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Autore: Antiva    11/12/2011    4 recensioni
"Vedere proprio quella ragazza – la ragazza che non l'aveva mai notato prima nonostante lui continuasse a guardarla da dietro il bancone, quella che non l’aveva fatto proprio perché troppo presa dal suo stupido fidanzato - appoggiarsi a lui così, in quel modo strano, e pieno di fiducia l’aveva sciolto.
Sicuramente era solo l’alcool a guidarla, ma era davvero così sbagliato esserne felici comunque?"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Or a Glass, or a Cup:

«Non guardarmi così» Disse la ragazza al barista «Non sono ancora ubriaca». Prese il bicchierino davanti a lei e lo buttò giù d’un fiato. “O almeno non abbastanza”, si corresse mentalmente.

«È stata davvero una giornata così brutta?»

La ragazza non parlò subito, ma si fermò lasciandosi invadere dal torpore alla gola «Fammene un altro, per favore» Disse qualche secondo dopo. Il barista, prevedendola, l’aveva già preparato e posò subito il bicchierino sul tavolo. Erano rimasti solo loro nel locale. Lei buttò il liquido giù per la gola in un attimo. Poi rimise il bicchierino di vetro sul bancone. «Sì.» rispose finalmente «È stata una brutta giornata».

«Vi siete lasciati?»

«L’ho tradito» Confessò subito lei, senza farsi pregare.

«Parli del ragazzo che era con te l’altra sera?» Il barista conversava, ma non sembrava troppo interessato. Un po’ come quando si riguarda un film già visto.

«Sì, di quello che era con me l’altra sera, la sera prima dell’altra sera, e quella ancora prima,… E avanti così…» fece finta di contare con le dita, barcollando un po’ sullo sgabello «per quasi due anni interi. Un altro, per favore.» Disse indicando il bicchiere davanti a lei.

Lui posò l’ennesimo bicchiere, anche questo già preparato, sul bancone umido del locale «Ti senti così in colpa? Davvero?»

«Sì.» La ragazza, piuttosto alticcia, aveva le lacrime agli occhi, ma si impegnò al massimo per non piangere. Non riuscì però a trattenere le parole «L’ho fatto per ripicca, capisci? Credevo fosse stato lui a tradirmi per primo. Ma poi, quando gliel’ho confessato - e l’ho dovuto fare! Mi sentivo così in colpa! - Lui mi ha detto: “Non ci posso credere: hai davvero dato più credito a stupide voci anziché a me? La cosa che mi fa più male è la tua mancanza di fiducia. Non posso vivere una relazione così” E se ne andato via.»

Afferrò il bicchierino che il barista le aveva lasciato, ma buttando giù il liquido così di scatto, lo slancio fu eccessivo e cadde dalla sedia. «Ahia!» Imprecò guardando il barista come se fosse stata colpa sua.

La ragazza, seduta sul pavimento, guardò i suoi vestiti. Erano fradici d’alcool per tutti gli shots che le erano scivolati sulla camicia, ci volle qualche secondo e scoppiò in pianto.

«Oddio! Ti sei fatta male?» Il ragazzo fece il giro del bancone e la raggiunse. La afferrò per la vita, alzandola in piedi. Reggendola, la guardò da molto vicino: gli occhi erano arrossati dal pianto, i capelli spettinati, le gote rosse per l’alcool,… Una bella ragazza davvero, ma in uno stato a dir poco pietoso. «Fammene un altro…» Disse cercando di svincolarsi dalla presa di lui e di raggiungere lo sgabello.

«Non credo proprio.»

«È il tuo lavoro! Voglio un altro bicchiere.»

«Dobbiamo chiudere.» Il barista mentì. «E tu… tu sei in uno stato pietoso.»

«Sai qual è il vero problema?» Disse la ragazza ricordandosi perché era venuta lì. «Era biondo. Lui era biondo.» Disse lei in preda all’alcool. Il barista non le diede credito e la portò fuori dal locale «Io e i ragazzi biondi non siamo mai andati d’accordo, sai? Mio padre aveva ragione... Sapevo che sarebbe finita male, che ci sarebbero state delle incomprensioni tra noi due… Disse continuando a farfugliare confusa. Intanto il ragazzo, continuando a reggerla, cercava di chiudere a chiave la porta del bar.

Il barista aprì la sua macchina e la fece stendere sui sedili in fondo, si sedette al posto del guidatore e mise in moto. Sentì singhiozzare alle sue spalle. La ragazza aveva ricominciato a piangere più di prima «Come ho potuto credere a quelle voci? Sono stata una stupida, non l’avrebbe mai fatto…»Continuò a farfugliare tra i singhiozzi.

«Dove abiti?»

La ragazza ci pensò su, stordita per il troppo alcool, e riuscì solo a lasciare frasi a metà interrotte da i suoi singhiozzi «Abito… Abito…»

«La strada, te lo ricordi il nome della strada?» Incalzò lui.

«Park… Park Ave. La casa arancione, quella più piccola però.» Viveva praticamente attaccata al pub dove lavorava il ragazzo, ci volle poco perché potessero arrivare.

