Whatever Happens
« Cos all of the stars are fading away
just try not to
worry, you'll see them some day.
Take what you need
and be on your way.
And stop crying
your heart out »
Dalle tapparelle abbassate, penetrò una
fioca luce. Era giorno. Un uomo steso sul letto aprì gli occhi, ma non si
mosse. Rimase lì immobile, come privo di vita. Quella persona era George
Weasley. O meglio, era ciò che ne restava. Perché ora lui era solo l’ombra di
se stesso.
Dopo molto tempo il rosso finalmente si
riscosse e piegò lievemente il capo, quel tanto che gli bastava per poter
guardare la sveglia poggiata sul comodino. Lentamente si alzò e si fissò nello
specchio che aveva di fronte. Una lunga barba gli ricopriva il volto.
Che giorno era? Da quanto non si radeva
più? Lui … non lo sapeva. E non gli
importava. Perché niente aveva più senso da quel
momento. Lui aveva perso tutto.
Ricordandosi all’improvviso il motivo
del proprio dolore, George si accasciò al suolo privo di forze. E come da
troppo tempo ormai faceva, pianse.
Pianse disperatamente, mentre un dolore
sordo all’altezza dello stomaco lo tormentava, lasciandolo senza fiato.
< Fred > Disse in un singhiozzo. Solo questo.
George Weasley non vedeva e non sentiva niente.
Non riconosceva le altre persone, né i suoi fratelli. Come
d’altronde non distingueva, tra la folla, sua madre piangere disperatamente;
mentre veniva sorretta dal marito. Tutti quegli individui che lo circondavano,
per lui, non erano altro che ombre senza volto.
L’unica cosa a lui nota era quella di fronte a lui. La bara
bianca che veniva fatta calare fino a scomparire. Il solo rumore che percepiva
era quello della terra che i becchini facevano cadere.
Solo allora, come se si fosse risvegliato da una qualche
forma di intorpidimento, si rese conto che quello non era un sogno. Era la
realtà.
Quello era tutto ciò che restava a loro – a lui – di Fred
dopo la sua morte.
Non c’erano magie o altri incantesimi che l’avrebbero
riportato in vita.
< Fred è morto per sempre >
Quella presa di coscienza lo investì come un fulmine a ciel
sereno, facendolo cadere nella disperazione più nera.
*
< George > Il ragazzo sentì una voce, ma non rispose.
Rimase semplicemente lì dove era.
Bill entrò nell’appartamento sopra i
Tiri Vispi Weasley. Sembrava non ci fosse nessuno, eppure era certo che non
fosse veramente così.
Proprio vicino all’ingresso c’era la
cucina e gli si strinse il cuore quando vide che sparse dappertutto c’erano
bottiglie di Whisky incendiario, buttate ovunque senza alcun riguardo. Ora ne
era certo, aveva fatto bene a venire.
< George? > Ripeté di nuovo, ma ancora non ricevette
alcuna risposta.
Si avvicinò alle altre due stanze che
restavano. Stava per aprire la porta di una delle due, ma si fermò
all’improvviso poco prima di toccare la maniglia. Quella era la camera di Fred.
Chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime.
Doveva essere forte. Era il fratello
maggiore ed era ora di adempiere a quel ruolo.
Riprendendosi, si diresse verso la
stanza accanto. Ne varcò la soglia e rimase un attimo sconvolto. Non lo aveva
mai visto in quello stato. Si domandò che fine avesse fatto quella persona
sempre così sorridente e solare. Bill si avvicinò al letto e lo osservò sveglio,
ma immobile.
Lui lo chiamò un'altra volta < George? >
L’interessato rimase a guardare con
sguardo vuoto il soffitto, non dando alcun segno di averlo sentito.
< Lo sai che puzzi terribilmente
vero? >
< …. >
Bill sospirò e si sedette sul
letto. < Devi reagire >
Solo allora, sentendo quelle parole,
George osservò il suo interlocutore. <
Che vuoi? >
< Oh bene, ma allora ci senti!
