La micia si chiama Cassie in omaggio al musical “A Chorus Line”.
La storia partecipa al Giro dell’Oca indetto da Writers Arena Rewind, con il prompt #33: http://i565.photobucket.com/albums/ss93/an...23/Untitled.jpg
Il mondo sta per finire
Dedicata ad una persona speciale che fa gli
anni <3
Blaine era preparato al peggio, quella sera, e infatti non si stupì che in casa tutte le luci fossero spente. Accese l’interruttore e Cassie arrivò miagolante, strusciandosi contro le gambe del padrone. Già il fatto che fosse corsa da lui e non fosse rimasta insieme a Kurt la diceva lunga.
«Amore?», chiamò, avanzando nelle tenebre fino alla camera da letto, dove si intravedeva una sagoma seppellita sotto un cumulo di coperte. «Kurt?», ritentò nuovamente, avvicinandosi a quello che doveva essere il suo compagno - o il cadavere dello stesso, era uguale.
«Non chiamarmi “amore”», borbottò l’altro scontroso, facendo sospirare Blaine. Appoggiò silenziosamente i pacchetti che aveva in mano sul pavimento, togliendosi le scarpe e sedendosi sul letto.
«E come dovrei chiamarti?», domandò ironico, cercando con una mano la fessura del bozzolo tramite cui Kurt doveva respirare; sempre ammettendo che non stesse tentando di soffocarsi con il lenzuolo.
«Robert Redford», mugugnò nell’esatto momento in cui Blaine riusciva a scoprirgli il viso. «Non voglio vedere la luce!»
«Quanto sei melodrammatico», ridacchiò il suo ragazzo, accoccolandosi al suo fianco. «Non sarà certamente la fine del mondo».
«Parla per te, tu non puoi capire», sbottò Kurt, rinchiudendosi ancora di più a riccio. «Hai un anno meno di me!»
«Qualche mese», sussurrò Blaine, avvolgendolo in un largo abbraccio. «E lasciatelo dire, sembri proprio uno yeti influenzato», ridacchiò, scatenando una protesta energica.
«Non solo vecchio! Anche brutto e peloso!»
«Non sei né brutto né peloso… E neppure vecchio: stai solo per compiere ventinove anni…»
«Che sono quasi trenta, che sono quasi la vecchiaia!», si lamentò Kurt, accettando però di voltarsi sulla schiena. «Sono un uomo finito».
«Sei ancora nel pieno della giovinezza, non dire sciocchezze. Poi, ci penseremo quando ne dovrai fare trenta, ancora è presto…», terminò, baciandogli il lobo di un orecchio. Kurt sembrò in preda ad un terribile conflitto interiore, ma alla fine riuscì a sputare fuori quello che pensava:
«Grazie. Perché mi sopporti, anche se sono un - quasi - uomo finito. Mi sei stato accanto tutti questi anni, sei arrivato quando andavo a scuola e la detestavo, perché c’era un milione di gente che stava lì apposta per farmi sentire solo… C’eri quando ho dovuto affrontare la NYADA, quando mi hanno stroncato la prima volta, e la seconda, e anche la terza… Quando ho litigato con Rachel, e quando l’ho fatto con Finn. Quando abbiamo litigato noi due, e sei tornato la mattina con un papiro dei motivi per cui mi amavi. Ci sei anche adesso, quando potresti benissimo avere chiunque altro, un qualcuno meno vanitoso, egocentrico e meno… complicato da sopportare».
Blaine gli accarezzò la guancia con un dito, sollevandosi appena per baciargli una tempia.
«Io voglio solo te, e lo sai. Anche se sei uno yeti, in questo momento», ridacchiò, beccandosi una specie di spintone. «Comunque, ho la panacea di tutti i mali».
«Sai che non posso mangiare troppe calorie…»
«No», lo interruppe Blaine, recuperando da terra i sacchetti di carta e facendoli oscillare davanti al suo naso. «Regali».
Kurt roteò gli occhi al cielo, ma sorrise.
«Immagino debba proprio risollevarmi di morale…»
«Immagini bene», confermò il compagno, chinandosi per baciarlo. «Quindi via quel broncio, o di questi non vedrai neppure la carta regalo».
«Va bene, va bene», si arrese Kurt, scoppiando poi a ridere. «Solo… Mi aiuteresti? Temo di essere rimasto un tantino incastrato».
Blaine rise a sua volta e tentò di aiutarlo, ma l’effetto non dovette essere proprio quello sperato, se la mattina dopo Cassie, entrando in camera, riuscì ad intrufolarsi dentro i sacchetti con i regali del tutto intatti e decise di farsi un pisolino tra i due padroni ancora addormentati…