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Autore: Jean_Marc    10/12/2011    0 recensioni
Marta viene bocciata agli esami della maturità. Sconvolta, dovrà seguire un anno senza le amiche, e dovrà sopportare l'arroganza di Hasuka, la ragazza più popolare della scuola.. cosa succederà? riuscirà stavolta a superare gli esami?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Le ragazze conducevano una normale vita da studentesse. 
Erano all’ultimo anno di superiori, e avevano appena terminato gli esami di maturità.
Rea, che frequentava la scuola privata, aveva superato gli esami, con un brillante 94/100.
Accompagnò le amiche al liceo Juban, per vedere i quadri tutte assieme.
Arrivarono alla scuola, c’era una folla incredibile.
Morea fece strada minacciando gli altri studenti, e arrivò per prima davanti ai quadri!
“Aaaaaaaahhhh!!! Evvai! La vostra Kino ha preso 63/100!” gridò.
“Così poco? Menomale che abbiamo studiato assieme!” chiese Amy avvicinandosi ai quadri.
Morea la guardò male. “Insomma, basta passare, no?” disse Morea.
“Morea ha ragione! Non scocciare, secchioncella! Vediamo io.. Aaaaaah! 60/100! Che pelo!” gridò Bunny.
“Odio quando mi chiamate secchioncella!” gridò Amy.
“Ma quanto hai preso?” chiese Marta a Amy, avvicinandosi.
“100 e lode! Che bello! Il primo anno di università sarà gratuito!” disse Amy.
“Bravissima, Amy! Ora manca solo la dea dell’amore! Vediamo quanto ha preso!” gridò Marta.
Silenzio. Marta fissava i quadri immobile.
Morea si avvicinò.
“Aino, 42/100. Bocciata” Morea si mise una mano sulla bocca.
“Oh, Marta..” Morea l’abbracciò.
Marta piangeva.
“Sono una vera stupida!” gridò.
Scappò dalla scuola, correndo verso casa.
“Marta, come sono andati gli esami?” chiese sua madre.
Marta non rispose e corse in camera.
“Amore, mi sa che nostra figlia è stata bocciata.” Disse il sig. Aino a sua moglie.
“Te lo credo, non studiava mai, era sempre in giro! Adesso mi sente” disse la sig.ra Aino.
 “Aspetta! E’ triste, ti sembra il caso? Lascia che ci parli lei.” Disse il sig. Aino.
Ma Marta, in camera, non aveva intenzione di parlare con nessuno.
Odiava l’idea di frequentare un anno scolastico senza le amiche.
Piangeva stringendo a sé il suo orsacchiotto.
 
Il giorno dopo, Rea e Bunny andarono a trovarla, ma la mamma di Marta disse che sua figlia non usciva dalla stanza da ieri. Non rispondeva nemmeno alle domande poste. Era molto preoccupata per la figlia.
La sig.ra Aino fece salire Rea e Bunny al piano di sopra.
“Marta, sono Rea, ti prego, aprimi! Sono la tua migliore amica, voglio starti vicina. Cè anche Bunny qui con me!” Disse.
Nessuna risposta.
Ma Marta era davvero in camera?
“Signora, adesso sbircerò dall’albero!” gridò Rea.
“Oddio, ma non è pericoloso?” chiese la sig.ra Aino.
“Oh, la nostra Rea è una roccia!” gridò Bunny.
Così Rea uscì dalla casa e corse in giardino, e si arrampicò sull’albero in un baleno.
Si avvicinò alla finestra, e notò che era spalancata. Ancora meglio. Sarebbe potuta entrare senza chiedere nulla a Marta.
Sbirciò dentro la camera, e non vide nessuno.
Si stava preoccupando.
Fece un salto e piombò dentro la camera.
Marta non c’era.
C’era solamente una busta appoggiata sul letto.
Rea aprì la porta, e lesse la speranza negli occhi della sig.ra Aino di poter riabbracciare la figlia, ma invece non avrebbe potuto.