> Disse con tono lievemente
divertito, tornando poi serio < Non puoi
ridurti così >
< Non sono affari che ti riguardano
> Parlò l’altro con voce atona.
< Certo che mi riguardano. Sono,
anzi, siamo tutti preoccupati per te! Pensi che ubriacarti ti farà dimenticare?
Ti sbagli. Fred è morto. Non può tornare >
Osservò l’uomo disteso nel letto.
< Noi non vogliamo perdere anche te >
George sgranò gli occhi, ma non disse
niente. Poi si girò, in modo da dare le spalle a Bill.
< Quando sarai pronto, noi saremo
qua per te. Ricordatelo fratellino >
Detto questo, il maggiore se ne andò lasciandolo solo.
Uno scricchiolio casato da una porta che si apre. Uno
bambino di cinque anni sbircia all’interno della stanza.
< George? >
Sussurrò Fred timoroso di svegliare il gemello, coricato sotto alle
coperte.
< F-Fred? > Disse altro con voce febbricitante, dovuta
alla febbre.
L’altro chiuse la porta dando un ultimo sguardo al
corridoio, per controllare che nessuno lo vedesse. Poi si avvicinò al letto
velocemente, desideroso di vedere il gemello.
< Non dovresti essere qui, la mamma si arrabbierà >
< Non importa. Come stai? >
< Insomma > E
fece una smorfia, sussurrando poi <
Non voglio stare da solo. Mi annoio >
< Ti faccio compagnia io > Parlò Fred sorridendo, mentre osservava
l’altra metà di se stesso.
< Dai, fammi spazio >
Così dicendo George spostò la coperta e il bambino si coricò accanto al
gemello. < Ora però dormi. Devi
riposare. Così appena guarisci finiamo di preparare lo scherzo > Terminò di parlare Fred ridacchiando.
< Non vedo l’ora. Povero Ron, non sa cosa lo aspetta.
Proprio lui che odia i ragni >
Sussurrò lievemente divertito George. Poi entrambi chiusero gli occhi
per addormentarsi.
< Ti voglio bene Freddie > Parlò il malato aprendo gli occhi, dopo un
po’ di silenzio.
< Anche io te ne voglio > Rispose l’altro sorridendo.
Più tardi Molly Weasley entrò nella stanza e invece di
arrabbiarsi, si appoggiò allo stipite della porta sorridendo intenerita, nel
vedere i suoi due gemelli abbracciarsi nel sonno.
George Weasley smise di osservare il
soffitto. Oramai erano trascorse un paio di ore da quando Bill se ne era
andato. < Strano > Si disse. Era passato così tanto tempo? Lui
non se ne era accorto.
Era caduto in una strana forma di
catalessi, che lo aiutava a non pensare. O meglio a dimenticare. Eppure, per
quanto si sforzasse, non poteva fare a meno di ricordare le parole che gli
aveva detto il fratello. Era cosciente che per la morte di Fred non era l’unico
a soffrire, però per lui tutto quello era diverso, più complicato e difficile
che per chiunque.
Sapeva di essere egoista e ingiusto, ma
lui aveva perso il suo gemello e niente gli sembrava degno di importanza.
Nuovamente, iniziò a vedere annebbiato. Le lacrime e la sofferenza avevano di
nuovo preso sopravvento su di lui.
E fu così che dopo molto, con ancora
gli occhi umidi, George si addormentò.
*
Nebbia. Solo nebbia, era ciò che lui vedeva.
Poi ad un tratto quell’offuscamento sparì e il giovane uomo
si ritrovò in un prato. Violette e margherite erano sparse ovunque. Poco
distante da lui tre bambini giocavano. O meglio due di loro si divertivano,
mentre il terzo piangeva a dirotto.
Il rosso sgranò gli occhi, stupito. Conosceva quel luogo e
quei bambini. Quelli erano lui, Fred e Ron in un giorno di estate di molti anni
prima. Non ricordava il motivo, ma sapeva solo che lui e il suo gemello avevano
spaventato a morte il più piccolo.
L’uomo si ritrovò ad osservare quella scena con avidità.
