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Autore: _Benny_    09/12/2011    1 recensioni
Un luogo dove ognuno è messo alla prova.
Qualcuno che aspetta da tempo di essere svegliato.
Due persone, Sora e Axel, che hanno entrambe avuto a che fare con lui e non se lo ricordano.
Può un posto, dove ricordi e illusioni dominano ogni cosa, riuscire a far riscoprire un legame, dimenticato col tempo, ma mai spezzato?
Possono Sora e Axel sentire che, da qualche parte nell'oblio, Ventus sta ancora aspettando?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Axel, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Chain of Memories, KH 358/2 Days
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Nuovo delirio scaturito da una lezione di fisica parecchio noiosa(e inutile). Ci avrò messo si e no mezz’ora a scriverlo, quindi non è che sia proprio elaboratissimo, ma mi è venuto fuori di getto e non ho saputo resistere^^ Non un capolavoro, ma un commentino, anche piccolo piccolo sarebbe molto, ma molto ben accetto^^
Ovviamente nessun personaggio da me descritto mi appartiene e Kingdom Hearts è proprietà della Square Enix.
Buona lettura^^

 
 
Axel


 
Non gli era mai piaciuto il Castello dell’Oblio, c’era troppo silenzio e il bianco assolutamente asettico, che dominava incontrastato in ogni angolo al suo interno, trasmetteva una sensazione di freddo e staticità non adatta al fuoco che gli divampava costantemente dentro.

 A lui piacevano i luoghi come Crepuscopoli: sempre viva, con il rosso del tramonto che rendeva ogni sfumatura più calda con mille riflessi dorati. Lì dentro invece lo snervava anche solo l’eco dei suoi passi nel corridoio deserto che stava percorrendo.

Eppure era solo da un paio di giorni che si trovava in missione, di solito cercava sempre di non sbilanciarsi e di mantenere un giudizio totalmente indifferente. Del resto non aveva altra scelta se non fare il suo lavoro, quindi tanto valeva sforzarsi di non essere catastrofisti.

 E invece in quest’ultimo compito c’era qualcosa che non gli era andato a genio fin dal primo minuto. Tanto per cominciare il fatto di dover fare l’infiltrato nella patetica ribellione di Marluxia. Davvero non capiva perché Xemnas la tirasse tanto per le lunghe, se aveva scoperto del tradimento perché fare tutta quella sceneggiata? Non sarebbe stato più semplice smascherarli e basta? Il fatto poi che a dover fare il lavoro sporco dovesse essere lui lo  frustrava ancora di più.

Ma non era realmente questo a preoccuparlo. In realtà sapeva che il motivo per cui il capo aveva scelto di mandare lui in quella particolare missione non era perché Xigbar, Xaldin o Saix erano troppo più in alto di lui per sporcarsi le mani, o perché Demyx era un inconcludente e Luxord un buontempone.

 No, il vero motivo è che aveva deciso di tenerlo lontano da Roxas.

 Perché mentre Xemnas lo considerava come un prezioso strumento di vittoria da plasmare a proprio piacimento, Axel aveva capito che era solo un ragazzo timido e confuso che sotto l’aspetto docile nascondeva la forza del vento furioso che spazza via qualsiasi cosa sulla sua strada e, per gli scopi di Xemnas, quel vento non avrebbe mai dovuto soffiare, per questo mirava a domarlo al più presto rendendolo una specie di automa, come aveva fatto con Saix. Non aveva potuto evitarlo allora e non poteva nemmeno adesso, pensò con tristezza.

Si sorprese di questa sua malinconia, non era un sentimento da Nessuno e ancora di meno lo era quello strano calore che aveva sentito all’altezza del petto quando lui e Roxas avevano riso insieme alla torre dell’orologio. Sapeva che non era possibile, che quello che provava non era altro che una mera illusione, il pallido riflesso di un’emozione che doveva aver provato chissà quanto tempo prima, quando aveva ancora un cuore.

 Eppure era piacevole, era come ritrovare qualcuno che si è perso di vista per tanti anni, qualcuno che sentiva essere stato simile al docile ragazzo biondo.

All’improvviso, mentre percorreva uno dei mille corridoi del castello si ritrovò a sorridere per la prima volta da quando aveva messo piede in quel posto infernale e per un breve, folle momento ebbe la netta sensazione che anche Roxas stesse ridendo, come se fosse stato insieme a lui in quel momento.

Era una percezione del tutto assurda, come se lo sentisse intorno a sé, nei pilastri del corridoio, nel pavimento, nei muri, nel bianco intorno a lui che adesso non era più così freddo e asettico.

 Per un istante, quando aveva pensato a Roxas, quando si era chiesto perché fosse così facile, quasi familiare, ridere e scherzare con lui anche se lo conosceva da poco più di una settimana, aveva avuto la sensazione che l’intero castello tirasse un sospiro di sollievo, come se fosse in qualche modo felice di non essere stato dimenticato.

 Ma era assurdo, Roxas non si trovava nel Castello dell’Oblio, non ci aveva mai messo piede e nemmeno lo aveva visto da lontano, eppure lui aveva l’impressione che fosse lì…
 


Sora



 
Il luogo in cui ottenendo si perde e perdendo si ottiene, così gli aveva detto quello strano uomo incappucciato.

