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Autore: Brixegael    11/12/2011    1 recensioni
Nuove reclute. Nuovi Shinigami. Missioni e paure. Allenamenti. La dura vita di un ragazzo che si ritrova catapultato nella Soul Society, vestendo i panni da Shinigami!
ATTENZIONE: La storia è presa da un Gioco di Ruolo
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Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Un assassino!- La piccola folla, radunatasi in quella festicciola di mezzanotte al chiaro di luna, iniziò a disperdersi, correndo qui e là scappando, sperando di mettersi in salvo. Ai piedi del ragazzo, in quell'erba fresca, si faceva strada una macchia di caldo sangue rubino. Il cadavere, spezzato letteralmente in due, era quello della ragazza che aveva conosciuto poco prima, con la quale stava ballando. Il ragazzo voltò lo sguardo, non sentiva più un singolo urlo da una manciata di minuti. Della piccola folla, vi erano solo cadaveri. La serata era tranquilla e, all'improvviso, tutto questo. Davanti a sè il nulla, come se fosse stata l'aria ad ammazzare tutti quei ragazzi. Il ragazzo cadde sulle ginocchia, ancora incredulo di ciò che era successo. Tutti i suoi amici, persone che conosceva, con la quale si era divertito un tempo, compagni di classe, morti. Tutti quanti. Strinse nel pugno un ciuffo d'erba strappandolo con violenza: rialzandosi di scatto rimase fermo, come ad aspettare di essere ucciso.
-Avanti! Uccidimi!- Urlò Reikoku al vento, non sapendo dove volgere lo sguardo. Dietro di lui sentì come una risata, un ghigno malefico. Il ragazzo si voltò, rabbrividito e pieno di rabbia: per un'istante gli sembrò di vedere un mostro sulle due zampe, che lo stava per affettare in due. Come per istinto si gettò in avanti, fra l'erba, rotolando via.
-Non vuoi morire?- Il mostro si avvicinò al ragazzo, sul viso aveva una maschera, anzi, la maschera era il suo viso, Rei ne sembrò così sicuro. -Saziami con la tua morte!- Alzò quello che doveva essere il suo braccio, composto quasi inetramente da una lama, sferrandola sul viso del ragazzo. Reikoku chiuse gli occhi stringendo a pugno le mani. Non sentì nulla. Morire. Il ragazzo ci riflettè sopra. Se era morto poteva pensare? Riaprì lentamente gli occhi e la risposta gli fu presto svelata.
-Scappa!- Un ragazzo, su per giù della sua età, aveva bloccato il colpo del mostro con una Katana. Questo era vestito in modo strano, gli ricordò i Samurai dei tempi ormai andati. -Corri!- Gli intimorò il ragazzo di nuovo. Rei si alzò, correndo via nel bosco, senza nemmeno sapere dove andare. Attorno lui solo alberi, che sfrecciavano veloci. Iniziò a sentire il fiatone e inciampò in una radice esposta, che non aveva visto nel buio della notte. Annaspando si riportò a gattoni, fissando le proprie mani, ancora sporche di sangue.
-Non sei ancora al sicuro.- Gli disse una voce. Di fronte a lui c'era una ragazza, non la riconobbe subito.
-Me-meiko?!- Il ragazzo si rialzò fissandola in viso. -Eri scomparsa tempo fa..- Lei annuì fissando nella direzione da cui Rei stava scappando. Dopo qualche momento la ragazza si voltò e corse via. -A-aspetta!- Lui iniziò a inseguirla, correndo più veloce che poteva, senza riuscire a raggiungerla. Di colpo venne abbagliato.
