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Autore: _Billieve Yourself_    09/12/2011    2 recensioni
Mia seconda fanfiction, ormai ci ho preso la mano U.U
Che dire sulla storia? Beh, che quando l'ispirazione arriva non si può far niente, ti prende e ti rompe le scatole finchè non la soddisfi. E Billie Joe, in questa storia, lo sa bene.
Recensite in tanti! :D
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17 July 2003, 3:16 p.m.-
 
Idiota. Si, tu cammini per strada con il cellulare a palla e la tua House che rompe i coglioni a tutti.
Idiota. Si, tu che avrai si e no 14 anni e forse risulteresti più vestita con un bikini addosso, piuttosto che così.
Idiota. Si, tu, madre rincoglionita, che non ti accorgi degli sguardi da troia che tua figlia lancia ad ogni ragazzo che vede. Me compreso, e io ho 31 anni.
Idiota. Si, tu che stai chiedendo ai tuoi di comprarti un cellulare nuovo, perché il tuo è “già vecchio di sei mesi”.
Idioti, idioti, idioti. Questa è l’America, gente. Quella che tutti credono il Paradiso non è altro che un ammasso di idioti.
Gente ipocrita, senza cervello, che passa le giornate a farsi abbindolare dalle stronzate propinate dalla tv.
“Hey, si, dico a te, seduto in poltrona. Lo vedi questo cellulare? Bene, corri a comprarlo. È uguale a quello che hai già. Cambia solo il colore e il fatto che te lo consigliamo noi. SPENDI!” Praticamente le pubblicità ti dicono questo. Sotto le mentite spoglie, però, di un gadget che NON PUOI NON AVERE.
Chi è l’Idiota Americano? Che cosa rappresenta? Che cosa fa? Niente. Ecco la risposta a tutte e tre le domande. NIENTE.
E io non voglio essere niente. Io voglio essere qualcuno. Qualcuno che abbia le palle per andare a dire in faccia alla gente quello che pensa. Anzi, no. Voglio essere qualcuno che dica alla gente di pensare. Di aprire gli occhi e guardarsi intorno.
 
18th July 2003, 11:34 a.m.-
 
-E ora ascoltiamo le parole del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush.-
Eccolo. Lui è l’Idiota Numero Uno. Quello che ci sta portando al collasso. Quello che sta mandando a puttane ogni cosa. E che se ne fotte di star mandando a puttane anche noi. Ma io non ci sto. Io a puttane ci voglio andare perché voglio, non perché uno stronzo mi costringe.
Tu, idiota. Tu parli, parli, ma, secondo me, non sai neanche tu ciò che stai dicendo. Perfino tu non credi a quello che dici. Tu non fai niente per fermare tutta questa merda. No, tu la incoraggi questa merda.
Una persona è costretta a pagare cinquemila dollari per essere ricoverata in un cazzo di ospedale. Ma la sai la differenza tra te e un muratore? Beh, a te i soldi escono dal buco del culo. Un muratore non arriva a fine mese.
Dio, quanto ti odio. E tu dovresti rappresentarmi? No. Tu rappresenti solo il prototipo della persona IDIOTA.
Muori, Bush.
 
20th July 2003, 11:56 p.m.-
 
-Billie, abbiamo bisogno di nuove canzoni. Le altre ce le hanno rubate, ricordi?- Mike mi parla, ma io non sento.
-Mike… Chi è l’Idiota Americano, secondo te?- Non lo guardo in faccia, ma è come se lo vedessi. Sguardo stralunato, della serie “Ma che cosa ti sei fumato, Billie Joe?”.
-Billie, ma che cazzo di domande mi fai? Cioè, io ti dico che ci serve una cazzo di canzone e tu ti metti a fare domande insensate? Mi spiace, ma qui l’unico idiota sei tu!- Sorrido, assente.
-Beh, io non voglio essere un Idiota Americano, Mike. Proprio no. E lo voglio far sapere al mondo.- Mi alzo, ignorando le proteste di Mike, che ancora cerca una risposta alla domanda che mi ha fatto. Oh, Mike, ti arriverà la risposta, molto presto, vedrai.
Uscito dallo studio di registrazione, torno a casa. In testa, ho solo una frase, “Non voglio essere un Idiota Americano.”
Entro in casa e mi dirigo nel mio studio. Prendo un foglio e lascio che la matita che ho in mano vi corra liberamente sopra.
 
21st July 2003, 1:24 a.m.-
Si, sto ancora scrivendo. Scrivo e cancello, scrivo e cancello. Le parole vengono fuori come un fiume in piena, disordinate, senza senso.
NON VOGLIO ESSERE UN IDIOTA AMERICANO.
 
21st July 2003, 3:41 a.m.-
 
Le palpebre si fanno pesanti. La mano trema. Il foglio è leggermente sfocato. Ma le parole continuano ad uscire. Ormai, ho questa frase tatuata nel cervello.
NON VOGLIO ESSERE UN IDIOTA AMERICANO.
 
