Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: shiinait    27/07/2006    4 recensioni
Questa storia è mia e della mia migliore amica Hocchan.Sua è l'idea e la trasposizione su pc,mie alcune correzioni e miglioramenti...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rin e Sesshumaru, Jaken e la principessa ranocchio

Rin ormai era cresciuta ed era diventata una bellissima ragazza, ma non si era separata da Sesshomaru, anche dopo la fine di Naraku e di tutta la storia della sfera. Sesshomaru, dopo qualche tempo, le aveva anche chiesto se volesse andare a vivere tra gli umani, come le sarebbe convenuto, ma lei aveva risposto che voleva restare al suo fianco. Il demone diceva sempre che poco gliene importava, ma come sosteneva il suo fido Jaken gliene importava eccome! Anche se non lo avrebbe mai ammesso, era felice di avere accanto la piccola umana. Così passarono gli anni, Sesshomaru fece erigere per la sua Rin un grande palazzo in cima ad una montagna, e non le faceva mai mancare nulla, un istruttore, abiti, tutto quello che lei desiderava diventava realtà. Tuttavia Rin se ne voleva occupare da sola della cucina, tutti i giorni scendeva in città con Jaken e andava a fare la spesa, poi tornava a casa per cucinare per il suo signore, che gradiva sempre tutte le pietanze preparate, rendendola felice.

Un giorno nel villaggio, dove era solita recarsi per comprare ciò che le serviva, accadde una cosa insolita: una certa folla si era radunata al centro della piazza e parlava concitata. Subito Rin, incuriosita, accorse a vedere cosa stava accadendo, si fece largo tra la gente assiepata e vide una “cosa” verdognola, rannicchiata per terra e legata come un salame che piangeva e si lamentava. Non riuscendo a capire cosa fosse quello strano essere vivente così maltrattato, si rivolse a un ragazzo li vicino. – Scusi, ma cosa sta succedendo? - . Quando il ragazzo si voltò per guardarla la riconobbe subito. – Rin! - . – Ah, sei tu Chung! – rispose subito lei, riconoscendo il mercante di stoffe. – Quella cosa orribile dice di essere una principessa trasformata in un ranocchio da una strega gelosa della sua bellezza, e vuole un bacio da un uomo perché solo così l’incantesimo potrà essere rotto. Se nessuno la bacerà entro la mezzanotte di questa sera resterà così per sempre. – spiegò Chung, senza attendere che la domanda gli venisse rivolta di nuovo. – Ma allora perché nessuno la bacia e la salva? – domandò Rin, con tono innocente. – Ma… Dico, l’hai vista bene? – le disse di rimando il ragazzo, guardandola stupito da tanta semplicità. – No, - ammise la giovane - ma brutta che sia ora poi diverrà bellissima no? - . Senza aggiungere altro accorse ad aiutarla e la sollevò da terra, ma non appena la vide in volto sbiancò. “Mamma quanto è brutta ora capisco” pensò, sorridendo suo malgrado e non dando a vedere il suo ribrezzo. La slegò velocemente e chiese in fretta. - Va tutto bene? – . La principessa trasformata in ranocchio annuì, poi la scongiurò: – La prego mi aiuti - . Rin iniziò subito a gridare: – Avanti, non c’è nessuno qui di buon cuore che sia disposto a sacrificarsi per una principessa? - . Non finì la frase che tutti si erano dileguati. La principessa, intuendo che ormai per lei non c’era più alcuna speranza, scoppiò in lacrime, e a nulla valsero le parole di Rin, era inconsolabile. In quel mentre sopraggiunse Jaken: accompagnava sempre Rin in città per far sì che non le succedesse nulla di male, come il suo signore gli aveva ordinato. Per non spaventare la gente e non far capire che era un demone si metteva una parrucca e una barba finta e passava per un comune vecchietto, il nonnino di Rin. Aveva finito le commissioni che la ragazza gli aveva affidato, quindi si avvicinò a Rin. – Mi puoi spiegare che sta succedendo? – le chiese, notando che nessuno era in piazza. Ma non appena vide il mostro che la ragazza teneva tra le braccia, lanciò un