Per
questa volta non avevamo vincoli, ma abbiamo comunque deciso
di darci
delle linee guida comuni che rendessero le nostre storie più
affini e il risultato ci ha soddisfatte.
Ecco gli elementi:
-prompt: Candela
-citazione: "Chi sei
tu che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più
segreti
pensieri?" (W. Shakespeare)
-protagonisti: I protagonisti della mia storia appartengono alla Nuova Generazione, mentre quelli di Bea sono i rispettivi genitori appartenenti alla generazione intermedia
Se passate di qui vorrei invitarvi a leggere anche il primo capitolo di questa breve raccolta, perchè le due storie sono intimamente legate e perchè Bea è incredibilmente brava. Lo trovate qui: Alghe
Arsura
Ogni
singolo muscolo doleva, rendendo persino l’atto
del lavarsi quasi faticoso. Avrebbe dovuto essere una liberazione
potersi
rilassare sotto il getto caldo e ristoratore della doccia, ma, mentre
cercava
di insaponarsi la schiena, Scorpius sentiva solo un’infinita
spossatezza.
Sarà
il tempo,
sospirò, con la stessa placida flemma degli
anziani seduti sulle panchine lungo i viali alberati. Si
rimproverò per quel
pensiero stupido, poco calzante per un giovane attivo come lui, del
tutto
immune ai condizionamenti delle stagioni.
Stai diventando
una femminuccia,
pensò,
scostando un ciuffo ribelle che gli si era incollato alla fronte,
facendogli
finire lo shampoo negli occhi.
Rimase ancora qualche secondo immobile, tentando di
stemperare quell’insofferenza che provava e di cui non
riusciva ad identificare
la causa. O, forse, non voleva.
Finalmente, dopo un’ultima pigra esitazione, chiuse
il getto e si avvolse rapidamente nell’accappatoio di spugna
che aveva lasciato
lì accanto, a portata di mano. Con gesti sbrigativi, dettati
dai morsi della
fame che avevano iniziato a farsi sentire, si frizionò i
capelli biondi e
asciugò le gocce d’acqua dispettose che erano
rimaste lungo il corpo a
infreddolirlo.
Avvicinandosi alle panche si denudò rapidamente,
infilando boxer e pantaloni della divisa. Era ancora intento ad
allacciarsi la
cintura di pelle quando uno spiffero proveniente dalla porta alle sue
spalle lo
fece rabbrividire, strappandogli un lamento.
Si voltò subito, pronto a far scivolare fuori dalle
sue pallide labbra un insulto che svanì non appena scorse la
persona che era
entrata nello spogliatoio.
«Rose?»
La ragazza indietreggiò impercettibilmente, mentre
un evidente rossore le colorava le guance.
«Ti ho portato
questo»
annunciò a bassa voce, quasi tentennando, mentre
esibiva il maglione della divisa di Serpeverde.
Che stupido, si
rimproverò il giovane che si era completamente
scordato di aver lasciato l’indumento all’amica
durante gli allenamenti.
«Ho pensato che
ti potesse servire» aggiunse Rose,
come a voler giustificare la sua
irruzione.
«Non so come
farei senza di te».
Lo disse con un tono scherzoso, ma in cuor suo
Scorpius sapeva che dietro quelle parole si nascondeva una sconcertante
verità:
la sua vita senza Rose non sarebbe stata la stessa.
La ragazza sorrise impacciata dal complimento, nel
modo un po’ buffo che la contraddistingueva e che provocava a
chiunque un moto
di spontanea tenerezza nei suoi confronti.
Dal momento che Rose sembrava inchiodata sul posto,
incapace di muovere un passo verso di lui, Scorpius le si
avvicinò per farsi
restituire il maglione. Fu allora che notò i tentativi di
Rose di distogliere
lo sguardo dal suo petto nudo per fissarlo su un punto indistinto dello
spogliatoio.
«Ti metto in
imbarazzo?» chiese il
giovane, senza riuscire a trattenersi.
Rose lo fissò sconcertata, mentre il suo viso
assumeva una tonalità ancora più accesa.
«No»
si affrettò a rassicurarlo. «Solo
non sono abituata a vederti mezzo nudo».
