Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Yammi    12/12/2011    8 recensioni
Sono cambiate molte cose da quando Usagi iniziò a frequentare quattro nuove amiche. Lei, Naru, finì ben presto per essere messa da parte.
Arriva così il giorno dell'atteso matrimonio di Usagi e Mamoru al quale, Naru, non sa se andare o meno per via di ciò che potrebbe vedere e di ciò che potrebbe provare alla vista di un'amica che, ormai, vive senza di lei.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Finalmente qualcosa di nuovo! Da quand'è che non posto qualcosa? Mesi! Purtroppo ero
totalmente privo di ispirazione ma, grazie a Quintessence che mi ha dato un aiuto
fondamentale sono riuscito a scrivere qualcosa di nuovo. Ho delle fan fic
che devo continuare e lo farò al più presto. Ho una gran voglia
sopratutto di continuare La fine dell'eternità. Beh come
sempre vi auguro una buona lettura!
Yammi;

 

Vivo sospesa tra sogno e quotidianità.
Mi ero persa per strade sconosciute,
già cambiate prima di arrivare.
Nel mio percoso, speranze e possibilità.


Quella mattina pioveva, forse anche troppo...o troppo poco. Mi ero svegliata alla buon'ora per fare delle commissioni veloci, così avrei avuto il pomeriggio libero per...non fare nulla. Al mio risveglio non potevo di certo immaginare che non sarei andata oltre il pianerottolo di casa mia.
Vivevo ancora con i miei genitori e cercavo di continuare gli studi, con scarso successo. Non mi piaceva più studiare, ma sentivo che era l'unico modo per me di andare via, cambiare, diventare qualcuno che ancora non ero. Aspettavo, voto dopo voto, serata insonne dopo serata insonne il mio momento, quello in cui avrei finalmente brillato, quello in cui tutto sarebbe stato così perfetto da non farmi rimpiangere più alcun passato ormai sbiadito. Ma, purtroppo, ero ancora li.
Il postino arrivò nel momento esatto in cui infilai i miei stivali impermeabili, ero pronta per uscire. Portava una spessa busta, la carta era particolarmente friabile. Di sughero, oserei dire. La presi con calma, immaginando qualche messaggio pubblicitario ben congegnato. Nulla lasciava presagire ciò che le lettere dipinte d'oro contenevano.
Stranamente, la mia reazione in un primo momento fu neutra, come se quella imminente notizia non significasse nulla. Poi, dopo 5 minuti buoni che avevo lasciato metabolizzare bene la notizia mi abbandonai su una sedia della cucina, il volto tra le mani, il cuore sepolto in una decisione che non sapevo se prendere o meno.
Andare o non andare?

Mi abbandonai, così, a un ricordo che risaliva più o meno a qualche mese fa.

 

*

 

Il sole pomeridiano splendeva ancora alto in cielo ed aveva assunto un candido tono dorato. L'aria era leggera e profumava di fiori. Mi trovavo davanti ad una porta tutt'altro che familiare e stavo prendendo un bel respiro, prima di bussare. Con me avevo un piccolo cestino coperto da un velo azzurro che rispecchiava il colore del cielo.

