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Autore: evenstar    31/07/2006    17 recensioni
Eccomi di ritorno con una nuova one shot tutta dedicata alla mitica Tonks. Questa volta, per celebrare i 35 gradi che ormai da settimane ci omaggiano con la loro presenza, la leggerete in versione estiva, in una bella gita al lago con...Remus, ovvio!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Ciao a tutti, un enorme grazie a voi che leggete e commentate queste storie, partite quasi per caso un paio di mesi fa su diretta ispirazione di Lu, che si sono evolute fino a vera e propria serie. Mi diverto un sacco a scriverle e spero che voi continuiate a divertirvi a leggerle. Questa sarà un storia calda, molto calda... ma che avete capito? Subito a pensare male... sarà calda perchè è ambientata in una torrida estate. Però, c'è un però, dato che sempre più spesso nei commenti mi chiedete quando arriverà il bacio (scontato che arrivi, ormai mi conoscete) vi posso dire che siamo vicini, molto vicini.

Dato che per scrivere questa storia mi sono ispirata a me stessa in versione estiva me la dedico ( è il caldo non ci fate caso) e la pianto di scrivere scemate così vi lascio leggere in santa pace. Buona lettura e (spero) buon divertimento.

 

 

La lunga estate calda

 

Ninfadora Tonks era depressa.

E aveva caldo.

La ragazza ciondolava per la casa indossando una maglietta delle Sorella Stravagarie che le arrivava alle ginocchia, sua mamma tendeva infatti a sovrastimare leggermente la taglia della figlia acquistandole magliette in cui avrebbe potuto entrare comodamente anche Remus (assieme a Tonks non in alternativa alla ragazza, ben inteso), non che la cosa le sarebbe dispiaciuta ma dubitava fortemente che il suo lupacchiotto fosse d’accordo nel trovarsi all’interno di una maglietta con lei. Ninfadora aveva cercato di tenere fuori dal suo miniappartamento il caldo torrido che da qualche settimana gravava su tutta la città stendendo (letteralmente, dato l’alto numero di svenimenti registrati nella City) praticamente tutti dai più piccoli ai più anziani, passando anche per i giovani e apparentemente sani che, per dare il buon esempio, erano i primi a svenire ai 40 gradi che c’erano negli uffici magici, non condizionati, alla faccia di chi criticava i congegni Babbani.

Da parte sua la giovane Tonks non era mai stata sensibile alle alte temperature, tranne quelle che si sviluppavano misteriosamente nel suo corpo al passaggio di Remus, essendo a suo agio dai 25 ai 30 gradi centigradi e morendo di freddo sotto tale notevole soglia ma quell’anno era troppo anche per lei. Per difendersi dall’atmosfera bollente mangiava 3 ghiaccioli, 2 gelati e qualche volta anche un paio di granite al giorno, andava contro al suo credo personale e teneva tutte le tapparelle di casa chiuse (sentendosi molto più un vampiro che una strega moderna), aveva 4 ventilatori in funzione uno per ogni stanza, bagno compreso, ma non bastava: la casa era sempre un forno e lei a starci dentro si sentiva sempre più come un uovo sodo.

Le ci sarebbe decisamente voluta una vacanza, l’ideale sarebbe stato passare una domenica in riva ad un laghetto, magari all’ombra di una pianta, con la testa appoggiata alle gambe di Lupin, mentre lui le accarezzava leggermente la testa… Tonks corse in bagno e ficcò la testa sotto il getto d’acqua che avrebbe dovuto essere fredda ma che, per colpa dell’ondata di caldo che riscaldava le tubature dell’acquedotto, era leggermente tiepida: le ci mancavano solo i pensieri bollenti su Remus per aumentare la sua temperatura corporea e la sensazione di essere un uovo sodo.

Alzò la testa ancora gocciolante fissando la sua immagine nello specchio del bagno, tenuto insieme dal Magiscoth da quella volta che, mentre si spazzolava i capelli, la spazzola le era scivolata misteriosamente di mano finendo per sbattere violentemente contro il vetro mandandolo in frantumi.

Improvvisamente sentì l’inconfondibile suono del campanello della porta d’ingresso, cercò di uscire dal bagno ma inciampò sul tappetino scivolando e andando a finire dritta nella vasca da bagno, che era ovviamente piena d’acqua fredda in previsione di un tentativo di abbassare la temperatura corporea sotto i 39 gradi con un bagno “ ghiacciato ”. Ninfadora si aggrappò al filo della doccia, cercando di rialzarsi quando il supporto cedette, facendola ricadere e schizzare acqua ovunque.