grido agghiacciante, non riuscendo a contenersi. – Jaken! Che modi! – lo sgridò la giovane, notando che la principessa era scoppiata di nuovo a piangere appena il demone aveva urlato. Con pazienza Rin gli spiegò tutto, e, appena finì il discorso, il demone guardò la “cosa” e disse: – Ma dove lo trovi un pazzo che si baci questa cosa? - . – Jaken! – lo riprese di nuovo Rin. – Scusa, ma è un mostro. – replicò il demone. – Tu non sei meglio di lei. - . – Ma Rin! - . – Dobbiamo aiutarla! Forza Jaken, prendi Ah-un, cercheremo nei villaggi vicini qualcuno che sia disposto a baciarla. - . – Allora dobbiamo cercare un cieco! - . – Jaken, continui? - . I tre girarono per tutti i villaggi vicini, ma ogni volta furono buttati fuori, chi gridava terrorizzato dal mostro, chi scappava rifiutando, chi ascoltava tutta la storia ma si metteva a ridere e chiedeva di essere pagato per fare una cosa del genere. Continuando a girare si fece sera, e non trovarono nessuno disposto a baciare la principessa, quest’ultima si era ormai era rassegnata a restare un ranocchio brutto per tutta la vita. Se ne tornarono stanchi e sconcertati a casa, lungo la via del ritorno l’esserino pianse continuamente, Rin non sapeva più come consolarlo, dopotutto le faceva pena, per quanto mostruoso potesse essere. Jaken decise allora di prendere la situazione in pugno. – Suvvia! – esclamò con fare rassicurante. - Non è poi la fine del mondo! Anche io sono bruttino, ma non ne faccio una tragedia! - . – Oh, ma voi non siete brutto… - rispose con voce suadente la principessa. - Come? – chiese subito Jaken, accertandosi di aver sentito bene. – Io vi trovo molto affascinante. – continuò il ranocchio. – Eh? – Jaken era visibilmente arrossito. Rin sospirò. ”Deve essere davvero disperata, questa poveretta, per trovare affascinante Jaken…”. Jaken guardò negli occhi l’esserino che si erano portati quasi fino a casa, solo allora vide che aveva due splendidi laghetti azzurri. – Bellissimi… - sussurrò, quasi a se stesso. – Cosa? – chiese il ranocchio, preso alla sprovvista. – I tuoi occhi… sono bellissimi. – le rispose Jaken, con un coraggio che non aveva mai avuto. Il ranocchio arrossì, da quando era stato trasformato non era mai stato adulato in quel modo. Rin, vedendo che trai due si stava creando un certo legame, ebbe un’idea improvvisa, e si rivolse alla principessa. – Senti, io ho bisogno di aiuto in casa, che ne dici di restare con noi? - . Jaken si mostrò felice dell’idea, ma subito nella sua mente comparve l’immagine del suo signore infuriato, e chiese tremante. – Rin… sei sicura che padron Sesshomaru accetti? - . – Ma se è proprio lui a dirmi sempre che dovrei prendermi un aiuto in casa, che non devo fare tutto da sola! – replicò la ragazza. Poi, rivolta ancora verso il ranocchio: - Sai occuparti di una casa? - . – Beh, sì… - disse l’esserino. - Anche se sono una principessa sono sempre una donna, e da piccola mi piaceva spesso entrare in cucina ed aiutare la servitù in tutte le faccende domestiche… - . – Bene, allora è deciso, verrai a stare a casa da noi. - . Giunti a casa trovarono ad accoglierli un Sesshomaru piuttosto spazientito. - Ma dove siete stati? – chiese, la voce che tremava, ma non per la rabbia, bensì per l’attesa e la trepidazione: erano ormai le undici quando il suo servitore e la fanciulla erano rincasati, e il demone era assai preoccupato, pensava fosse successo loro qualcosa di male. I due appena rientrati raccontarono tutta la storia della principessa, e parlando non si accorsero che passò la mezzanotte: sfumarono le speranze del ranocchio di tornare come prima, e di nuovo iniziò a piangere in silenzio. Solo Jaken si accorse delle lacrime che rigavano il volto della sua nuova compagna di viaggio, e per quanto gli era possibile la consolò. – Qui non hai nulla di cui preoccuparti… La bellezza è un concetto relativo, quello che può essere bello per uno può essere brutto per un