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Autore: Lady Numb    08/12/2011    2 recensioni
"Zack si trascinò fino al pontile, lasciandosi pesantemente cadere sotto di esso, così da essere nascosto da sguardi indiscreti.
Stava malissimo.
Forse quella volta aveva un po’ esagerato, ma ultimamente non gli bastava mai, sempre più dosi, sempre più alcool"
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice:

Questa breve one-shot era nata come Missing Moment di una mia storia, “Shattered by Broken Dreams”, che per una serie di motivi ho interrotto... tuttavia, dal momento che una volta fornite un paio di premesse credo possa vivere per conto suo, ho deciso di pubblicare questa parte, spero vi piaccia. :)

Detto ciò, le premesse: Lexy, l’adorata sorella minore di Zack, è stata portata via dalla madre e delle due non si ha più traccia. Questa è la reazione di Zack alla vicenda...

 

Zack si lasciò cadere per terra nel vicolo di fianco al pub, reggendo fra le mani il suo trofeo personale: una bottiglia di vodka ancora perfettamente piena.

Non era stato affatto facile scappare da quel posto, i ragazzi sembravano le sue balie, non poteva nemmeno andare in bagno senza che uno trovasse una scusa per seguirlo.

Ne aveva davvero abbastanza di essere trattato come un bambino.

Aprì la bottiglia e buttò giù il primo sorso, cominciando a sentirsi già meglio, gli altri non gli avevano fatto toccare una goccia di alcool quella sera e i pensieri stavano cominciando a essere troppo lucidi per i suoi gusti.

Lui non voleva pensare, soprattutto non voleva pensare a Lexy da sola con sua madre, che era una pazza psicotica a quanto pareva, visto che un bel giorno aveva deciso di prendere sua figlia e portarsela via come se fosse una cosa assolutamente normale.

In meno di dieci minuti aveva già fatto fuori la bottiglia, maledicendosi per non essere riuscito a prenderne un’altra, ora avrebbe dovuto alzarsi e andare al primo negozio aperto ventiquattro ore su ventiquattro che avesse trovato per procurarsi qualcos’altro, dal momento che suo padre aveva fatto sparire qualsiasi alcolico in casa.

Tuttavia non ne aveva affatto voglia, stava così bene seduto in quel vicolo, ci stava proprio da Dio, almeno nessuno gli rompeva le scatole lì.

‘Ehy amico’.

Zack alzò lo sguardo e vide un ragazzo che non conosceva.

‘Se mi vuoi rapinare caschi proprio male’ disse Zack, ridacchiando alla sua battuta: soldi lui? A quanto pareva nemmeno i soldi erano una cosa a cui gli altri e suo padre lo lasciavano più avvicinare, i pochi spiccioli che aveva in tasca erano quelli che aveva gelosamente nascosto dentro la sua chitarra acustica.

Fu sorpreso quando vide l’altro scoppiare a ridere.

‘Già... immagino che sia la prima cosa che viene in mente in un buco di strada come questo’ gli disse poi, tornando serio.

‘Che vuoi?’ gli domandò Zack, non era dell’umore per ascoltare i deliri di uno sconosciuto.

‘Mi chiedevo se potesse interessarti una di queste’ disse il ragazzo, tirando fuori qualcosa dalla tasca ‘Sai, mi sembri uno che ne ha bisogno, hai una faccia...’.

Zack fissò a occhi aperti le siringhe nella mano di quello sconosciuto, non aveva mai preso in considerazione quell’ipotesi, ma stranamente non gli sembrava così folle, non in quel momento.

‘Quella roba può andare bene per quanto? Una, due ore?’ chiese l’altro, indicando la bottiglia vuota di vodka ‘Poi tutto torna come prima e devi ricominciare da capo... con questa invece va molto meglio... dura molto di più, ti si svuota la testa ed è anche meno ingombrante’.

Zack ci pensò per un attimo, ma in realtà aveva già deciso cosa fare quando lo sconosciuto aveva detto “ti si svuota la testa”.

In fondo non era quella l’unica cosa che voleva davvero fare?

‘Come ti ho già detto, non ho un dollaro’ disse infine Zack.

‘Facciamo così... offre la casa per questa volta... e poi sono sicuro che se vuoi fare il bis i soldi li trovi...’ gli rispose l’altro, porgendogli una siringa.

