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Autore: ino _ chan    05/12/2011    3 recensioni
[Questa storia si è classificata terza al contest indetto da Baby_ " Emotions" sul forum di EFP]
George Weasley non vedeva e non sentiva niente. Non riconosceva le altre persone, né i suoi fratelli. Come d’altronde non distingueva, tra la folla, sua madre piangere disperatamente; mentre veniva sorretta dal marito. Tutti quegli individui che lo circondavano, per lui, non erano altro che ombre senza volto. L’unica cosa a lui nota era quella di fronte a lui. […]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Whatever Happens

 

 

 

 

 

« Cos all of the stars are fading away

just try not to worry, you'll see them some day.

Take what you need and be on your way.

And stop crying your heart out »

 

 

 

 

Dalle tapparelle abbassate, penetrò una fioca luce. Era giorno. Un uomo steso sul letto aprì gli occhi, ma non si mosse. Rimase lì immobile, come privo di vita. Quella persona era George Weasley. O meglio, era ciò che ne restava. Perché ora lui era solo l’ombra di se stesso.

Dopo molto tempo il rosso finalmente si riscosse e piegò lievemente il capo, quel tanto che gli bastava per poter guardare la sveglia poggiata sul comodino. Lentamente si alzò e si fissò nello specchio che aveva di fronte. Una lunga barba gli ricopriva il volto.

Che giorno era? Da quanto non si radeva più? Lui … non lo sapeva.  E non gli importava. Perché niente aveva più senso da quel momento. Lui aveva perso tutto.

Ricordandosi all’improvviso il motivo del proprio dolore, George si accasciò al suolo privo di forze. E come da troppo tempo ormai faceva, pianse.

Pianse disperatamente, mentre un dolore sordo all’altezza dello stomaco lo tormentava, lasciandolo senza fiato.

< Fred >  Disse in un singhiozzo. Solo questo.

 

 

George Weasley non vedeva e non sentiva niente.

Non riconosceva le altre persone, né i suoi fratelli. Come d’altronde non distingueva, tra la folla, sua madre piangere disperatamente; mentre veniva sorretta dal marito. Tutti quegli individui che lo circondavano, per lui, non erano altro che ombre senza volto.

L’unica cosa a lui nota era quella di fronte a lui. La bara bianca che veniva fatta calare fino a scomparire. Il solo rumore che percepiva era quello della terra che i becchini facevano cadere.

Solo allora, come se si fosse risvegliato da una qualche forma di intorpidimento, si rese conto che quello non era un sogno. Era la realtà.

Quello era tutto ciò che restava a loro – a lui – di Fred dopo la sua morte.

Non c’erano magie o altri incantesimi che l’avrebbero riportato in vita.

< Fred è morto per sempre >

Quella presa di coscienza lo investì come un fulmine a ciel sereno, facendolo cadere nella disperazione più nera.

 

 

*

 

 

< George >  Il ragazzo sentì una voce, ma non rispose. Rimase semplicemente lì dove era.

Bill entrò nell’appartamento sopra i Tiri Vispi Weasley. Sembrava non ci fosse nessuno, eppure era certo che non fosse veramente così.

Proprio vicino all’ingresso c’era la cucina e gli si strinse il cuore quando vide che sparse dappertutto c’erano bottiglie di Whisky incendiario, buttate ovunque senza alcun riguardo. Ora ne era certo, aveva fatto bene a venire.

< George? >  Ripeté di nuovo, ma ancora non ricevette alcuna risposta.

Si avvicinò alle altre due stanze che restavano. Stava per aprire la porta di una delle due, ma si fermò all’improvviso poco prima di toccare la maniglia. Quella era la camera di Fred. Chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime.

Doveva essere forte. Era il fratello maggiore ed era ora di adempiere a quel ruolo.

Riprendendosi, si diresse verso la stanza accanto. Ne varcò la soglia e rimase un attimo sconvolto. Non lo aveva mai visto in quello stato. Si domandò che fine avesse fatto quella persona sempre così sorridente e solare. Bill si avvicinò al letto e lo osservò sveglio, ma immobile.

Lui lo chiamò un'altra volta  < George? >

L’interessato rimase a guardare con sguardo vuoto il soffitto, non dando alcun segno di averlo sentito.