Scorpius sorrise divertito dal suo imbarazzo mal
celato.
«Mi hai visto
spesso in costume quando eravamo
piccoli»
le ricordò.
La ragazza sospirò, perdendosi in memorie del
passato ed estraniandosi temporaneamente da lì.
«Appunto»
esordì alla fine. «Sono trascorsi
molti anni. Non siamo più gli stessi».
C’era qualcosa di fatalistico in quella frase,
Scorpius lo percepì dal tono con cui venne pronunciata, che
gli trasmise un
senso di ineluttabilità.
«Hai ragione» si
ritrovò ad ammettere. «Eri una bambina
graziosa, ora sei una donna
incantevole».
Rose spalancò i suoi profondi occhi azzurri, mentre
la bocca si apriva e chiudeva senza emettere suono.
«Scorpius, io... »
provò ad articolare un discorso sensato ma dovette
rinunciare perché il giovane la interruppe.
«Mi piaci, Rose»
confessò prima che il coraggio lo abbandonasse e
quell’occasione andasse sprecata. «Non so
com’è successo, né quando, ma mi sono
innamorato di te. Perdutamente».
«Io non so.. »
biascicò la ragazza incerta. «Noi siamo amici».
«E lo saremo
ancora»
confermò Scorpius per non spaventarla. «Ma non passa
giorno senza che io mi chieda quanto le
tue labbra siano morbide, quale sapore abbia un tuo bacio, quanto sia
morbida
la pelle del tuo collo».
Con la mano tremante le scostò i capelli dietro un
orecchio, accarezzandola fino a quando le dita trovarono la giugulare e
si
arrestarono per godere del battito accelerato del suo cuore.
«Non ho mai
provato sensazioni così intese per
nessuna»
ammise sincero, fissandola negli occhi.
Rose rimase immobile, stordita da quella
dichiarazione inattesa.
Scorpius si beò di quello stupore per qualche
secondo, esitando, poi decise che l’urgenza di baciarla
sovrastava qualsiasi
buon senso dettato dalla ragione. Avrebbe preso un sonoro schiaffo,
forse
avrebbe rovinato il loro rapporto, ma aveva bisogno di provarci per non
impazzire.
Si avvicinò con calma, intimorito dalla possibile
reazione di Rose, che tuttavia non si scostò né
indietreggiò.
Le loro labbra si incontrarono in un bacio timido,
esitante, finché Scorpius non l’attirò
contro il suo petto avvolgendola in un
caldo abbraccio e approfondendo il contatto.
Sapeva di fresco, Rose, di dolci al cioccolato e
menta. Avrebbe potuto baciarla per minuti, forse ore, senza stancarsi
della sua
bocca morbida.
Sentì un tonfo, dannatamente vicino al suo orecchio,
mentre qualcuno imprecava.
L’immagine di Rose si dissolse in fretta, sebbene
lui tentasse di trattenerla aggrappandosi inutilmente alle sensazioni
che stava
provando.
Si alzò a sedere di scatto, non ancora perfettamente
lucido. Lentamente si asciugò il sudore che gli imperlava la
fronte,
sforzandosi al contempo di ritrovare il controllo sufficiente per
spegnere
l’eccitazione che gli bruciava i lombi.
Si voltò verso il comodino, dove una candela giaceva
consumata accanto al volume di Pozioni.
Ricordandosi del rumore che lo aveva svegliato, si
guardò intorno, cercando di mettere a fuoco qualcuno nel
buio della
stanza.
Chi
sei tu che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei
più segreti
pensieri?
«Mi
dispiace averti svegliato» si scusò Albus,
emergendo dalle ombre accanto al
suo letto. «Ti
eri addormentato con un libro e ho pensato di togliertelo di dosso ma
mi è
caduto».
Scorpius annuì. Avrebbe voluto urlargli un milione
di insulti per aver interrotto il suo bacio con Rose, ma si
limitò ad un’alzata
di spalle indifferente.
«Non
ti preoccupare» disse svogliato,
voltandogli le spalle.
Avrebbe
rivissuto quel momento, ne era certo.
Avrebbe
continuato a sognarla, fino ad esserne
consumato come la candela al suo fianco.