Fanfic su artisti musicali > Simple Plan
Ricorda la storia  |       
Autore: xMurderScenex    01/08/2006    8 recensioni
Una storia triste di due capitoli. Spero che vi piaccia. Protagonista David, bassista dei Simple Plan
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Who Knew



WHO KNEW Entriamo in quel parco illuminato. Giostre ovunque. Tu adori le giostre. I tuoi occhi brillano come due diamanti splendenti. E io ti amo. Te lo urlerei, ma non posso.

Mi afferri la mano e poi mi fai entrare in quel casino. Quelle luci che ti fanno così felice. Ti avvicini a me e mi sussurri un “Ti divertirai” all’orecchio.

Si mi divertirò.

Ma poi mi alzerò e scoprirò che quello era il Paese dei Balocchi e tu eri quel mio amico. Quello che mi ha spinto ad entrare lì. A divertirmi solo per un giorno.

“David muoviti!” dici te in tono divertito prendendomi tutte e due le mani. Quelle mani che ti sono sempre piaciute così tanto, ma che non vedrai mai più.

Ti guardo negli occhi e ti faccio capire che non ho la minima voglia di spostarmi, allora tu usi quella cosa. Arricci il naso e scosti una ciocca nera dalla tua fronte per osservarmi meglio. Mi fai uno di quei sguardi che io amo. Quelli che ti comprerei anche il mondo intero pur di farti felice.

“Eddai.. fallo per me..”

Allora io mi faccio incantare dal tuo sguardo dolce e sensuale allo stesso tempo, ti accarezzo una guancia con il pollice e ti dico che lo farò. Tu mi fai un sorriso gigantesco e, carica di energia, ti dirigi verso la prima giostra.

Il castello Dell’Orrore.

Tu, che hai sempre avuto terrore dei film dell’orrore, mi porti lì. Ma tu mi guardi senza paura e andiamo alla cassa. Pago io naturalmente, e non mi da’ fastidio perché quella sera tu non devi fare niente.

Ci infiliamo in una di quelle giostre che ci portano all’interno di quel finto castello, ti sento tesa e eccitata allo stesso tempo, allora metto il mio braccio sulle tue spalle e strofino il mio naso contro la tua morbida guancia.

“Ho paura David”

“Perché ne dovresti avere? Ci sono io..”

Posso vedere la sua bianca dentatura sorridermi. Non mi scorderò mai il tuo sorriso. Te lo prometto. Dopo scheletri, finti scontri con treni, streghe e altro usciamo fuori dal castello di plastica.

Tu mi sorridi ironicamente e poi mi fermi. Mi guardi per un secondo e poi alzi lo sguardo verso il cielo. Coperto di nuvole nere cariche di pioggia. Ridi facendo quelle deliziose fossette che adoro e poi mi riprendi la mano.

“Fra poco piove come non so che cosa..” dici ridendo e incamminandoti verso gli ottovolanti.

“E noi staremo sotto lo pioggia”

“Come sei filosofico stasera..” dici mettendomi una mano sul petto e sorridendomi. No. Non sono filosofico, potrebbe essere l’ultima volta che ti vedrò. L’ultima che potrò ancora baciare le tue soffici labbra e drogarmi del tuo profumo. Deglutisco la saliva con forza mandando giù anche quel groppo che mi si è accumulato in gola per le lacrime che vorrei versare, ma no. Tu non ci devi pensare.

“Scusami..”

“Mi piace quando lo sei”

Le do un bacio sulla tempia vicino all’attaccatura dei capelli marroni e poi le afferro la mano.

“Andiamo su..”

Passiamo una buona mezz’ora in quelle macchinine metallizzate a scontrarci con sconosciuti o anche fra di noi, ridendo come dei pazzi.

“Sai qual è il mio desiderio?” mi chiede all’improvviso mentre siamo nel bel mezzo del luna park. Io scuoto la testa sorridendo e aspetto la sua risposta. Tu sorridi un po’ imbarazzata e guardi sempre verso il cielo.

“Vorrei andare.. ecco.. sulla ruota panoramica..”

Non capisco perché sia imbarazzata e non capisco neanche perché tu stia arrossendo, ma ti lascio fare perché non sai quanto tu sia carina così.

“Allora ci andremo..” dico con voce calma sorridendo.

Lei mi guarda entusiasta e poi mi prende la mano correndo verso la biglietteria vicino alla ruota. Si volta con espressione mortificata mordendosi un labbro.

“Mi dispiace che tu debba sempre pagare”

“E’ la tua serata” dico prendendo il portafoglio e sorridendole. Lei scoppia a ridere e mi si avvicina.

