AUTRICE: Akane
TITOLO: Fiume in
piena
SERIE: original,
ispirato a una persona vera ed alla sua faccenda.
GENERE:
drammatico-tragico-triste-angst
RATING: R
PAIRING: River
Phoenix
DISCLAMAIRS: i
personaggi non sono miei ma realmente esistenti(ed esistito)
NOTE: Ciò
rappresenta solo una mia personale interpretazione della realtà, io non c’ero
e quindi non so come è stato, mi sono documentata su ogni possibile dettaglio
ma sicuramente non posso conoscere i pensieri del protagonista e nessuno potrà
mai conoscerli, pertanto questa è solo una mia interpretazione.
Per la prima parte del concorso indetto da Pink nel forum dell’EFP, che si tiene in tre fasi. Interpretare un fatto di cronaca nera realmente accaduto, scriverlo in prima persona da parte di un personaggio che ha avuto a che fare con la vicenda. Io ho scelto River Phenix, la sua morte. Sotto il titolo e il sottotitolo vi è riportato un articolo di un giornale di pochi giorni dopo il fatto. Il sito da cui ho gentilmente tratto tutte le informazioni del caso è: http://www.river.altervista.org/frameset.htm
Passato
alla seconda fase del concorso col punteggio di 36 (su non so quanto)ad un punto
dal secondo classificato...ebbene sì, in quella classifica ero prima, e non
pensavo minimamente di poterci arrivare, per cui ringrazio le due giudici, Pink
ed Esmy e prometto mi impegnerò ancora di più per la seconda fase....scusate,
dovevo dirlo che ho passato prima quella classifica, è una tale
soddisfazione!!!
DEDICHE: Dedicato a
River Phoenix e a tutti quelli come lui che poi si sono persi in un fiume in
piena straripato…
FIUME IN PIENA
…NATO IN UNA CITTà DI MORTI….
Da
NEWSWEEK del 15-11-1993 LA TRISTE ed IMPROVVISA MORTE
[qua c'era la foto dell'attore e cantante...]
|
(Prime
Gocce)
Sono
cresciuto nella luce, amato e con mille attenzioni. Ho sostenuto per tutta la
mia vita dei solidi principi seguendo i miei ideali nati dal bene che mi voleva
mia madre, non mi sono mai sentito solo quando sono stato con lei, prima di
arrivare al successo.
Ero
nella luce, non mi piegavo, non mi sporcavo, me ne stavo un po’ separato da
tutto, ci tenevo a rimanere me stesso il più possibile eppure andando avanti in
questo mondo di successo è nato qualcosa, qualcosa che ha cominciato a
stonarmi, non riuscivo a capire cosa fosse, io facevo del mio meglio anche se
sin da piccolo mi riconoscevano per strada assalendomi, standomi sempre intorno,
non lasciandomi in pace un secondo. Ho dovuto da subito imparare a convivere con
questi sconosciuti che volevano da me attenzioni e la mia essenza, ma ho sempre
cercato di non lasciarmi andare, eppure non potevo mai starmene in silenzio, a
me il silenzio piaceva molto, ero un ragazzino semplice, acerbo che credeva nel
bene del mondo, mi definivano un puro, un innocente, ho mantenuto questa purezza
in me volendo bene a chi me ne voleva, essendo originale rispetto alla massa,
distinguendomi come mi piaceva essere, facendo di tutto per non perdermi in
questo fiume così grande, ma improvvisamente il fiume ha iniziato ad andare
troppo veloce, la corrente era inarrestabile.
Si
è riempito, questo fiume.
Un
fiume che mi dà il nome.
Cosa
è successo?
Quando
non ho più visto la luce? Era questa la stonatura, mi illudevo di poter
rimanere me stesso in un bel mondo solo un po’ più difficile, la realtà era
ben diversa.
Quel
mondo io ho iniziato ad odiarlo.
Mi
sono reso conto di averlo idealizzato.
Non
è mai stato bello e pulito, al contrario è sporco, falso, ipocrita, assassino.
In
un posto simile non si può rimaner sé stessi, succhia via la propria essenza,
la propria linfa vitale, non solo l’ambiente ma anche le persone, tutti.