- Ninfadora? – Remus comparve sulla porta del bagno, bussando leggermente.

- Entra, Remus, - sospirò lei, non avendo neanche più la forza, a causa del caldo e della sua depressione galoppante, di arrabbiarsi.

- Ciao.

- ‘ao.

- Giornata calda, vero? – chiese il mago, non commentando il fatto che la strega si trovasse completamente vestita dentro la vasca da bagno, con due dita d’acqua sul pavimento attorno a lei.

- Abbastanza. Serviva qualcosa?

- In realtà, sì. Volevo chiederti se venivi a fare un giretto con me, magari al lago, per cercare di sfuggire alla canicola ma… forse non ne hai voglia, - disse occhieggiandola e cominciando a uscire dal bagno.

- Aspetta, Rem! - urlò Tonks, sporgendosi dalla vasca e allungando il braccio per cercare di afferrare il mago, scivolando. Ricadde all’indietro, schizzando acqua ovunque, anche su Remus che si era fermato vicino a lei. – Merlino, scusami, non volevo, ti ho bagnato tutto!

- Non importa, figurati, - rispose passandosi la bacchetta sui vestiti e asciugandoli con un getto tiepido. – Allora ti va?

- Cosa? – chiese Tonks che stava ancora cercando di uscire dalla vasca.

- Venire al lago… adesso… con me, - ripetè tendendole la mano e aiutandola finalmente ad uscire.

- Certo che mi va, - rispose lei, cadendogli addosso e ribagnandolo tutto. - Devo solo… grazie, - aggiunse quando lui l’ebbe asciugata, asciugando poi anche se stesso. – Allora, dove si va?

- Vieni, - le disse prendendole le mano e Smaterializzandosi con lei.

Ricomparvero in quello che in una giornata normale avrebbe potuto essere un posto romantico: il paesaggio era composto da un laghetto blu intenso che rifletteva il cielo estivo e che era scontornato su tutta la riva da prati verdi e boschetti ombrosi, tutti assolutamente invasi da maghi e streghe. Non si poteva più vedere un centimetro di prato che non fosse invaso da sdraio, ombrelloni, barbecue che sfrigolavano allegramente sopra fiamme magiche fredde e  cangianti, tende da campeggio delle più diverse forme e dimensioni, alcune delle quali fornite anche di piscina con tanto di idromassaggio e cassetta della posta. Il lago era quasi invisibile, essendo stato preso d’assalto da frotte di persone accaldate che cercavano refrigerio nelle sue acque in genere fresche, giovani maghi che viaggiavano a tutta velocità su windsurf magici in grado di funzionare perfettamente anche nella bonaccia più assoluta che regnava nella valle e bambini avvolti da enormi salvagente, contro i temibili vortici tipici delle acque lacustri. 

- Che posto è? – chiese Tonks sorridendo, trovandosi, per una volta, perfettamente a suo agio in quel posto.

- Questo… ehm era un posticino fresco e tranquillo, l’ultima volta che ci sono stato, - rispose Remus arrossendo leggermente.

- E’ stupendo.

- Mi dispia… cosa? – chiese Remus non credendo a quanto il suo udito da licantropo aveva appena registrato. – Ti piace questo carnaio?

- Certo, c’è gente, vita! Mi ci trovo molto a mio agio, - rispose lei, omettendo che parte della sua allegria derivava dal poter trascorrere le prossime ore necessariamente (per mancanza di spazio) a strettissimo contatto con un certo lupacchiotto di sua conoscenza in costume da bagno.

- Oh, bene. Se ti piace…

- Certo, vieni, lì c’è spazio, - disse lei indicando un metro quadrato di spazio appena liberato da una famiglia di quattro persone. Tonks si scapicollò verso lo spazio battendo in corsa altri due maghi che stavano puntando lo stesso punto, trascinandosi nella corsa un perplesso Remus che però, visto l’entusiasmo della giovane, si astenne dal fare un qualunque commento.

