“Ti
fidi di me?” mi chiese Harry, quasi urlando.
Sentii
una lacrima bagnarmi il viso, fino ad arrivare all'angolo della mia
bocca.
Lo
guardai, aveva il volto stanco e i suoi bellissimi occhi non
brillavano come facevano una volta. Non gli risposi, incapace di
parlare.
“Ti
ho chiesto se ti fidi di me. E' semplice: o si, o no!”
“Vorrei,
ma non riesco” gli risposi, così piano che credevo
non mi avesse
nemmeno sentito.
Lui
mi guardò “Va bene” prese il suo
giubbotto, afferrò le chiavi
della sua auto, e se ne andò, senza dirmi niente.
Non
ci pensai due volte, scesi le scale del condominio in ciabatte e lo
raggiunsi, proprio mentre stava per varcare il portone.
“Dove
stai andando?” gli chiesi, singhiozzando.
“Non
ti interessa” mi rispose, mentre i suoi occhi si stavano
riempiendo
di lacrime.
“Invece
si, io ti amo. Torna dentro con me, io ti amo. Non ti basta?”
“No,
perchè l'amore è fatto di fiducia. E tu di me non
ti fidi. Credi
più alle tue amiche pettegole che a colui che dici di amare.
Fatti
un esame di coscienza”
Si
incamminò verso il parcheggio, che si trovava a qualche
isolato di
distanza da casa. Mi avvicinai e lo presi per un braccio
“Scusami,
ora torna dentro” lo supplicai.
“Ti
ripeto la domanda: ti fidi di me?”
Avrei
potuto mentire, dire che mi fidavo di lui. Ma non era così.
Mi
avevano detto che avevano visto Harry insieme ad una ragazza, mentre
si baciavano. Forse era una cavolata, un petegolezzo detto apposta
per farmi dubitare di Harry, così bello e affascinante. Mi
avrebbe
potuto tradire con qualunque donna, più carismatica e sexy
di me.
Tutte
le mie certezze erano crollate quando mi avevano detto che lui mi
tradiva.
“Non
riesco a fidarmi di te. Ma torna dentro e fammi capire che sbaglio.
Insegnami a fidarti di te” gli dissi.
Mi
prese la mano, e la tolse dal suo braccio “E' troppo tardi,
addio”
Forse
una pugnalata dritta al cuore mi avrebbe fatto meno male.
Me
lo sentivo, l'avevo perso per sempre, e sapevo di avere torto.
Lui
non mi aveva tradito, eppure era troppo tardi per le scuse.
“Ciao
Katie” mi disse una voce familiare.
Mi
voltai e vidi Harry. L'ultima persona che credevo di incontrare al
supermercato, di sabato sera, era proprio lui ed invece eccolo
lì,
davanti a me.
Era
passato più di un anno da quando se n'era andato di casa e
da quel
giorno non ci eravamo più visti. Nemmeno una chiamata, o un
messaggio. Niente.
Sapevo
che aveva trovato un lavoro in un'azienda molto conosciuta, me
l'aveva detto la nostra amica Hannah, la stessa che ci aveva fatto
incontrare.
“Ciao
Harry, come stai?” lo salutai.
“Bene,
e tu? E' da tantissimo tempo che non ci vediamo!”
constatò.
Lo
trovavo in ottima forma, ed era sempre bellissimo. Aveva tagliato
leggermente i capelli, e i suoi ricci non erano più selvaggi
come
una volta, ma sembravano più domati. Vestito in giacca e
cravatta
sembrava un uomo impegnato con una carriera che andava a gonfie vele.
Tutto
il contrario di me. Lavoravo come cameriera in un ristorante in
centro, sperando di trovare qualche giorno un impiego migliore. I
miei capelli erano un disastro, li avevo lasciati crescere
perchè
non aveva mai tempo per poter andar dal parrucchiere ed indossavo una
semplice maglia di lana con dei jeans sgualciti e degli stivali che
sembravano essere appartenuti a mia nonna, talmente erano sporchi e
rovinati.
“Tiro
avanti” gli dissi, non volevo che sapesse che la mia vita era
uno
schifo.
Una
ragazza bellissima arrivò da dietro di lui e lo
abbracciò “Ciao,
piacere Clara”
“Piacere mio, Katie” mi presentai.
“Stiamo
insieme da un po' ormai” mi informò Harry.
Lui
almeno aveva voltato pagina, invece io avevo capito di essere ancora
alla pagina del 'ti amo Harry'. Maledizione, non andava affatto bene.
“Questa
sera il divertimento è d'obbligo” mi
minacciò Hannah, che sapeva
benissimo non avevo alcuna voglia di stare in mezzo a così
tante
persone, che pensavano solo a bere, chiacchierare e flirtare.