< Lo sai che puzzi terribilmente vero? > 

< …. >

Bill sospirò e si sedette sul letto.  < Devi reagire >

Solo allora, sentendo quelle parole, George osservò il suo interlocutore.  < Che vuoi? > 

< Oh bene, ma allora ci senti! >  Disse con tono lievemente divertito, tornando poi serio  < Non puoi ridurti così >

< Non sono affari che ti riguardano >  Parlò l’altro con voce atona.

< Certo che mi riguardano. Sono, anzi, siamo tutti preoccupati per te! Pensi che ubriacarti ti farà dimenticare? Ti sbagli. Fred è morto. Non può tornare >  Osservò l’uomo disteso nel letto.  < Noi non vogliamo perdere anche te > 

George sgranò gli occhi, ma non disse niente. Poi si girò, in modo da dare le spalle a Bill. 

< Quando sarai pronto, noi saremo qua per te. Ricordatelo fratellino >  Detto questo, il maggiore se ne andò lasciandolo solo.

 

 

Uno scricchiolio casato da una porta che si apre. Uno bambino di cinque anni sbircia all’interno della stanza.

< George? >  Sussurrò Fred timoroso di svegliare il gemello, coricato sotto alle coperte.

< F-Fred? >  Disse altro con voce febbricitante, dovuta alla febbre.

L’altro chiuse la porta dando un ultimo sguardo al corridoio, per controllare che nessuno lo vedesse. Poi si avvicinò al letto velocemente, desideroso di vedere il gemello.

< Non dovresti essere qui, la mamma si arrabbierà >

< Non importa. Come stai? >

< Insomma >  E fece una smorfia, sussurrando poi  < Non voglio stare da solo. Mi annoio >

< Ti faccio compagnia io >  Parlò Fred sorridendo, mentre osservava l’altra metà di se stesso.

< Dai, fammi spazio >  Così dicendo George spostò la coperta e il bambino si coricò accanto al gemello.  < Ora però dormi. Devi riposare. Così appena guarisci finiamo di preparare lo scherzo >  Terminò di parlare Fred ridacchiando.

< Non vedo l’ora. Povero Ron, non sa cosa lo aspetta. Proprio lui che odia i ragni >  Sussurrò lievemente divertito George. Poi entrambi chiusero gli occhi per addormentarsi.

< Ti voglio bene Freddie >  Parlò il malato aprendo gli occhi, dopo un po’ di silenzio.

< Anche io te ne voglio >  Rispose l’altro sorridendo.

Più tardi Molly Weasley entrò nella stanza e invece di arrabbiarsi, si appoggiò allo stipite della porta sorridendo intenerita, nel vedere i suoi due gemelli abbracciarsi nel sonno.

 

 

George Weasley smise di osservare il soffitto. Oramai erano trascorse un paio di ore da quando Bill se ne era andato. < Strano >  Si disse. Era passato così tanto tempo? Lui non se ne era accorto.

Era caduto in una strana forma di catalessi, che lo aiutava a non pensare. O meglio a dimenticare. Eppure, per quanto si sforzasse, non poteva fare a meno di ricordare le parole che gli aveva detto il fratello. Era cosciente che per la morte di Fred non era l’unico a soffrire, però per lui tutto quello era diverso, più complicato e difficile che per chiunque.

Sapeva di essere egoista e ingiusto, ma lui aveva perso il suo gemello e niente gli sembrava degno di importanza. Nuovamente, iniziò a vedere annebbiato. Le lacrime e la sofferenza avevano di nuovo preso sopravvento su di lui.

E fu così che dopo molto, con ancora gli occhi umidi, George si addormentò.

 

 

*

 

 

Nebbia. Solo nebbia, era ciò che lui vedeva.

Poi ad un tratto quell’offuscamento sparì e il giovane uomo si ritrovò in un prato. Violette e margherite erano sparse ovunque. Poco distante da lui tre bambini giocavano. O meglio due di loro si divertivano, mentre il terzo piangeva a dirotto.

