Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Ricorda la storia  |      
Autore: Akira Haru Potter    10/12/2011    2 recensioni
Intercalando tra le mura di pietra e i voluminosi tendaggi scuri, Ciel si fece largo tra i corridoi, camminando speditamente verso quella semi-oscurità che avvolgeva quel posto.
Tutti quei tessuti, tutti quei grigiori e tutti quei quadri raccapriccianti facevano rabbrividire il giovane conte, trovatosi in quel luogo insolito senza volerlo.
La monocromia di quei corridoi lo irritò.
(lieve SebastianxCiel)
[III Posto "L'unico e solo Multifandom Contest" di Fatafaby89]
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Akira Haru Potter   
Titolo: The Dancer
Fandom: Kuroshitsuji
Genere sorteggiato: Horror
Personaggi: Sebastian Michaelis; Ciel Phantomhive; leggerissima SebastianxCiel
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if; Shonen-ai; One-Shot
Note (facoltativo): Titolo ispirato alla stupendameravigliosadioquantolaamo canzone degli Elliot Minor, aka “The Dancer”. Io non posso non pensare a quel bonazzo di Sebastian che volteggia con Ciel alle note di questa canzone stupenda. Mi ero ripromessa più volte di scrivere qualcosa del genere su di loro con questa piccola perla e ce l’ho fatta.
E’ un po’ nonsense, ma poi dopo si capirà il motivo. Anche questa una shonen-ai, con una coppia che amo parecchio, che è nelle hit parade nel mio cuore con potente ardore.
Spero che ti piaccia, e buona lettura!




The Dancer


I’ll tap my foot, I’ll anticipate.
Every second’s a longer wait.
And I’m just one step away
Muscles ceasing, I clench my seat.
I’m sorry if I’m seeing weak,
 but I’ll pass in time.
(“The Dancer” – Elliot Minor)




