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Autore: Raen91    09/12/2011    2 recensioni
Una cosa che mi è venuta in mente così dal nulla, un miscuglio di idee, un delirio che non so se a qualcuno piacerà. Genere fantasy, ma non ha una vera e propria trama. Giudicate voi, è breve e spero piacevole alla lettura. Giusto per passare quei 5 minuti in cui non si sa mai che fare.
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I commenti e le critiche costruttive sono sempre ben accette ^-*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita sarebbe troppo bianca e piatta senza di te
 
Si era persa, persa in questo luogo candido e strano, in questo luogo dove tutto sembrava… infinito.
Gli oggetti non avevano contorni, l’orizzonte e il cielo si mescolavano in un’unica massa candida, sembrava di guardare il vuoto.
Una realtà bianca e piatta.
Si guardava le mani di un rosa pallido e pulito. Chi era? Che ci faceva là?
Guardò di fronte a lei sbattendo i suoi occhi dal colore ignoto.
Doveva scoprire assolutamente qual’era il suo aspetto: doveva trovare una superficie riflettente.
Camminò per quelle che parevano veglie intere e l’unica cosa che notò di nuovo erano i suoi piedi che si muovevano con movimenti cadenzati, ritmici.
Sentì la presenza di un vestito sul suo corpo che sfiorava coi suoi orli le caviglie fini.
Si fermò. Una chiazza di colore diversa a poca distanza da lei la stava attirando. Ripartì.
Si fermò di nuovo affacciandosi sulla strana pozza per vedere l’immagine riflessa: Una persona la guardava, ne vedeva l’interezza, ma l’unica cosa che realmente vedeva erano gli occhi dell’individuo.
Di una sola cosa era sicura: Non era lei.
La persona la chiamò a gran voce, i suoi occhi erano profondi e blu come una piccola porzione di oceano ed esprimevano un grande smarrimento.
Qualcosa di sicuro e veramente irruente si insinuò nella sua mente… un dolore che le trafisse il petto, un dolore piacevolmente caldo: quella persona doveva essere importante per lei, veramente importante.
Il dolore si fece più intenso e il bianco che la circondava cominciò a svanire, sostituito da colori più forti  e cupi e la consapevolezza di una superficie fredda si fece insistente nella sua mente.
Udì ancora più forte il suo nome… doveva seguire quel suono…
NO!
Una voce terribilmente familiare e sbagliata.
-Non puoi andartene… resta qui… qua nessuno ti farà del male, qua non dovrai vedere la guerra che altrimenti là fuori ti farà impazzire!-
Si accorse di conoscere quel volto, quegli occhi e quella…  voce:  erano i suoi.
-Soffrirai quanto non hai mai sofferto prima e morirai per lui! Come puoi far questo?! Sei pazza! Una pazza scellerata! Ed un’egoista… non c’è solo la tua salvezza in ballo!-
Si sentì afferrare per un braccio e strattonata: Il bianco stava tornando nitido e il dolore al petto stava svanendo e il suo essere stava di nuovo perdendo la consapevolezza di esistere.
La lei che l’aveva afferrata la tirò ancora con forza.
-Anche la mia esistenza è in ballo!-
Che quella fosse davvero lei?  E la voce di prima, di chi era? Chi era lei?
Forse quella figura aveva ragione, doveva rimanere per sempre là, per non soffrire più… aveva già sofferto?
Il ricordo di un forte dolore le tornò alla mente in modo prepotente, un dolore diverso da quello di prima, perché si focalizzò nella sua testa, l’avrebbe fatta impazzire!
-NO!-
Gridò la Lei, ma era inutile, ormai ricordava.
Con uno strattone si liberò dalla presa e con un dolore lancinante riprese conoscenza della superficie solida dietro alla sua schiena ed un’immagine vivida prese forma nella sua mente e nella sua realtà.
Lei era sparita nel suo corpo, ma la sua presenza era viva e guardinga.
-Te ne pentirai …-  Disse solo, con un filo di tristezza.
