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Autore: ELE106    07/12/2011    14 recensioni
E' il giorno del ventesimo compleanno di Dean, il 24 gennaio, e suo fratello Sam decide di fargli un regalo che provoca una serie di reazioni a catena inaspettate. Spin-off della mia precedente ffc “Anime Gemelle”. Non è necessario averla letta per capirci qualcosa ;D Buona lettura!
Attenzione: Wincest (don't like, don't read) ;D
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Anime Gemelle'
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Autrice: ELE106
Titolo: Solo un regalo
Fandom: Supernatural
Contesto: nessuno (siamo a prima dell’inizio della serie)
Personaggi principali: Dean Winchester, Sam Winchester
Pairing: Dean/Sam
Rating: Giallo
Genere: Romantico, Introspettivo, smieloso all'inverosimile, triste triste triste (perché dopo il 10 episodio della settima stagione sono depressa).
Beta: nessuno (sempre il solito, io non sono una professionista e scrivo spesso di getto, quindi sorry per gli errori ;D).
Disclaimer Dean e Sam non mi  appartengono; questa è un'opera di fantasia; non rispecchia i gusti  sessuali dei personaggi; non ha scopo di lucro ; Bla Bla Bla…
Note dell’autrice: Wincest; ok…sono passata da Adele ai Coldplay e questa  è venuta fuori ascoltando Paradise, che è stupenda e mi fa volare con la fantasia ogni volta.
 

 
Solo un Regalo

 
“Stupido…Stupido!!! Stupido idiota!!!!”

Dean continuava a ripeterselo, sbattendo le mani sul volante, mentre sfrecciava velocissimo sull’asfalto tiepido, alla guida dell’Impala. Solo per quella sera, sarebbe stata tutta sua.
Era il suo ventesimo compleanno e suo padre gliel’aveva concessa per andare a prendere la ragazza di turno. Erano giorni che aspettava di godersi quell’appuntamento, e invece…
Il giorno dopo John sarebbe tornato a riprenderli.

“Papà…”

Lo aveva sussurrato, al pensiero del padre che gli attraversava la mente.

“Mi ucciderà…”

La voce rotta e gli occhi colmi di un rammarico e di una colpa, che non aveva, ma che sentiva sua, fin nelle viscere.

“Era solo un regalo…Cristo!”

Una miriade di pensieri incongruenti e contrastanti, di immagini e flash indefiniti, gli affollavano la testa, confondendolo e lasciandolo solo con una paura folle e crescente, ogni minuto che passava, ogni metro che macinava, allontanandosi da casa di Bobby.
Come se la consapevolezza di quello che era appena successo lo stesse schiaffeggiando di continuo, in pieno volto, dicendo: “Eih! Di cosa diamine ti scandalizzi? Hai sempre saputo che le cose stavano così!”
Se avesse avuto le mani libere, Dean si sarebbe colpito forte in faccia, per zittire quella coscienza, sadica ed inopportuna.

Ma il tempo delle riflessioni era finito.
Dean era arrivato a casa della sua ragazza e adesso l’unica cosa da fare era farla felice.
E magari ricevere anche un po’ di consolazione in cambio.
Una volta tornato a casa, avrebbe pensato al da farsi.
 
 


La mattina del compleanno di Dean, Sam si era alzato presto ed era uscito, senza avvisare Bobby e il fratello.
Un po’ per non svegliarli…un po’ perché si vergognava a morte.
Non gli aveva ancora comprato il regalo.
Non avrebbe saputo dire il perché…ma era strano perché Sam regalava sempre qualcosa di unico a Dean.
Qualcosa di pensato e, spesso, anche con largo anticipo.
Gli piaceva sorprenderlo ed era un po’ il suo modo di ringraziarlo di essere il fratellone che era.
Irritante, infantile, spesso arrogante e, certamente, possessivo…ma anche rassicurate, presente, attento, divertente (quando non si lasciava troppo andare alle sconcerie)…
E bello.
Dean era bello.
Un pensiero semplice.
Un pensiero sincero.
Un pensiero pericoloso.