Zack non ci pensò due volte e la prese, mettendosela in tasca.

‘Mi trovi qui in giro se dovessi decidere di tornare... chiedi di Luke’ disse lo sconosciuto a Zack, prima di dargli le spalle e uscire dal vicolo.

Zack rimase a fissare il muro di fronte a lui per qualche istante, toccandosi inconsciamente la tasca: si sentiva stranamente euforico, come se finalmente avesse trovato la soluzione a tutti i suoi problemi.

‘Cazzo, Zack!’.

Il ragazzo si voltò verso la voce, che era quella ben nota di Matt.

‘Cazzo vuoi?’ gli chiese Zack, rendendosi conto per la prima volta che aveva problemi ad articolare le parole, chissà che doveva aver pensato di lui quel tizio.

Non che fosse veramente importante in realtà.

‘Ehy, l’ho trovato!’ urlò Matt, probabilmente a Jimmy, Johnny e Brian, che infatti apparvero alle spalle dell’amico qualche istante dopo.

‘Porca puttana Zack, di nuovo?’ chiese Jimmy, aiutando Matt a tirarlo su, Zack non si reggeva nemmeno in piedi: la vodka non era certo il primo alcolico della giornata, suo padre poteva anche aver svuotato il mobiletto dei liquori, ma lui aveva i suoi assi nella manica, o meglio, nel doppiofondo dell’armadio.

‘Dai, mettilo in macchina, lo portiamo da me, i miei non ci sono, almeno gliela evitiamo a suo padre’ disse Brian, precedendo gli altri e aprendo la portiera posteriore della sua auto.

‘Non ci vengo da te’ protestò Zack, mentre anche Johnny si univa agli amici per metterlo in macchina.

‘Chiudi il fottuto becco Zachary’ ribatté secco Brian.

Zack voleva chiedergli perché cazzo fosse arrabbiato, visto che nessuno gli aveva chiesto di fargli da balia, ma decise che non aveva voglia di parlargli, se volevano fare le mammine erano solo fottutissimi fatti loro, però non dovevano aspettarsi che lui fosse cooperativo.

Quando lo ebbero caricato in macchina, Jimmy salì sul sedile anteriore con Brian, Matt e Johnny invece si misero dietro, uno alla destra e uno alla sinistra di Zack.

In meno di cinque minuti arrivarono a casa Haner, dove i ragazzi costrinsero Zack a scendere, poi lo portarono fino in casa, lasciandolo sul divano del soggiorno, non sarebbero riusciti nemmeno volendo a fargli salire le scale fino alla stanza di Brian.

‘Bene, e ora?’ Zack sentì chiedere a Matt.

‘Che vuoi che facciamo, dormiamo tutti qui’ rispose Brian, evidentemente irritato.

‘Hai alcolici in casa?’ gli chiese Jimmy.

‘Sono sottochiave e la chiave è... ce l’ho io’ si corresse rapidamente Brian, sapeva che Zack era perfettamente cosciente, non voleva certo rivelargli dove fosse la chiave.

‘Perfetto... beh, buonanotte ragazzi’ disse Matt, anche se l’ironia nella sua voce era evidente.

Gli altri tre non gli risposero nemmeno, cercando un posto comodo dove mettersi: conoscevano tutti Zack e sapevano che quella notte avrebbero dormito molto poco, cercando di evitare che il ragazzo se la desse a gambe mentre loro non lo notavano come era successo quella sera.

 

Il pomeriggio successivo, Zack era in camera sua, i ragazzi lo avevano riportato a casa la mattina stessa e anche se non poteva chiudere la porta a chiave, dal momento che suo padre aveva fatto sparire tutte le chiavi qualche settimana prima, sapeva che nessuno lo avrebbe disturbato, o per lo meno non lo avrebbe fatto tanto presto.

Fu esattamente per quel motivo che decise che era ora di provare quella cosa che teneva in tasca dalla sera precedente.

Tirò fuori la siringa e la fissò per un istante, era strano, fino a qualche mese prima avrebbe giudicato male chi scegliesse quella soluzione per evitare i propri problemi e ora si sentiva euforico per il fatto di stringere una dose fra le mani.