«Chi è?» squillò una voce dall'altra parte della porta. Questa invece era molto familiare.
«Sono Naru!» risposi con un tono un po' strano, alle mie orecchie non sembrava nemmeno la mia voce. La porta si aprì e un paio di occhi azzurri mi guardarono più che radiosi.
«Oh Naru-chan!» Usagi mi venne incontro, con mia sorpresa, stringendomi molto forte. Era piacevole sentirla così vicina. Il suo odore mi sembrava leggermente cambiato e si era allungata di qualche centimetro. La sua figura mi sembrava anche più snella, anche se era sempre un po' impacciata come sempre. «Benvenuta nella mia casetta! Vieni, ti faccio strada»
La casa/appartamento che aveva preso insieme a Mamoru era molto graziosa. Alte vetrate illuminate dal sole si stagliavano nel salottino e un muretto separava quello dalla piccola cucina. C'erano porte chiuse che, immaginavo, fossero le camere da letto e il bagno. C'era perfino un tavolo in stile occidentale, chiaramente messo la per le grandi occasioni.
Posai distrattamente il cestino sul tavolo, continuando a guardarmi intorno.
«Cos'hai portato? Un regalo? Cos'è? Voglio vedere!» e successe l'inevitabile. Si era già ingozzata di tre muffin prima che riuscisse a riprendere il controllo «scusa...non ho pranzato e...»
Risi.
In modo piacevole, inaspettato. Mi capitava solo quando ero con lei.
«Non preoccuparti, sei sempre la solita sotto sotto...e mi piace così».
Ci sedemmo al tavolo sbocconcellando ogni tanto un muffin. Lei mi parlò dei suoi progetti e della casa mentre osservavo dettagli che prima mi erano sfuggiti. I muri erano tappezzati da foto di lei e Mamoru e c'erano anche varie foto con le altre ragazze. Momenti felici, tristi, di sorpresa, feste e rimpatriate erano tutte li, su quei muri. Ma la cosa che mi colpì era che, in un angolo remoto e poco illuminato dal sole, c'era una foto di me, Usagi e Umino ai tempi della vecchia scuola. Usagi doveva essersi accorta che non stavo prestando molta attenzione a ciò che diceva e seguì il mio sguardo fino alla foto
«L'ho trovata mentre traslocavamo, in un vecchio libro di storia» disse quasi in tono sognante, si notava molto bene che stava rivivendo la scena «A proposito, con Umino come va?»
Rimasi un po' imbarazzata da quella domanda, perchè...
«Io e Umino non ci sentiamo da parecchio, a dire il vero...»
«Oh...mi...mi dispiace Naru» posò un muffin prima di finirlo e cercò il mio sguardo.
«Ma no, non preoccuparti...allora, come sono i muffin? E parlami un po' di queste foto! Come ti è venuta l'idea?» cambiai frettolosamente discorso. Non mi piaceva parlare di Umino...non dopo ciò che era successo. Ma quello strano sprazzo di conversazione mi aveva fatto notare anche un'altra cosa.
Usagi non sapeva nulla di questo tassello importante della mia vita, come io non sapevo nuove cose di lei. Avevo sempre pensato che, anche se distanti ci saremmo volute sempre bene, ci saremmo sempre dette tutto. Eppure ora mi accorgevo che non era così.
Continuammo a parlare per circa un'ora finchè la porta della nuova casa di Usagi non si chiuse alle mie spalle. Dall'altra parte, sapevo esserci un'estranea. Poteva avere qualcosa dell'Usagi che conoscevo, ma del tutto cambiata.
Ero consapevole che, dopotutto, si erano infrante troppe cose per tornare indietro. Troppi ricordi, troppe promesse.

 

*

 

 

«Cosa c'è, Naru?» mia madre stava pulendo la cucina dalla cena della sera prima, era intenta a lavare i piatti quando girò la testa verso di me e osservò cosa avevo in mano.
«Cos'è arrivato?»
«E'...la lettera di partecipazione al matrimonio di Usagi e Mamoru»
«Oh, che notizia! Ma sposarsi così presto? Usagi non ha più o meno la tua età?»
«Si, mamma» risposi in tono assente. Lei ripose l'ultimo piatto nella credenza e mi venne vicino, mentre si asciugava le mani.
«Cosa pensi di fare? Ci andrai?»
Non fraintendete mia madre, lei non sa nulla di ciò che provo, nonostante sia la persona che io senta più vicina a me in questo momento. Lei, potrei scommetterci, starà pensando che potrei sentirmi in soggezione al pensiero che una delle mie amiche si sposi prima di me.
«Non so...sono un po' indecisa. Io e Usagi non siamo più amiche come una volta...» abbassai lo sguardo, un po' perchè avevo rivelato un dettaglio nascosto della mia situazione e un po' perchè non ce la facevo ad ammetterlo così, ad alta voce.
La mamma fece l'unica cosa che non mi sarei mai aspettata. Mi cinse la testa con le braccia e mi diede un bacio sui capelli
«Bambina mia, so come ti senti...purtroppo a volte la vita va così. Ma secondo me dovresti comunque andarci. Eravate amiche e per mandarti l'invito non si deve essere del tutto dimenticata di te, ti pare?»
La mamma aveva ragione, alla fine avrei potuto anche divertirmi, con un piccolo sforzo. Ma forse era un'altra cosa a spaventarmi, di quella situazione. Che lì, in quel luogo, tra quelle persone...io sarei stata l'amica dimenticata.

