Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Daphne_Descends    08/12/2011    2 recensioni
Andrea e Camilla non sono mai stati destinati a stare insieme.
Andrea non ha mai amato Camilla e Camilla non ha mai amato Andrea.
Andrea e Camilla sono sempre stati vicini, ma distanti.
E i loro sguardi hanno sempre detto più verità di loro.
[Torre dei cliché: #98, Partenza e/o ritorno]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scritta per la community clicheclash

 
 

Titolo: Never meant to be together
Cliché: #98. Partenza e/o ritorno (Casual cliché)
Fandom: Originale
Rating: G



Il suo nome è Camilla e abita nella mia stessa via da almeno dieci anni.
Dieci anni fa frequentavamo lo stesso gruppo, ci trovavamo ogni tanto a pranzare insieme la domenica e uscivamo tutti i pomeriggi.
Dieci anni fa eravamo amici.
Camilla e suo fratello erano quelli che vedevo più spesso e non sempre ne ero contento. Lui era pesante e le sue battute non facevano mai ridere. Lei era più divertente, un po’ timida, ma simpatica, però non era bella e solare come Beatrice. Era alta e incredibilmente magra, il suo naso era troppo lungo, il seno completamente piatto e aveva sempre qualche brufolo arrossato. Non era bella e non era l’anima della festa. Solo quando conosceva bene qualcuno si apriva davvero e diventava più facile passare del tempo con lei.

 
Con il passare degli anni il nostro gruppo si è sfaldato e ognuno di noi ha preso la sua strada. Dev’essere stato in quel momento che Camilla è rimasta da sola. Per lei non è mai stato facile fare amicizia, ma a nessuno è importato, perché ognuno aveva i suoi pensieri e i suoi problemi e, in verità, a nessuno importava di lei, perché lei era la prima a cui non importava. Era lei a non provarci e lasciarsi trascinare.

 
Vedevo Camilla tutti i giorni alla fermata dell’autobus, prendevamo la stessa linea, come molti altri. Parlavamo e ridevamo ancora tutti insieme, ma la distanza tra di noi continuava ad aumentare, senza che riuscissimo a vederla.
Camilla è sempre stata una presenza silenziosa nella mia vita. Era lì, accanto a me, ma allo stesso tempo era lontana mille chilometri. Mi piaceva parlare di niente insieme a lei, per soli pochi minuti, prima di proseguire con la mia vita, vita che non includeva lei.

 
Fu quando avevo sedici anni, che Camilla iniziò a cambiare. Parlava leggermente di più, era un po’ più allegra e spesso sorrideva. Le sue forme iniziavano a riempirsi e i suoi brufoli arrossati venivano maldestramente coperti dal fondotinta. Mi accorgevo di queste cose anche se non le prestavo molta attenzione e la guardavo solo di sfuggita, perché a confronto con le altre ragazze dell’autobus lei era ancora una bambina, nemmeno tanto bella.
Poi, un giorno di dicembre arrivò con i capelli colorati di rosso scuro. Disse che non era tinta, ma henné e che sarebbe andato via dopo un po’. Ma sorrideva e ringraziava chi le faceva i complimenti e, dio, quel colore sembrava creato apposta per lei.
Il giorno della sua foto di classe si truccò appena e i suoi occhi verdi risaltavano come non mai e per quanto ci provai non riuscii a distogliere lo sguardo. Stava bene, truccata così, e glielo dissi.
Notai appena le sue guance arrossarsi, perché ero troppo distratto dai suoi occhi, a cui non avevo mai prestato davvero attenzione.
Dal giorno dopo Camilla iniziò a truccarsi ed essere più allegra, ma io feci finta di niente, perché avevo il sospetto di piacerle e non volevo avere rogne. Perché per quanto Camilla stesse diventando più carina, non era il mio tipo. Io preferivo le ragazze divertenti ed estroverse, quelle che hanno tanti amici e nessun problema a dire la loro.
Ebbi un paio di storie, ma Camilla non disse niente ed io non mi aspettavo sul serio che dicesse qualcosa, perché non sarebbe stato da lei. Continuava a sorridere come sempre ed iniziai a credere di essermi completamente sbagliato, ma una parte di me fece un sospiro di sollievo, perché non volevo piacere a Camilla.
Poi lei finì il liceo e non salì più sull’autobus, l’anno dopo io iniziai a lavorare e da allora non ci siamo più visti, tranne che per le sporadiche volte in cui ci siamo scambiati un saluto veloce passando per strada.

 
Da allora ho sempre continuato a pensare a lei.
Camilla è introversa e non parla molto. La sua espressione è dura e distante, niente sembra toccarla. Non ha veri amici, passa il suo tempo libero in casa e non la vedo quasi mai uscire.
So che frequenta l’università e l’oratorio, che conosce quasi tutti i bambini del paese e loro conoscono lei e l’adorano. E’ una ragazza responsabile, ma un po’ pigra. Non saluta mai per prima, ma quando lo fai tu, lei ti ripaga sempre con un sorriso.
Camilla è diventata una ragazza carina. E’ ancora magra, con poco seno e il naso grosso, ma i suoi fianchi sono morbidi, le sue gambe lunghe e la pancia piatta. La sua pelle è più pulita e i suoi occhi verdi sono incorniciati da ciglia lunghissime. I suoi capelli non sono più rossi, ma il sole li fa brillare di una sfumatura bronzea che cattura lo sguardo e non lo lascia più. La sua bocca è fatta per essere baciata e quando sorride tutto sembra diverso. Per molti è carina, ma per me è bellissima.