Intercalando tra le mura di pietra e i voluminosi tendaggi scuri, Ciel si fece largo tra i corridoi, camminando speditamente verso quella semi-oscurità che avvolgeva quel posto.
Tutti quei tessuti, tutti quei grigiori e tutti quei quadri raccapriccianti facevano rabbrividire il giovane conte, trovatosi in quel luogo insolito senza volerlo.
La monocromia di quei corridoi lo irritò.
Così come lo fece adirare anche la mancanza del suo talentuoso maggiordomo.
Delle piccole creature si fecero avanti dalla direzione però opposta alla sua: sembravano folletti dall’aspetto ripugnante, dai lunghi capelli dorati e i denti affilati come rasoi.
Parlavano una lingua tutta loro, incomprensibile all’orecchio umano.
Era un rumore stridulo, talmente fastidioso da far sbuffare il tredicenne sperduto.
Fu proprio per quel sospirone che questi folletti si voltarono nella sua direzione.
Se possibile, il tutto divenne più inquietante proprio quando queste creature accorsero nella sua direzione e lo trascinarono per i calzoni con una forza tale da rendergli impossibile la difesa.
Il piccolo Phantomhive non perse tempo negli improperi e gli urli che avrebbe tanto voluto lanciare a quei mostriciattoli. Maledì piuttosto il proprio maggiordomo per non essere stato al suo fianco nel momento del bisogno.
Lo condussero per altri corridoi immensi, dai quali sbucavano persone cadaveriche, vecchi scheletrici con i propri bastoni e  lingue biforcute come quelle di un serpente.
Si lasciò trasportare ancora, ormai rassegnato e quasi ti ritrovò ad arrossir per l’ira quando vide il proprio bastone tra le dita raggrinzite di un vecchio bacucco.
<< Ehi, quello è mio! >> urlò infatti adirato, cercando di strattonare la presa ferrea che i folletti avevano sul suo vestiario.
Poteva veder scintillare l’impugnatura pregiata, così come anche la spada affilata che era celata all’interno del rivestimento di legno.
<< Ridammelo! >> strillò ancora, cercando di farsi sentire.
Ma non vi riuscì, e quelle creaturine non lo aiutavano di certo, tirandolo ancora e ancora, affondando stavolta le loro unghie mangiucchiate sul cotone costoso del pantalone, bucandolo e trafiggendo anche la pelle delicata.
Un altro grido gli fuoriuscì dalla gola, ma quella volta fu dolore, dolore fisico che gli fece appannare la vista e che gli fecero cedere le ginocchia.
Il giovane conte non sapeva di come le unghie di quelle creature fossero ricoperte di veleno.
Lo comprese soltanto quando cadde in uno stato di  profonda semi-coscienza, con ancora sfocata in mente l’immagine della propria reliquia che scompariva tra la folla di vecchi.
Venne trascinato per chissà quanto tempo, finché non entrò in una stanza buia e puzzolente.
<< Benvenuto, bocchan. >>
Si ridestò dal suo dormiveglia, per cercare di individuare la voce del proprio maggiordomo.
<< Sebastian! Incompetente di un maggiordomo, dove sei stato?! >>.
<< Io? Sono sempre rimasto qui. >>
<< Ma cos-? >>.
<< Ma come, non l’ha capito? >>.
All’improvviso si accesero alcuni candelabri sparsi per la stanza.
Ciel avrebbe preferito tornare al buio; preferì dormire ancora e farsi accoltellare a morte senza aver prima vendicato i propri genitori, piuttosto che rimanere in quella camera.
<< S-Sono le tue vittime? >>.
<< Le precedenti? Sì, non sono meravigliose? >>.
Uno stuolo di anfore insanguinate e volgari fu la prima cosa che vide.
Non sembravano così terrificanti, se non si notavano i numerosi vermi e varie braccia, gambe e teste che ne fuoriuscivano. Soprattutto se non si pensava a tutto il sangue che imbrattava i volti terrorizzati.
Il fatto che anche la stessa camera fosse adornata e rivestita di sangue e carne umana, sicuramente non lo faceva sentire meglio. Così come anche numerosi folletti che si rannicchiavano in un angolo per rosicchiare alcuni restanti umani.
Quasi riusciva a sentire dei deboli lamenti provenire da quegli enormi vasi.
<< S-Sebastian, ma sono ancora vivi? >>.
<< Purtroppo alcuni sì. L’estrazione dell’anima è un processo talmente complicato, sa, che vi sono alcuni sfortunati che posseggono ancora una linfa vitale che permette loro di respirare, e di guardare. >>
<< Ma sono al buio là dentro. >> fece notare con ovvietà.
<< Certamente, perirebbero subito alla vista di questo luogo. >>
<< Li capisco. Potevi arredare meglio la tua stanza, Sebastian. >>
Un ghigno risaltò le belle labbra del demone.
<< Mi dispiace che non sia di suo gusto. >>
<< Solo un maggiordomo incompetente come te potrebbe trovare di suo gusto qualcosa del genere. >>
<< E solamente un conte infante come voi potrebbe fare un sogno del genere. >> il maggiordomo si avvicinò con passo cadenzato al piccolo Phantomhive << Ma per adesso, visto che è solo un sogno, potrebbe goderselo… >>
Ciel sussultò quando si sentì preso per i fianchi ossuti e fatto girare per tutta la stanza, con un tripudio di chitarre e di sottofondi introspettivi.
Con loro sembrarono anche ballare i rivestimenti di sangue, vorticando furiosamente per tutta la camera, permettendo alle anfore di rovesciarsi e di far uscire i resti delle vittime precedenti, che ripresero vita e iniziarono a ballare anche loro, accerchiandoli in una danza macabra che sapeva di morte.
<< … e farla godere anche a me. >> finì il demone, prima di avvicinarsi alle labbra del più giovane e a mordergliele con ferocia.
Di questo sogno rimase solo il sangue.





*Note d'autore finali:
E anche questa è fatta! Questa è la quarta  ff partecipante e arrivata terza al "Multifandom Contest" di FataFaby89!
Per la prima volta pubblico un qualcosa del genere sul fandom, davvero.
Non me lo sarei mai aspettata di mettere per iscritto questa cosa, davvero.
Beh, spero che possa essere apprezzata!
Baci <3

Anto*



   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Akira Haru Potter