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Autore: Donnola    12/12/2011    2 recensioni
Uno specchio antico può rivelarsi molto più di un semplice elemento di arredo...
(dedicato a mia nonna)
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta ho visto una vecchia dai capelli grigi. Era dietro di me e mi dava le spalle così che potevo vederle solo i capelli e un pezzo del vestito.

Mi avevano avvisata, quando ho comprato lo specchio da un rigattiere: questo specchio mostra cose che nella realtà non ci sono. Mostra le presenze. Corpi che ci sono, ma al tempo stesso non ci sono. Avevo annuito poco convinta della veridicità di quelle parole e avevo pagato senza aggiungere una sola parola. Pensavo che fosse solo una leggenda - qualcosa da dire come incentivo per l'acquisto. C'è chi parla della provenienza dell'oggetto antico in questione o chi parla dei precedenti proprietari; a me era capitato quello che parlava dei poteri sovrannaturali degli oggetti. Non era un granché, come incentivo, ma c'è chi potrebbe considerarlo tale... così ho pensato: "perché no?"

Così, quando ho visto la donna, ho vissuto due emozioni contrastanti. Da un lato ero sinceramente terrorizzata. Ogni centimetro del mio corpo era fermo, ero come paralizzata, e sentivo un freddo intenso sulla pelle - non so se per la presenza o per la paura - e la guardavo senza un pensiero. Non riuscivo a pensare. La mia razionalità era sparita, così come il mio coraggio. Non riuscivo neanche a muovere le palpebre. Volevo solo chiudere gli occhi. Invece la guardai - capelli e vestito. Sulle prime pensavo che fosse sfocata una visione sfocata, ma poi capii che era coperta di polvere. Capelli grigi e vestito nero consumato, di foggia indefinibile - e coperta di polvere.

Non accadde nulla. Riuscii non so come a chiudere gli occhi. Quando li riaprii, era sparita.


*


La seconda volta era notte. Ero ubriaca. L'ennesima notte passata a bere, fumare, mostrare il dito medio al vento, un grido silenzioso contro il mondo. Rientrai e il rumore dei miei tacchi era un motivetto infernale. Rientrai, mi guardai allo specchio e lei era lì. Non badai alla sua presenza; in quel momento, anzi, mi sembrò perfettamente normale vederla. Me la ricordai solo la mattina dopo, e solo allora ebbi paura. Ciò mi fece riflettere. Com'è strana, la mente, quando la coscienza e il raziocinio sono soppressi dall'alcol.


*


Avevo lo specchio da un mese e in un mese avevo visto quella figura di spalle già due volte; se fossi stata un'appassionata del paranormale ne sarei stata felice, o lo avrei trovato un numero esiguo, ma per me quelle due volte erano state già troppo. Pensai di regalare lo specchio a qualcuno, ma come potevo farlo sapendo quello che poteva fare lo specchio? Forse avrei potuto regalarlo a qualcuno che odiavo; ma nella vita avevo odiato solo una persona, mia madre, e non sapevo dove trovarla per regalarle lo specchio. E la visione mi fece diventare insolitamente superstiziosa, cosa che mi spinse a non buttarlo. Pensai di coprirlo.
D'altro canto, la presenza era l'unica cosa interessante che fosse capitata nella mia vita dall'abbandono di mia madre.


*


Mi ritrovai a guardarmi più spesso allo specchio. Quasi speravo di rivedere la presenza.


*


La terza volta fu breve. Ma spaventosamente intensa. Ero paralizzata, e guardavo le spalle di quella donna - sempre uguali, stessa polvere, stessa posizione - e fu difficile riuscire a muovermi. Ogni singolo muscolo mi faceva male ma dovevo davvero, davvero, muovere la lingua e la bocca e parlare. Quelle spalle, quelle spalle. Avrei voluto guardarla in faccia. Forse sarei morta, come nei film horror, ma dovevo sapere. Se proprio doveva infestarmi lo specchio e i pensieri, m'infestasse anche la vita. Parlai.

"Chi sei?"

L'aria si fece ancora più gelida. Sbattei le palpebre senza volerlo. Un solo istante, e lei era sparita.


*


La quarta volta mi comparve di faccia. Erano passate due settimane. Due settimane passate a mettere più rossetto del dovuto per avere una scusa per guardare lo specchio e fingermi allo stesso tempo disinteressata (non volevo cedere alle mie voglie e alle mie paure, e non lo avrei mai ammesso, ma ero curiosissima). Mio malgrado dovetti ammettere che la presenza non mi faceva paura. Mi paralizzava la situazione insolita, ma lei no. No, di lei non avevo paura. E la quarta volta la vidi in faccia. Non vi auguro mai di vedere il volto di un morto.

Eppure. Quella faccia. La fissai a lungo. Sbattei le palpebre all'improvviso, dopo aver cercato inutilmente di resistere. Lei era ancora lì e mi fissava. Il suo volto era solenne, ma non severo. La serenità che si addice ai morti. Ed era così familiare...

All'improvviso la casa sembrò cambiare aspetto, colore, rumori la vidi improvvisamente alta, forse perché io ero diventata bassa. Ero tornata piccola. Mia madre viaggiava sempre, scappava da se stessa e non la vedevo mai. Non mi importava. Non volevo bene a mia madre, ma a quella donna sì. Mi aveva allevata, cresciuta, curata, accudita. Aveva un forte odore di naftalina e menta. Borotalco. I capelli non ancora grigi. E la riconobbi.

"Nonna" sussurrai

"Ti voglio bene" disse la presenza, e svanì con il ricordo.

Tutto era tornato normale, ma io ero cambiata. La mia vita era uno sfacelo ma quel breve istante in cui mia nonna era tornata - l'aver inspirato ancora il suo odore - mi aveva fatto felice come non mai.


Smisi di cercare mia madre. Non buttai lo specchio. La nonna non si fece vedere più, ma io sapevo che era lì. Per questo ogni tanto, ancora oggi, quando piove, o fa freddo, o semplicemente sono molto triste, chiudo gli occhi e sussurro "ti voglio bene, nonna". E allora mi sembra per un istante di sentire il suo odore, e le sue mani nelle mie, e torno felice.


D.
  
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