E Rea non voleva darle la brutta notizia.
“Rea, dov’è Marta?” chiese Bunny.
“Non c’è.” Rispose.
La sig.ra Aino rimase a bocca aperta.
“Ha lasciato questa lettera.”  Disse Rea.
 
La sig.ra Aino prese la busta e la aprì.
“Ciao mamma e papà.
Mi dispiace darvi questo dispiacere, ma come avrete ben capito, la maturità non ha dato i risultati sperati.
Non riuscivo ad affrontarvi, né tantomeno stare qui tutta l’estate a piangermi addosso.
Ho pensato di cambiare aria per un po’, se stessi a Tokyo mi tornerebbero sicuramente in mente i giorni pre-esame.
Ci sarebbero le mie amiche a darmi conforto, ma non voglio annoiarle, devono solo pensare a divertirsi, se lo meritano. Io no.
Per questo ho deciso di andare da zia Jane, a Londra.
Lei è un’insegnante che può aiutarmi a migliorare, siccome io sono una gran testa dura.
Ci vediamo a settembre,
Baci.
Marta.”
 
Lacrime. Bunny, Rea e la sig.ra Aino piangevano.
“Figlia mia, l’hai presa proprio male..” disse la sig.ra Aino.
“Lei non sarebbe stata un peso per noi! Ci saremmo divertite tutte assieme!” disse Bunny.
Ma Marta se n’era andata. Non era un addio, ma un arrivederci.
Le ragazze lasciarono casa Aino e chiamarono Amy e Morea per raccontargli l’accaduto.
“Dai, in fondo tornerà tra pochi mesi. Deve smaltire lo stress, lasciamola respirare!” disse Amy.
“Sì, ma perché andare via senza salutare? Questo non mi va a genio! Noi siamo le sue migliori amiche!” disse Morea.
“E’ vero, a cosa servono le amiche? Per sorreggersi, ma se poi te ne vai nel momento del bisogno..” disse Rea.
“Non capite! Marta non voleva farci preoccupare. Per questo non ci ha voluto coinvolgere!” disse Amy.
“Certo, perché l’avremmo convinta a rimanere con noi. Mentre lei voleva cambiare aria..” disse Bunny.
“Bè, pensiamo che ora si trova in una splendida città, e che presto tornerà da noi e ci racconterà tutto quello che le è successo!” disse Morea.
“Proprio tutto no! Certi particolari non vorrei saperli!” disse Rea.
“Ahahah! Che scema che sei!” gridò Bunny.
Finalmente le amiche capirono i motivi che spinsero Marta ad andarsene. E l’avrebbero riaccolta a braccia aperte.
 
 
L’estate trascorse molto velocemente.
Marta avvisò le amiche riguardo a suo arrivo: sarebbe arrivata alle 22:00 del giorno 7 settembre all’aeroporto.
Le ragazze non vedevano l’ora di riabbracciarla, e alle 21:00 erano già tutte lì.
Persero un’ora a chiacchierare e a guardare i ragazzi, quando finalmente udirono che il volo di Marta era in procinto di arrivare.
Dieci minuti dopo la videro, e le corsero contro.
“Ciao Marta!!!” la abbracciarono tutte assieme.
Erano felicissime di rivederla.
“Ragazze, che bello rivedervi, mi siete mancate così tanto!” disse Marta.
“Anche tu, amica!!” disse Amy.
“Come hai passato l’estate?” chiese Morea.
“Benissimo. Zia Jane mi ha dato ripetizioni, ho quindi studiato le materie che odio tanto. Ma mi sono anche divertita, ho visitato il Galles e i suoi castelli.. E’ stato bellissimo! Inoltre ho conosciuto un ragazzo, Mark, ci sono uscita un paio di sere. Era molto simpatico, ma un po’ troppo preso  dal suo lavoro. Quando nessuno diceva niente, parlava di cose noiosissime..” disse Marta.
“Tu vuoi un ragazzo allegro, che ti sappia far divertire!” disse Bunny.