 
Non ho mai amato Camilla, ma ammetto di avere avuto negli anni, e forse anche adesso, una piccola cotta per lei. E’ quella ragazza che non si può mai raggiungere, ideale, troppo anormale per vivere una storia normale.
Camilla passa inosservata e in pochi le si avvicinano, ma chi lo fa ha la possibilità di entrare per sempre nel suo cuore. Perché quando per lei diventi qualcuno, lo resterai fino alla fine.

 

Quando la incontro per strada la saluto senza staccare gli occhi dai suoi, perché i suoi occhi sono la cosa che mi piace di più. Se la guardo negli occhi mi sembra che il tempo non sia mai passato e che non ho mai sprecato gli anni che abbiamo passato insieme.

 
Oggi Camilla ha ventiquattro anni e sta partendo per l’America.
Ho sentito che andrà a studiare all’estero, in California, e non so quando tornerà, o se tornerà.
Abbiamo abitato vicini per undici anni, siamo stati amici per cinque e conoscenti per sei.
L’ho vista crescere, l’ho sentita ridere e parlare, mi ha sorriso, mi ha guardato, potrei dire che abbiamo addirittura flirtato in un paio di occasioni. Le sono stato vicino, ma non l’ho mai toccata, accarezzata, consolata o rassicurata, non l’ho mai baciata e l’ho lasciata andare. Fin dall’inizio me la sono fatta scappare, perché ero troppo stupido per vedere quello che era sempre stato davanti a me.
Solo una piccola parte di me rimpiange il passato. Perché so che io e Camilla non siamo mai stati destinati a stare insieme, eppure siamo sempre stati anime gemelle.
E’ il modo speciale in cui i nostri sguardi si incontrano e non si lasciano. E’ il modo in cui lei è sempre nella mia mente, in un angolino in disparte, ma sempre presente. E’ il modo in cui a volte la immagino al mio fianco, al posto di qualcun’altra. E’ il modo in cui compare nei miei sogni nel momento più inaspettato e mi sento felice. E’ il modo in cui il mio cuore fa male quando mi rendo conto che la realtà è diversa.
Ma la verità è che non siamo mai stati destinati a stare insieme, a dispetto del filo che ci unisce e nonostante io sappia che è lei l’altra metà di me.

 
E oggi Camilla parte per l’America, fa un altro passo, da sola, lontana da me e da tutto quello che avremmo potuto essere.
Non ho idea di quali siano i suoi desideri, i suoi sogni o le sue paure, non conosco la donna che è diventata Camilla, ma so che anche lei, infondo, la pensa come me.

 
E adesso io la guardo da lontano, mentre scende le scale, seguendo suo padre e la sua valigia. E’ nervosa ed emozionata, non smette di sorridere e il sole del mattino le illumina d’oro e di bronzo i capelli lunghi.
La osservo per quella che sarà forse l’ultima volta, cercando di imprimermi la sua immagine nella mente, a memento della nostra adolescenza ormai passata. E mi rendo conto che la Camilla che ho sempre conosciuto sta per svanire del tutto. Così come il nostro passato e tutte le occasioni perse e sprecate.
La osservo mentre apre la portiera della macchina e si gira verso casa mia, come ha sempre fatto, quasi sperando di riuscire a scorgermi, almeno per un istante.
Incrocio il suo sguardo e non riesco a vedere altro, come se tutti i metri che ci separano in realtà non siano altri che pochi centimetri.
Non vedo il suo sorriso appena accennato, perché i suoi occhi verdi riempiono la mia vista, la mia mente e il mio cuore.
Il tempo riprende a scorrere e lei sale in macchina, chiudendo con un colpo secco la portiera dietro di sé. Poi l’auto parte, gira in fondo alla via e lei scompare.
Se n’è andata, questa volta è andata davvero.
Mi volto e torno in casa, pronto a riprendere la mia vita come ho sempre fatto.

 
Non ho mai amato Camilla, ma lei è stata una delle persone più importanti. Mi ha accompagnato per dieci anni lungo la strada della vita, ha affollato i miei pensieri, i miei sogni, e occuperà per sempre un angolo del mio cuore. Anche se non l’ho mai amata, anche se non è mai stata mia.
Un giorno forse tornerà con un ragazzo, un marito, un compagno al braccio, l’aria soddisfatta e il sorriso più bello del mondo sulle labbra. E quel giorno forse mi fermerò a guardarla ancora una volta. Ma non avrò rimpianti e non ne avrà lei.

 
Perché non siamo mai stati destinati a stare insieme.
Questa è la sola ed unica verità.

 

 

 

 

N/A: So che il cliché non ha un ruolo centrale, ma questa oneshot mi è venuta di getto e non ho potuto fare altro che mettermi a scriverla. E' leggermente diversa dal mio solito stile, però sono contenta di averla scritta, qualunque sia il risultato. Se volete lasciarmi un commento, sappiate che mi fa soltanto piacere!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Daphne_Descends