Così eccoci alla ragione per cui Sam non gli aveva ancora comprato il regalo.
Quel pensiero, che si nascondeva e cercava di rannicchiarsi e farsi piccolo in un angolino nascosto del suo cuore, a 16 anni era diventato gigantesco.
Alimentato dal nulla. Alimentato da fantasie. Da gesti. Da parole che non significavano niente, ma attraverso Sam, scatenavano sogni infiniti, sogni impossibili, sogni fatti di Dean e Dean soltanto.
Lui sapeva cosa regalargli, ormai da settimane, ma aveva aspettato fino all’ultimo, sperando che gli venisse in mente qualcos’altro.
Meno significativo, meno imbarazzante, meno fraintendibile.
Qualsiasi cosa. Ma non quello.

E adesso il suo compleanno era arrivato e a Sam non era venuto in mente nient’altro.
Così eccolo davanti al negozio.
Ci era arrivato camminando lentamente, con quella sua andatura rilassata e un po’ goffa.
Con le spalle curve e la testa bassa.
Il solo pensiero di entrare lo imbarazzava così tanto da farlo arrossire vistosamente.
Una commessa lo aveva notato e, con modi gentili e garbati, lo aveva convinto ad entrare e lo aveva aiutato a trovare quello che cercava.
In pochi minuti Sam aveva il suo regalo.
Non lo aveva neanche fatto impacchettare, così da far credere alla commessa che lo avesse acquistato per se stesso.

Tornato a casa di Bobby, si era anche preso una lavata di capo di 10 minuti da parte del padrone di casa.
Seguita da un’altra di 15 minuti da parte di suo fratello.
Non aveva ascoltato una sola parola.
Tutto quello che riusciva a pensare era a come dare il regalo a Dean, senza che la cosa diventasse…imbarazzate, più di quanto già non lo fosse.
Durante tutto il giorno Dean aveva fatto che blaterare di quanto fosse “figa” la sua ragazza e quanto non vedesse l’ora di vederla, quella sera e di spassarsela un po’.
Sam non riusciva a smettere di osservarlo, teso ed attento, nella speranza che smettesse di fare l’idiota e si ricomponesse un attimo, per potergli consegnare lo stramaledetto regalo.
Anche se, ad essere onesti, l’irritazione provata nell’apprendere che avrebbe passato la sera del suo compleanno con qualcun altro, invece che con lui, col passare dei giorni era diventata rabbia.
Era senza senso, Sam lo sapeva bene.
Ma non poteva controllarla.
Eppure Dean se lo meritava.
Aveva vent’anni e la macchina tutta per se.
Voleva divertirsi da solo con la sua ragazza.
Perché mai avrebbe dovuto preferire starsene sul divano col fratellino di sedici anni a mangiare schifezze e guardare film d’azione alla tv?!
Perché mai avrebbe dovuto preferire di finire l’ennesima, noiossissima serata, addormentandosi con la testa appoggiata sulla spalla di Sam? Che restava immobile per ore, in quella posizione, sperando che il momento non passasse mai.
Ma la rabbia, come la paura e l’amore, sono sentimenti irrazionali e Sam non ne aveva il controllo.
 
Erano arrivate le sei del pomeriggio e Dean si era vestito di tutto punto.
Sam lo spiava di tanto in tanto, sempre attendendo il momento giusto.
Gli era mancato il coraggio per tutto il giorno.
E ora Dean stava per uscire.

“Merda!!!! Mi sono dimenticato di comprare quel cavolo di profumo…il profumo “stendi femmine”!! Cazzo…cazzo sono un idiota!!”

Sam lo aveva sentito sbraitare quelle frasi, tutte in una volta.
Non poteva crederci!
Evidentemente il destino o il fato erano dalla sua parte.
Si era materializzato di fronte al fratello, seduto ai piedi del letto, nella sua stanza, tutto intento ad allacciarsi le scarpe.
Appena intravisti i piedi di Sam, Dean aveva sussultato, trovandoselo di fronte d’un tratto, senza nemmeno averlo sentito arrivare.

“Gesù…Sam!! Vuoi farmi morire?!”