“Certo,
mi divertirò” le promisi. Dopottutto era la sua
festa di
fidanzamento e non volevo di certo rovinargliela io.
Divertimento
era una parola grossa per me, l'antitesi dell'allegria,
perciò mi
diressi subito verso il bar, e chiesi al barista di darmi una
tequila. La tequila era ciò che mi ci voleva.
Mentre
sorseggiavo la mia tequila, diedi un'occhiata alla grande sala che
Hannah e il suo fidanzato Rob avevano affittato per l'evento. La
maggior parte della gente che era presente nemmeno la conoscevo,
così
fui felice di vedere il suo volto che mi sorrideva, e la sua mano che
mi salutava. Mi alzai, con il mio fedele bicchiere di tequila in
mano, e mi avvicinai a Harry.
“Buonasera,
come stai?”
“Io
sto bene, e tu?” mi chiese, ridendo. Forse ero leggermete
buffa in
quel momento. Mi sentivo gli zigomi che andavo a fuoco, e i tacchi mi
facevano malissimo. Odiavo mettermi i tacchi, e soprattutto i
vestitini, ma quella era un'occasione speciale, come non si stancava
di ripetermi Hannah e mi ero vestita bene. Avevo un vestito nero
senza spalline, stretto al punto giusto da mettermi in risalto le
curve, e delle scarpe con un tacco vertiginoso.
“Tutto
bene, grazie” gli dissi, mentre cercavo di stare in
equilibrio.
“Perchè
non andiamo a prenderci una boccata d'aria?” mi propose.
Annuii,
e così abbandonammò per un po' la frenetica festa
e andammo sul
balcone.
Da
quel balcone, al ventunesimo piano di un grattacielo a Manhattan si
vedeva benissimo New York, e se di giorno era bellissima, di notte
era magica.
Faceva
abbastanza freddo, e così vedendomi rabbrividire, Harry mi
porse la
sua giacca.
“Grazie”
gli dissi, mentre la stringevo a me “Non sarà
gelosa, come si
chiamava? Sarah?”
Lui
sorrise “Vorrai dire Clara, comunque non credo. Ci siamo
lasciati.”
“Mi
dispiace, come mai se posso chiedere?”
“Sai,
è buffo. Mi sembrava perfetta, ma aveva solo un
difetto” si zittì
un attimo, guardò la città, e poi mi
fissò negli occhi “Lei non
era te!”
Il
mio cuore cessò per un attimo di battere, e poi riprese
ancora più
velocemente quando lui si avvicinò a me e mi
baciò.
“Potremmo
chiamarla Rachel, che ne pensi?” mi chiese Harry, mentre
accarezzava il mio pancione. Aspettavamo una femminuccia, che sarebbe
dovuta nascere entro un mese.
“Mi
piace” gli risposi “Cosa ne pensi tu,
Chris?”
Chris
si avvicinò a noi e mi sussurrò nell'orecchio
“Mi piace, mamma,
ma non dire a papà che sono d'accordo con lui.”
“Va
bene, tesoro mio” gli accarezzai i suoi ricci, indomabili,
proprio
come quelli del papà.
Chris
ormai aveva quattro anni, ed era nato un anno dopo il nostro
matrimonio.
Era
un bellissimo bambino, ed era la mia gioia.
Era
vivace, e tanto intelligente. Gli piaceva giocare alle macchinine, e
non sprecava mai un occasione per fare domande. Era interessato a
tutto ciò che gli accadeva intorno. Era curioso, proprio
come me.
“Voglio
sapere anche io cosa hai detto alla mamma” lo
supplicò Harry.
“No,
tu sei cattivo” disse Chris, che poi tornò a
guardare i cartoni
animati.
Io
risi “Sei proprio cattivo, papà”
scherzai.
“Tu
invece sei tanto buona, vero mamma, che mi verrebbe voglia di
mangiarti” disse Harry, che mi morse su un braccio.
Chris
gli lanciò un'occhiata fulminea “Non fare male
alla mamma!”
grugnì.
Harry
gli rispose con una pernacchia.
“Alcune
volte mi sembra che sei tu il bambino” gli dissi.
“Forse
lo sono” disse Harry. Poi intonò la sigla dei
cartoni che stava
guardando Chris.
“Non
sei per niente bravo a cantare, stai un po' zitto” scherzai,
e poi
gli diedi un bacio per zittirlo.
Lui
mi guardò, ancora fisso negli occhi, quegli occhi che mi
facevano
impazzire e mi disse “Ti amo,
Katherine”
“Mi
fido di te, Harry” gli risposi.
Ed ecco a
voi, un'altra one-shot!
Mi è venuta in mente stasera, mentre ero sotto la doccia, e
l'ho dovuta per forza scrivere :D Recensite, un bacio :) x