“Già! Il mondo è pieno di bei ragazzi, e sono sicura che ne troverò uno tutto per me!” disse Marta.
Tra tante chiacchiere, arrivò la mezzanotte, e andarono tutte a casa propria.
La mamma di Marta era così felice di poter rivedere la figlia, che corse subito ad abbracciarla.
Marta le raccontò la bella esperienza passata a Londra, e ora era pronta a ricominciare tutto a Tokyo.
Non era più spaventata dal fatto di trovarsi da sola a scuola.
Avrebbe affrontato l’anno scolastico che forse sarebbe stato il più difficile della sua vita, senza paura.
 
 
Arrivò il primo giorno di scuola nella sua nuova classe.
Marta entrò, e notò subito la spavalderia delle nuove compagne di classe.
“Ma tiratevela meno..” pensò.
Andò a sedersi al suo vecchio posto ed ebbe un flash.
Le sembrò di vedere Bunny alla sua sinistra e Morea alla sua destra.
Ma era tutto frutto della sua immaginazione.
Si sedette, ed iniziarono le lezioni.
La professoressa entrò con il preside, dovevano fare un annuncio importante.
“Ragazzi, vi comunico che avremo un nuovo alunno in questa classe!” disse la prof di arte.
“Vi presento Jan Samoto!” annunciò il preside.
Un ragazzo alto, con gli occhi azzurri, capelli mori e corti, e un sorriso smaliante fece il suo ingresso nella 5^C.
Marta rimase incantata da quella bellezza.
Il ragazzo si presentò, frequentava il liceo Fujimi ma ha dovuto trasferirsi pr seguire i genitori nel trasloco.
Finite le presentazioni, il ragazzo andò a sedersi.
L’unico posto libero era alla destra di Marta, e vi si sedette subito.
“Ciao, io sono Marta!” disse.
“Ciao! Io sono Jan.. Ah no, lo sai già, che mi presento a fare?” disse Jan ridendo.
“Aahahah! Sei simpatico!” disse Marta.
“Silenzio! Aino, vuoi essere bocciata di nuovo?” disse la professoressa.
Che stronza. Non c’era bisogno di ricordarglielo in quel modo.
“Al contrario! Voglio uscire da questa scuola per non vedere più quel cespuglio di capelli che ha in testa! Ma perché non se li piastra?” disse Marta.
Wow. Tutti rimasero a bocca aperta.
“Aino! Fuori dall’aula! Immediatamente!” gridò la professoressa.
“Oh, sì! Grazie al cielo! Così mi evita di guardarle i suoi orribili capelli!” disse Marta.
“Adesso basta! FUORI! E ti becchi una nota già nei tuoi primi cinque minuti di scuola!” gridò la professoressa.
Marta uscì dall’aula, e tutti la ammiravano per il suo coraggio.
Nessuno aveva mai risposto così a quella strega.
Si era guadagnata la loro stima.
 
 
 
 
Arrivò la ricreazione, Marta si era seduta all’ombra, coperta dalla quercia del cortile.
Stava sempre lì con le sue amiche.
Oddio, perché non faceva altro che pensare a loro?
Si sentiva un po’ sola.
Non aveva amici.
“Ehi, Aino!” Marta sentì una voce femminile che gridava il suo nome. Si alzò e la vide.
“Sono Asuka Hiromine, siamo in classe insieme.. Devo dire che mi è piaciuto come hai trattato la professoressa!” disse.
Aveva sentito parlare di Asuka Hiromine. Una ragazza facile, era stata con tutti i ragazzi della scuola.
“Ahahah! Se lo meritava! Scommetto che si era preparata quella battuta già da quest’estate!” disse Marta.
“Quanto avrei voluto cambiare professori..” Asuka si era seduta accanto a lei.
“Vorrei dirti una cosa.” Disse Asuka.
 “Dimmi!” disse Marta.
Asuka assunse un’espressione serissima. “Ho visto che il uovo ragazzo ti ha puntata. Forse non conosci le regole di questa scuola, ma quando arriva un nuovo alunno, sono io che devo parlarci per prima fra tutte.”
