La macchia
La vergogna è un uomo che piange.
Lo vedo che s’erge un attimo
dal molle oblio dei tempi passati
per dare un occhio al presente.
Talvolta Dio, coi suoi taciti perché,
lo concede.
Piangi, piccolo uomo del Primo Impero
che da Blankenese guardavi l’Elba
e sognavi il mare.
E il cuore della tua anima anonima,
figlia d’un altro secolo,
piangerebbe con te, se lo potesse.
Un segno traviato l’orgoglio
del tuo sangue,
un fumo che non si dirada il segno
della sua colpa.
Un fumo che brucia grida pianti
e fragili capi rasati.
Piangi, piccolo uomo senza nazione
ma che sai cosa significhi
patria.
Piangi, piccolo marinaio sassone,
la tua patria macchiata per sempre.
Note dell’autrice: gli ultimi secoli del Primo Reich non sono stati immuni dalla violenza, tutt’altro. Tuttavia credo che un qualunque uomo di quei tempi, al vedere ciò che è accaduto nel secondo conflitto mondiale, non sarebbe rimasto indifferente. A influenzarmi sono stati gli ultimi discorsi di questi giorni a lezione, più la poesia “L’interprete” di Vittorio Sereni, dove si parla di “inflessibile memoria”.
Blankenese è un quartiere periferico di Amburgo, noto oggi per le casette dei pescatori.
Un tempo, almeno da quanto ho letto su Wiki, era un ottimo rifugio per i pirati.
Ma questo (e lo dico col massimo della sincerità) l’ho scoperto solo dopo aver finito di scrivere.
Satomi