Ho
tenuto duro illudendomi di molte cose, alla fine ho capito cosa succedeva.
Questo
è un luogo schifoso, le persone lo sono, io non penso di farcela a rimenare così.
Mi
guardano e mi seguono, qualcuno vuole imitarmi, altri pendono dalle mie labbra e
dalle mie gesta, dicono di amarmi, fanno promesse…ma la realtà è che nessuno
mi conosce e a nessuno importa nulla di me.
Io
odio ciò che ho sempre amato, non voglio far parte di questa società, mi
adeguerò ad essa contribuendo a sporcarla, per insultarla, per macchiarla
quanto più posso perché ormai non esiste cosa che possa farmi star bene.
Non
esiste più luce per me.
Quindi
troverò la pace nel rendere ancor più osceno questo schifo!
Ho
capito tutto questo quando ho interpretato il film "My
Own Private Idaho". È stata una sfida perché Mike era un tipo sbandato,
si drogava, era gay e si prostituiva, faceva una vita dissoluta, da bello e
dannato. Lui odiava la società e voleva solo contribuire a sporcarla, come per
punirla. È stata quella parte, quel film, ad aprirmi gli occhi.
È
così che io sono diventato.
Perché
Mike aveva ragione, vivere senza luce non mi importa, non lo farò per molto.
Non voglio andare avanti come ho sempre fatto sporcando la mia innocenza, la mia
purezza tanto decantata.
Ero
uno spirito libero che si scostava dalla folla.
Tuttavia
è sempre stato inutile, perché non è il mondo in cui sono nato, quello per
me.
Adesso
sarò Mike.
Il
fiume si sta riempiendo a dismisura, le prime gocce cominciano a straripare.
(Ancora
Gocce)
Lucido.
Dannatamente
lucido.
Non
lo sarò per molto.
Sono
cosciente di tutto quello che sto per fare.
Fra
poco mi perderò volontariamente in un vortice annegando nel fiume della mia
vita. Un fiume che ormai è in piena da troppo, le cui gocce escono sempre di più,
sempre di più, sempre di più.
Sono
giù di tono stasera, ho mal di testa ed una brutta cera, sarà dura tenere su
un’intera nottata suonando col mio gruppo.
Mi
dà un po’ di pace suonare, lo faccio da sempre, mi piace. Ricordo quando con
Rain andavamo da piccoli a suonare e cantare agli angoli delle strade per
raccogliere qualche soldo, e tutti ci dicevano che eravamo bravi, facevamo molte
pazzie noi due insieme, era divertente. Noi figli siamo sempre stati uniti,
quelli erano bei tempi, ricordi che un po’ mi fanno rivedere quella luce che
ho perso. Quell’innocenza che so di non avere più per scelta.
Smettila
di guardarti allo specchio, sembri un morto.
Improvvisa
un’immagine affiora alla mia mante, prende prepotente il posto di me e mia
sorella piccoli…si tratta di me, ma non il River che conosco, è una persona
stesa su un letto d’ospedale con un uomo sopra che mi viviseziona per scoprire
cosa mi sia successo. Mi viviseziona perché sono morto.
I
brividi mi percorrono veloci e mi scuoto cercando di cancellare questa visione
raccapricciante. Perché ho visto la mia morte, ora?
Che
stronzate mi metto a pensare?
Forse
lo desidero, è il mio intimo e reale desiderio. È possibile.
Appoggio
le mani al lavandino del mio lussuoso bagno, questa villa è un bel posto dove
vivere. Un posto anonimo che non mi dice nulla se non che sono ricco da far
schifo e che il successo per i film che ho girato mi ha montato sicuramente la
testa. La verità è che me la sono montata da solo perché ero stufo di tenere
duro.
Sono
cambiato tanto da non sostenere più i miei principi, non insulto più chi
mangia carne o derivati da essa, le persone possono mettersi pellicce e
giubbotti in pelle che non mi tocca più.
Questo
per me è il segno, da che sputavo in faccia alle persone che calpestavano gli
animali in ogni modo possibile a che ci esco insieme. Sono proprio caduto in
basso.
