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Autore: cathy heathcliff    10/12/2011    1 recensioni
la sigaretta
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sigaretta. La sua prima preoccupazione era quella…poi l’accendino… Sembrava traballare tutto mentre metteva le mani a guscio e cercava di accendere. Sembrava perso in quello sforzo…una smorfia…il collo proteso in avanti come una tartaruga, gli occhi socchiusi, la testa inclinata… Poi, finalmente, il fumo si alzava, due o tre boccate profonde e il corpo si rilassava. Daniele osservava il nonno rapito durante tutto il rito, poi lui si girava e sorridevano insieme, complici. Seduti su quel muretto dei giardinetti dietro alla casa di riposo ogni volta si ripeteva la stessa scena. Era una bella giornata d’autunno, tiepida, dai colori pastello. Il nonno fumava e il bimbo gli portava i suoi regali correndo avanti e indietro. Erano ora foglie colorate, ora gusci di ricci, ora generose castagne. Una bella terrazza sulle colline monregalesi. Il vecchio aveva smesso di chiedere quando sarebbe tornato a casa da quand’era lì. Quest’ultimo trasloco nel pensionato del paese dov’era nato, gli aveva fatto trovare un po’ di serenità. Da quando la moglie non c’era più, non c’era neanche una casa in cui tornare. Così gli aveva detto sua figlia. Devi continuare a vivere per i tuoi nipoti, gli ripeteva sempre. Myriam avrebbe voluto vedere suo padre raccontare delle storie a suo figlio. Ma lui non era un nonno come gli altri. Lui non raccontava storie del passato. Lui ci viveva ancora nel passato. Lui era stato vivo, ma prima, molto prima di diventare padre e poi nonno. Continuava a raccontare storie di persone assenti, di luoghi mai visti e di tempi già finiti. Myriam lo toccò, quasi a controllare esistesse veramente. Amava sfiorare le sue mani con quelle vene così in rilievo, le sue guance un po’ cadenti che faceva ballare su e giù un po’ per gioco, la punta delle sue dita bruciate per tutte quelle sigarette che aveva fumato troppo a fondo. Quel basco grigio sempre in testa, in qualsiasi stagione, consunto dagli anni, che non voleva mai cambiare, sembrava parte di lui. Quegli occhi azzurro cielo che sorridevano divertiti, con un candore del bimbo che dentro di lui continuava a vivere. Questa era la sua casa. Questi i luoghi delle sue storie. La cascina dove suo padre allevava i bachi da seta. Il prato dove lui, le sue sorelle, i suoi amici, andavano a sciare la domenica. Niente impianti di risalita! Sci in spalla! Proprio quelli che Myriam aveva fatto restaurare l’anno prima e voleva appendere un giorno sulla parete del suo salotto. Come erano lunghi e pesanti! Con quelle piccole lamine avvitate e gli attacchi pieni di molle arrugginite… Il nonno aspirava e raccontava. Quanti mestieri aveva fatto! ‘Mai niente di serio! –mai concluso niente!’, avrebbe detto la nonna fosse stata ancora lì, lo interrompeva così tutte le volte che lui cominciava le sue storie. Ma lei non c’era più e così le sue storie ora continuavano all’infinito. Che coppia erano! La scena si ripeteva ogni volta come una replica di un copione da teatro. Da solo il vecchio sembrava continuare a parlare con qualcuno che era appena andato via. Il nipotino continuava il suo pellegrinaggio avanti e indietro, il nonno continuava a raccontare, fumando e guardando assorto verso le colline
  
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