Non aveva molta esperienza in fatto di iniezioni e si stupì quando si accorse che era incredibilmente facile.

Ci volle poco perché cominciasse a fare effetto.

Era strano, si sentiva ancora più euforico di qualche minuto prima, aveva una voglia incredibile di ridere, ma non una semplice risata, aveva proprio voglia di ridere di gusto, come se fosse appena successo qualcosa di buffissimo.

Si mise in piedi, aveva voglia di muoversi, stare fermo gli sembrava così incredibilmente stupido, aveva tanta di quell’energia in quel momento, avrebbe potuto camminare per ore.

Tuttavia decise di non uscire dalla sua stanza, non aveva voglia di incontrare suo padre, proprio per nulla.

Prese la sua chitarra e cominciò a suonarla, o meglio, passava il plettro sulle corde, non gli riusciva particolarmente facile concentrarsi sulle note, ma non gliene importava poi molto, stava suonando solo per il piacere di farlo, niente spartiti, niente note, niente altri che gli dicevano che stava facendo un casino incredibile.

Dopo qualche minuto appoggiò la chitarra a terra e si lasciò cadere all’indietro sul letto.

Wow, tutto quello che aveva in mente era semplicemente ‘wow’.

 

Due mesi dopo

Zack si trascinò fino al pontile, lasciandosi pesantemente cadere sotto di esso, così da essere nascosto da sguardi indiscreti.

Stava malissimo.

Forse quella volta aveva un po’ esagerato, ma ultimamente non gli bastava mai, sempre più dosi, sempre più alcool, aveva scoperto che erano una combinazione vincente.

Si sdraiò sulla sabbia, stringendosi nella felpa, non gliene importava nulla se c’era gente in costume in spiaggia, lui aveva un freddo incredibile.

Chiuse gli occhi, si sentiva davvero stanco, erano ore che era in giro, quel giorno Luke aveva deciso di fare il prezioso e aveva dovuto aspettarlo per un sacco di tempo.

Dopo un po’, non avrebbe saputo dire quanto tempo, fu bruscamente riportato alla realtà da qualcuno che lo scuoteva violentemente.

‘Cazzo Zack, sembravi morto, mi è preso un fottuto colpo!’ esclamò Brian, tirando un sospiro di sollievo quando l’amico aprì gli occhi.

Tuttavia la sua espressione si fece immediatamente seria.

‘Che vuoi Brian?’ gli chiese scocciato, lo aveva svegliato di colpo e ora aveva un gran mal di testa.

‘Che voglio? Cazzo Zack, sono tre fottute ore che ti cerchiamo, ecco che voglio! Tu hai una vaga idea... oh cazzo’.

Zack non capì cosa fosse preso al suo amico, ma una cosa la notò, lo stava scrutando con particolare attenzione.

Senza preavviso gli prese il braccio destro e prima che Zack potesse reagire gli sollevò la manica della felpa.

‘Dio santissimo Zack...’ mormorò Brian, impallidendo vistosamente, persino nello stato confusionale in cui era Zack se ne accorse.

‘Lasciami stare!’ sbottò Zack, cercando di tornare a raggomitolarsi su se stesso, ma Brian non glielo permise e gli tenne saldamente stretto il polso.

‘Matt! Jimmy! Chiamate Johnny, ditegli di riferire a suo padre che lo abbiamo trovato!’ urlò Brian, dando a Zack l’impressione che la sua testa sarebbe scoppiata, doveva proprio urlare in quel modo?

‘Brian, stai bene?’ gli chiese Jimmy, vedendo l’espressione sconvolta dell’amico.

Per tutta risposta, Brian gli fece segno al braccio di Zack, dove i segni delle iniezioni erano piuttosto evidenti.

‘Merda’ commentò Jimmy, mentre Matt assumeva un’espressione pietrificata.

‘Lasciatemi in pace!’ esclamò di nuovo Zack, riuscendo a liberarsi dalla presa di Brian e tornando a raggomitolarsi su se stesso, incrociando le braccia al petto per non farle più vedere ai suoi amici, che in quel momento in realtà gli apparivano come i suoi peggiori nemici.