Reikoku saltò sul letto con gli occhi sbarrati e un po' assonnati. "Era solo un incubo?" Il ragazzo si portò le mani al volto, massaggiandosi le tempie. Sentì l'odore di terra col retrogusto di sangue sulle mani. Sbarrò gli occhi. Si alzò dal letto e corse alla porta, provò ad aprirla ma non vi riuscì. "Perchè sono chiuso in camera?" Rei si guardò attorno e trovò una lettera sulla su ascrivania. Reikoku aprì la lettera, strappandone letteralmente via l'involucro, quasi divorandosi le parole. Un certo Urahara Kisuke lo aveva contattato per fagli sapere che aveva delle informazioni per lui. Che quel ragazzo-samurai lavorasse per lui? Dal retro della lettera scivolò, danzando fino a terra un biglietto aereo. Lo avrebbe reclutato contro quei mostri? Tutti quegli avvenimenti in così poco tempo. Sentì bussare alla porta. -Rei caro? Ti sei svegliato?- Era sua madre. Aprì bocca per risponderle, ma si bloccò. Perchè venire a disturbarlo, quando era stato chiuso in camera, pensò. -C'è qualcuno che ti vuole parlare dell'altra notte.- Continuò. Reikoku indietreggiò.
"L'unico superstite di un massacro senza colpevole.." Pensò. "A chi vuoi che diano la colpa Rei!" Il ragazzo si voltò, afferrò la lettere e il biglietto aereo, forzò la finestra chiusa anchessa e si gettò fuori, correndo come il vento, dirigendosi all'areoporto. Annaspando, salì su di una linea del bus che portava direttamente davanti alla sua meta. Fortunatamente, nessuno lo riconobbe, conciato com'era. **Fermata Aeroporto.** Avvisò il cartello luminoso all'interno del bus. Il ragazzo scese velocemente, entrato diede il biglietto e si intrufolò il prima possibile all'interno dell'aereo, giusto qualche minuto prima della partenza. Si sedette nella fila a destra, vicino al finestrino: il veivolo lentamente si alzò dalla pista e in poco tempo era in volo fra le nuvole. Rei tirò un sospiro di sollievo.
-Siamo arrivati all'areoporto di Karakura, grazie per aver usufruito del nostro servizio.- Il pilota dell'aereo cominicò l'arrivo a destinazione, questo ridestò dai suoi pensieri il ragazzo, il quale stringeva in mano ancora la lettere. Appena sceso, si affrettò ad arrivare nell'indirizzo il prima possibile.
-Un.. Negozio..- Commentò sibilando Rei arrivando all'indirizzo segnato sul retro della lettera. Tutto ad un tratto si sentì sollevare, cercò di liberarsi ma la presa diventava più salda. Vedeva delle mani piccole, una bambina lo aveva sollevato di peso? Venne sbattuto un po' qui e là e infine gettato a terra, vicino ad un uomo dal cappellino alla pescatora, color verde e bianco a strisce, barbetta incolta, un bastone al fianco, vestito con un kimono semplice, quasi informale, che sorseggiava tranquillo una tazza di tea. Appena l'uomo lo vide gli sorrise.
-Sai cosa stiamo per fare?- Chiese l'uomo fissandolo.
-Bere tea e mangiare biscotti?- Il ragazzo si rimise in sesto. -Mi hai spedito una lettera con allegato indirizzo e tanto di biglietto aereo, subito dopo un massacro delle persone che conoscevo, con scritto "ti spiegherò tutto".- Rei prese fiato. -Immagino che tu voglia allenarmi a combattere quei mostri.- Il ragazzo ricambiò lo sguardo, l'adrenalina veniva pompata direttamente dal cuore in tutto il corpo, sembrava eccitato, quasi pronto per una vendetta. "Almeno così spero.." Pensò.