“E da quando in qua c’è questa regola, fammi capire!” rispose Marta ridendo.
“Da sempre! Io sono la più bella della scuola, i ragazzi belli sono miei!” disse Asuka.
Marta si alzò. “Ma fammi il piacere, su di te circolano ben altre voci!” gridò Marta.
Asuka la minacciò. “Stai alla larga da Jan Samoto. Sono stata chiara?” disse.
Marta la spinse. I ragazzi si avvicinavano perché convinti che presto sarebbe scattata la lite.
Asuka era caduta a terra. “Ma come ti sei permessa?”
“Sei insopportabile, meriti anche peggio! Ora lasciami in pace! Mi hai rovinato la ricreazione!” gridò Marta.
Il preside uscì.
“Ma insomma, cosa succede qui? Hiromine, che ci fai stesa a terra?” gridò, avvicinandosi a lei.
Asuka provò ad alzarsi, ma poi cadde di nuovo. Lo fece apposta.
“Aaaaah! Che male alla caviglia! Non riesco a stare in piedi! Tutta colpa della Aino!” gridò.
Che stronza. “Aino, vuoi essere bocciata ancora?!” gridò il preside.
“Mi avete stancato con questa battuta! Ma ha il salame agli occhi, per caso? Non vede che sta fingendo?” gridò Marta.
Che grinta. Insultò il preside, che non la prese bene. Prese il cellulare e chiamò la sua segretaria.
“Signorina Omori, chiami la dottoressa della palestra. E prepari i moduli della sospensione”. Disse.
Oh-oh. Marta era nei guai. Tutto per colpa di quella stronza.
 
 
 
 
L’infermiera della scuola arrivò subito dopo la chiamata del preside. Che rapidità.
“Signorina Akaja, è tutta una finta!” gridò Marta.
“Zitta! Aino, seguimi, vieni nel mio ufficio.” Gridò il preside.
Marta non poteva fare altrimenti.
Intanto guardò con disprezzo l’infermiera, che non credeva alle sue parole, mentre medicava quella scema di Asuka.
Arrivarono nell’ufficio del preside. Chiuse la porta a chiave.
“Aino, non ho mai visto nessuno fare tanto caos durante il suo primo giorno di scuola!” disse.
“Signor Preside, la professoressa mi aveva innervosita. E Asuka pure!” rispose Marta.
“In ogni caso, lei è sospesa da scuola. Per una settimana. Lasci l’istituto entro mezz’ora.” Disse.
Marta annuì silenziosamente e lasciò l’ufficio.
Tornò in classe, c’era l’ora di inglese. Si stava perdendo la materia in cui era più brava, e non vedeva l’ora di interpretare i dialoghi della professoressa per sfoggiare la sua pronuncia perfetta. Ma per quel giorno non avrebbe potuto.
Tornò a casa, e appena vi entrò la madre la accolse con un ceffone.
“Cominciamo bene!” gridò la sig.ra Aino. Seguirono altri rimproveri che Marta fece finta di non sentirli.
Si era stufata. Voleva uscire, ma la madre glielo proibì.
Scappò in camera e iniziò a piangere.
Decise di chiamare Zia Jane.
“Zia, la vacanza con te è stata inutile. Sono sempre la solita testa dura, sono persino stata sospesa!” raccontò la vicenda a sua zia.
“Tesoro, è un momento difficile, ma passerà. Che ti ho insegnato? Ad abbatterti ad ogni difficoltà? No. Vinci ogni battaglia, Marta!” disse la zia.
Quelle parole le diedero forza. Forza per andare avanti.
E ce l’avrebbe fatta.
Anche se avrebbe passato un anno da sola.
8
Tre giorni dopo, Jan si presentò a casa di Marta.
Fortunatamente sua madre non c’era.
“Jan, che ci fai qui? E come facevi a sapere che io vivo qui?” chiese Marta.