Quei momenti di felicità e spensieratezza gli mancavano.
< Ce la siamo proprio spassata in passato, eh? > George
sussultò; girandosi lentamente. Chiuse gli occhi più volte non credendo a
quello che vedeva.
< F-Freddie? > La sua voce era poco più che un sussurro.
L’altro gli sorrise
< No, è un mio sosia! Certo che sono io! >
< M-ma t-tu…
Fred tu sei morto >
< Uffa, come sei noioso. Questi sono solo degli inutili
dettagli > Disse quest’ultimo
ridacchiando. Il gemello non rispose a quella affermazione, ma bensì rimase in
silenzio osservando colui che aveva parlato.
< George cavolo. Si può sapere cosa ti è successo? Non ti
riconosco più >
< Tu non ci sei più >
< Mi sembra che lo hai già detto o sbaglio? E poi che
cosa importa? Pensi che la mia morte sia una giustificazione per ridurti in
questo stato?>
< I-io > George si
interruppe un attimo, chiuse gli occhi e riprese a parlare < La verità è che ho paura di dimenticarmi
come eri. Temo che, nei miei ricordi, la tua immagine sbiadisca. Io non voglio
avere una vita senza di te Freddie, perché tu eri la mia vita. Io e te
condividevamo tutto. E per questo sto male. Avrei dovuto morire con te >
L’altro lo osservò, corrugando la fronte < Sei un idiota.
Un emerito idiota. Ti sembrano discorsi da fare? > Fred si zittì per cercare di calmarsi. Poi sorridendogli
più dolcemente disse < Io ci sono
ancora. Sono dentro di te e niente potrà cambiare questo fatto >
< Mi sei mancato >
< George Weasley, mi assicuri che tornerai in te?
> L’interessato con le lacrime agli
occhi, annuì con il capo.
< Si, te lo prometto. Lo farò per tutti e due >
Detto questo entrambi si girarono a guardare loro due da
piccoli, che giocavano allegri.
< Ci siamo proprio divertiti > Constatò George con malinconia.
< Già > Si
sentì rispondere.
Quando si girò per osservare il gemello, non lo vide più.
Lui se ne era andato.
George si svegliò ed osservò il
soffitto. Si domandò se quello che aveva fatto era stato solo un sogno o
qualcosa d’altro.
Poco dopo si alzò, guardò lo specchio e
sorrise, come non faceva da tanto tempo. Fissò il proprio riflesso e finalmente
lo vide. Fred lo guardava felice.
Forse, ad occhi esterni, poteva
sembrare un pazzo a cui il suo sub-conscio aveva fatto uno strano scherzo, però
lui era convinto che non fosse così. Ne era certo.
Il sogno era stato l’ultimo saluto del
gemello. Ultimo? No che stupido che era. Fred sarebbe stato sempre con lui. Per
ogni istante della propria vita, fino a quando si sarebbero di nuovo
rincontrati e allora sarebbero stati di nuovo insieme; come era stato un tempo
e come avrebbe dovuto essere.
Nel frattempo, però, avrebbe atteso e
sarebbe andato avanti. Avrebbe vissuto per se stesso e per il gemello. Sì,
avrebbe fatto così.
Così dicendosi, si diresse in bagno. Si
lavò, tagliando anche barba e capelli. Qualche ora più tardi, quando ebbe
ripulito la casa, passò di nuovo di fronte allo specchio. Si fermò. Ora si che
si riconosceva. George Weasley era tornato. O meglio, erano tornati.
< Ciao Freddie > Disse al suo stesso riflesso. Sorridendo ad
un nuovo giorno e alla rinascita di una vita.
In una calma notte di luna piena, il cielo era sgombro da
nuvole. Al piano superiore delle Tana la finestra, che dava sul tetto, era
aperta.
Fred si svegliò e vide che il letto accanto era vuoto.
Alzandosi, uscì dalla camera attraverso quell’apertura. Da lì proveniva una
leggera brezza, che faceva muovere le tende.