-Stiamo per trasformarti in un grande Shinigami. Sei pronto? Se sei pronto allora seguimi.- Urahara Kisuke. Che personaggio strano. Vestito in modo stravagante. Comportamenti quasi infantili. Iniziò quasi ad odiare il suo ventaglietto che copriva il suo viso. Finito il Tea si alzò in piedi fissando il ragazzo. Shinigami, un Dio della Morte? Rei ne aveva sentito parlare. Non poteva crederci che esistessero davvero. Beh, era stato salvato da uno di loro dopotutto. Il ragazzo si alzò in piedi, seguendo Urahara verso una specie di nascondiglio dalla quale si accedeva da una scaletta. Per primo scese Kisuke e poi il ragazzo. Quella scaletta sembrò non finire mai. Giunti a destinazione, Reikoku rimase stupefatto dall'immensità di quel luogo. Come poteva esserci tanto spazio sotto un negozio? Si guardo attorno: era un luogo arido, pieno di montagnette e colline, sembrava un deserto. Ripresosi dalla prima impressione, Rei pensò che dopo aver visto un mostro, salvato da uno Shinigami, alzato di peso da una bimba che sembrava più fragile di un pezzo di carta, uno spazio sterminato come quello doveva essere d'obbligo in quel quadro di pazzia che stava vivendo. -Quindi?- Chiese Rei ad Urahara. Dopo qualche istante sentì che qualcun altro stava scendendo dalla scaletta: la prima era la bambina che con tanta facilità lo aveva sollevato sopra la testa, il secondo era un ragazzo dai ritti capelli rossi e, infine, un uomo pelato con dei lunghi baffi neri. Rei si voltò di nuovo verso Urahara. -Cos'è questo posto?- Ma nel momento in cui Rei si volto verso Urahara lui lo colpì con la punta del bastone. Rei sgranò gli occhi, Urahara lo aveva colpito dritto in mezzo agli occhi e ora stava cadendo. Qualcosa non andava: perchè vedeva il suo corpo cadere? Per di più c'era una catena che lo legava al petto fino a quello che era il suo corpo. L'armadio coi baffi colpi la catena, quasi ancor prima che cadesse a terra, spezzandola. Reikoku rannicchiò le gambe e, appena toccò il suolo, rotolò all'indietro. Aveva preso delle lezioni di Karate e Judo da ragazzino, in quel momento gli sembrò come se gli avessero salvato la vita. Era solo l'inizio e il peggio doveva ancora venire. Si rialzò in fretta, guardando il proprio corpo a terra. Che strana sensazione, gli venivano i brividi. Guardò la catena che un tempo lo univa a se stesso, sembrava un cordone ombellicale, solo, sul petto e non sulla pancia, fatta di... ferro? L'impressione era quella. Se quello che a terra era il corpo, allora ora lui doveva essere l'anima di ciò che un tempo fu. -Urahara Kisuke..- Sibilò fissandolo. Ora non si poteva più tornare indietro. Beh, dietro di lui la galera, con omicidi, anzi, con un massacro come capo d'accusa. Davanti a lui, probabilmente la morte. Doveva essere più forte di quelle due scelte. -..E' cominciato l'allenamento immagino.-
-Esatto... Vedo che hai intuito ragazzo.- Disse Urahara con un tono calmo e controllato. Poi velocemente si avvicinò a Rei e lo colpì al petto facendolo cadere alle sue spalle in un buco grandissimo. -Benvenuto nel Pozzo Distrutto! Esci di qui prima di 72 ore, e diventerai Shinigami altrimenti.... dovremo ucciderti.-
"Benvenuto nel Pozzo Distrutto.." Si ripetè Rei nella mente cadendo in quel infinito buco. "..Tre giorni per uscire da lì? Non era eccessivo?" Rei si acquattò, rannicchiando leggermente le gambe per attutire la caduta. Non appena i suoi piedi toccarono il suolo, il pelatone piombò nel posso, stringendogli le mani e braccia dietro la schiena con dei lacci. O con chissà quale tecnica. Ora doveva scalare quel buco, prima di essere ucciso. -Interessante..