Gli aveva detto, portandosi una mano al petto, per lo spavento.
Sam, che si rendeva conto di essere arrossito fino alla punta delle orecchie, aveva allungato il braccio verso Dean e teneva in mano una scatoletta nera.

“E’ il tuo regalo…”

Dean, che prima lo guardava con fare interrogativo, gli aveva immediatamente sorriso soddisfatto.

“Mi pareva! Stavo iniziando a sentirmi offeso, sai..?!”

Così dicendo, afferrava il regalo dalle mani di Sam, con poca grazia.
Capito di cosa si trattava, Dean aveva cambiato un centinaio di espressioni diverse, ma Sam non avrebbe saputo identificarne nemmeno una.

“E’…il mio profumo…?”

Fissava intensamente l’oggetto, senza mai riportare lo sguardo su Sam, che iniziava ad agitarsi paurosamente.

“M-mi sembrava che lo avessi finito…e…e…l’ho trovato per caso in un negozio. Mi sono ricordato che era uguale al tuo, così l’ho comprato…sai…è stato un colpo di fortuna..”

Balbettava il minore, cercando in tutti i modi di far sembrare la cosa casuale e senza significato.
Finché Dean, finalmente, aveva deciso di tornare a guardarlo.
Sembrava divertito.

“Sammy…è proprio un regalo da fidanzata!”

Aveva esclamato, scoppiando subito dopo a ridere sonoramente.
Sam in quel momento avrebbe voluto essere inghiottito dal pavimento.
Continuava a rimanere in piedi, di fronte a Dean che rideva senza contegno, non trovando la forza di ribattere o muovere un muscolo.
Ma la vergogna era presto sparita, travolta da quella che, se prima si poteva definire irritazione, ora era furia vera.
Si torturava da giorni per questo regalo.
Aveva superato l’imbarazzo per miracolo.
Quello non era solo un cavolo di profumo.
Quello era il suo stramaledetto cuore. Piccolo ed indifeso, nudo e impaurito.
E glielo stava consegnando.
Perché il cuore di Sam era, ed era sempre stato di Dean.
Per cui sì, era infuriato con lui.
Non riuscendo più a trattenerle, gli occhi di Sam si erano inondati di lacrime, che bruciavano come l'Inferno.
Un’espressione a metà tra il ferito e l’orgoglioso, gli si era dipinta sul volto.

Dean se n’era accorto quando, tra una risata e l’altra, aveva realizzato che il fratellino non rispondeva alla sua provocazione e lo aveva guardato.
Si era reso immediatamente conto che, l’offendersi di Sam, mascherava qualcosa di più profondo che il semplice orgoglio ferito.
Non voleva in nessun modo farlo stare male.
Si sentiva già abbastanza in colpa per doverlo lasciare solo, quella sera.
Non voleva che si salutassero così.
Non voleva che si lasciassero in collera.
Così, non appena Sam aveva fatto per voltarsi di scatto e scappare via da lui, Dean, senza esitare un attimo, lo aveva afferrato per il polso destro e se l’era riportato vicino, finendo per sistemarselo tra le gambe, ed afferrargli anche il polso sinistro.
Sempre seduto sul letto, aveva incatenato i suoi occhi verdi in quelli indefiniti di Sam.
Quest’ultimo iniziava a tremare, impaurito da se stesso e dalle emozioni che quella vicinanza gli stavano provocando.

Non capiva bene cosa stesse succedendo.

Ma sentiva le gambe cedergli ed era certo che, se non fossero state lievemente appoggiate a quelle del fratello, sarebbe crollato per terra.
Gli occhi di Dean erano come un potente magnete, dal quale i suoi non riuscivano a desistere.

“Sammy…scusami…non ti arrabbiare con me”

Gli aveva sussurrato.
Era sincero. Sam poteva sentirlo.
Come avvertiva il dispiacere nel suo tono.
Come Dean non voleva ferirlo, nemmeno Sam voleva rovinargli il compleanno.
Gli aveva sorriso dolcemente, ricacciando le lacrime in gola.
Voleva fargli capire, con tutto se stesso, che era tutto a posto.

In quel preciso istante, era successo qualcosa.