Un attimo dopo si sentì sollevare da terra e due secondi dopo si ritrovò sbattuto contro una delle colonne del pontile, con Jimmy che lo fissava talmente arrabbiato che anche in quello stato si rese conto che avrebbe fatto bene ad avere paura.

‘Ascoltami molto bene Baker’ iniziò Jimmy, serissimo ‘Tu adesso chiudi il becco e torni a casa con noi... e non te lo sto chiedendo, ti sto solo dicendo quello che farai... del resto ne discutiamo con molta calma dopo, ma ora tu vieni con noi, chiaro? E che non ti salti in mente di dartela a gambe o giuro che appena ti metto le mani addosso ti fratturo il tuo adorato polso sinistro’.

Zack annuì debolmente, aveva voglia di urlare a Jimmy di lasciarlo in pace e di andare a quel paese insieme agli altri, ma non sarebbe stata una buona mossa, conosceva il suo amico e sapeva quanto male poteva fare se si arrabbiava sul serio e lui non era in condizioni di difendersi.

Inoltre, Jimmy aveva minacciato l’unica cosa a cui teneva: suonare era la sola cosa che ancora amava davvero fare e infatti le sue chitarre erano l’unica cosa che non si era ancora venduto per procurarsi i soldi per le dosi giornaliere, né aveva intenzione di farlo.

A quel gesto, Jimmy lo prese per il polso e se lo trascinò letteralmente dietro, con Matt e Brian che li seguivano per evitare che Zack finisse a terra, come al solito si reggeva a malapena in piedi.

Quando furono arrivati a casa del ragazzo, Zack fu quasi grato a Brian per averlo tirato giù dalla macchina al posto di Jimmy, in quel momento il batterista non era la persona con cui aveva più voglia di avere a che fare, non che avesse voglia di avere a che fare con nessuno, ma Brian era decisamente il male minore.

Matt decise di restare al piano di sotto con il padre di Zack e Johnny per spiegargli la situazione, mentre Jimmy e Brian portarono, non senza fatica, Zack in camera sua.

Il ragazzo sperava che finalmente lo avrebbero lasciato in pace, tutto quel movimento non gli aveva fatto per nulla bene, voleva solo raggomitolarsi sotto le coperte e dormire.

Ovviamente era sperare troppo.

‘Che cazzo pensi di risolvere così Zack?’ tuonò Brian.

‘Sono cazzi miei’ ribatté lui, mettendosi a sedere sul letto e tenendo lo sguardo fisso a terra.

‘Sono cazzi di tutti Zack, così sputtani anche la band, quindi sono anche cazzi nostri se permetti’ gli rispose Jimmy, evidentemente furioso.

‘Non me ne fotte un cazzo della band, ok?’ gli urlò contro Zack, stava cominciando a perdere il controllo e infatti quasi non si rese conto di aver preso una bottiglia vuota nascosta vicino al suo letto e di averla lanciata contro i due, che la evitarono per un soffio e si fissarono a vicenda sbigottiti.

‘Zack, non risolvi niente così, lo vuoi capire, cazzo?’ disse Brian dopo qualche istante, avvicinandosi di qualche passo a lui ‘Così non risolvi nulla... e Lexy morirebbe se ti vedesse così’.

Zack perse il controllo.

Il nome di Lexy era l’unica cosa che poteva fargli perdere il controllo, Brian aveva decisamente fatto un passo falso.

Quasi nemmeno si rese conto di averlo spinto violentemente, urlandogli che lui non capiva un cazzo.

Il resto successe rapidamente: Brian perse l’equilibrio, cadde indietro e la gamba sinistra finì addosso a una scheggia di vetro della bottiglia che aveva frantumato contro il muro poco prima.

‘Cazzo Bri!’ urlò Jimmy, andando subito a soccorrere l’amico, che si guardava la gamba sanguinante inorridito.

‘Che diavolo... oddio’ disse Matt, entrando nella stanza seguito da Johnny e dal signor Baker.

‘Portatelo di sotto’ disse ai ragazzi riferendosi a Brian, decidendo per il momento di ignorare il figlio, che nel frattempo era rimasto immobile sul letto.

Matt e Jimmy aiutarono Brian a mettersi in piedi, mentre il ragazzo cercava di stringere i denti e sopportare il dolore quanto bastava per arrivare in salotto, faceva un male fottuto.