- Commentò sussurrando. Alzò lo sguardo verso Urahara, appena oltre il bordo del Pozzo. Rei fissò anche il pelatone, concentrato quasi in uno stato di trance, forse, era per mantenere la stretta sul ragazzo attiva. Avrebbe potuto aspettare che si stancasse, ma sembrava un uomo con un'enorme resistenza. Forse se gli avrebbe tirato qualche calcio... No, sarebbe uscito dal pozzo con le proprie forze, o meglio, con le proprie gambe. Rei si piegò sulle ginocchia, facendo qualche saltello, scrocchiandosi collo e schiena. Dopo un profondo sbadiglio prese la rincorsa, correndo contro il muro. La parete aveva pochissimi appigli, anzi, quasi nulli, sembrava persino liscio. Dopo qualche passo sentì che stava perdendo l'equilibrio e saltò all'indietro a gambe unite, tornando sul fondo del pozzo. Fissò di nuovo Urahara. Per quanto quel cappellino nascondesse gli occhi di quell'uomo, sapeva che lo sguardo era ricambiato. Si sedette a riflettere. Cerò di muovere le braccia, ma la stretta sembrò rinforzarsi, smise quasi subito per evitare di perdere forza. Si fissò attorno, niente. Nemmeno un sassolino che potesse aiutare. Sentì come un bruciore provenire dal petto. La catena si stava sgretolando. Probabilmente quei tre giorni erano un tempo approssimativo sulla distruzione totale della catena. E del ragazzo stesso. Rei si rialzò in piedi, inclinando la testa. La forza centrifuga lo avrebbe aiutato? Iniziò a correre in tondo sul fondo del pozzo, fino a toccare il muro: facendo qualche tentativo, corse in orizzontale sul muro, ma dopo qualche passo, cadde rovinosamente a terra. Beh, in tre giorni avrebbe potuto provare tutte le strategie che voleva. Sarebbe stato meglio farle funzionare subito, non avrebbe potutto immaginare cosa sarebbe successo alla catena se si fosse sgretolata del tutto. Riprovò di nuovo a scalare, stavolta saltando, balzando da destra e sinistra, facendo perno sul lato dei piedi che poggiavano sul muro. Arrivò all'incirca a metà del pozzo, ma cadde, di nuovo, perdendo l'equilibrio. Non ne poteva più di quel buco, persino l'aria divenne più pesante. Si rialzò, quasi imprecando. -Non puoi fare solo questa cosa..- Si riprese da solo ancora una volta. -..E allora..- Il ragazzo indietreggiò, toccando il muro con le spalle. Fece un respiro profondo. Corse dritto contro la parete opposta, premendo fermamente col piede balzò in alto. Circa un metro e mezzo. Iniziò a scattare sul muro stesso, riuscì solo a fare quattro passi prima di sentire perdere l'equilibrio. Cinque metri approssimativamente. Impiantò il piede nel muro, balzando di nuovo. Quasi sette metri da terra. Fermò anche l'altro piedi contro la parete e balzò di nuovo verso l'alto. Otto. Fece ancora un paio di passi sul muro. Dieci. Perdendo l'equilibrio balzò di nuovo, ma scivolò sulla parete liscia e cadde a terra, attutendo la caduta con le braccia e le mani. Fissò Urahara. C'era vicino. Molto vicino. Chiuse gli occhi e riprese fiato. Ripassò la sequenza cercando di trovare un modo per passare gli ultimi metri. Ad un tratto spalancò gli occhi e si alzò in piedi. Rifece tutto da capo. Arrivò ai dieci metri, ancora. Stavolta non balzò subito. Piantò per bene il piede e roteò su se stesso, scalciando con l'altra gamba in aria. Se i suoi calcoli erano giusti, il Pozzo sarebbe stato profondo circa una quindicina di metri. In quel modo sarebbe arrivato vicino all'uscita. Mancavano nemmeno una manciata di metri. Portò il busto sulla stessa linea delle gambe, leggermente più sopra, poggiò i piedi sulla parete, si rannicchiò e balzò all'indietro. Fece una capriola e atterrò di nuovo sul muro. In quell'istante fissò Urahara. Saltò. Gli bastava un balzo per uscire da quel buco. Se non ci fosse arrivato, giurò di usare anche i denti pur di non cadere di nuovo e rifare tutto da capo. Per un'istante, gli sembrò come volare. Aveva superato Urahara cadendogli vicino. L'aria gli sembrò così leggera. Sorrise. Rialzandosi, notò la catena scomparire e gli stessi vestiti che indossava quel ragazzo che lo aveva salvato. E una spada, una semplice Katana. Aveva ragione a pensare che lo avrebbe reclutato. Beh, se non lo fosse stato, quell'allenamento non avrebbe avuto senso dopotutto. Fissò Urahara, soddisfatto. Si spolverò i vestiti nuovi, già coperti di sabbia e polvere del suolo. Fissò in fondo al pozzo, non poteva crederci che era riuscito a saltarvi fuori. Tirò un sospiro di sollievo prima di tornare alla realtà. -Uscire da qui era solo il primo passo vero?- Mise mano alla spada al suo fianco. -Sarebbe stato facile, saltar fuori e basta.- Insomma, uscire fuori non era stata poi una passeggiata, ma sapeva che quell'uomo aveva qualcos'altro in serbo per lui.