 All’inizio le aveva giudicate parole senza senso, ma adesso cominciava a cambiare idea.

Era da quando avevano messo piede in quel posto che si sentiva oppresso, tormentato da qualcosa che non sapeva se si stesse nascondendo nella sua mente da tantissimo tempo e che adesso premeva per uscire, oppure se fosse qualcosa di sconosciuto che cercava a tutti i costi di entrare.

L’incontro con quella strana ragazza, Naminè, non aveva migliorato le cose. Aveva davvero creduto di aver ritrovato un ricordo perduto, poi un altro uomo in nero gli aveva detto che quel brandello di memoria non era altro che l’ennesimo anello di una catena di ricordi fasulla costruita ad arte dalla stessa Naminè.

Solo di una cosa era sicuro: in quel castello c’era qualcuno che soffriva, qualcuno che non era Naminè, né Riku, né tantomeno lui, ma in qualche modo quella malinconia gli era entrata dentro. Era una sensazione strana, era come sentirsi tristi e non sapere il perché, cosa del tutto strana per un carattere solare come il suo perché in fondo sapeva che quella era la tristezza di qualcun altro. Gli sembrava di esserci già passato, in uno stralcio di memoria troppo impreciso per essere ricordato, confuso e oscurato da frammenti di memoria di un’infanzia spensierata. Era una richiesta di aiuto quella che sembrava percepire, la stessa che probabilmente aveva percepito tempo prima. L’aveva accolta? Non se lo ricordava. Ma poi era davvero esistita o era un’altra illusione artificiale creata da Naminè?

E anche se fosse? Si chiese con un moto di stizza.

 Mille falsi ricordi non avrebbero mai cambiato il suo carattere e lui non era tipo da rifiutare aiuto a nessuno. L’avrebbe accettata, così come sapeva di averlo fatto in passato e come sapeva che avrebbe sempre fatto nel futuro.

 Perché era fatto così e non sarebbe cambiato mai.



 
Ventus
 
Attimi durati un’eternità, eternità passata nel giro di un attimo, il tempo aveva ormai perso importanza. Il suo cuore non era più spezzato, era suo, completamente, e allo stesso tempo inesorabilmente solo. Non aveva senso avere un’anima intera e non poterla dividere con nessuno.


Ciò che è diviso esiste per essere riunito e ciò che è unito esiste per essere diviso.

 Ma con chi?

 Non c’erano più né Terra né Aqua, nessuno sarebbe venuto a risvegliarlo, a fargli riaprire quegli occhi chiusi da troppo tempo. Occhi che desiderava ardentemente aprire per dare una forma, un volto e una voce a ciò che percepiva, ma che non riusciva a definire dal remoto oblio in cui era confinato.

Una congrega di uomini alla ricerca di qualcosa per essere completi, un complotto, il potere di manipolare i ricordi, un uomo a capo della congrega intriso di un’oscurità che non gli era sconosciuta. Questo era quello che era riuscito a carpire, ma fino ad allora non aveva riconosciuto niente di familiare nel groviglio di sensazioni che si diramava dentro di lui. 

E poi, non sapeva se dopo un attimo o dopo un secolo, qualcosa era accaduto.

In gioco era entrato qualcuno che aveva acceso la scintilla.

Prima uno strano ragazzo dal cuore tormentato, in bilico tra luce e oscurità, alla disperata ricerca della strada giusta da prendere. Qualcuno che non aveva mai visto, ma in cui riconosceva lo spirito ribelle e tormentato di Terra.

Poi un altro ragazzo, diverso da come lo aveva conosciuto anni prima, ma il cui animo bruciava ancora come lo ricordava: incandescente e indomito. Un legame fatto di fuoco che ardeva inesorabilmente attraverso il tempo tra due persone che il destino ha separato solo in apparenza.

E infine qualcuno che era sempre stato con lui, che aveva trovato nel suo vagare, che lo aveva accettato e gli aveva fatto ritrovare quel calore che credeva di aver perso.
 
Nessuno dei tre era pronto, non ancora.

 Ma il momento sarebbe arrivato.

Più di una volta si era chiesto che fine avessero fatto i suoi amici, come avrebbero fatto a trovarlo, come si sarebbero rivisti se erano tutti persi, ognuno a modo proprio.

 Ora capiva, la presenza fisica era del tutto irrilevante.

 Come lui né Aqua né Terra avevano più un corpo proprio, eppure esistevano, vivevano in qualcun altro. Ora sapeva che né il tempo, lo spazio, nemmeno l’oscurità li aveva fermati, che sarebbero arrivati da lui, per liberarlo, per mantenere la promessa.

E, finalmente, avrebbe di nuovo aperto gli occhi.



 
 
Eccoci qua^^ Dopo Birth By Sleep e 358/2Days non ho potuto fare a meno di pensare che magari la presenza di Ventus imboscato in chissà quale anfratto del castello potesse avere un qualche effetto su Sora, Axel e, perché no, anche su Riku(anche se alla fine Riku non l’ho praticamente nominato). Ed ecco da dove è venuta fuori questa cosa informeXD
E, come al solito, alla fine non ho potuto fare a meno di pensare che Nomura deve per forza essere un genio per aver creato un intreccio del genere^^
 
  
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