altro e viceversa. – Poi, diventando un po’ violaceo, balbettò: - E… io… ti trovo molto bella. - . – Grazie. – sorrise la principessa riconoscente. – Non ti ho ancora chiesto come ti chiami. – cambiò discorso il piccolo demone, sentendosi in imbarazzo. – Mei mei. - . – Mai udito nome più bello. Seguimi, ti mostro la tua stanza. - . – Grazie. - . Sesshomaru e Rin li videro allontanarsi. La fanciulla sospirò soddisfatta. – Credo che quei due si piacciano, - commentò con un sorriso innocente - che bello! - . Sesshomaru notò l’osservazione ma non diede segno di averla sentita, si sedette con un sospiro che attirò subito l’attenzione della ragazza. - Va tutto bene signor Sesshomaru? - . – Sì, Rin, sì. – rispose lui, non volendola farla preoccupare. La spalla sinistra gli doleva, ora più che mai sentiva dolore nel punto dove avrebbe dovuto esserci il braccio. Si diede un paio di colpetti sulle spalle per cercare di farsi passare il male, ma non andava via. – Aspettate che vi faccio un massaggio… - disse Rin, avvicinandosi e iniziando a massaggiare la pelle tonica che sentiva sotto la leggera tunica di Sesshomaru. - Siete tutto teso, per questo vi fanno male le spalle… Mi è venuta un’idea: perché non fate un bel bagno caldo? E’ una sera così bella, per restare immersi nella sorgente termale, a guardare le stelle e rilassarsi… - . L’idea della fanciulla piacque a Sesshomaru che aveva costruito il palazzo proprio attorno a una sorgente termale, appena aveva trovato il posto adatto: l’aveva fatto per rendere la casa più accogliente per Rin, poi così, per un bagno caldo a mezzanotte, bastava scendere in giardino e restare al sicuro dietro le mura di casa. Rin notò il cenno di assenso del suo signore e disse: – Corro a prendere una spugna così vi lavo la schiena. – e andò subito in una stanza accanto. Sesshomaru intanto uscì in giardino, si tolse la stola di pelliccia e la depositò a terra, dietro di lui in poco tempo arrivò Rin. – Aspettate, vi aiuto a spogliarvi. - . Da dietro gli sciolse la cinta e gli aprì la tunica, delicatamente gliela sfilò di dosso e accuratamente la ripiegò e posò su una roccia. Una lieve brezza primaverile fece ondeggiare i lunghi capelli argentei del demone, scoprendo un dorso perfettamente scolpito, e due spalle che sarebbero state capaci di sorreggere il mondo da sole. Sesshomaru si sciolse la seconda cinta che reggeva i pantaloni lasciando che gli scivolassero di dosso da soli, sollevò un piede ed entrò in acqua sotto gli occhi attenti di Rin, che subito raccolse e ripiegò anche l’ultimo indumento che il demone si era tolto. Poi, inginocchiatasi dietro di lui che era vicino alla riva, gli scansò i capelli che gli ricoprivano la schiena e prese a lavargliela con delicatezza, poi lo massaggiò di nuovo, come aveva fatto dentro casa. – Vi sentite meglio? – chiese la fanciulla. – Sì, molto meglio. Hai delle mani d’oro Rin. – rispose il demone con una gentilezza per lui inconsueta. – Vi ringrazio, signor Sesshomaru, siete molto gentile. - . Sesshomaru stesso chiese alla ragazza di fare un po’ di conversazione e domandò: – A parte la principessa, come è andata la giornata? - . – E’ stata pesante, ma è andata bene. Io e Jaken abbiamo fatto ottimi acquisti in città, e poi… - iniziò Rin, incerta sul se proseguire o no. - E poi? – la incalzò Sesshomaru. – Non so se ricordate quel ragazzo di cui vi ho parlato… - riprese titubante la ragazza. – Il mercante di stoffe? - . – Sì. Oggi, prima della principessa, mi ha fatto tante domande. - . – Domande? Di che tipo? - . – Voleva saperne più su di me… Perché non abitavo nel paese, che tipo di vita conducevo e se avevo qualcuno. - . – E tu che gli hai risposto? – stranamente Sesshomaru stava provando una sensazione di rabbia mista ad apprensione. – Che sto bene, che ho voi che vi prendete cura di me, e che sono felice, che voi mi rendete felice… - rispose Rin. “Ops ho ancora parlato troppo come al