Ninfadora si sistemò togliendosi i vestiti e rimanendo in un bikini fucsia perfettamente intonato alla capigliatura, quel giorno corta e insindacabilmente rosa, pensando che quella era decisamente la sua ultima risorsa per farsi notare dal suo ombroso amato, attirando però così l’attenzione di ben più di un paio d’occhi su di sé, nessuno dei quali, per sua sfortuna, ambrati.

Lupin le si sedette vicino ma, con disappunto della giovane, rimase con i pantaloncini corti e la camicia, limitandosi a sbottonarla lasciando intravedere il torace nudo sotto. Ovviamente bastò anche quel semplice gesto, unito alla mossa casuale con cui il mago si stava spostando i capelli chiari dalla fronte, per renderlo irresistibile agli occhi della sua accompagnatrice che dovette fare ricorso a tutto il suo self control per non saltargli addosso lì davanti a tutti.

Ninfadora si rese conto che la situazione andava sfruttata, finchè era possibile. Quindi provò il primo di una serie di abili tentativi volti ad attirare su di sé (in particolar modo alcune parti di sé) l’attenzione di Remus. – Rem? - chiamò stendendosi maggiormente e reclinando il capo alla luce del sole. – Possibile che non hai caldo con la camicia addosso?

- No, no, grazie ma sto bene. In più il Guaritore al San Mungo mi ha detto di non esporre troppo le ferite alla luce del sole perché non peggiorino.

Primo tentativo: fallito e in più pessima figura per non avere avuto molto in considerazione il suo stato di salute.

Ma Ninfadora non era tipo da arrendersi facilmente, passò di nuovo all’attacco. – Rem? Non è che mi metti un po’ di crema sulla schiena? Non mi vorrei bruciare, - questa volta era anche la verità, Tonks aveva infatti la pessima abitudine di ustionarsi con il sole anche dopo due settimane di mare e con un doppio strato di crema protezione 30 rimanendo all’ombra, figurarsi alla sua prima uscita al lago sotto il sole senza osare sperare in un po’ d’ombra: voleva dire 40 di febbre e insolazione garantita il giorno dopo, ma per il suo lupacchiotto, questo e altro.

- Ma certo, girati, - rispose lui sfoderando la bacchetta, due secondi dopo Tonks si ritrovò perfettamente incremata dalla testa ai piedi, senza che lui l’avesse sfiorata e avendola appena guardata.

- Grrrazie, - mugugnò.

Secondo tentativo: fallito miseramente.

Lasciò passare 5 minuti, cronometrati sull’orologio del loro vicino di posto, per poi ritornare assiduamente e quasi pateticamente all’attacco. – Rem? Ti va di fare un bagno? – chiese guardandolo con occhioni imploranti, sperando in un misero sì.

- Perché no?

- Sul serio? – doveva ammettere di non averci sperato minimamente. - Cioè volevo dire… andiamo! – rispose la ragazza alzandosi e trascinando Remus, dopo che finalmente lui si era tolto la camicia provocandole una vampata di calore al volto e un repentino cambio di colore di capelli, verso il punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il laghetto.

Si fecero largo, nell’ordine, tra una prima fila di vecchietti e vecchiette sedute su scomodissime sedie in riva al lago, che si godevano il fresco dell’acqua solo sulle gambe e sulle parti intime che andavano a mollo ad ogni ondina che arrivava; una seconda fila di bimbetti urlanti e schiamazzanti, che giocavano a spruzzarsi bagnando anche coloro che stavano cercando di prendere l’acqua dolcemente, per evitare un arresto cardiocircolatorio al brusco passaggio dai 40 gradi della spiaggia ai 23 del lago. E infine tra un muro di adulti che chiacchieravano immersi fino alle spalle, muniti di orride cuffiette colorate per non bagnarsi i capelli e di occhiali da sole per evitare di essere accecati dal riverbero del sole, tutti candidati il giorno dopo ad avere spalle e volto viola e resto del corpo bianco latte.

Infine Tonks si buttò cominciando a nuotare, seguita a ruota da un Remus un po’ più incerto, pregustando già qualche espediente che le avrebbe permesso di avvinghiarsi all’agognato lupetto durante l’abluzione.

L’espediente per una volta arrivò ma fu per Tonks molto, molto, molto doloroso.

Fu punta, unica tra circa 600 persone a mollo in tutto il lago, da un qualche animale acquatico che decise di banchettare con la sua coscia sinistra, procurandole un iniziale dolore lancinante che le permise in effetti di avvinghiarsi a Remus, per riuscire a non annegare, e una successiva reazione allergica che la costrinse a passare il resto della giornata al San Mungo, reparto punture da animali magici.

