Nickname
autore: Katerine Bratt
Titolo:
Parce que je
t'aime, Rose.
Genere:
Sentimentale, Introspettivo, Romantico
Citazione scelta: Numero 11
Prompt: Bè, la
citazione x*D
Rating: Giallo
Avvertimenti: One Shot
NdA: Non so, ma nonostante
l’abbia letta, riletta,
cancellata, riscritta, e ancora letta e corretta fino allo sfinimento,
non mi
convince appieno. Mah, forse sarò io che non sono mai
soddisfatta–anche se più
probabilmente il problema è che sono negata a scrivere D:- .
In ogni caso,
consiglio Shattered dei Trading Yesterday come sottofondo per la
lettura. ^_^
Under the firelight, under the brush, her hair
Spread out in fiery points
Glowing into words, then would be savaged still.
Alla
luce del fuoco, sotto la spazzola, i suoi capelli
Schizzavano in punte infuocate
Ardevano in parole, poi restavano selvaggiamente fermi.
T.S.Eliot,
Un gioco di scacchi, La terra desolata.
Quando
si siede, sente il letto cigolare lievemente per
il suo peso.
Il suo sguardo si abbassa sulla spazzola che tiene saldamente tra le
mani.
Era stato un regalo di suo padre a sua madre, e Rose la prendeva sempre
dal
mobile della loro stanza per guardarla.
Come
la sera precedente.
Le
dita aumentano la presa intorno al manico. Le rose
intagliate sfregano contro i palmi.
Le immagini della sera prima scorrono veloci nella sua mente,
sovrapponendosi
alla realtà.
Il
rumore dei passi si interruppe poco dietro al
divano dove era seduta.
Lei non si voltò, mentre iniziava a pettinarsi i lunghi
capelli rossi.
Il
nodo alla gola si stringe.
Chiude le palpebre, mentre sente gli occhi inumidirsi.
«Avevi
promesso che mi saresti stato sempre vicino»
Nessuna risposta.
L’unico suono era quello delle fiamme, che crepitavano
dolcemente nel camino.
Il
cuscino è morbido, ma sente la sua testa come poggiata
sulla roccia.
Stringe le braccia al petto. La spazzola preme contro il maglione.
«Mi
hai mentito.»
Alle sue spalle, un sospiro fu la sola replica.
Imperterrita, le setole continuavano a scorrere sulla sua capigliatura
nel
tentativo di domarla.«Perché?»
Disse, piano, ma con voce ferma.
Ancora, era solo il fuoco a spezzare il silenzio.
«Perché?» Ripeté, il tono
adesso vagamente alterato.
Affonda
il viso nel cuscino.
Non avrebbe mai più voluto riemergere da lì,
avrebbe preferito morire soffocata
dalle piume del guanciale e i suoi stessi capelli.
«Rispondimi,
maledizione!» Scattò.
Si alzò
in piedi, gettando violentemente
la spazzola a terra.
Si voltò, la luce del camino gettava riflessi sanguigni sul
suo volto e sulla
sua chioma.
Davanti a lei, James taceva, con gli occhi fissi sul pavimento, senza
il
coraggio di guardarla.
Rose
allenta la presa delle mani sulle proprie braccia. Le dita intorno al
manico di
legno si rilassano, mentre l’oggetto che stringeva al seno
annuncia con un
tonfo la sua caduta.
«Dove
sono finite
le belle parole, le promesse? Dovevi aiutarmi, non schierarti contro di
me!
Avevi detto che, quando avessi finalmente fatto una scelta, mi avresti
dato il
tuo appoggio davanti alla famiglia …»
Le sue guance erano arrossate, gli occhi luccicavano di rabbia.
«Ho deciso che fare della mia vita, ho deciso di prendere
il volo, perché mi disapprovate tutti?!»
Porta
le mani al viso.
Vuole nascondersi, vuole sparire, vuole annegare.
Vuole dimenticare.
James
alzò lo
sguardo, e puntò gli occhi nei suoi.
«Perché non puoi gettare tutto alle
ortiche così. Stai sbagliando.
Hai una bella mente, perché devi distruggere tutto per
inseguire il capriccio
del momento?
Il Quidditch non può diventare la tua unica ragione di vita:
sei così brava con
la magia.»
La
testa le scoppia.
Non ce la fa più, eppure non riesce ad opporsi al flusso dei
suoi pensieri.
La
testa le girava,
eppure si sentiva lucida come mai in vita sua.
«Non è quello che voglio! Ma, è vero,
che te ne importa della mia felicità?!»
«M’importa, invece.» Soffiò
lui, abbassando gli occhi.
«Ah, sì? E perché mai
dovrebbe?»Disse, sarcastica.
James
farfugliò qualcosa, ma Rose non
capì. «Cosa?»
«Perché ti amo, Rose! E non posso sopportare che
tu rovini la tua vita, porca
miseria!»
Rose
sente lo stomaco contrarsi.
Rabbia, tristezza e inquietudine si rimescolano, mentre lei non riesce
ancora a
capire.
Spalancò
gli
occhi. Doveva aver capito male. Non poteva essere vero.
Eppure, in quella follia, c’era un senso.
La dolcezza degli occhi di James quando lo sorprendeva a spiarla di
nascosto.
Il suo sorriso quando la vedeva.
La loro grande intimità, che lui non aveva con nessun altro.
Improvvisamente, le parole le mancarono.
Era impossibile, era così fottutamente sbagliato.
Un simile concetto era tanto assurdo che non poteva essere nemmeno
preso in
considerazione.
Sentì la
stanza stringersi intorno a
lei. E decise.
Scappò via.
Non
ci vuole ancora credere.
Nella mente vede ancora il viso amareggiato di James alla sua reazione.
Ha paura. Sono cugini, miseriaccia. È contro natura.
Maledetto James, che ha avuto la malaugurata idea di dirle tutto.
Maledetto lui e il suo coraggio da Grifondoro, che lo ha spinto a
dichiararsi.
Maledetta lei, che, in fondo, forse prova la stessa cosa.
Ma certe cose, lo sa, vanno nascoste, represse, soffocate: non importa
quanto
dolore si provi o quanto difficile sia.