mio solito…” sospirò, ma ormai il guaio era fatto e il suo signore non sembrava aver sentito. Si sgranchì le braccia, intorpidite. Sesshomaru, notando quel movimento, si preoccupò per lei. - Sei stanca, Rin? - . – Un po’. – ammise la ragazza. – E’ stata una giornata lunga. - . - Anche a te non farebbe male un bagno caldo. – osservò il demone. – Già avete ragione. - . – Rin? - . – Sì? – . - Perché non entri in acqua con me? - . Rin a quelle parole sobbalzò arrossendo e avvampando come un peperone. Se avesse potuto guardare il suo signore in faccia avrebbe notato, però, che la sua carnagione bianchissima si stava tingendo di un po’ di rosso anch’essa. – Con…con lei signor Sesshomaru? – chiese la ragazza, pensando di aver sentito male… – Se ti ho messo in imbarazzo scusami, - le scuse uscirono a fatica dalla bocca del demone, che non ne pronunciava mai - esco e ti lascio il posto. - . – Oh no, no, - si affrettò a rispondere Rin - non mi avete messo in imbarazzo. - . Di certo non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui. – E’ che… - cercò di trovare le parole giuste - la vostra proposta mi ha colto solo un po’ di sorpresa. - . – Ci conosciamo da anni ormai – spiegò Sesshomaru – ma non te l’ho mai fatta prima perché eri solo una bambina. Ma… ora… sei quasi una donna. - . Quasi una donna. Anzi, una donna. Sesshomaru la stava trattando come una donna! Rin si sentì talmente lusingata che finì con l’accettare: non che prima non desiderasse unirsi al suo signore nel bagno notturno, ma ora si sentiva diversa, come se con quelle parole Sesshomaru avesse rotto tutti i suoi indugi. Si tolse il kimono, lasciandolo cadere a terra con un leggero fruscio, ed entrò in acqua tutta tremante per l’imbarazzo. Sesshomaru si voltò verso di lei solo quando fu completamente immersa in acqua, con le gambe al petto. – Va tutto bene? – chiese gentilmente. – Sì, sì. – si affrettò a rispondere Rin. - Non mi sembri a tuo agio. – sorrise il demone, vedendo gli occhi della ragazza che si muovevano spaesati. – Mi conoscete sono solo un po’ timida. – replicò la fanciulla. In realtà si sentiva più che altro felice, ma non voleva apparire sfrontata, visto che il suo signore era tanto gentile con lei. Man mano che i minuti passavano Rin si sentiva meglio, stava diventando molto più distesa e rilassata. Senza notare che Sesshomaru la guardava con la coda dell’occhio, lasciò andare le gambe, e alzò gli occhi al cielo, beandosi della bellezza delle stelle. Passarono alcuni minuti di pesante silenzio, quando il demone le iniziò di nuovo a parlare. – A cosa stai pensando? - . – A tutto quello che è successo oggi. E’ stata una giornata formidabile, il mercante, la principessa ed ora questo… E’ la prima volta che qualcuno mi considera una donna o quasi. - . Alla ragazza uscì un piccolo risolino, non si riusciva a capire se di felicità o incredulità. Sesshomaru si affrettò a cambiare discorso, ora era lui a sentirsi quasi imbarazzato, forse perché l’osservazione di Rin gli aveva fatto ricordare che quando l’aveva chiamata “donna” si era trattenuto a stento dall’aggiungere l’aggettivo “splendida”. – Così sembra che quel ragazzo sia interessato a te… - iniziò ad insinuare. La fanciulla guardò il suo signore innocentemente. - Interessato a me? In che senso? – . Non aveva il minimo dubbio su quale fosse il senso dell’espressione, ma non poteva credere che il demone l’avesse detto sul serio. – Rin… Ricordi, quando ti ho chiesto se non avresti preferito andare a vivere una vita normale tra gli umani? – iniziò pazientemente Sesshomaru. – Sì, signor Sesshomaru. Ma io HO una vita normale, e sto sempre con gli umani, visto che passo più tempo in paese che qui. – rispose lei. Forse aveva sentito bene, e il discorso che il demone si preparava a farle, lo sapeva, non le piaceva affatto. – In ogni modo… - continuò il suo signore - La loro vita, laggiù è, ed è sempre stata, diversa dalla tua. Ci