Nessuno rivolse uno sguardo di più a Zack, che ne fu felice: sebbene nel suo inconscio ci fosse una minuscola vocina che gli diceva che avrebbe dovuto sentirsi in colpa e preoccuparsi per Brian, tutto quello a cui riusciva a pensare era che finalmente lo avevano lasciato in pace.

Si raggomitolò sul letto, cercando a tastoni il lenzuolo, aveva ancora un freddo assurdo nonostante i trenta gradi che la sua radiosveglia sosteneva ci fossero nella stanza.

 

Zack non rivide né Jimmy né Brian per una settimana intera.

Non che ne fosse sorpreso, Jimmy era amico di tutti, ma Brian era sempre stato il suo migliore amico, era logico che ce l’avesse a morte con Zack per quello che aveva fatto.

Il piccolo dettaglio era che a Zack di tutto ciò non importava assolutamente nulla.

Aveva passato quella settimana quasi sempre chiuso nella sua stanza, a parte le tre volte in cui era riuscito a scappare dalla finestra della camera e del bagno.

Tutte e tre le volte Matt e Johnny lo avevano puntualmente ritrovato, ma lui aveva comunque raggiunto il suo scopo, aveva una scorta di dosi, per almeno una settimana poteva anche starsene chiuso in casa.

Certo, aveva dovuto vendere il telefonino, ma non è che ultimamente quell’aggeggio lo usasse molto, anzi, un modo in meno per gli altri di rompergli le scatole.

Fu sorpreso di sentire la voce di Jimmy al piano di sotto quel pomeriggio, non pensava che lo avrebbe rivisto, anzi, in realtà ci sperava, era così convinto di aver eliminato due dei suoi problemi, ora doveva ricominciare.

Non voleva più avere nessuno intorno, se non gli fossero stati così addosso se ne sarebbe già andato  da un bel pezzo.

Si consolò pensando che almeno Brian non era più un problema, di sicuro non avrebbe rimesso piede in casa sua dopo la settimana precedente.

Fu esattamente a causa di quel pensiero che per poco non volò giù dal letto quando vide entrare suo padre seguito dai suoi quattro amici, Brian incluso.

‘Le cose andranno così Zack’ esordì suo padre ‘O lo capisci da solo che devi smettere o passiamo alle maniere forti... nel frattempo scordati di uscire di qui’ finì l’uomo.

Zack non lo degnò di uno sguardo, ormai erano giorni che tutti gli ripetevano la stessa cosa, non ci faceva nemmeno più caso.

Tuttavia fece caso a quello che successe dopo.

Suo padre uscì dalla stanza, mentre Jimmy e Matt si avvicinarono a lui e Zack non capì subito il perché, ma dopo vide Johnny e Brian avvicinarsi al suo armadio.

Si ricordò immediatamente che loro sapevano benissimo del doppiofondo e cercò di scattare verso di loro, prontamente bloccato da Jimmy e Matt, che lo fecero risiedere sul letto, impedendogli di alzarsi.

Zack li insultò, tirò calci, fece di tutto, ma ciò non impedì ai quattro di lasciare la stanza con la sua preziosissima scorta.

Quando se ne furono andati, si lasciò cadere di fianco al letto, prendendosi la testa fra le mani: era nei casini, aveva ancora qualcosa nascosto nella chitarra, ma poteva durare al massimo per un paio di giorni.

Doveva uscire di casa il più presto possibile.

Decise di aspettare la sera, quando suo padre si fosse addormentato sarebbe stato decisamente più facile sgattaiolare fuori.

 

Quattro giorni dopo, Zack stava per impazzire.

Non solo gli avevano portato via quasi tutto, ma ora i suoi amici gli facevano anche la guardia.

La prima notte in cui aveva cercato di scappare di casa, si era trovato Jimmy e Brian fuori dalla porta e quando aveva cercato di calarsi dalla finestra, aveva scoperto che Johnny e Matt erano in taverna, di modo da poterlo cogliere in flagrante grazie alla portafinestra, davanti alla quale doveva necessariamente atterrare.

Era così da quattro giorni.

All’inizio aveva sperato di poter tentare la fuga di giorno, ma c’era suo padre, inoltre i ragazzi si davano il cambio, mentre gli altri dormivano o facevano altro almeno uno di loro restava lì.