“Ho le mie fonti!” rispose.
Marta gli sorrise e lo fece entrare.
“Ti posso offrire qualcosa?” chiese Marta.
“Un caffè, grazie.” Rispose Jan.
Marta preparò una moka di caffè e mentre aspettava si sedettero al tavolo.
“Perché sei qui?” chiese Marta.
Jan aprì la cartella ed estrasse un quaderno.
“Emh.. non mi sembra giusto che rimani indietro con gli argomenti..” rispose.
“Ahaahah, sei gentile, ma quei appunti li ho già, io sono stata bocciata l’anno scorso e potrei anche stare in classe senza scrivere!” rispose Marta.
“Bé, gli argomenti cambiano…” disse Jan.
“Tu non ti preoccupare! Uh! Il caffè è pronto.” Marta versò il caffè in due tazze, offrendo la seconda a Jan.
“Che ne pensi del liceo Juban?” chiese Marta.
“Fa schifo! Sono tutti degli snob! Tu mi sembri l’unica ragazza normale!” rispose Jan.
Marta arrossì.
“Ahahahah! Hai ragione.. ma per quanto riguarda me, non saprei! Io sono una vera pazza!” rispose Marta.
“Questo lo avevo capito, e mi piace..” Jan le diede un colpetto sul naso.
La situazione si stava riscaldando.
Il cuore di Marta batteva a tremila.
Jan si avvicinò a Marta, e le diede un bacio sulla guancia.
“Ora devo andare, ciao!” Jan andò via.
Marta lo salutò con la mano, ma poi si portò l’altra mano sulla guancia.
Era emozionatissima.
9
Passò una settimana e Marta poté finalmente presentarsi a scuola.
Arrivò all’ingresso e rimase disgustata.
Asuka si era fatta fasciare la caviglia.
“Guardate, è stata lei a colpire Asuka..” “L’hai vista?” “Sì, le ha dato uno spintone!” “Ho paura di lei, stiamole alla larga!” “Sì, hai ragione!”
Marta sentì queste terribili voci di corridoio, ma fece finta di nulla e continuò a camminare.
Scatenare altre liti sarebbe stato inutile. Era proprio quello che voleva Asuka.
Mentre stava per entrare in classe, ecco Jan che la fermò.
“Se tornata! Ormai mi chiedevo se ti avrei mai più rivista!” Jan le diede un colpetto sul naso. “Allora stai bene?”
Marta non fece in tempo a rispondere che arrivò Asuka.
“Entriamo tutti in classe, sta arrivando la professoressa! Aino, Samoto, che fate lì impalati? Entrate!” gridò.
Aveva rovinato il loro momento romantico.
I due entrarono, e mentre Marta stava per sedersi accanto a Jan, Asuka la fermò.
“Ferma! Quello è il posto di Ramona Otaki! Che oggi è assente! La professoressa Takani ha deciso che devi stare qui, di fronte alla cattedra!” Asuka indicò il posto vuoto, riservatole.
Marta la odiava davvero.
Si sedette, contro sua volontà, e all’arrivo della professoressa iniziarono le lezioni.
La mattinata proseguì tranquillamente, per fortuna.
Arrivò la ricreazione, e Marta stavolta era sul tetto della scuola che mangiava una mela.
“Forse qui nessuno ci disturberà!” Marta sentì una voce maschile. Era Jan.
“Ciao Jan! Vieni, vuoi una mela?” chiese Marta.
“No, voglio te.” Jan si sedette accanto a lei e la baciò.
Marta rispose al bacio, come non poteva? Jan le piaceva.
I due si baciarono per un lungo istante.
Lui le sfiorava i capelli, mentre Marta toccava il suo torace.
“Allora ti piaccio, piccola Aino!” disse Jan.
Marta alzò gli occhi al cielo e gli sorrise.
“Vuoi essere la mia ragazza?” disse.
Impulsivamente, Marta disse sì, e gli si buttò fra le braccia.
Stare con lui avrebbe significato anche dichiarare guerra ad Asuka Hiromine.