“Allora è sempre la mia serata?”

Non è possibile. Perché due occhi scuri mi fanno così impazzire? Perché non riesco a tenere a freno niente quando la guardo? Io sono sempre stato quello controllato, perché non riesco a frenarmi ?

“Sì. Lo è sempre” le stampo un bacio sulla fronte e dopo aver pagato saliamo nelle cabine. Il Luna Park ormai è vuoto e io ho progettato una cosa per te. Tu ti siedi con calma e poi ti guardi attorno, io mi siedo vicino a te e ti avvolgo in un abbraccio anche se so che tu me li rifiuterai.

Ma quella sera no. Tu appoggi la testa sulla mia spalla e perdi lo sguardo nel vuoto, nelle luci, nelle stradine vuote e nel cielo pieno di nuvole. Chissà a che pensi. Immergo le mie dita fra le tue ciocche di capelli e te li accarezzo. Sento che ti rilassi e spero che non ti addormenterai proprio questa sera.

“Amore? Dormi?”

“No. Ascolto cosa dice il tuo cuore..” sussurra in modo impercettibile senza aprire gli occhi. E lì sto zitto. A farti ascoltare i miei respiri e i miei pensieri. A farti ascoltare tutto quel dolore che ho dentro. Tutto quello che vorrei non succedesse.

Una goccia cade sulle tua guancia. Oh merda. Sto piangendo? Un’altra goccia mi cade in testa. Capisco che sta piovendo e noi siamo sopra una ruota panoramica. Ti stringo ancora più vicino a me per non farti prendere freddo. Ma tu non tremi. Non dici una parola. Stai con gli occhi chiusi. Allora il mio cuore accelera il battito e penso che veramente il tempo non da tempo.

“David..”

Oh Gesù Cristo grazie

. “Dimmi..”

“Ti dispiace?”

L’abbraccio. “Non te lo immagini”

“Me lo dirai quanto?”

Annuisco appoggiando il mento sopra i tuoi capelli. La ruota ci porta a terra. Tu ne esci completamente stordita e mi guardi ridendo.

“Sembri un alieno..”

“She’s my alien..” comincio a cantare prendendola in braccio e mi avvio verso la banca dei dolci.

“Fammi scendere! Sono pesantissima!”

Rido con gusto pensando a quanto sia stupida a volte. Lei pesante? Perché pensava quello? Le do un bacio in fronte e le sorrido.

“Non sei pesante. Credimi”

Arriviamo davanti e non c’è nessuno. Tutto programmato. Scavalco il bancone e do uno sguardo alla sua espressione. Stupita. Rido scuotendo la testa e appoggio le mani sul bancone rimanendoti a guardare.

“Allora signorina, che desidera?”

“David.. ma non è che ti arrestano?”

“Chi me? Io lavoro qua! Signorina, ma che domande fa?”

Scoppi a ridere e guardi i dolci dietro di me. Aha. So già che cosa vuoi. Ti conosco troppo bene.

“Uhm, dal suo sguardo noto che ha una passione per gli animali..” dico con uno strano accento californiano.

“Ah si? Beh, non sbaglia..”

“Bene. Allora gita allo Zoo sia”

Mi volto e prendo una paletta, per radio passano Wherever You Will Go dei The Calling, incrocio per un secondo il tuo sguardo, ma tu stai guardando per aria. Evita. Brava. Affondo la paletta dentro quelle caramelle gommose riempiendone un sacchetto e poi scavalco di nuovo il bancone e ti prendo per mano. Ci dirigiamo verso la macchina, apro il bagagliaio e prendo due coperte, poi ti porto su una collinetta verde con un albero. Non ti lascio neanche parlare. Ora guardi. Metto per terra la coperta più spessa e poi tengo in mano l’altra. Mi sdraio e ti faccio sdraiare. Appoggio le caramelle vicino a noi.

Dopo un quarto d’ora abbiamo mangiato le caramelle insieme a parte due orsetti. Uno Nero alla liquirizia e uno alla fragola. Osservo quell’orsetto. Liquirizia. Me lo passo un po’ fra le dita guardando sempre fisso per terra. Mi volto e vedo che anche lei sta facendo lo stesso con l’orsetto, solo che il suo è rosa, incrocio il suo sguardo e poi sorrido.

“Teniamoli” dico prendendo il suo e mettendomeli in tasca. Lei si sdraia e mi da le spalle.

“Ti piace questo posto?” dico guardando Montrèal sotto quella collina. Tu non rispondi. Mi volto e ancora il mio cuore ha un balzo. Ti faccio girare e vedo che hai le guance piene di lacrime.

“Amore, che è successo?”

