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Autore: Xecestel    06/12/2011    5 recensioni
"Era nato 50 anni prima, in un paese fuori città. Era nato in un periodo di conflitti ed era cresciuto vedendo i suoi genitori combattere la guerra più grandiosa del suo tempo. Una guerra millenaria. Una guerra segreta. Una guerra che nessun altro poteva combattere se non loro. Gli Assassini."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Giovanni Auditore da Firenze
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Die by the Creed

 

Trovava quel brusio davvero fastidioso, ma sapeva di non poterlo fermare.

Non era nervoso o spaventato, no, ma dentro di lui sentiva una forte rabbia e una sottile malinconia.

Era nato 50 anni prima, in un paese fuori città. Era nato in un periodo di conflitti ed era cresciuto vedendo i suoi genitori combattere la guerra più grandiosa del suo tempo. Una guerra millenaria. Una guerra segreta. Una guerra che nessun’altro poteva combattere se non loro. Gli Assassini.

Era così che si facevano chiamare: “Assassini”. Erano uomini che combattevano nell’ideale che con pochi omicidi, ma indirizzati contro la persona giusta, nel mondo sarebbe potuta regnare, finalmente, la pace.

Lui aveva creduto a questi ideali. Gli stessi ideali che portarono i suoi genitori a morire e lui ad allontanarsi da suo fratello, per trasferirsi in una grande città. Aveva combattuto e ucciso per porre fine a questa guerra. Aveva lavorato al soldo di un uomo potente ma giusto, l’uomo più potente della città, poiché i nemici giurati degli Assassini, i Templari, puntavano a lui.

Aveva rischiato la vita più volte. La sua e quella della sua famiglia. Nessuno a casa sapeva che lui era un Assassino, eccetto sua moglie. Tante volte avrebbe voluto chiedere scusa ai suoi figli, per la vita che stava lasciando loro in eredità. La stessa vita che lui ereditò dai suoi genitori. Ma non poteva: loro non erano pronti per sapere. Non ancora.

Era nato durante una guerra eterna. Era cresciuto e aveva combattuto quella stessa guerra. E ora, dopo tanti anni, stava per morire, come suo padre e sua madre, a causa della stessa guerra.

A cos’era servito, allora, combattere? A parole sarebbe dovuto servire per portare la pace, già, eppure la guerra era ancora in corso. Non sperava di riuscire ad uccidere tutti i Templari prima di morire, certo, ma sperava almeno che il popolo avrebbe capito cosa gli Assassini cercavano di ottenere.

E invece, guardali, come urlano. Quel fastidioso brusio.

Ora che era al centro della folla, di fronte a tutti, il brusio si era trasformato in grida. I cittadini urlavano e si agitavano. Volevano la morte. La sua morte.

Il suo sguardo passò rapidamente verso il pubblico, alla ricerca di una speranza, una singola speranza.

Nulla. Non c’era.

Ormai era rassegnato, mentre il suo carnefice elencava i capi d’accusa. Sarebbe morto com’era nato. Durante un conflitto di cui nessuno avrebbe ricordato nulla.

Il brusio era sempre più fastidioso.

Non era triste, no.

Ma una lacrima gli scese dal viso, quando finalmente i loro sguardi si incrociarono.

«Sta mentendo!»

Era arrivato, finalmente.

Non poteva salvarlo, nessuno avrebbe potuto. Ma voleva che vedesse. Che capisse. Almeno lui.

La leva del patibolo fu abbassata e la botola ai suoi piedi si aprì, prima che potesse riuscire a dire le ultime parole al suo carnefice, una volta suo amico e compagno di lavoro.

Ora il sangue che pulsava gli impediva di sentire il fastidioso brusio della gente.

Ma il cappio che si stringeva cominciava a fare un po’ male.

Abbassò lo sguardo, perché nessuno lo vedesse piangere.

Non era triste, no. Era felice. Felice di averlo visto un’ultima volta.

Non poteva parlare, ma trovò il tempo per un ultimo pensiero. Un incitamento.

 

«Vai, Ezio, figlio mio. Porta tu la pace. Almeno tu puoi farcela»

 

 

 

 

 

 

Angolo di Xecestel

 

Era da tempo che non pubblicavo una storia qui, ma non credo di essere mancata a qualcuno, a dirla tutta. Il motivo per cui pubblico questa one shot è che in questi giorni mi era venuta voglia di scriverne una po’ malinconica su Assassin’s Creed e ho pensato a questo. Giovanni Auditore non è un personaggio che è mai stato molto approfondito (per scrivere di lui mi sono affidato alla miniserie “Assassin’s Creed Lineage”), ma ho voluto provare a chiedermi cosa pensasse mentre era nel patibolo e la sua vita gli scorreva davanti. Be’, che dire, spero che vi piaccia!

Si ringrazia Genkaku Shi per il suo aiuto come beta-reader e per il suo supporto generale.

   
 
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