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Autore: VeronicaL    06/12/2011    3 recensioni
Per una frazione di secondo i nostri sguardi si incrociarono e in quel momento, in quell’interminabile momento, vidi la mia fine nei suoi occhi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 7 Agosto del 2009, era una giornata particolarmente rovente e talmente afosa che faticavo a respirare, ma questo non m’importava, perché oggi, finalmente, io e il mio caro amico (che conobbi pochi mesi prima) partivamo per la nostra prima vacanza insieme.
Ero talmente agitato che non riuscivo proprio a stare fermo, cercavo di mantenere la calma, ma l’ansia era tale che rendeva i miei movimenti improvvisi e bruschi, persino io non riuscivo a prevederli.
Sentivo ogni singola cellula del mio corpo fremere e riuscivo a sentire perfettamente il cuore rimbombarmi nel petto, sembrava sul punto di sbottare e urlare tutta la mia gioia. Era la prima volta che facevo un viaggio e non vedevo l’ora scoprire ciò che questo aveva in serbo per me.
“Samu! Monta in macchina, è tutto pronto!” – disse il mio amico.
Le sue parole giunsero immediatamente alle mie orecchie, allontanai quei vivaci pensieri e lo raggiunsi senza troppe esitazioni.
Tutto era pronto. Tutto era perfetto. Entrambi eravamo felici.  Lui era felice di partire e allontanarsi dalla città per un po’, io ero felice perché lo era lui.
Eravamo due amici che partivano in cerca di avventure, e quelle non sarebbero di certo mancate, con due tipi come noi.
In auto, lui era al volante, ed io alla sua destra. La radio era accesa, i finestrini abbassati per far entrare la debole brezza e noi eravamo lì, insieme.
Solitamente era lui che avviava i cicalecci, questa volta, però rimase in silenzio, probabilmente perché desiderava udire le notizie alla radio, io rimasi in silenzio per non disturbarlo.
Passò poco più di un’ora e ci fermammo in un autogrill, lui comprò una bottiglia d’acqua, ne bevve un po’ e il resto lo diede a me nel mio solito “bicchiere”. La strada da fare era ancora molta,  probabilmente desiderava fare una piccola pausa per poi ripartire freschi e dissetati.
Stavo finendo di abbeverarmi, quando lui, improvvisamente risalì in macchina, io lo guardai un po’ stranito e attendevo che mi richiamasse, probabilmente non voleva mettermi fretta ed entrò in macchina per ripararsi dal sole cocente.
“Ehi Samu!...Ciao!” – disse lui con tono inquieto.
Non capivo. Cosa stava succedendo? Cosa significava quella frase?
Sentii il motore della macchina accendersi, stava ripartendo senza di me. Com’è possibile? Perché mai avrebbe dovuto farlo?
L’auto cominciò ad allontanarsi da me. Avevo paura.
Per una frazione di secondo i nostri sguardi si incrociarono e in quel momento, in quell’interminabile momento,  vidi la mia fine nei suoi occhi.
  

 

  
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