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Autore: alicew in wonderland    10/12/2011    3 recensioni
Dato che tutti fanno morire Dante ho pensato di dare il mio generoso contributo ispirandomi a una canzone di Katy perry dal titolo, appunto, The one that got away. Buona lettura
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Morte di Dante'
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Era buio, in un luogo strano a un tratto una luce candida davanti a lei: lui.
Si mise a correre verso la luce che era lui, la sua luce. Lui si voltò e le sorrise, una volta arrivata cercò di posargli una mano sula spalla ma non ci riuscì, lui non era più materia ma etere.
La luce si fece più intensa, lui si stava dissolvendo “Zhalia!” le disse con un sorriso
“No! No Dante, ti prego non andartene! Resta con me! No!”
Si svegliò nel letto e toccò le lenzuola: vuote. Non avevano mai dormito insieme per davvero in quel letto.
La porta si aprì “Mamma stai bene? Ti ho sentita gridare”
“Sì JR è tutto ok!” Un tuono riempì il silenzio, il bambino sobbalzò, “Ti va di dormire nel lettone con me sta notte?”
“Sì”
La vita, com’è crudele e dolce nello stesso tempo. Quel bambino aveva tutto di lui: i capelli, gli occhi, i lineamenti persino il profumo! Com’è triste, tuttavia, portare i segni di chi non c’è più!
Alle 9.00 Zhalia svegliò JR “Piccolo ti va di fare una gita?”
“Non piove più vero?”
“No! Scendi con me a fare colazione o preferisci vestirti prima?”
“Andiamo a mangiare!”
JR fece un disastro con il latte e cacao che gli finì dai bordi della bocca fin sotto il mento; Zhalia lo rimproverò ma poi si bloccò guardandolo: vide ancora lui in suo figlio. Sembrava che il latte e cacao avesse disegnato su quel viso, che già ricordava lui, la stessa barba che soleva portare, quella caratteristica che lo rendeva così irresistibile.
Zhalia e JR uscirono da casa Vale diretti alla stazione, arrivarono in un piccolo villaggio tra le montagne con colline verdi. Presero un sentiero e camminarono fino a raggiungere una radura tra gli alberi con un prato verde e al centro un sarcofago di pietra.
Quanti ricordi affollavano la mente di Zhalia: il suo primo incontro con lui quell’estate a Praga, la volta in cui la aveva accolta in casa e lo aveva quasi baciato (maledetto Lok se non fosse arrivato lui…), quando lo aveva protetto da Sophie che lo aveva accusato di tradimento nel momento in cui aveva consegnato i titani leggendari al Professore, le avventure vissute insieme, le parole scritte tramite i diari nel periodo in cui era infiltrata nella spirale, quella notte, l’unica in cui si erano potuti vedere, dopo essere stata legata a testa in giù ed essersi sentita dire “Scusa! Ci vediamo più tardi!”, era diventata sua e lui suo, poi l’ultimo suo ricordo da vivo: quel suo discorso di incoraggiamento alla squadra e l’invito ad essere forti per andare avanti.
Il giorno del funerale in quella radura c’erano solo lei, Sophie, Lok, Cherit, Metz e Dan a guardare per l’ultima volta il suo viso il sorriso che, nonostante la consapevolezza che stesse per morire, gli era rimasto sul viso. Aveva pianto tutte le lacrime possibili e aveva scoperto di JR.
In quel momento sorrise: una sera d’estate erano soli, lui e lei, sul tetto di casa Vale a guardare le stelle parlando di un potenziale futuro insieme, lei ancora non aveva pianificato che lo avrebbe perso qualche mese più tardi.
Se solo fosse potuta tornare indietro con una macchina del tempo lo avrebbe fatto, lui per lei non si poteva rimpiazzare con un ricordo, sarebbe stato tutto come un tempo: lui e lei contro il mondo avrebbero portato a compimento tutte le promesse fatte.
Lei quel giorno lo avrebbe fermato, lo avrebbe costretto a chiedere aiuto e non a fare di testa sua.
Nei momenti in cui gli mancava di più guardava il marchio della Spirale di Sangue sul suo braccio e si ricordava perché lui era là, sotto quella lastra di pietra.
Se lo avesse fatto ragionare ora non sarebbe lì a ripetersi che lui è quello che sene è andato, avrebbe dovuto dirgli cosa davvero lui significasse per lei, magari ci fosse un’altra vita per farlo!
“Mamma! Questo tizio si chiamava come me! Vieni a vedere!”
Il vento in quel momento le sembrò la sua voce e ripeteva una sola parola: “Zhalia!” 

   
 
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