sono regole… - . – Non mi piacciono le regole. A me piace la vita qui, al palazzo, con voi e Jaken! Cosa mi potrebbe offrire di meglio una vita tra gli umani? – protestò Rin, comportandosi come una bambina. Non le piaceva proprio la piega che stava prendendo il discorso. – Una famiglia. – continuò imperturbabile Sesshomaru. – Oh… Ma io ce l’ho una famiglia! Siete voi e Jaken, è sempre stato così, e sempre lo sarà! - . – Io parlo di una famiglia tutta tua. - . – Mia? - . A Rin tornarono immagini sfocate dei pochi anni passati insieme ai genitori e al fratello, subito rimpiazzate di quando viveva con il suo signore e lo “zio” Jaken. – Sei una ragazza bella e giovane, prima o poi dovrai trovarti un buon marito… Metter su casa, con dei bambini… e tutto quel genere di cose lì, insomma, ecco cosa intendo… - . Sesshomaru finì frettolosamente il discorso, non era stato facile farlo: non gli si confaceva la parte del padre apprensivo, e in fondo, anche se fin da quando aveva testato Tenseiga su Rin sapeva che sarebbe successo, gli dispiaceva anche solo pensare che un giorno se ne sarebbe andata sul serio. Tuttavia non era giusto negarle quello che le spettava. La reazione della fu diversa da quella che si aspettava: pensava che l’avrebbe guardato con gratitudine, o che avrebbe sorriso, invece le si gonfiarono gli occhi di lacrime. – Ma che cosa state dicendo… - singhiozzò, - Volete dunque che me ne vada? - . - Non fraintendermi, - l’interruppe il demone - non voglio cacciarti via. Voglio solo che tu abbia il meglio dalla vita, restando qui con me ti priveresti di qualcosa che ti meriti. - . Quelle parole furono ancora più difficili da dire per Sesshomaru: voleva molto bene a Rin, e se avesse vissuto con lui gli avrebbe offerto tutto ciò che di meglio poteva avere una ragazza umana… Ma era proprio questo il problema. Lei era UMANA, e una vita con due demoni non le si poteva confare. La ragazza continuava ancora a singhiozzare, in breve non resse più, e scoppiò in lacrime. – Rin… Perché fai così? – le chiese il demone, sempre più perplesso davanti alla reazione della fanciulla. – Perché non voglio andare via da voi! Non voglio un’altra famiglia! Perché non voglio un’altra vita che non sia con voi! Sesshomaru! - . Senza contenersi, in lacrime, gli si era gettata al collo, trasportata dalle emozioni, non lo avrebbe mai fatto in condizioni normali. Il demone rimase immobile, incredulo alla reazione di Rin, alle sue parole, e incredulo soprattutto perché improvvisamente si rendeva conto che era felice di tutto quello. – Ri.. Rin… - sussurrò piano. – Non mandatemi via… - singhiozzò lei, ancora abbracciata a lui. – Non voglio che tu te ne vada. Voglio solo che tu sia felice. - . – Io lo sono, e lo sarò, solo restando al vostro fianco, con voi. - . Sesshomaru prese il volto della fanciulla tra le mani, con delicatezza le asciugò le lacrime con un dito. - Non piangere. Hai degli occhi troppo belli per sprecarli con le lacrime. - . Si stupiva lui stesso di quelle parole, ma gli uscivano dal cuore. – Se tu sei sicura che qui sei felice… - continuò. Rin non lo fece finire: - Sì, lo sono, lo sono. - . I due si persero l’uno negli occhi dell’altro, Sesshomaru strinse tra le braccia Rin, ricambiandone l’abbraccio. – Rin… - sussurrò ancora. Sotto il chiaro di una splendida luna piena i demone la baciò, poi, prendendola in braccio, uscì dall’acqua, continuando a baciarla e a stringerla a sé. La adagiò delicatamente sulla stola di pelliccia che era lì per terra, e si stese su di lei, solo allora si fermò e prima di continuare le chiese: - Sei sicura di volerlo? - . – Più di ogni altra cosa al mondo. – rispose la ragazza. E così giacquero lì per terra consumando il loro amore tutta la notte in un piacere immenso. Un mezzo demone proprio come l’odiato fratello. Il suo unico amore nato proprio dal suo unico odio.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: shiinait