Il rosso sgranò gli occhi, stupito. Conosceva quel luogo e quei bambini. Quelli erano lui, Fred e Ron in un giorno di estate di molti anni prima. Non ricordava il motivo, ma sapeva solo che lui e il suo gemello avevano spaventato a morte il più piccolo.

L’uomo si ritrovò ad osservare quella scena con avidità. Quei momenti di felicità e spensieratezza gli mancavano.

< Ce la siamo proprio spassata in passato, eh? > George sussultò; girandosi lentamente. Chiuse gli occhi più volte non credendo a quello che vedeva.

< F-Freddie? >  La sua voce era poco più che un sussurro.

L’altro gli sorrise  < No, è un mio sosia! Certo che sono io! >

< M-ma t-tu… Fred tu sei morto >

< Uffa, come sei noioso. Questi sono solo degli inutili dettagli >  Disse quest’ultimo ridacchiando. Il gemello non rispose a quella affermazione, ma bensì rimase in silenzio osservando colui che aveva parlato.

< George cavolo. Si può sapere cosa ti è successo? Non ti riconosco più >

< Tu non ci sei più >

< Mi sembra che lo hai già detto o sbaglio? E poi che cosa importa? Pensi che la mia morte sia una giustificazione per ridurti in questo stato?>

< I-io > George si interruppe un attimo, chiuse gli occhi e riprese a parlare  < La verità è che ho paura di dimenticarmi come eri. Temo che, nei miei ricordi, la tua immagine sbiadisca. Io non voglio avere una vita senza di te Freddie, perché tu eri la mia vita. Io e te condividevamo tutto. E per questo sto male. Avrei dovuto morire con te >

L’altro lo osservò, corrugando la fronte < Sei un idiota. Un emerito idiota. Ti sembrano discorsi da fare? >  Fred si zittì per cercare di calmarsi. Poi sorridendogli più dolcemente disse  < Io ci sono ancora. Sono dentro di te e niente potrà cambiare questo fatto >

< Mi sei mancato > 

< George Weasley, mi assicuri che tornerai in te? >  L’interessato con le lacrime agli occhi, annuì con il capo.

< Si, te lo prometto. Lo farò per tutti e due >

Detto questo entrambi si girarono a guardare loro due da piccoli, che giocavano allegri.

< Ci siamo proprio divertiti >  Constatò George con malinconia.

< Già >  Si sentì rispondere.

Quando si girò per osservare il gemello, non lo vide più. Lui se ne era andato.

 

 

George si svegliò ed osservò il soffitto. Si domandò se quello che aveva fatto era stato solo un sogno o qualcosa d’altro.

Poco dopo si alzò, guardò lo specchio e sorrise, come non faceva da tanto tempo. Fissò il proprio riflesso e finalmente lo vide. Fred lo guardava felice.

Forse, ad occhi esterni, poteva sembrare un pazzo a cui il suo sub-conscio aveva fatto uno strano scherzo, però lui era convinto che non fosse così. Ne era certo.

Il sogno era stato l’ultimo saluto del gemello. Ultimo? No che stupido che era. Fred sarebbe stato sempre con lui. Per ogni istante della propria vita, fino a quando si sarebbero di nuovo rincontrati e allora sarebbero stati di nuovo insieme; come era stato un tempo e come avrebbe dovuto essere.

Nel frattempo, però, avrebbe atteso e sarebbe andato avanti. Avrebbe vissuto per se stesso e per il gemello. Sì, avrebbe fatto così.

Così dicendosi, si diresse in bagno. Si lavò, tagliando anche barba e capelli. Qualche ora più tardi, quando ebbe ripulito la casa, passò di nuovo di fronte allo specchio. Si fermò. Ora si che si riconosceva. George Weasley era tornato. O meglio, erano tornati.

< Ciao Freddie >  Disse al suo stesso riflesso. Sorridendo ad un nuovo giorno e alla rinascita di una vita.

 

 

In una calma notte di luna piena, il cielo era sgombro da nuvole. Al piano superiore delle Tana la finestra, che dava sul tetto, era aperta.

Fred si svegliò e vide che il letto accanto era vuoto. Alzandosi, uscì dalla camera attraverso quell’apertura. Da lì proveniva una leggera brezza, che faceva muovere le tende.

