SALICE PIANGENTE
Sto
seduto sotto questo salice piangente da ore.
Non
ho mai pensato che mio fratello Percy potesse provare dolore. Quel genere di
dolore, che ti distrugge e lentamente ti porta via...nel buio profondo alla
ricerca della morte.
Sono
state le sue strazianti urla cariche di disperazione che mi hanno fatto
uscire...Che mi hanno fatto rifugiare sotto quest’albero.
Ci
sono una miriade di se che volteggiano nella mia testa.
Se
non si fosse fidanzato con Penelope.
Se
non fosse diventato il segretario del ministro.
Se
la sua ragazza non fosse rimasta incinta.
Se
non ci fosse stato Voldemort...
Ma
è inutile.
Ci
sono state tutte queste cose, e altre ancora.
Ma
ora, quello che piange nella cucina avvinghiato alle gambe di nostro padre, è
solamente mio fratello.
Non
è Penelope, o qualsiasi altra persona...È Percy.
Il
fratello che non avrei mai voluto.
Il
fratello che ho detestato.
Il
fratello che volevo dimenticare.
È
lui che ora vorrei vedere sorridere.
Vorrei
vederlo correre nel giardino e buttarsi per terra, come raramente ha fatto.
Ma
anche questo è impossibile.
C’è
solo una soluzione, ma papà si rifiuta.
Non
vuole togliergli la memoria.
Percy
però sta scomparendo piano, piano... E io mi nascondo dal suo sguardo.
“Fred...”
è George che si avvicinato a me, “...Papà l’ha fatto...” si siede
accanto.
Nella
mano sinistra ha un fiala ripiena di pensieri.
“Mi
ha detto di nasconderla, di portarla il più lontano possibile...” nasconde il
viso tra le braccia incrociate, “Non vuole vedere il suo più grande reato.”
Annuisco.
“Fred?”
George mi guarda con un occhio seminascosto, il colore verde acqua sembra più
acceso che mai.
“Si?”
la mia lunga frangia nasconde le mie iridi blu, lui fa un mezzo sorriso, “La
nascondi tu per favore?”
La
bottiglietta dalla sua mano scivola lentamente sul prato verde. La guardo con un
misto di apatia e timore.
La
sfioro con la pallida mano sinistra.
Esito.
Insicuro
di riuscire a portar a termine quella piccola missione.
Infine
la prendo.
Mille
se vorticano ancora più velocemente nella mia mente.
Ma solo una domanda viene più volte urlata nel mio silenzio.
“E se Penelope non fosse morta?”
Lo
sussurro al vento, ma George mi ha sentito. Lo vedo muoversi lentamente, i suo
occhi sono chiusi.
I
capelli sembrano di fuoco ora che i primi raggi del sole iniziano a riscaldare
la terra.
Sospira.
Lentamente
m’allontano dal salice piangente.
“Non
lo so!” esclama, appoggiando le labbra sulle ginocchia.
Le
sue splendidi iridi che mi fissano.
Lo
saluto con un falso sorriso, e m’avvio verso la strada di campagna che porta
nei campi di grano.
So
che questa è la fine.
La
fine di mio fratello Percy.