-Il primo passo? Mi stupisci sempre di più!- Disse sarcastico Urahara fiondandosi su di lui. Il suo bastone divenne una spada improvvisamente e provò a colpire i ragazzo all'anca destra. -Vediamo se sai combattere!- Urahara lo attaccò. Finalmente si faceva sul serio. Rei si abbassò, l'arma ancora rinfoderata bloccò l'attacco diretto del suo avversario. Questo però lo scagliò via con una delle sue tecniche. Il ragazzo roteò su se stesso, atterrando a qualche metro di distanza da Urahara, vicino ad uno dei massi che abitavano quel luogo arido. Il nemico era certo forte, ma non poteva certo tirarsi indietro. D'altronde, dietro di lui c'era un grosso masso, non avrebbe nemmeno potuto muoversi. Muoversi. Già, il suo nemico era dannatamente veloce, quasi per fortuna si era abbassato in tempo. Doveva trovare un modo per diventare più rapido. Le tecniche di uno Shinigami. "Aspetta, anch'io sono uno Shinigami, ora." Si ricordò Rei. "E va bene." Il ragazzo si voltò e poggiò la mano contro il masso. Sperò di essere abbastanza debole, o il masso abbastanza resistente, da copiare la tecnica di Urahara.
-SHO!-
Il masso resistette, per sua fortuna. "La debolezza non è uno svantaggio." Si ripeteva nella testa mentre volava diretto contro Urahara più veloce di quanto sarebbe mai stato correndo. Usare una qualsiasi tecnica restrittiva sarebbe stato inutile, era troppo debole per riuscire a tenerla. L'attacco è la miglior difesa, no? Il suo avversario si stava preparando a fare qualcosa, non poteva permetterglielo. Lo puntò con l'indice. Una fievole luce bianca si era formata sulla punta di questo.
-Byakurai!-
-Fantastico!- Esclamò Urahara allibito dall'ingegno del ragazzo, ma riuscì ad evitare il colpo. Dato che, a quella velocità il ragazzo si sarebbe schiantato su di un muro, l'omaccione gli fece da scudo e lo riportò davanti ad Urahara. Il ragazzo però, era svenuto. Rei aprì leggermente gli occhi. Una spirale di luce lo colpì in faccia, giusto l'attimo di accecarlo e farlo sentire più disorientato di quanto già non fosse. Era seduto su di una specie di trono in legno molto strano. Di fronte a lui un lungo tavolo, arricchito di tazze e piattini in porcellana pieni di biscotti.
-Ma cosa...- Rei scrollò la testa, cercando di capire dove fosse. Alzò lo sguardo e vide un ragazzo. O meglio, fissò sè stesso, seduto all'altro capo della tavola. Era identico a lui: capigliatura, occhi, statura. Erano diversi solo i vestiti: indossava una giacca in cuoio nera, pantaloni lunghi scuri, persino le scarpe erano nere, così come i guanti e il fular che indossava attorno al collo. -C-chi sei? Dove siamo?!- Chiese quasi spaventato Rei continuando a fissarlo mentre sorseggiava del tea. Attorno c'era solo vegetazione, sembrava finito in un bosco. Dov'era quel luogo arido dove stava combattendo contro Urahara? Urahara. Ora stava ricordando. Gli si era scagliato contro e il pelatone lo aveva bloccato prima che finisse contro uno dei massi, perdendo i sensi. Questo però non spiegava il fatto che si trovasse in quel luogo strano. L'altro posò la tazza e lo fissò.