10
Finì la ricreazione, e i due tornarono in classe. Mano nella mano.
Tutti guardavano perplessi.
Asuka Hiromine la stava fulminando con gli occhi.
La mattinata proseguì con le normali lezioni.
Era finalmente ora di uscire, e Marta e Jan si avviarono verso casa.
“Dove abiti, Jan?” chiese Marta.
“Vicino il centro commerciale. Ma ti accompagno a casa.” Rispose.
I due arrivarono davanti casa di Marta.
“Vorrei farti una proposta, Marta!” disse Jan.
“Dimmi tutto!”
“Ti andrebbe se oggi studiassimo assieme? Domani la Takani interroga..” disse.
“Certo. Ti aspetto qui alle 15:00.” Rispose Marta.
Jan la baciò e corse via.
Marta non vedeva l’ora di rivederlo.
Pranzò e corse in camera, aspettandolo.
Si addormentò leggendo “Criminals” ma scattò dal letto quando sentì il campanello.
Andò ad aprire, ma non era chi si aspettava.
Jan arrivò e passarono tutto il pomeriggio assieme a studiare, e ogni mezz’oretta, si facevano una pausa per sbaciucchiarsi.
Il giorno dopo Marta fu interrogata assieme ad Asuka. Che coppia..
“Aino, sei stata bravissima. Complimenti. 9!”
Marta era felicissima.
“Hiromine, non mi sei piaciuta. 4.” Disse la professoressa.
Marta era felice anche per questo.
Asuka chiese di uscire dalla classe. Forse perché era nervosa. Nervosa di essere stata battuta da Marta.
Finita la lezione, Jan si congratulò con Marta, dicendole che batteva Asuka in tutto.
Marta era contentissima del suo nuovo andamento a scuola.
Aveva 8 in tutte le materie.
L’anno stava passando velocemente, e presto si sarebbero avvicinati gli esami: stavolta era sicura di riuscire a superarli.
11
“Mi sono scocciata di vederli assieme. Agirò prima degli esami in modo che la signorina rimanga distrutta e li sbagli ancora. Guardate, ho recuperato i suoi voti dell’anno scorso. Che pena!” disse Asuka.
“Sei un genio del male! Non hai fatto nulla finora perché volevi distruggerla proprio prima degli esami?” chiese Pam Ishigaki, la sua migliore amica.
“Esatto. Così ho potuto fare delle ricerche. Vedrete cosa ho in serbo per Marta Aino!”  disse Asuka minacciosa.
Marta e Jan erano nella camera di Marta che parlavano degli esami.
Mancavano due settimane, e Marta era un po’ agitata.
Jan le fece coraggio. Lui le era sempre stato accanto.
I due si baciarono intensamente, ed iniziarono a spingersi oltre.
Jan le accarezzava delicatamente la schiena, mentre Marta gli baciava il collo.
“Vorresti farlo?” chiese Jan.
“Sì. Non l’ho mai fatto. Voglio che sia tu il primo a scoprirmi.” Rispose Marta.
Jan le sfilò la camicetta, e rimase incantato nel vedere il corpo della bellissima Marta.
Marta tolse la camicia a Jan, ma gli lasciò la cravatta addosso: non sapeva perché ma la cosa la eccitava.
I due si trovarono nudi, ed iniziarono a fare l’amore.
Marta provò un piacere mai provato prima.
Jan l’aveva scoperta privatamente, in luoghi sconosciuti che nemmeno lei sapeva di possedere.
Fu intenso. Jan sapeva darle piacere.
E non se lo sarebbe fatto scappare, mai.
Dopo aver fatto l’amore, i due si misero a dormire.
Squillò il cellulare di Jan.
Numero privato.
“Tu credi che la tua Marta ti sia fedele? Io non mi fiderei di una ragazza così. Guarda nella tua cassetta della posta, vedrai quanto ama divertirsi con i ragazzi! Ahahahaahah!” Jan non aveva riconosciuto la voce.