Tutto era avvento nell’arco di pochi minuti.
Pochi minuti dai quali sarebbe dipesa la loro intera esistenza.
Minuti che avrebbero segnato il loro rapporto per sempre.
Occhi negli occhi, i loro visi si erano, forse d’istinto, avvicinati.
Nessuno dei due accennava ad interrompere quello che stava accadendo.
E, come fosse stata la cosa più naturale del mondo, avevano finito con lo sfiorarsi le labbra.
Incerte.
Tremanti.

Sam aveva chiuso gli occhi.
Dean sentiva i suoi capelli solleticargli le guance e li aveva chiusi a sua volta, rapito dalla lieve carezza di quel contatto.
La sua presa sui polsi del minore si era gradualmente allentata, fino a lasciarli, per far scivolare le mani sui fianchi, magri e ossuti, di Sam. Non lo tratteneva…lo sfiorava soltanto.
Sam sentiva il suo corpo abbandonarsi totalmente al fratello, man mano che le loro labbra approfondivano quel bacio, trasportate dalla tenerezza e dall’intensità di quel breve momento.
Inconsapevoli delle conseguenze. Ignorandone le ripercussioni.
Solo bisognose di toccarsi ed esplorarsi, in quello che ormai non era più un bacio casto, ma passionale e travolgente.
L’intera stanza -per non dire il pianeta- non esisteva più.
Intorno a loro si era come placato tutto.
Non un rumore. Non un soffio d’aria.
Solo loro due e quel bacio.
A Sam sembrava di riconoscerne il sapore: la bocca di Dean sapeva di famiglia.

Finché aveva sentito i polpastrelli del maggiore sfiorargli la pelle dei fianchi, appena sotto la maglietta.
A quel punto, come se una scossa elettrica lo avesse attraversato, il suo corpo era scattato all’indietro, interrompendo bruscamente tutto.
Vedeva Dean spalancare gli occhi di colpo e vedeva la sua espressione, stavolta perfettamente chiara, rasentare l’angoscia in meno di un secondo.
Sam era violaceo e, non riuscendo a sostenere quello sguardo colpevole, aveva abbassato gli occhi a terra, passandosi le mani nei capelli e subito dopo sulle labbra, calde e umide.

“Sc…scusa…”

Mormorava, con un certo affanno.
Poi era trasalito un’altra volta, sentendo il maggiore scattare in piedi e fuggire dalla stanza come una furia, urtandogli una spalla, quando gli era passato accanto.
Allora e solo allora, si era reso conto di quello che era successo.
Avrebbe voluto seguirlo fuori e dirgli non fuggire.
Avrebbe voluto rassicurarlo, perché sapeva perfettamente che suo fratello si sarebbe tormentato per sempre di sensi di colpa.
Avrebbe voluto dirgli un sacco di cose.
Ma tutta la tensione accumulata in quei minuti aveva finito per fargli cedere davvero le gambe.

Ancora tremando, Sam si era accasciato per terra e aveva appoggiato la schiena al letto, abbracciandosi le ginocchia e sprofondando il viso tra di esse. Piangendo e piangendo, come quando, da bambini, si viene castigati dai genitori e non se ne capisce la ragione.
Piangendo fino a non avere più fiato nei polmoni.
Fino ad avere la gola in fiamme e gli occhi doloranti e gonfi.
Fino a che le forze lo avevano abbandonato ed erano rimasti solo i singhiozzi.
Fino a che Bobby non lo aveva chiamato, urlando, per aiutarlo a sistemare le armi.

Quello era il suo primo bacio.
Aveva baciato una ragazza, tempo fa, sulle labbra. Si chiamava Amy.
Ma quello non somigliava nemmeno al bacio con Dean.
Si era sentito….giusto. Vivo.
Si era sentito di appartenergli.
Sentiva il suo corpo proteso verso quello del fratello, come se cercasse di parlargli.
Di dirgli che si sarebbe donato a lui, perché era nato per quello.
Ma, razionalmente, sapeva anche che era tutto anni luce dall’essere giusto.
Come sapeva che, quanto era appena successo, avrebbe causato loro solo dolore.
E questo lo faceva sentire disperato ancora di più.

