò mesta Isabella. Non si sarebbe mai aspettata una tale prova di lealtà d parte sua. Era lei stessa quella in errore: sempre così sulla difensiva non riusciva ad ammettere che persone gentili e generose come Edward potessero esistere. Dava infatti per scontato che prima o poi le persone le avrebbero giocato qualche brutto scherzo. “ti ho messo nei guai.”

“a me non dispiace.” Le sorrise e posò una mano sui suoi piedi freddi nonostante il calore del camino e dei calzettoni di lana pesante. “troverò qualcos’altro da fare. o posso sempre vivere di rendita...”

Rimasero qualche minuto in silenzio, guardandosi negli occhi, illuminati dal riverbero del fuoco.

“ho una cosa per te.” disse Edward. “volevo dartela prima della vacanze, ma la situazione c’è sfuggita un po’ di meno, così l’ho portata con me e posso dartela. Ormai è mezzanotte.” A conferma della sua parole il pendolo fece sentire i suoi dodici rintocchi. Isabella tese la mano per afferrare il pacchetto rettangolare e voluminoso, curiosa di sapere cosa contenesse ma anche imbarazzata per non aver pensato a un regalo per Edward.

“io...io non ti ho fatto nulla.” Disse ma a lui non importava. Gli bastava che lei fosse lì perché era un regalo prezioso. Come era prezioso quello che sentiva nascere dentro di lui. Con nessun altro avrebbe mai ammesso che suo padre lo credeva inadatto al suo ruolo o avrebbe confessato tutte le sconfitte subite da Alice.
Edward fece un gesto con la mano per dire di scartare il regalo senza indugi. Isabella si dedicò all’apertura del pacchetto con scrupolosità. Le dispiaceva rovinare la carta rossa e natalizia, per cui faceva attenzione a staccare lo scotch con molta cura.

“puoi anche rompere la carta.” Le suggerì lui.

Uomini. Pensò Isabella scuotendo la testa. Un uomo avrebbe distrutto la carta, mentre una donna sapeva apprezzare anche come il dono veniva presentato. Dalla carta emerse una coperta patchwork rossa e bianca. La fece scorrere tra le mani, sentendone la morbidezza e il calore.

“perché?”

“mi stai domandando il motivo del regalo? oh, beh...quando sono stato a casa tua, ho pensato che mancasse del colore. Ho chiamato Alice mi ha fatto da consulente a distanza. Mi ha mandato nel negozio giusto ed è rimasta al telefono mentre sceglievo. Ah, ovviamente ha voluto avere una foto in diretta di ogni modello che esaminavo.”

“grazie. Davvero, è bellissima.”

“sono contento che ti piaccia.”

Parlarono ancora un po’, il fuoco che moriva piano piano nel camino ma che diffondeva ancora il suo calore nella stanza.

Edward a un certo punto si accorse di star parlando da solo, Isabella si era addormentata. Decise di non rischiare di svegliarla, portandola nel suo letto, ma la coprì solo con la sua nuova coperta in patchwork e le diede un bacio in fronte.

Buonanotte Bella...dormi bene, per i problemi c’è tempo domani.


Dopo un ultimo sguardo alla ragazza, salì con passo stanco verso la sua stanza.







p.s. dell'autrice: scusarsi per il ritardo mi sembra il minimo. Purtroppo oltre agli impegni, questo capitolo mi ha fatto penare e non poco. Questi due sono a un punto di svolta e volevo renderlo al meglio. spero di esserci riuscita. fatemi sapere che ne pensate!! =)
grazie a tutti per la pazienza!!
a presto!!! ciao =)
   
 
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