Ma si alzò e fissò Marta: possibile che le aveva mentito?
Non era lui il suo primo ragazzo ad averla scoperta intimamente?
Lasciò la stanza guardando Marta, che dormiva sul letto. Non riusciva a capacitarsi del fatto che forse la sua ragazza le aveva mentito. E doveva verificarlo subito.
 
 
12
Jan arrivò a casa, e guardò immediatamente nella cassetta della posta.
Vi era una busta con scritto “Confidential”.
Ebbe un attimo di esitazione, ma poi la aprì.
Vi erano un sacco di foto. Marta con diversi ragazzi.
Baci, abbracci, sorrisi.
Si sentiva tradito dalla sua ragazza. Possibile che era stata con tutti quei ragazzi e nessuno aveva mai scoperto i suoi lati intimi? Gli sembrava impossibile.
Era incazzato, e andò nel bar di Moran, dove vi trovò Asuka con le sue compagne.
Non la guardò di striscio, e lei parve un po’ seccata, ma decise di entrare in azione.
“Ciao Jan! Come va lo studio? Io sto facendo una fatica..” disse Asuka.
Jan non rispose.
“Jan, ci sei?” chiese Asuka.
“Che vuoi da me?” gridò Jan.
Asuka tremò di fronte a quel grido.
“Nulla, io ti ho solo chiesto come stavi..” disse tremando.
Jan la guardò e si era dispiaciuto di averla trattata così.
Le afferrò la mano e le chiese scusa.
Si stavano guardando intensamente.
Jan si alzò e la prese per mano, e si avviarono dentro il bagno.
Moran, insospettito, prese il cellulare e chiamò Marta.
Marta, in camera, sentì la suoneria del cellulare rimbombarle in testa.
Quando lo trovò, si accorse che Jan non era più accanto a lei e si preoccupò.
Ma forse era lui che la stava cercando sul cellulare. Ma sul display vide che era Moran.
“Moran, ciao! Dimmi tutto!” disse Marta.
“Ciao Marta! Devi assolutamente venire al bar. In fretta. Ti aspetto!” disse e riattaccò.
Chissà cos’era successo.
Marta, preoccupata, prese la bicicletta e arrivò in un baleno al bar.
“Moran, eccomi! Che succede?” chiese Marta.
“C’è una cosa che devi sapere. Come tuo amico, devo dirtelo, anche se soffrirai. Il tuo ragazzo è qui. Nel bagno degli uomini, con un’altra.” Disse Moran.
Marta rimase a bocca aperta e corse nel bagno.
Un vecchio di ottant’anni le gridò che era il bagno sbagliato, ma lei fece finta d non sentire.
Sentì ben altro. Ansimazioni.
La porta era socchiusa. Aveva paura di cosa avrebbe visto, ma la spalancò del tutto.
E ciò che vide fu la cosa più brutta della sua vita.
 
 
13
“Non posso crederci..” Marta piangeva.
Jan rise. “E’ quello che hai fatto tu!”
“Ma che stai dicendo?” Marta gli diede uno schiaffo. “Io mi sono concessa a te, e tu mi ripaghi così! Fai schifo!” corse via.
Credeva che Jan fosse diverso, ma invece era uguale a tutti gli altri.
Arrivò a casa, corse in camera e si mise a piangere.
Non capiva il perché di tale comportamento.
Arrivò la sera, e Jan la chiamò.
Marta non rispose al cellulare.
Dopo mezz’ora lo vide sotto casa sua, e decise che doveva affrontarlo.
Lo raggiunse in pigiama.
“Cosa vuoi?” chiese Marta.
Jan le diede una busta. “Ecco perché l’ho fatto. Mi sono sentito tradito da te, non avresti dovuto mentirmi così.” Disse Jan.
Marta aprì la busta e rimase esterrefatta.
“Sei veramente un’idiota. Sono uscita con tanti ragazzi, ma nessuno mi ha mai scoperta intimamente. Questa tua mancanza di fiducia nei miei confronti, mi disgusta. Tra noi è finita.” Disse Marta.