Ecco perché era rimasto sveglio, quella notte, nella stanza di Dean, ad aspettare che tornasse.
Per potersi scusare e prendersi tutta la colpa.
Perché era colpa sua e solo sua e Dean doveva saperlo.
Perché Dean era il miglior fratello che si potesse desiderare e non voleva che soffrisse.

Ma Dean sembrava non arrivare mai.
Ed era già l’alba, quando il maggiore si era infine deciso a rientrare.
Non appena lo aveva visto, tutte le certezze di Sam erano come evaporate.
E i sentimenti, che tentava in tutti i modi di reprimere, erano esplosi ancora più potenti, al primo incrocio di sguardi.
Dean aveva, se possibile, un’aria ancora più angosciata di prima.

“Cosa fai qui?”

Il suo tono sembrava impaurito ed incerto.

“V-volevo solo sapere se…”

“Sam! Ho sonno e voglio solo andarmene a dormire…”

Gli aveva risposto secco.
Sam aveva sobbalzato a quelle parole e al tono duro con cui gliele aveva dette.

“Stai … stai bene?”

Gli aveva infine chiesto.

“Si…perché non dovrei?”

Nulla. Nessun tono. Come se non gli importasse.
Sam non ricordava più il motivo per cui lo aveva aspettato alzato.
Non ricordava perché doveva scusarsi.
Era pronto alle grida, alle botte, a tutto.
Ma questo no.
Non se lo aspettava e si sentiva morire ad ogni gesto di Dean, che girava per la stanza, senza mai guardarlo.
Stava negando che fosse successo?

“Dean…sono stato io?”

Invece che affermarlo, alla fine glielo stava chiedendo.
Lo stava supplicando di ammetterlo.
Lo stava implorando di guardarlo negli occhi e dirgli che non se lo era immaginato.

“Per quanto mi riguarda, ieri sera non è successo niente. Chiaro?”

La sua invece, non era per niente una domanda.
Ma un ordine. Come quelli che dava John.

“Promettimelo Sam!”

Il tono si era fatto grave. Pretendeva una risposta.
Sam non avrebbe mai pensato di riuscire a farlo, né di volerlo.
Ogni fibra del suo essere gridava: NO.
Eppure le sue labbra, non sapeva dire come, avevano soffiato fuori un debole

“Si”

Poi Dean era sparito in bagno.
E il discorso non era stato mai più ripreso.
Ma una parte di Sam era morta in quel preciso istante.
Mentre usciva dalla sua stanza, allo scrosciare dell’acqua della doccia, dando un ultimo sguardo al suo regalo, abbandonato sul letto.
Se fosse rimasto ancora qualche secondo, avrebbe sentito un tonfo sordo, arrivare dal bagno.
Da Dean, che aveva colpito le mattonelle della doccia con pugno, così forte da far sanguinare le nocche.
E se fosse entrato, avrebbe visto suo fratello maggiore accucciarsi e piangere sotto l’acqua, nello stesso identico modo in cui aveva pianto lui, poco prima.
Invece se n’era andato.

Il cuore, di quel ragazzo di 16 anni, si era chiuso a quel rifiuto imposto.
E da quel giorno, per tutti quelli a venire, ogni sforzo di Sam era finalizzato a lasciare l’ala della sua famiglia.
Andarsene, per non dover mai più incrociare quegli occhi verdi, che da colpevoli erano diventati indifferenti.
Fino a che il tempo di andarsene era arrivato.
 
 

Fine 




Nda: Ohhhh mammina come sono sdolcinata in questo periodo!!! Bacchettatemi, vi prego ç_ç!!! Allora, passando alle cose serie, siccome l’ho promesso e lo faccio col cuore, dedico questa one-shot a Thinias, che ha avuto la bontà (e il coraggio ;D) di leggere e recensire quasi tutte le mie storie, senza essere una fan dello slash! Poi però voglio ringraziare in modo particolare anche Funny-fun e Cris77, tutti dolcissimi e gentilissimi con me. Insomma grazie a tutti quelli a cui sono riuscita a trasmettere le mie emozioni. Baci
   
 
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