Sono
stato bravo a sporcare tutto, però tengo duro con la musica, lei non voglio
sporcarla. Lei è pura, non posso farne un lavoro di essa.
Però
stasera per divertirmi devo farla, quella mia musica che piace a chi mi segue,
anche se non sono in forma, se non mi va di finire in mezzo a quella gente,
se…sospiro mentre fisso i miei occhi chiari e spenti attraverso lo specchio
ampio dinnanzi a me.
È
solo una stupida sera, una delle tante. Non cambierà nulla.
La
sgradevole sensazione di prima svanisce e apro l’armadietto dei medicinali.
Questo
antinfluenzale andrà bene, ma so che non mi aiuterà molto. Insieme a questo
prendo il solito.
Qualche
veleno per andare avanti e reggerò tutta la serata. Di solito non prendo i
farmaci insieme alla droga ma se arrivo a pensarlo tranquillo significa che
posso anche uccidermi che non ne soffrirei moralmente e non me ne importerebbe.
Ormai
sono senza ritorno.
Perché
lo faccio? Perché non me ne importa, lo trovo il modo migliore per denunciare
questa società del cazzo che mi ha ridotto così.
Sono
proprio un vigliacco.
Lascio
che facciano il loro effetto e dopo pochi minuti mi sento più leggero, la testa
mi gira ma è una piacevole sensazione. Non ho preso tutto, il resto più tardi,
ne avrò bisogno.
Torno
allo specchio e sorridendo come se vedessi un film comico mi rendo conto di
avere solo di nuovo la mia immagine.
Non
mi piace.
Sono
dimagrito e sciupato, gli occhi arrossati e le occhiaie visibili, perché questo
schifo non fa più effetto come un tempo?
Mi
ci vuole dell’alcool.
Dopo.
Dopo
che avrò rovinato ancora un po’ quest’immagine che mi fa tanto ridere.
Non
sono più River Phoenix, non mi riconosceranno così avrò la mia pace in questa
ultima serata, mi staranno alla larga.
Un
momento, sono proprio così fatto? Ho detto ultima serata…? Perché?
Alzo
le spalle, è difficile, non ci arrivo.
Prendo
la tinta, c’è molto tempo.
Leggo
le istruzioni a fatica e barcollando, non l’ho mai fatto da solo, non lo
faccio mai. Non voglio andare da nessuno, non voglio nessuno, non voglio niente,
voglio sparire, diventare trasparente, stare solo.
Dopo
essermi tinto i capelli di nero, da biondi che erano, mi guardo di nuovo. Non va
ancora bene, sono così lunghi e riconoscibili lo stesso.
Bene,
ora sistemo anche questo.
Prendo
le forbici e li taglio, comincio a riempire il lavandino e il pavimento di
ciocche nere fino a che non sono corti più che possono essere.
Ecco,
così va sicuramente meglio, la mia immagine non è più quella di prima.
Ora
posso andare a sporcare in santa pace questo posto di merda.
Mi
passo le mani sulla testa e dopo essermi vestito esco.
Mi
assicuro di avere ‘roba’ per tutta la serata e assaporando l’aria aperta
che comincia ad essere fresca poiché siamo ad ottobre, me ne vado in macchina,
super costosa anche quella.
Cosa
conta, ormai?
Cosa
mi interessa?
Cosa
posso pensare con questa testa appannata dove il mondo comincia a scivolare e ad
essere soffocante?
Che
è tutto buio.
Ecco
cosa conta.
Si,
fa proprio schifo.
Faccio
proprio schifo.
Il
fiume continua ad uscire veloce e la piena non cesserà. Sto andando verso una
cascata altissima, se mi butto cosa succede?
Sorrido
da solo, un sorriso amaro e spento.
Voglio
saperlo.
(Ultime
Gocce)
Come
immaginavo non mi riconoscono tutti, essendo al Viper Room, un locale per vip di
proprietà del mio amico, a proposito di lui, chissà se stasera ci sarà…oh,
ma che stavo pensando? Dicevo…ah si, dicevo che sono in un locale dove di
norma ci sono solo vip o gente ‘in’, per cui anche se non riescono a
riconoscermi chiaramente perché so bene di aver poco di River Phoenix che tutti
conoscevano, mi salutano lo stesso.