“Vuoi dire, che…” Jan non fece in tempo a finire la frase che Marta gli diede uno schiaffo.
“Vattene! Voglio che tu esca per sempre dalla mia vita!” gridò Marta.
Corse in casa e lasciò Jan al freddo.
Non meritava nulla. Era uno stronzo.
Aprì la finestra e lo vide ancora lì.
Gli buttò addosso il pupazzo che le aveva regalato.
“Ora vattene!” gridò Marta.
Jan raccolse il pupazzo e se ne andò.
Aveva perso la persona più importante della sua vita.
14
Marta trascorse l’ultima settimana prima degli esami, in camera a studiare.
Aveva pensato molto a Jan, ma aveva deciso di chiudere con lui.
La loro storia apparteneva al passato.
Pensò solamente a studiare. Ebbe paura di assomigliare ad Amy…
Ma doveva assolutamente uscire da quella scuola.
Il giorno 20 giugno Marta sostenne il primo gruppo di materie scritte, mentre il 30 giugno, toccò al secondo gruppo.
I risultati finali sarebbero usciti il 7 luglio.
Il giorno fatidico arrivò.
Marta non stava più nella pelle, e accompagnata da Rea, andò a vedere i risultati.
“Marta, non avere paura! Quest’anno hai superato te stessa, vedrai che è andato tutto bene!” disse Rea.
Le due arrivarono a scuola, e davanti al cancello, furono fermate da Asuka.
“Vuoi vedere che ho preso più di te? D’altronde sia i ragazzi, sia i professori preferiscono me a te!” disse Asuka.
Marta avrebbe voluto prenderla a pugni.
“Nessuno ti sopporta, cara! E ora levati!” Marta diede uno spintone a quella antipatica di Asuka.
“Oh, mio dio! Che antipatica questa Asuka!” disse Rea.
“Già. Ecco cosa ho dovuto sopportare quest’anno cara Rea..” disse Marta.
“Dai, non pensarci più. Pochi centimetri ci separano dal tabellone. Sei pronta?” chiese Rea.
Marta fece un respiro profondo, e assieme all’amica si avvicinò al tabellone.
“Aaaaaahaaahaaaaah!” cacciò un urlo di felicità e abbracciò Rea.
“Che bello, sono felicissima!! 79, Rea, 79!!!” gridò Marta.
Asuka si avvicinò al tabellone, assieme a Pam Ishigaki, la sua migliore amica.
Vide il suo 77 e si incazzò. Soprattutto perché voleva che Marta toppasse agli scritti, e inoltre l’aveva persino battuta.
“Caspita, il tuo piano non ha funzionato, Asuka.. Nonostante tutto è riuscita a passare brillantemente gli esami..” disse Pam.
“Sta zitta!” gridò Asuka, andando via.
Intanto Marta e Rea saltellavano dalla gioia.
Le due si allontanarono, ma poi Marta fu bloccata da qualcuno.
Si girò. Era Jan.
“Complimenti… sapevo ce l’avresti fatta.” Disse Jan.
“Grazie. Ora devo andare però.” Disse Marta.
“Noi, dovremmo..” Jan cominciò a parlare, ma Marta lo bloccò.
“Non esiste più un noi, Jan. Lasciami vivere la mia vita. Addio!” gelide parole di Marta, che si allontanò con Rea.
“Non merita nemmeno che tu gli rivolga la parola.” Disse Rea.
“Hai ragione. Ma basta parlare di lui! La vita va avanti!” gridò Marta.
“Sì. Ora dobbiamo pensare ad organizzare una festa per la nostra diplomata!” gridò Rea.
“Siiiiiii! Una festa tutta per me! Non vedo l’ora, amica!” gridò Marta saltando.
Finalmente Marta aveva ottenuto il diploma.
Non voleva pensare ad altro.
I ragazzi avrebbero potuto aspettare.
Aveva avuto troppe delusioni.
  
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