Il ragazzo parcheggiò in un piccolo spiazzo prima della via dove abitava la ragazza. «Siamo quasi arrivati» disse. Scese dalla macchina e aprì la portiera posteriore. «Non ti sentire in colpa» Disse piattamente prendendola in braccio. Poi continuò a camminare fino alla graziosa casa arancione, era una delle prime.

«Io l’ho tradito. L’ho deluso, capisci?» La ragazza continuava a piangere «Io lo amo…»

Il barista parve irritato dalle sue parole «Le voci erano vere.» Disse un po’ stizzito.

«Le voci?»

«Sì, le voci. È stato lui a tradirti. Veniva al bar tutti i giorni, e tutte le volte che non veniva con te portava una ragazza diversa.»

La ragazza sul momento non capì. Guardò il barista negli occhi, lui compunto ricambiò lo sguardo. La ragazza comprese, e ricominciò a piangere appoggiandosi alla spalla di lui. Stavolta era un pianto più silenzioso, più cosciente. «Diceva di amarmi…»

«Va tutto bene» Gli disse lui, stringendola. Il ragazzo avrebbe preferito non dire niente, in fondo non erano affari suoi… Ma vedere proprio quella ragazza – la ragazza che non l’aveva mai notato prima nonostante  lui continuasse a guardarla da dietro il bancone, quella che non l’aveva fatto proprio perché troppo presa dal suo stupido fidanzato - appoggiarsi a lui così, in quel modo strano, e pieno di fiducia l’aveva sciolto. Sicuramente era solo l’alcool a guidarla, ma era davvero così sbagliato esserne felici comunque?

«Dove tieni le chiavi?» Chiese lui tirando le labbra in un piccolo sorriso, ripensando a quello che stava succedendo.

«Ce n’è una copia sotto la piantina, quella con i fiori rosa…» Il suo tono era assonnato, sembrava quello di una bambina prima di dormire. Lui si avvicinò alla pianta, alzò il vaso e prese la piccola chiave, continuando a reggere la ragazza. Aprì la porta e si guardò intorno.

«Dov’è la tua stanza?» Sussurrò lui.

Lei non rispose. «Ehi? Dov’è la tua stanza?» Ripeté lui, un po’ più forte di prima. Ancora nessuna risposta. Guardò il viso della ragazza, e si accorse che aveva chiuso gli occhi.

Il ragazzo cominciò a girare per la casa, aprendo una porta dopo l’altra. Ci volle un po’ ma trovò una stanza da letto. Stese la ragazza sopra le lenzuola. Le bastò guardarla, e lui sorrise di nuovo.

Si guardò attorno, la stanza era piccolina, ma ben arredata. Tutto era in ordine.

La sua attenzione venne attirata da una piccola foto, era l’unica che finora aveva visto in tutta la casa. Nell’immagine c’erano lei e il suo ex ragazzo. Vedendola sparì il sorriso sul viso del ragazzo: anche se lui avrebbe ricordato quella nottata, lei già l’indomani l’avrebbe scordata. E anche se l’alcool non le avesse annebbiato i ricordi, per lei non avrebbe significato niente più di una serata con un barista gentile che, impietosito, aveva deciso di accompagnarla a casa. Il barista rimase ancora qualche minuto e poi se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle…

 

 

…La luce del giorno filtrava attraverso le tende sottili. La ragazza si era svegliata con un gran mal di testa. I suoi vestiti puzzavano d’alcool, gli occhi le bruciavano, e per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare nulla di quello che era successo dopo aver cominciato a prendere tutti quegli shots al bar.

Si guardò intorno. La stanza era come l’aveva lasciata, tranne per una cosa: la foto di lei e del suo fidanzato era abbassata con la faccia rivolta al legno della sua cassettiera. “Ex-fidanzato” si corresse mentalmente, lei l’aveva tradito, ma il mal di testa era troppo forte per farle tornare subito i sensi di colpa. Si avvicinò alla cassettiera e alzò il portafoto. Sorpresa, si accorse che la foto non c’era, la cornice però non era vuota. Sotto il vetrino c’era un biglietto.

“Ti ho risparmiato la fatica di bruciare la foto.

È stato lui a tradirti per primo, sai? Le voci erano vere.

Vieni al bar quando ti svegli, hai lasciato lì la tua borsa.

Se vieni, stavolta ti offro qualcosa io, ma niente alcool. Non ti fa un bell’effetto.

Piuttosto un tazza di caffè,

Il barista

P.S.: Io non sono biondo”

 

Si ricordava di lui: l’aveva accompagnata fino a casa. Uno strano, dolce sorriso le apparve sul volto.

 

 

 

N.d.A.:

Ciao a tutti!:)

Vi ringrazio davvero tanto per aver letto la mia storia, mi farebbe davvero piacere un vostro parere J

Questa è solo la mia seconda originale :), l’ho postata, ma sinceramente non mi convince molto…  però spero davvero che vi sia piaciuta e di non avervi fatto solo sprecare del tempo J

 

P.S.: Questa Fan Fiction la dedico alla mia amica Matilde J

Giada

   
 
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