Sembrava di stare in un carcere e a Zack non piaceva per niente.

Aveva dovuto drasticamente cambiare le proprie abitudini, se voleva che le dosi che aveva durassero doveva assolutamente ridurle e la cosa lo stava facendo andare fuori controllo.

Passava le giornate e soprattutto le notti a urlare insulti di ogni tipo contro quelli che una volta considerava i suoi migliori amici e che ora, ai suoi occhi, erano i peggiori nemici che avesse mai avuto, senza contare che in camera sua l’unica cosa ancora integra erano le sue chitarre, infatti nei momento peggiori, quelli in cui moriva dalla voglia di una dose sapendo benissimo che non poteva averla, cominciava a spaccare tutto quello che gli capitava a tiro.

Era sorpreso che la porta non fosse ancora caduta, l’aveva presa a calci talmente tante volte, così come il letto, l’armadio, persino il muro, qualsiasi cosa.

In quel momento in particolare stava sdraiato sul letto, a pancia in giù, cercando di tornare a respirare in maniera regolare, stringendo le lenzuola come se da essere dipendesse la sua stessa vita.

Aveva bisogno di una dose, ma era l’ultima che gli era rimasta, dannazione.

Prima o poi avrebbe ceduto, ma voleva rimandare il più possibile, non appena avesse avuto l’occasione di levarsi dalla sorveglianza cui era sottoposto avrebbe potuto finalmente concedersi quella piccola ricompensa.

Si mise a sedere di scatto, lanciando il cuscino contro la finestra: non ce la faceva più, era una vera e propria tortura.

L’unica volta in cui aveva effettivamente parlato con gli altri, i ragazzi e suo padre erano stati chiari: se vuoi uscire devi smettere, altrimenti te ne stai dentro e smetti comunque.

Potevano scordarselo.

Si alzò in piedi, aveva bisogno di andare in bagno, erano le uniche volte in cui usciva dalla sua stanza ormai e ringraziando il cielo nessuno pretendeva di seguirlo anche lì dentro, in quel caso altro che lanciare bottiglie, avrebbe veramente perso il controllo.

Vide Brian seduto in anticamera e Zack distolse immediatamente lo sguardo, non aveva la minima intenzione di interagire con nessuno, soprattutto con lui.

Tuttavia notò come sempre la benda sul polpaccio sinistro e quella fastidiosa vocina, che nonostante tutto ogni tanto si faceva sentire, gli ricordò che era colpa sua.

Al diavolo stupida vocina buona, Brian stava chiaramente bene, quindi non erano problemi suoi.

Chiuse la porta dietro di sé e si mise nella vasca: in realtà non aveva bisogno di usare il bagno, aveva semplicemente bisogno di cambiare aria.

Mentre fissava il soffitto si rese conto che c’era qualcosa di diverso.

Sapeva per certo che Matt e Jimmy non c’erano, li aveva sentiti andare via mezz’ora prima, Brian era lì fuori e in quel momento sentiva distintamente suo padre e Johnny parlare in taverna.

Questo significava che se si fosse calato dalla finestra del bagno avrebbe potuto scappare senza troppi problemi dal cancello principale.

Sorrise a quella prospettiva, era quasi incredulo, davvero erano stati tanto sprovveduti?

Beh, buon per lui.

Aprì la finestra cercando di non fare rumore, ma si rese conto che non aveva nulla con cui calarsi.

Poco male, il salto non era dei peggiori, valeva la pena rischiare, meglio che restarsene rinchiusi in casa controllato a vista come il peggiore dei criminali.

La caduta non fu esattamente indolore, ma una volta che ebbe realizzato di essere tutto intero si diresse a passo spedito verso il cancello.

Quando si ritrovò per strada, cominciò a correre per allontanarsi prima che Brian avesse il tempo di capire che ci stava mettendo troppo in bagno, sorridendo fra sé e sé: li aveva fregati e aveva pure dei soldi addosso, ormai aveva preso l’abitudine di tenerli sempre in tasca per evitare che gli portassero via anche quelli.

 Si diresse senza esitazioni nella zona di Luke, pensando che una volta che avesse fatto rifornimento, avrebbe cercato un posto dove comprare qualche bottiglia di alcool, ne aveva un bisogno quasi straziante.