Gli
amici intimi, o quelli che pensano di esserlo, mi riconoscono.
Anche mio fratello e mia sorella: ci sono Leaf e Rain, con loro esco spesso, mi
hanno subito guardato male, come se capissero che c’è qualcosa di ancor
peggio di sempre, a partire da questo mio inspiegabile cambio di capelli. Mi
andava.
Perché?
Non
lo ricordo… ah si…per poter recitare una nuova parte.
Stasera
voglio fare il simpatico, comico, esuberante.
Penso
di riuscirci e poi mi aiuta questa.
Sfidiamo
la sorte, vediamo quanto posso resistere prima di crollare.
Ingurgito
una serie di schifezze che mi avvelenano ancor di più l’organismo insieme a
miscugli alcolici che mi faccio fare spesso.
Stasera
non suoniamo solo noi., o per lo meno mi pare, saremo tardi, intanto ho tempo
per fare quello che faccio di solito.
Cos’è
che faccio?
Ah,
ecco, è vero…lo stronzo.
Incontro
gente che mi parla, mi si avvicina, le ragazze vorrebbero star con me anche se
non mi riconoscono, qualcuno dice che sono io ed io sono affettuoso con tutti,
esuberante come volevo.
Abbraccio
tutti e le ragazze che fanno le puttane con me le assecondo.
Prima
di venire interrotto me ne sono già fatto due, poi mi becca Samy, la mia
fidanzata, e i giochi dovrebbero finire., di solito è così…ma io le rido in
faccia quando mi insulta.
Mi
dice che ho bevuto e che ho un aspetto pietoso!
Io
continuo a sproloquiare ad alta voce e confuso come lo sono i miei pensieri,
dicendo che se mi fossi limitato a bere non starei così alla grande.
Recito…oddio
si chiama così?
Posso
dire che è tutta una finta?
La
verità è che ormai il mondo e la finzione non li definisco più, sono
ammassati, ormai. Man mano che vado avanti i miei sensi si sconnettono e non
funzionano più bene, mentre fisicamente comincio a sudare come un pazzo mentre
l’aria viene sempre meno.
Però
faccio il simpaticone e marco su ogni cosa che dico e che faccio, esagerando ed
esasperando tutto e tutti.
Li
trovo così imbecilli, come tante teste di cazzo che camminano…dicono che io
sia così, no, non tutti, vero? Gli altri ridono alle mie battute o a quel che
faccio, ridono di me, pendono dalle mie gesta come sempre adulandomi, falsi
ipocriti, è per loro che ci vado pesante, specie su quello che prendo. A dirmi
che sono un testa di cazzo è la mia fidanzata e mio fratello, mentre mia
sorella si occupa di radunare la band e dire che non posso cantare in queste
condizioni, perché, quali condizioni?
Mi
metto a ridere come non mai, sia loro tre che questi estranei: li trovo sempre
più buffi e divertenti, così assurdi, si affannano per farsi notare dalle
star, queste piccole ed insulse formiche, senza immaginare che per loro, per
tutti quelli che li sfruttano, non sono altro che pedine per sentirsi grandi in
prima persona.
A
me ha sempre fatto ribrezzo questo modo di fare ma poi per accusare queste
persone che odiavo, perché le odiavo, ho
iniziato ad essere come loro. Loro che ora mi fissano increduli sul fatto che io
sia quel River Phoenix che poco tempo prima era originale, diverso dagli altri,
un anima pura. Che altro dicevano? Ma chi se lo ricorda più!
Tutte
balle, le anime pure non esistono più.
Loro
mi hanno ridotto così e loro mi schifano pensando che io sia solo un drogato
pietoso.
Lo
sono.
Lo
sono di proposito.
Perché
non ho luce.
Perché
il fiume è in piena.
Straripa.
Continuo
le mie sceneggiate ma non capisco più fino a che punto, quanto il tempo sia
trascorso, dove di preciso ci troviamo ancora.