-Sai chi sono? Io sono K-°ç+#m§. Mi senti..? No? Allora non mi hai ancora trovato...Cercami.- Disse quasi teletrasportandosi accanto a Rei, spingendolo oltre al trono, facendolo cadere nell'acqua. Il ragazzo trattenne il respiro cercando di nuotare verso la superficie. Più nuotava e più si rendeva conto che al posto di avvicinarsi, si allontanava dall'aria. Stava per raggiungere il limite. Non poteva di certo finire così, pensò socchiudendo gli occhi. In fondo, era arrivato in quel luogo all'improvviso, dopo aver perso i sensi. C'era qualcosa di strano in quel luogo, qualcosa di familiare. Riaptì gli occhi facendo uscire l'aria nei polmoni e inspirò profondamente. Già. Era immerso nell'acqua, ma poteva benissimo respirare. Si sentì un'idiota. Si fissò attorno: nulla eccetto che scatole. Un milione di scatole, forse anche di più. Che ci doveva fare con tutte quelle scatole?
"Cercami..." Pensò il ragazzo. Era uno Shinigami, sicuramente loro avevano una qualche tecnica per cercare qualcosa. Chiuse gli occhi e si concentrò.
"Reiraku".
Reikoku aprì lentamente gli occhi. Attorno a lui si erano formate così tante bende, fili infinita di stoffa bianca che danzavano attorno a lui fino a raggiungere le innumerevoli scatole di quel mare scuro. Si guardò attorno.
"Sono proprio strabilianti gli Shinigami.." pensò. Poco distante da lui c'era una delle bende, ma di color rosso. Non esitò ad afferrarla. Appena l'afferrò le altre svanirono. Gli rimanevano ben visibili, ma non le sentiva come quella che aveva in mano. S'incamminò verso la scatola a cui si era legata. Gli sembrò di camminare un chilometri fra scatole tutte uguali. Sperò solo di non essersi sbagliato. Giunse finalmente alla scatola. L'aprì, scaraventando via il coperchio. Era lei. Era l'elsa di una Daga smeralda. Non aveva mai visto quell'arma, ma sapeva che era lei il ragazzo che gli aveva parlato poco prima sorseggiando del tea. L'afferrò senza esitare. -Ti ho trovato...- Disse sussurrando. Sentì come un ronzio, poi un capogiro e un'emicrania tremenda. Poi, tutto buio. Di nuovo. Si stupì di come stavano andando le cose. Prima quel mostro che voleva ucciderlo, lo Shinigami e Meiko. L'arrivo davanti al negozio, Urahara, la bimbetta e il pelatone. Il pozzo, lo scontro con Urahara e ora la spada. Aprì leggermente gli occhi. Di fronte a lui quell'uomo dalla barba incolta e il cappellino alla pescatora. Rei gli sorrise. Sentì la mano pesante, come se stesse stringendo qualcosa. Alzò lentamente il braccio: in mano aveva quella meravigliosa Daga smeralda. -Vedo che... Ci sei riuscito... Ma la sai usare?- Chiese Urahara che era inginocchiato vicino a lui. Rei fissò l'arma. Era così contento. Non aveva ancora idea di cosa potesse fare in quello stato. Il ragazzo si mise prima seduto, tirando un lungo respiro. Guardò negli occhi Urahara. -Mi hai buttato in un pozzo profondo 15 metri, dicendomi di uscire senza mani. Mi hai detto di affrontarti e di mostrarti ciò che sapevo fare..- Rei si alzò in piedi, continuando a sostenere lo sguardo. -..Sono arrivato fino a qui e voglio allenarmi fino in fondo.- Strinse stretta l'arma nella mano destra. Gli sembrava così dannatamente leggera, ma altrettanto forte. Urahara si alzò in piedi e si allontanò da lui.
-Iniziamo quando vuoi!- Vide Urahara alzarsi da quella sua posizione rannicchiata allontanandosi di qualche passo e che, lentamente, svaniva. Gli sembrò di non poter vedere oltre ad un palmo dal naso. Forse era la sua spada che lo stava bloccando in quel modo. Per quale motivo gli impediva la vista? Non perse tempo e corse diretto contro Urahara.
-Kyomu ni hōkai shi!-
Tutto quello gli sembrava così naturale. Nella sua mano sinistra si formò un'altra Daga, questa però, color rubino, quasi color sanguigneo.