 

- Mi dispiace, - mormorò un’avvilita Tonks in direzione di un placido e sorridente Remus, che era seduto sul materasso del suo letto al San Mungo.

- Per cosa?

- Ti ho rovinato la domenica.

- Oh, allora sono io che mi devo scusare con te, dato che è per colpa mia che sei qui con un’iniziale shock anafilattico e una insolazione con ustioni di primo e secondo grado. Perché non mi hai detto che al sole ti bruci in questo modo, avremmo cercato un po’ d’ombra, - le disse fissando, senza lasciarsi scappare nemmeno un sorriso, la pelle della giovane decisamente viola, colore dovuto ad un misto tra l’ustione di primo grado dovuta all’esposizione per ben 10 minuti al sole di mezzogiorno e la reazione allergica al veleno del misterioso abitante lacustre che aveva deciso di pungere proprio la giovane, e sensibilissima strega, tra centinaia e centinaia di persone disponibili.

Tonks scosse la testa, non poteva certo ammettere che lo aveva fatto per cercare di ottenere la sua attenzione, cosa che peraltro era riuscita a fare anche troppo bene e impallidì quando vide Remus che si avvicinava al suo volto, attualmente rosso come il guscio di un’aragosta, e le posava un bacio sulla fronte. Al contatto con le labbra del mago Tonks vide, con la coda dell’occhio, che i suoi capelli viravano verso un colore molto simile a quello della sua cute e le sembrò anche di intuire un mezzo sorriso, quasi soddisfatto, di Remus. Per un mezzo secondo ebbe la folle idea di scivolare verso l’alto in modo da incontrare, in modo del tutto accidentale e casuale, ovviamente, le labbra screpolate dal sole di Lupin con le sue ma, prima che potesse mettere in atto il suo piano geniale, lui si era già allontanato da lei, rialzandosi.

- Devo andare adesso, Ninfadora, - le disse Remus alla fine.

- Come? Di già? Oh, e non mi chiamare Ninfadora, te l’ho già detto mille volte, - rispose la giovane fissando il mago che era appoggiato con nonchalance alla testiera del letto, in modo che la camicia gli rimanesse leggermente aperta sul torace, ora leggermente abbronzato (notate bene, abbronzato, non ustionato). Fece scorrere lo sguardo verso il basso, Lupin indossava ancora un tipico abbigliamento da spiaggia che lei non gli aveva mai visto composto, oltre che dalla camicia chiara a maniche lunghe, ma rigorosamente rimboccate sulle braccia ormai abbronzate, da pantaloncini corti e sandali. Tonks dovette ammettere con se stessa che, anche con quell’abbigliamento, il suo lupacchiotto non cessava di esercitare su di lei una notevole attrazione.

Remus rise, compiacendosi senza darlo a vedere del modo in cui lei lo stava osservando e, nonostante quello che lei continuava a ripetergli, avrebbe continuato a chiamarla per nome finchè non l’avesse fatta cedere. – Sì, ho un impegno con una persona questa sera. Torno domani mattina a vedere come stai.

- Un impegno? – chiese la ragazza rimanendo a bocca spalancata a fissare l’uomo che si allontanava da lei con passo sicuro, senza inciampare neanche una volta.

Avrebbe voluto aggiungere “ Con chi? Dove? Come? Quando? Ma soprattutto: perché? Ma non lo fece, stentando a recuperare la parola persa. Perché il SUO Remus aveva un impegno che non prevedesse anche la sua presenza?

Le ritornò in mente il misterioso appuntamento che già una volta aveva turbato i suo sogni e la sua promessa a sé stessa di eliminare fisicamente chiunque di sesso femminile (e perché no? Anche maschile) si fosse messo tra lei e il SUO Remus.

Lo vide annuire. – Sì, un impegno, - rispose come se fosse normale per una persona matura, ma ancora sufficientemente giovane, avere una vita privata che comprendesse qualche uscita serale con amici o fidanzate. - Ci vediamo domani, Tonks, - terminò sparendo infine in uno schioccò lasciandola là, a bocca aperta, ancora una volta a domandarsi quello che succedesse nella vita di Remus J. Lupin (quello vero, non il portachiavi peluche) quando lei non c’era.

  
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