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Autore: Simon_Madison    11/12/2011    1 recensioni
Quando ami davvero una persona, non conta quanto tu ti sforzi, quanto tu la desideri... devi lasciarla libera o non sarà mai tua.
Questa storia nasce in una notte di inverno, ogni capitolo avrà come POV (punto di vista) quello di un personaggio, che sarà differente per ogni capitolo. Spero vi piaccia (:
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martedì 11/09. Morgan POV.

Vorrei tanto poterti parlare, sai? È da quando ti ho visto quella sera al pub, che ne ho voglia.
Te ne stavi lì con i tuoi amici, i nostri vecchi amici, e io ti osservavo da lontano, pensando a quanto sarebbe stato bello venirti vicino, parlarti, chiederti come stai, che ne hai fatto della tua vita.
Mi sarei avvicinata lenta, circospetta. Hai sempre avuto uno strano effetto su di me e temo che, una volta vicini, la tua influenza diventi di nuovo persistente, quasi dolorosa.

Era così il nostro rapporto, vero?
Tu mi amavi così tanto… e io, non sapevo che farci di tutto quell’amore.
Eri così presente, così attento, così perfetto che mi spaventavi; mi facevi vedere, sentire cose che non credevo potessero esistere.
È per questo che ho rotto con te: tu eri troppo…tutto e io mi sentivo troppo poco.
Siamo stati insieme esattamente un mese, poi non me la sono più sentita.Ti amavo, a modo mio, ti amavo tanto, ma ero terrorizzata, paralizzata dall’idea che qualcuno, qualcuno come te, potesse amarmi davvero, per come ero.
Ricordo ancora perfettamente tutte le volte in cui ti ho chiamato in lacrime per parlarti dei miei genitori, dei miei problemi, di come la vita mi sembrasse fottutamente ingiusta e della tremenda angoscia che provavo davanti alle altre persone; angoscia che sapevo nascondere, e anche bene, dietro una maschera di spavalderia e schiettezza.
Ero così, quando ci siamo messi insieme.
Ti avevo voluto per così tanto tempo, e anche se prima eravamo amici non mi bastava, io volevo di più, volevo che tu fossi mio.
E ci ero riuscita, ero riuscita ad averti, totalmente e senza riserve; mi hai sempre dato tutto senza che io ti chiedessi niente, ed era questo il motivo per cui ti amavo, per cui tutte, ti avrebbero amato.
Tu davi tutto senza pretendere niente in cambio.
Ho rovinato tutto, e ne sono cosciente, e nonostante questo, tu, in quel pub, alzi lo sguardo dal tuo boccale di birra e mi vedi, e io ti guardo.
Non dici niente, e non serve, perché anche a distanza di anni mi leggi ancora dentro, vedi i miei occhi gonfi di lacrime e il mio sorriso spento, e ti alzi.
Io dischiudo le labbra, in un misto di sorpresa e sospetto, mi chiedo cosa hai intenzione di fare, cosa stai pensando.
Ma non pensi niente in quel momento, lo so perché eri e sei rimasto così.
Ti alzi e mi abbracci, e io rimango immobile, come sempre, sopraffatta da te e da quello che mi fai provare.
-Ciao…- la tua voce è neutra, pacata. Vorrei risponderti ma ho la gola secca, mi sento male. Non mi hai ancora lasciata andare, e io ho il sospetto che sarò io ad allontanarti, proprio come un tempo.
-Ciao…- riesco a dire dopo un infinità di tempo.
Sorridi, e quella piccola ruga proprio sotto agli occhi esce allo scoperto. So che devo aggiungere qualcosa, non posso aspettarmi altro da te, non è giusto.
-Come stai?- mi precedi. Continui ad essere anni luce più avanti a me, e questo fa male, non mi sono mai sentita all’altezza della situazione, non con te.
-Bene- mento, e io lo so, e tu lo sai. Ma scegli di credermi; non vuoi forzarmi e non mi chiederai la verità, perché qualsiasi cosa io risponda, tu sai che non lo ammetterò: non ti dirò mai che sto male.
-Ti va di bere qualcosa?- mi chiedi, e gli altri ti guardano come se fossi appena diventato matto; non ci vediamo da quasi due anni, e tu sei sempre gentile come un tempo.
-Io, ok…- mi prendi la mano senza riflettere, e dopo poco te ne accorgi, ma non la lasci nemmeno quando Gabriele ti guarda e alza un sopracciglio, come a chiederti che diavolo stai facendo; perché mi porti al tavolo con voi.