Tu singhiozzi senza dire niente. Ad ogni singhiozzo, mi fai un taglio al cuore. Io ti abbraccio fortemente e ti abbraccio.

“Sono triste” pronuncia infine.

“Lo sono anche io.”

“Non per quello. Non mi hai baciata per tutto il giorno.. “ piange ancora un po’ “Ho paura che tu non mi ami più per quello”

Le asciugo le lacrime con il pollice e le sorrido.

“Non ti ho baciata perché volevo farlo adesso. Era tutto pianificato. E se lo vuoi sapere, ora, ti amo ancora più del solito”

Lei sorride radiosa di quella risposta e appoggia la testa sotto la mia. Come avrei fatto? Dopo che lei avrebbe attraversato quello, come avrei fatto?

“Amore, io.. non voglio essere superficiale, ma voglio insomma.. fare l’amore con te” riesco a pronunciare con un piccolo imbarazzo. Io imbarazzato per il sesso. Bah. Lei sorride e annuisce. Allora la bacio. Era tutta la giornata che non lo facevo, mi metto sopra di lei. No. Non è possibile che è l’ultima volta che vedrò il suo corpo. Non è possibile.

“E’ stato bellissimo..” mi sussurra nell’orecchio dopo. Mi infilo i boxer e le stendo sopra il corpo già vestito, la coperta. Mi sdraio vicino a lei e la riempo di baci. Lei ride e ride e ride. E quanto pagherei per sentire ancora la sua risata.

Mi fermo e la guardo. Bella. Bellina. Bellissima. No. Non basta. Fantastica. Stupenda. Meravigliosa. No non basta ancora. Come posso descriverla? Non ci riesco, Dio, non ci riesco. Sono caduto anche io nella pozione dell’amore. Io. David. Il Frigido.

“David..”

Quando sento la sua voce, scaccio i miei pensieri e la osservo. Ha lo sguardo sciupato. No quello ha cominciato a mangiarla.

“Dimmi angelo”

“Ecco.. io ti devo dire una cosa..” si mise a sedere a gambe incrociate. I capelli le ricoprivano il viso. Glielo alzai con un dito sorridendole. Ma lei non sorrideva. Non riusciva.

“Amore che succede?”

“Ecco.. Ascolta” appoggio l’orecchio sulla sua pancia e sto ad ascoltare. Niente. La guardo curioso, ma lei mi dice di continuare ad ascoltare. Ad un certo punto sento qualcosa. Un rumore che per ogni maschio è musica, lo sarebbe anche per me se non ci fosse di mezzo quello. Allora lì. Il mio cuore non ce la faccio più.

“David mi dispiace”

Non le do il tempo di dire niente. Sento le lacrime non fermarsi più e mi lascio andare in un pianto disperato. Non respiro quasi più da quanto piango. Odio Dio e tutti gli onnipotenti del mondo e del cielo e dell’inferno. Odio tutto il mondo.

Lei mi prende la testa e se la porta al petto come fa una mamma con il figlio. Gesù. Buddha. Allah. Vi prego non portatemela via. Piango ancora finchè ci addormentiamo. Mi volto verso di lei e la guardo dormire. Lei apre gli occhi.

“Ti amo. E amo quello che c’è di mio dentro di te” dico accarezzandole una guancia. Lei piange e mi abbraccia. La sua testa di nuovo lì, nell’incavo tra la mia spalla e il suo collo. Sento il suo respiro che mi scalda il petto.

Poi osservo il cielo. Un arcobaleno è comparso. La scuoto dicendole di voltarsi. Ma mi accorgo che quello ha iniziato il suo monologo. Con orrore sento che il suo respiro non è più caldo, anzi il suo respiro non va più.

No. No. No. Afferro il cellulare e compongo tremando il numero dell’ambulanza che arriva in un attimo. Sono con lei nell’ambulanza. Le stringo una mano fredda come il ghiaccio.

No. No. No.

*

“Mi dispiace”

Quella frase mi risuona nella mente. Guardo lei distesa nel lettino con gli occhi chiusi. Di fianco la macchina per il battito cardiaco indica una linea dritta. No.

Ho perso lei. Il mio angelo, la mia migliore amica, la mia cuoca, la mia mamma, la mia scrittrice, la mia infermiera, la mia piccolina, il mio gioiello, lei. La mia ragazza. Lei. Virginia. Piango silenziosamente.

Dopo apro la porta e faccio per andarmene, mentre mi volto, sento un tic, ma esco dalla stanza pieno di dolore.

Mai trascurare quei TIC.





  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Simple Plan / Vai alla pagina dell'autore: xMurderScenex