< Dovresti dormire. Domani sarà una lunga giornata
>
George rimase un po’ in silenzio e poi disse < Ti ho svegliato? >
< No > Fred osservò
il gemello, che ora si era voltato e guardava il cielo < Che hai? Sei
preoccupato? >
< No, certo che no. Solo…
> Il rosso sospirò < Ho una strana sensazione >
Il fratello gli fece lieve carezza sul capo. < Ehi, andrà tutto bene. E qualunque cosa
accada staremo sempre insieme. Non preoccuparti >
Quella stessa notte, Fred non disse al gemello che anche lui
provava una sensazione simile. Quella morsa all’altezza dello stomaco lo
tormentava, portandolo a fare persino fatica a respirare. Pensò che non fosse
necessario parlargliene, tanto il giorno successivo sarebbe giunto presto. E
sarebbe andato tutto bene.
< Sì > Si
disse, mentre si coricava < Noi,
domani, vinceremo >
*
Poche ore dopo George, pulito e
profumato, bussò alla porta d’ingresso della Tana. Quando Molly Weasley lo
vide, iniziò a piangere sommessamente. Il figlio sorridendo, abbracciò la donna.
< Perdonami mamma. Sono stato via
per un po’, ma adesso sono tornato >
« Perché tutte le stelle stanno sbiadendo
cerca solo di non preoccuparti, un giorno le vedrai.
Prendi quello che ti serve e continua per la tua strada.
E smetti di piangere a dirotto »
oOo Spazio Autrice oOo
La fan fiction è ispirata alla canzone
Stop Crying Your Heart Out degli Oasis. Racconta
come George, inizialmente disperato e triste, riesce a superare la morte del
gemello e a “smettere di piangere a dirotto”, proprio come dice la canzone.
Ho messo l’OOC, come prevenzione, in
quanto tutti conoscono Fred e George come “una coppia di buffoni”. Qui sotto
metto il commento ricevuto al contest!
I commenti sono sempre ben accetti!
ino _ chan
Whatever Happens- ino _ chan
Grammatica:
9.7/10
Stile e Lessico: 9.5/10
Uso dell’emozione: 10/10
Originalità: 8.5/10
Gradimento Personale: 4.5/5
Utilizzo del Prompt: 3/3
Utilizzo della Canzone: 1/1
Utilizzo del pacchetto: 1/1
TOTALE: 47.2/50
Mi è davvero piaciuta la tua storia, nonostante possa peccare lievemente di
originalità. E’ vero che i sentimenti di George dopo la morte di Fred sono pane
per pesci, nel senso che sono di uso ricorrente nelle storie, però io penso che
ognuno metta del suo. E tu ce ne hai messo. Mi sono piaciuti quei flashback nel
passato, soprattutto quando i due gemelli erano piccoli e ignoravano il loro
futuro. Era presente solamente l’amore fraterno che li legava, forte e sincero.
Proprio per questo credo che anche la morte non possa dividerli.
Ripeto, è un po’ rivista questa scena, ad esempio l’incontro di Fred con George
che lo rassicura e gli dice di essere felice, però hai centrato in pieno la
situazione.
Per quanto riguarda la caratterizzazione di George credo che ognuno la veda a
suo modo. A mio parere non si può sapere come un ragazzo così frizzante possa
reagire alla morte della sua metà, per così dire.
La grammatica nella tua storia è molto buona, a parte per alcune virgole fuori
posto, davvero poche, e la parola “un idiota”.
Riprendo la frase:
< Sei un’idiota. Un emerito idiota.>
Fred si rivolge a George, quindi un uomo. L’apostrofo non è richiesto, è
sbagliato.
Nello stile ti ho tolto qualche cosa in quanto credo che la forma più corretta
nei discorsi diretti sia mettere un punto alla fine, per terminare il discorso
se in assenza di punti esclamativi o interrogativi.
Per il resto hai fatto proprio un bel lavoro.
Il gradimento personale ne ha risentito per l’originalità. Però ho amato la tua
caratterizzazione di Fred. Un Fred altruista, sorridente, fraterno.
Hai utilizzato correttamente il prompt, la canzone,
il personaggio e l’emozione.
Niente da dire.