-Oscurità, spegni col tuo caldo bacio le luci di un roseo futuro e porta con te questo tuo figlio. Egli ha bisogno della tua forza per bere il sangue di colui che lo affronta con tanto sdegno.-
Il ragazzo si bloccò di colpo, di fronte ad Urahara. Le sue labbra si muovevano da sole. Dannazione, non ci stava capendo proprio nulla. Si sentì solo sempre più debole. Il suo potere gli sembrava dannatamente forte quanto veloce, ma forse era anche troppo per lui. Era il caso di finire quell'allenamento il prima possibile e con un singolo colpo.
-Ketsueki no kōkei.-
Rei saltò all'indietro, scagliando entrambe le Dage contro Urahara. Quella smeralda puntava alla spalla destra, quella sanguignea al piede sinistro. Urahara notò la stanchezza del ragazzo che, non essendo abituato a buttare tutto quel potere spirituale, stava lentamente morendo. Con uno scatto fulmineo, evitò abilmente i colpi e si trasportò dietro di lui e fermò le spade, poi gli fece disattivare lo Shikai.
-Calmo, calmo ragazzo!- Non seppe come Urahara riuscì a schivare il colpo, probabilmente, grazie al cielo. Gli disattivò la forma rilasciata della sua arma, la quale era tornata una comunissima katana. Rei cadde sulle ginocchia tossendo e annaspando, forse era andato troppo oltre di quanto potesse tenere quella trasforazione.
-Che succede se esagero?- Chiese ad Urahara. Quello lo fissò freddamente da sotto il cappellino. Rei annuì. Una domanda stupida, pensò poi. Se in quel modo ci stava rimettendo, figuriamoci tenerlo ancora più a lungo. Beh, in quel caso sarebbe dovuto diventare semplicemente più forte. Come Urahara. Anzi, ancora più potente. Si rialzò in piedi, gli sembrò che stesse meglio, o, quanto meno, lo sarebbe stato fino a quando non si fosse sforzato di più. -E ora?- Urahara gli sorrise e si voltò. Non riuscì a vedere cosa stava facendo. Rei si avvicinò ma subito un enorme cancello si formò davanti ai due: questo lentamente si aprì e ne uscirono, danzando nell'aria, due farfalline nere, che lasciavano dietro a se come dei fiocchi di neve luccicanti. Erano bellissime.
-Andiamo, su.- Urahara entrò nel cancello e Rei lo segui in fretta. Non appena erano entrati, il cancello si chiuse dietro di loro e l'uomo si mise a correre. -Non vorrai farti prendere!- Gli gridò Urahara. Prendere? Da chi? Rei si guardò attorno, c'era solo una strana sostanza violacea, sembrava muco, non osò nemmeno avvicinarsi. Corse anche lui dietro ad Urahara, non voleva di certo perderlo, anche se non capiva il perchè di quel correre.
-Urahara-sama, ma perchè cor..- Il ragazzo non riuscì a finire la frase, il terreno e le pareti iniziarono a tremolare, borbottavano, sembrava che si stesse avvicinando qualcosa di grosso. Grosso e rapido. Il ragazzo voltò il capo senza smettere di correre. -U-UN TRENO?!- Una specie di verme ricoperto da quella stessa sostanza violacea stava sfrecciando contro i due ad una velocità spaventosa, illumando il suo percorso con un piccolo faro posto sulla fronte. Correva più veloce che poteva, quasi raggiungendo Urahara, il quale, lo afferrò, tuffandosi alla fine del tunnel. Rei nemmeno se n'era accorto che erano arrivati alla fine, forse era troppo intendo a correre per evitare quel vermone gigante. Rei si rialzò da terra annaspando dalla corsa, diamine, l'allenamento lo aveva sfinito. Guardandosi attorno si accorse di essere in una specie di cittadina in stile Giapponese medievale. Era stupenda: pulita, ordinata, con molta gente, forse il termine più corretto era "Anime", che aveva il suo daffare. -Urahara-sama, dove siamo?- Urahara diede una pacca sulla schiena a Rei e parlò col bestione che custodiva l'entrata. Dopo qualche minuto egli aprì le porte e Kisuke rientrò nel portale. -Ora sei un Dio della Morte. Diventa forte e, quando vuoi, torna a trovarmi!- Gridò Urahara svanendo col portale.
   
 
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