Il giorno che sono cresciuta sentii un formicolio alle mani e vidi quello che in realtà stringevano, quello che mi ero illusa di trovare nel mio presente: niente.
E allora mi alzai da terra e mi incamminai verso non so cosa.
Vidi una donna inginocchiata a terra, il capo chino, il corpo trasparente. Era semplice eppure emanava un dolore quasi elegante, riservato.
Aveva in mano un cartello che non lessi, ero occupata a fissarle il volto con ancora poche rughe e degli occhiali bianchi a cingerle gli occhi.
Guardava per terra e io mi bloccai sul posto.
Il cielo grigio pianse, i passanti si allontanavano da lei.
Il giorno che sono cresciuta ho respirato il fallimento di quello che sarei stata. Mi resi conto che il Futuro insieme a un ignaro Passato di qualcuno, da qualche parte nel mondo o precisamente dov'ero io, erano appesi a un filo sempre più debole.
E allora il cielo divenne buio perchè ero cresciuta.
Crescendo capii. Avere dei sogni ci porterà ad umiliare noi stessi, pur di realizzarli e mettere a tacere la nostra incompleta esistenza.
Ci rendono incompleti e ci fanno fallire, i sogni.
Non viviamo, questo mi fu chiaro. Perchè aspettiamo che la straordinarietà ci travolga mentre noi restiamo inerti.
Aspettando senza fare nulla è come morire lentamente.
Quella donna aspettava che qualcuno le porgesse una mano e l'aiutasse ad alzarsi; che andasse con lei fino ai confini della terra a gridare l'imponente gioia di avercela fatta.
Nessuno lo fece e io mi vergognai del momento in cui mi ero resa conto di essere cresciuta.
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