< Dovresti dormire. Domani sarà una lunga giornata > 

George rimase un po’ in silenzio e poi disse  < Ti ho svegliato? >

< No >  Fred osservò il gemello, che ora si era voltato e guardava il cielo < Che hai? Sei preoccupato? >

< No, certo che no. Solo… >  Il rosso sospirò  < Ho una strana sensazione >

Il fratello gli fece lieve carezza sul capo.  < Ehi, andrà tutto bene. E qualunque cosa accada staremo sempre insieme. Non preoccuparti >

 

Quella stessa notte, Fred non disse al gemello che anche lui provava una sensazione simile. Quella morsa all’altezza dello stomaco lo tormentava, portandolo a fare persino fatica a respirare. Pensò che non fosse necessario parlargliene, tanto il giorno successivo sarebbe giunto presto. E sarebbe andato tutto bene. 

< Sì >  Si disse, mentre si coricava  < Noi, domani, vinceremo >

 

 

*

 

 

Poche ore dopo George, pulito e profumato, bussò alla porta d’ingresso della Tana. Quando Molly Weasley lo vide, iniziò a piangere sommessamente. Il figlio sorridendo, abbracciò la donna. 

< Perdonami mamma. Sono stato via per un po’, ma adesso sono tornato >

 

 

 

 

 

 

 

« Perché tutte le stelle stanno sbiadendo

cerca solo di non preoccuparti, un giorno le vedrai.

Prendi quello che ti serve e continua per la tua strada.

E smetti di piangere a dirotto »

 

 

 

 

 

 

oOo Spazio Autrice oOo

 

La fan fiction è ispirata alla canzone Stop Crying Your Heart Out degli Oasis. Racconta come George, inizialmente disperato e triste, riesce a superare la morte del gemello e a “smettere di piangere a dirotto”, proprio come dice la canzone.

Ho messo l’OOC, come prevenzione, in quanto tutti conoscono Fred e George come “una coppia di buffoni”. Qui sotto metto il commento ricevuto al contest!

I commenti sono sempre ben accetti!

 

 

ino _ chan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Whatever Happens- ino _ chan
Grammatica: 9.7/10
Stile e Lessico: 9.5/10
Uso dell’emozione: 10/10
Originalità: 8.5/10
Gradimento Personale: 4.5/5
Utilizzo del Prompt: 3/3
Utilizzo della Canzone: 1/1
Utilizzo del pacchetto: 1/1
TOTALE: 47.2/50

Mi è davvero piaciuta la tua storia, nonostante possa peccare lievemente di originalità. E’ vero che i sentimenti di George dopo la morte di Fred sono pane per pesci, nel senso che sono di uso ricorrente nelle storie, però io penso che ognuno metta del suo. E tu ce ne hai messo. Mi sono piaciuti quei flashback nel passato, soprattutto quando i due gemelli erano piccoli e ignoravano il loro futuro. Era presente solamente l’amore fraterno che li legava, forte e sincero. Proprio per questo credo che anche la morte non possa dividerli.
Ripeto, è un po’ rivista questa scena, ad esempio l’incontro di Fred con George che lo rassicura e gli dice di essere felice, però hai centrato in pieno la situazione.
Per quanto riguarda la caratterizzazione di George credo che ognuno la veda a suo modo. A mio parere non si può sapere come un ragazzo così frizzante possa reagire alla morte della sua metà, per così dire.
La grammatica nella tua storia è molto buona, a parte per alcune virgole fuori posto, davvero poche, e la parola “un idiota”.
Riprendo la frase:
< Sei un’idiota. Un emerito idiota.>
Fred si rivolge a George, quindi un uomo. L’apostrofo non è richiesto, è sbagliato.
Nello stile ti ho tolto qualche cosa in quanto credo che la forma più corretta nei discorsi diretti sia mettere un punto alla fine, per terminare il discorso se in assenza di punti esclamativi o interrogativi.
Per il resto hai fatto proprio un bel lavoro.
Il gradimento personale ne ha risentito per l’originalità. Però ho amato la tua caratterizzazione di Fred. Un Fred altruista, sorridente, fraterno.
Hai utilizzato correttamente il prompt, la canzone, il personaggio e l’emozione.
Niente da dire.

   
 
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