21st July 2003, 3:56 a.m.-
 
-Amore, non ti conviene riposarti un po’?- Non rispondo, sto ancora scrivendo. Sento Adrienne avvicinarsi, le sue mani delicate posarsi sulle mie spalle contratte e massaggiarle. Un brivido mi corre lungo la schiena, non ha nulla a che fare con le parole che sto scrivendo, però. Sorrido. Adrienne è l’unica che riesce a farmi distrarre mentre compongo.
Posa le labbra sul mio collo. Un altro brivido, più forte.
-Ti amo, Adie.-
-Anche io ti amo, Billie. Cerca di dormire un po’, però, ok?-
Annuisco, voltando il viso quel tanto che basta per sfiorarle le labbra con un bacio. Poi, lei esce e chiude la porta.
Siamo di nuovo io e quella maledetta frase. Per Adie, per i miei figli, per Mike e Trè, cazzo, io NON VOGLIO ESSERE UN IDIOTA AMERICANO.
 
21st July 2003, 5:37 a.m.-
 
Ho finito. Intorno a me, per terra, sulla scrivania, nel cestino, appallottolati, decine di fogli con frasi sbagliate, cancellate, riscritte.
Davanti a me, lui. Il foglio con sopra, finalmente, il frutto di sei ore di lavoro. Posso anche andare a dormire, ora, no?
Mi alzo e mi dirigo in camera da letto. Faccio per coricarmi accanto a Adie, che dorme tranquilla, quando sento il mio cellulare vibrare.
-Mike? Che cazzo vuoi a quest’ora del mattino?-
-Alza il culo dal letto e vestiti. Ho già avvertito Trè. In studio di registrazione tra un’ora.-
Chiude la telefonata, lasciandomi a bocca semiaperta, con una gamba già sotto il lenzuolo.
Ok. Mike è un idiota.
 
21st July 2003, 6:02 a.m.-
 
-Adie? Amore?-
-Mmmh… Billie, cosa c’è?-
-Vado in studio. Ci vediamo per pranzo. Dormi, ora.-
La bacio delicatamente, desiderando poterle stare accanto di più. Poi, afferrato il foglio con sopra il testo, esco nella frizzante aria mattutina.
Cristo fottuto, che sonno che ho.
 
21st July 2003, 6:30 a.m.-
 
Entro in studio di registrazione. Vedo Trè intento a fare il giocoliere con le bacchette della batteria. Mike fissa il vuoto davanti a sé.
Mi dirigo verso di lui a passo spedito, con un’energia che di sicuro, in questo momento, non mi appartiene. Mi fermo davanti a lui, aspettando che alzi lo sguardo. Lo fa.
-Ciao, BJ. Stavo dicendo a Trè che, in effetti, non possiamo obbligarti a scrivere, se non sei ispirato. Possiamo rimandare l’uscita del nuovo album, se vuoi, così riuscirai a scri…-
-Tieni, leggi. Buonanotte.- Gli schiaffo in mano il testo e mi dirigo verso il divanetto nero che c’è contro il muro.
-“Don’t wanna be an American Idiot… Don’t want a nation that’s under the new mania… And can you hear the sound of histeria? The subliminal mind Fuck America.” Wow, Billie, sembra buono! Davvero, cazzo, è perfetto! Lo suoniamo?-
Ma non può pretendere troppo. Cazzo, io sto già dormendo.
 
28th July 2003, 4:27 a.m.-
 
Apro gli occhi di scatto. È notte, io sono nel mio letto. Adrienne dorme, appoggiata al mio petto. Sembrerebbe tutto normale, a vederlo così. Ma no, sento qualcosa di strano…
Furia. Amore. Chi sono io? Mio padre e mia madre si amavano, MI amavano quando mi hanno dato alla luce. La mia adolescenza? Mi odiava. Era furiosa con me. Ecco cosa.
Io sono il figlio della furia e dell’amore.
Ero un adolescente strano. Quelli che mi conoscevano mi vedevano come una sorta di punto di riferimento, per la droga, per tutto. Mi vedevano come un “Gesù”. Di periferia, però.
Io sono il figlio della furia e dell’amore, il Gesù di periferia…
Io sono il figlio della furia e dell’amore, il Gesù di periferia.
IO SONO IL FIGLIO DELLA FURIA E DELL’AMORE, IL GESU’ DI PERIFERIA.
Oh, Dio. No, no, no, no, ti prego… HO SONNO! Non ora…
IO SONO IL FIGLIO DELLA FURIA E DELL’AMORE, IL GESU’ DI PERIFERIA.
Ma vaffanculo. Ecco, ci risiamo. Dove cazzo ho messo i fogli e la matita?
 
 
  
  
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