 

La vita era meravigliosa, o almeno era quello che pensava Zack in quel momento, vagando alla cieca per Huntington con una bottiglia mezza vuota in mano, sorella di quella che si era scolato dieci minuti prima.

Aveva una dose in tasca, l’altra se l’era iniettata quasi subito, aveva malapena fatto in tempo a nascondersi in un vicolo tanto era impaziente.

Si fermò e si guardò intorno, notando che era arrivato fino al ponte.

Si sporse per guardare di sotto, pensando che il fiume era proprio bello.

In quel momento vide uno stormo di uccelli volare lì vicino e si ritrovò a pensare che sarebbe stato proprio bello volare.

Luke non diceva sempre che la sua roba era magica? Magari poteva anche farlo volare se era così magica.

Valeva la pena di fare un tentativo.

A fatica si mise in piedi sul corrimano in pietra, restando un attimo immobile per recuperare l’equilibrio.

‘Che cazzo fai Zack?’.

Il ragazzo nemmeno si voltò verso Brian, non ne aveva voglia.

Lui doveva volare.

‘Zacky, per l’amor del cielo!’ disse Matt, arrivando dietro di lui.

‘Io posso volare, lasciatemi in pace’ biascicò Zack, sporgendosi leggermente in avanti.

Brian e Matt non ci pensarono due volte, il cantante lo afferrò per i piedi e Brian lo resse prima che volasse indietro e cadesse a terra.

Servirono entrambi per tirarlo giù, Zack si lamentava e lottava coi due, sempre assolutamente convinto di poter volare.

‘Cazzo, è messo peggio del solito’ commentò Matt, riuscendo finalmente a bloccare Zack a terra, non gli piaceva farlo, ma sembrava essere l’unico modo per farlo stare fermo.

‘Portiamolo a casa, poi ne parliamo’ disse Brian, aiutando Matt a mettere in piedi Zack e dirigendosi verso l’auto del cantante, parcheggiata poco distante.

 

I ragazzi e il padre di Zack si trovavano nel salotto di casa Baker, avevano portato il ragazzo di sopra, lasciandolo praticamente incosciente sul suo letto e ora dovevano decisamente prendere una decisione di quelle serie.

‘Non si può continuare così... alla fine ci fregherà sempre e non arriveremo sempre in tempo’ disse Matt, rompendo il ghiaccio.

‘E poi lui non ne vuole sapere di smettere, quindi continuare così è inutile’ continuò Jimmy.

‘Credo che l’unica soluzione sia portarlo da qualcuno specializzato’ intervenne il padre di Zack, che da quando aveva saputo dove Matt e Brian avevano trovato suo figlio aveva detto a malapena una parola.

I ragazzi annuirono: aveva ragione, avrebbero voluto evitarlo, ma un centro specializzato sembrava l’unica soluzione, soprattutto perché era evidente che il padre di Zack non avrebbe retto ancora per molto.

D’altronde aveva dovuto sopportare in poco tempo la sparizione della figlia e la visione del figlio autodistruggersi, erano due cose che insieme potevano tranquillamente uccidere anche il più forte degli uomini.

‘Credo che abbia ragione’ disse infine Brian.

‘Allora devo fare una telefonata’ disse l’uomo, poi si diresse verso la cucina per telefonare, non prima di aver ringraziato un’altra volta i ragazzi per tutto quello che avevano fatto, senza di loro era certo che avrebbe già perso anche Zack da molto tempo.

Una volta rimasti soli, i quattro rimasero in silenzio, finché Brian non ricominciò a parlare.

‘Stava per saltare giù, cazzo’.

Tutti annuirono di nuovo, non c’era bisogno che Brian continuasse la frase: stava per saltare giù, se lo avesse fatto non avremmo più il nostro migliore amico.

Il rischio era stato talmente concreto che nessuno voleva pensarci.

‘Lo riportiamo indietro... non so ancora come, ma cazzo, lo riportiamo indietro’ disse Matt.

Nessuno rispose, ma l’espressione sui loro volti parlava chiaro: Zacky lo avrebbero riportato indietro, non avrebbero lasciato che arrivasse a distruggersi, non potevano permetterlo.

   
 
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