Mi
sento sempre più male, va in crescendo ed io non so più che fare.
Il
cuore mi batte forte, il respiro non c’è. No, non c’è.
Il
panico un po’ si impossessa di me, sono in un bagno di sudore e qualcuno forse
mi chiede cosa mi prenda, io da che facevo circo a che divento serio e dico che
sto male…lo dico, no?
Nessuno
mi prende sul serio, credono che stia ancora scherzando, eh, li capisco: sono
rassegnati a questo River che è ormai perso.
Io
li insulto con un ‘fanculo’ biascicato e mi trascino fuori spintonando
tutti. Samy, Rain e Leaf ci sono. Mi seguono mentre cercano di capire se sia
vera questa mi crisi o no.
Poi
mi vedono inginocchiarmi a terra, fuori dal locale. Non vedo la gente, ma non ce
n’è molta, sono tutti dentro, quasi nessuno mi ha seguito. Lo sapevo, pensano
che finga ancora…in fondo sono una testa di cazzo, no? Perché dovrei stare
veramente male?
Non
ne ho motivo, ho tutto quel che voglio, sono ricco, famoso, bello, ho successo
ovunque, faccio l’attore…ho tutto. Già.
Ma
non ho la luce.
Mi
chiedono quanta roba io abbia preso, mi tocco le tasche, non ho più nulla, ho
preso tutto.
In
fondo me la sono cercata, ho fatto un mix allucinante, lo volevo.
Volevo
vedere se arrivavo alla cascata.
Bè,
ci sono arrivato.
Che
faccio?
Salto?
Ormai
non posso più scegliere. Sono qui e posso solo farmi trasportare dalla
corrente, come ho fatto da sempre, da quando mi sono messo in questo fiume di
portate enormi.
Il
dolore mi appanna i sensi, la mente, ogni logica, non ricordo più dove siamo e
chi sono questi che mi stanno intorno.
Però
quando mi sono steso a terra?
È
veloce.
È
troppo veloce.
Ecco
che mi torna in mente l’immagine di prima, della mia morte.
Perché
dovrebbe turbarmi ora?
Non
me ne era mai importato.
Perché
sul punto di finirci, ti viene il panico?
Ho
paura.
C’è
chi mi chiamerà vittima, chi mi chiamerà colpevole.
Ma
io che ne so?
Non
sono nessuno per saperlo.
Il
corpo comincia a scuotersi mentre tutti i suoni diventano ovattati e non vedo
nulla se non il retro dei miei occhi, si chiamano convulsioni?
Si
chiama dolore?
Si
chiama morte?
Ce
la farò?
Non
sento cosa mi fanno, cosa succede, non sento.
Vedo
il buio e il rumore di una cascata altissima.
Ecco,
ci sono caduto.
Ora
saprò cosa succede dopo che ci cadi.
Questo
maledetto fiume in piena…non ricordo per quale metafora lo usavo, ora la mente
non regge veramente più e nemmeno il dolore è chiaro cosa sia.
Questo
bruciore nel petto, un petto che esplode, sono sicuro che sia scoppiato, mi si
deve essere aperto il torace per quel che ho sentito, ma sangue non ne sgorga.
Il
sangue comincia a fermarsi, insieme al mio cuore che lento mi fa perdere anche
quella vaga sofferenza e senso di appartenenza a qualcosa.
Ora
non appartengo più a nulla.
Ah,
ma ricordo…avevo paragonato il fiume alla vita.
Che
stupido…buttarmi in un fiume così grande e pericoloso…la prossima volta ne
cerco uno più piccolo e sicuro.
La
prossima volta voglio nascere in un bel posto, non come questo.
La
prossima volta voglio tornare alla luce.
Come
si fa?
Ora
non c’è.
Niente
luce.
Niente
di niente.
Solo
il buio.
L’ultima
cosa che sentirò definitivamente sarà un battito.
Il
mio cuore che si fermerà.
La
cascata è finita.
Al
di sotto c’è un abisso ed io vi sprofonderò per l’eternità.
Odierò
in eterno quel posto in cui sono finito.
Ecco
qua.
TUM!
FINE