-No.- le rispose risoluta per la prima volta e per la prima volta le parve di udire la sua vera voce.
-Non potrei mai pentirmene. Lo faccio per lui, lo faccio per tutte le persone che contano su di me.-
Sentì l’essenza assentire nell’antro più profondo del suo animo.
-Non lasciare che il dolore ti uccida Kira, perché le conseguenze sarebbero troppo grandi… ricordatelo sacerdotessa, per questa volta sei stata fortunata, il tuo fisico ha retto e la tua mente non è impazzita. Tu non puoi morire… tanto meno per lui!-
Non rispose dato che la presenza svanì e i rumori della realtà tornarono prepotenti, dolorosi per le sue orecchie troppo sensibili.
Un pianto risaltava fra tutti i suoni, un pianto che stava distruggendo il suo cuore.
Batté le palpebre: inizialmente il mondo era una massa indistinta di colori, ma poi la realtà le si presentò prepotente di fronte agli occhi.
Un uomo dal volto dolce piangeva davanti a lei, o meglio, sopra di lei.
Era adagiata su di una superficie fredda e dura.
Voltò la testa per vedere ciò che la circondava: corpi morti e armi orfane su di un campo di battaglia.
Il cozzare delle armi era insopportabile.
L’uomo continuava a piangere, piangeva per lei.
Sapeva chi era.
 Era la persona più importante, era il suo guardiano su cui poteva sempre contare, era il suo amore.
Ne era rimasta consapevole anche nell’incoscienza… quel dolce dolore al petto quando aveva visto i suoi occhi, quando l’aveva sentito dire il suo nome chiamandola.
La sua mano si mosse da sola e andò a scostare una ciocca dei suoi capelli da quel bel volto sporco dalla foga della battaglia.
Un paio di occhi si spalancarono osservandola come se fosse un miracolo che i propri potessero rispondere allo sguardo, ma non poté riflettere sulle sue stesse emozioni che un paio di forti braccia la afferrarono in un abbraccio dolorosamente necessario.
-Pensavo di averti perduta, pensavo che il dolore ti avesse uccisa o fatto impazzire! Pensavo Che non avrei mai più rivisto quei tuoi occhi ramati e belli…-
La sua voce si perse nel fragore della battaglia, nessuno badava a loro: due anime appena ritrovate.
-Per un attimo mi avevi persa…- La sua voce era roca per la gola riarsa. –L’essenza della dea Numje non voleva che mi svegliassi, voleva che rimanessi per sempre chiusa in un guscio protettivo nella mia mente… per non morire, per non soffrire mai più, ma la capisco, il suo spirito mi è stato dato perché venisse custodito e preservat…-
 -Perché l’hai fatto?! La mia ferita era troppo grave, era mortale! Sarei dovuto morire per quel…- Non la fece terminare e cominciò a boccheggiare agitato. –Non posso perderti… non posso…- La sua voce si affievolì di nuovo.
Kira prese il suo volto fra le mani per poter vedere i suoi occhi.
-Non vuoi capire.- Disse lei solamente guardando quelle pozze sperdute e terrorizzate.
Uno dei comandati dell’armata della setta l’aveva ferito gravemente e lei non poteva restare a guardarlo morire, così aveva deciso di usare il potere per salvarlo, per permettergli di vivere.
Non aveva pensato che il dolore che sarebbe giunto dall’altro l’avrebbe fatta quasi  morire… ma lo avrebbe fatto altre mille volte se le avesse dato la certezza che lui sarebbe sopravvissuto.
-Lo farei… altre mille volte, perché sarei morta comunque dal dolore vedendoti morire!-
Glielo gridò sul volto. L’altro la guardò stupito rimanendo immobile a fissarla, il suo volto a poca distanza dal suo.
-Perché?- Le soffiò sulle labbra.
Sorrise avvicinandosi a quelle dell’altro –Perché la vita sarebbe troppo bianca e piatta senza di te.- Vide la confusione negli occhi dell’altro.
Poi lo baciò.
 
-*-
Ok, non so nemmeno io cos’è! Giuro, mi dispiace per tutti quelli che hanno letto questa… cosa!
*fugge dai pomodori che le vengono lanciati*
   
 
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