Ma a te non importa, come non ti è mai importato troppo di quello che dice la gente, dicevi sempre che ognuno deve pensare con la propria testa e tu non ti sei mai tirato indietro.
-Ciao ragazzi- dico per smorzare un po’ la tensione, e sembra funzionare, visto che Lisa mi guarda e sorride. Eravamo molto amiche un tempo, ero amica con tutti loro.
-Hey, come stai? È una vita che non ci vediamo...- mi chiede, mentre tu ti siedi vicino a me. Sento il tuo profumo penetrarmi dentro, hai messo il mio preferito, quello che mi piaceva tanto perché lo avevi indosso la prima volta che siamo usciti.
-Tutto bene, alti e bassi, la scuola è ok e mi sono appena lasciata con il mio fidanzato- ti lancio una breve occhiata ma tu fingi di non vedermi, o forse, solo di non essere interessato, non mi chiedi nulla ma lasci che siano gli altri a fare domande.
-Cosa?!Quando è successo?- Lisa spalanca gli occhi e io mi chiedo se sia sinceramente dispiaciuta per me o se invece sia solo curiosa, ma le rispondo comunque.
-Abbiamo litigato pesantemente…- in quel momento ti giri, e io prego che tu non te ne accorga, ma te ne accorgi, sei fatto così, nulla ti sfugge.
-Cosa sono quei segni?- chiedi, e so che è una di quelle tue domande retoriche a cui non devo rispondere. Mi sollevi la manica della felpa di scatto e vedi il mio braccio pieno di graffi.
-Dimmi che non l’ha fatto…ti ha messo le mani addosso?- sei sconvolto, e io d’istinto abbasso la manica e ti prendo la mano –Non è niente, davvero, sto bene- ancora bugie, di nuovo. Lisa mi guarda scuotendo la testa e in quell’istante arriva la cameriera che mi porta il menù.
Ma io so già cosa voglio, ho bisogno di bere, di bere e di dimenticare. Ordino un drink e ritorno con gli occhi su di te. Mi stai accarezzando il braccio, come se il tuo tocco potesse cancellare i segni di quello che mi ha fatto.
L'alcool va giù che è una meraviglia, così come il terzo bicchiere e il quarto. E io comincio a straparlare, non vorrei che tu mi vedessi in quello stato ma sto troppo male, e il bere sembrava una grande idea, almeno all'inizio.
In un gesto fin troppo affettuoso, ti sporgi e cominci ad accarezzarmi i capelli, mentre io, con la testa appoggiata al braccio, sul tavolo, cerco solo di mettere a fuoco la vista.
Mi volto verso di te e mi sorridi, e io conosco quel sorriso, lo conosco così bene.
È il sorriso di Matt, il tuo sorriso.
E io non dovrei farlo, so che non dovrei, ma appoggio la testa sulla tua spalla, e ti sento tirare un respiro di sollievo. Forse, dopotutto, non ti aspettavi di rivedermi, forse ti ero mancata davvero in quegli anni, quando stavo con lui.
-Ti prometto che passerà…starai meglio.- lo dici fermamente, convinto delle tue parole. So che faresti di tutto per vedermi felice, ed è uno dei motivi per cui mi viene da piangere.
-Ho rovinato tutto…anche con te…sono un disastro…- mormoro vicino al tuo orecchio, e tu, in tutta risposta, appoggi la testa sulla mia e mi stringi a te passandomi un braccio attorno alle spalle –Tu non sei un disastro, non lo sei.- mi baci, sui capelli, un piccolo bacio fugace che io credo persino di essermelo immaginato.
-Grazie…- dico prima di bere l’ultimo goccio di jager, sto troppo male, ho bisogno di dormire.
Mi alzo barcollante e tu mi afferri al volo, salvandomi da una brutta caduta e da una figura clamorosa davanti a tutti. –Chi la porta a casa? Io non ho la macchina stasera- ti preoccupi per me.
Nina e Andrea si alzano facendoti un cenno, e tu annuisci, metti un mio braccio attorno alle tue spalle e mi porti fuori, all’aria fresca.




Eccolo qui. Il primo capitolo.
Devo dire che personalmente sono soddisfatta del mio lavoro.
Questa storia prende spunto dalla vita reale di amici e amiche, per cui ho cercato di rendere i sentimenti della protagonista (in questo caso) il meglio possibile *-*
p.s. ogni commento o recensione saranno graditissimi :]
Se avete dubbi o chiarimenti da pormi sentitevi liberi @.@ bacini.

Simo_Alisa
  
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