 

*

Era un tiepido giorno di primavera, quello in cui le nozze si celebrarono. Il sole scaldava con un leggero tepore, la brezza smuoveva i fiori e inebriava i dintorni della grande sala da ballo che si stagliava su un enorme giardino. Ammetto che, quando ci arrivai dopo la cerimonia in chiesa, mi sembrò di essere immersa in un oasi completamente distaccata dalla civiltà. Tutto il complesso era stagliato con palazzi da architetture classiche ma ricercate, come a ricalcare la forma di un antico palazzo reale. Le nuvole quel giorno non osavano coprire il sole, forse per non togliere luce a tanta bellezza.
La sala da ballo era contornata da tanti tavoli rotondi e il centro, sorvegliato da un imponente candelabro di diamanti, era occupato dallo sposo e dalla sposa. Danzavano felici e sorridenti, sotto gli sguardi altrettanto smaglianti dei loro amici e conoscenti. Usagi non inciampò nemmeno una volta, forse aveva preso lezioni per quella occasione.
In fondo alla sala vicino ad una delle grandi vetrate ad arco, seduta su una sedia imbottita con un bicchiere di champagne nella mano e il mento nell'altra c'ero io, che guardavo da lontano lo svolgersi della festa.
Ormai ci ero quasi completamente abituata, a guardare le cose da lontano. Come dicevo spesso Usagi e le sue amiche mi sembravano appartenere ad un mondo al quale io non potevo accedere. Ma queste potete chiamarle paranoie, fantasticherie, come vi pare.
Sospirai, visibilmente annoiata.
«Non sembra che tu ti stia divertendo, Naru-chan» mormorò una voce familiare che si stava avvicinando dalla mia sinistra. Velai gli occhi sulla figura apparentemente estranea che era avvolta in un delizioso smoking contornato da una rosa bianca. I capelli biondi luccicavano per via della luce che proveniva dalla finestra, gli occhi verdi calmi ma curiosi e il sorriso che infondeva un messaggio di benvenuto erano tutti segni inconfondibili. Ma non poteva essere lui, no di certo. Gli mancava il grembiule, no?
«Invece a me piace, è bello staccare da lavoro per un po'» mormorò con un sorriso sghembo. Ma certo, era una festa. Non si indossavano grembiuli.
«Motoki!» la vergogna che mi assalì nel non averlo riconosciuto subito si poteva osservare dalle mie guance ormai completamente rosse «ma no..che dici...è una bella festa!»
Lui sorrise ancora, con fare fraterno «Il matrimonio di Usagi e Mamoru...da non crederci! Quasi pensavo a uno scherzo quando mi è stato recapitato l'invito» mormorò sedendosi accanto a me.
Non lo vedevo da parecchi mesi, ormai non andavo più al Crown e, se possibile, Motoki era diventato ancor più simile a un uomo. Ovviamente non era un grosso cambiamento, ma aggiunto agli altri...
«Già, figurati io!» persi un sorso di champagne, distogliendo lo sguardo da lui e tornando a guardare gli sposi danzare «non ero nemmeno sicura di venire, a dirla tutta». Le parole mi uscirono dalla bocca con tale rapidità e naturalezza che mi lasciarono spiazzata. Ma, alla fine, era la più semplice e cruda verità.
Motoki alzò un sopracciglio, visibilmente sorpreso. «E come mai?»
Sospirai. Era la prima volta che mi confidavo con qualcuno, oltre mia madre e farlo al matrimonio di lei mi sembrava abbastanza inusuale, ma tant'è...
«Io e Usagi non siamo più molto...amiche. Non so se puoi capirmi» tornai a fissarlo, cercando di decifrare la sua espressione, completamente neutra.
Sospirò di rimando, assumendo sul viso un aria malinconica «Già, so cosa intendi...anche a me mancano i vecchi tempi. Sai, si sente la vostra mancanza al Crown, i pomeriggi a chiacchierare senza il pensiero dei compiti. O, nel caso di Usagi, ignorandolo...Ma purtroppo nulla torna indietro» e tornò a sorridermi di nuovo, come se tutto ciò non lo turbasse affatto.
Quanto avrei voluto che fosse anche per me altrettanto facile ritrovare il sorriso.
«E con Umino, come va?» disse in tono vago e distaccato. Peccato che avesse toccato un tasto dolente,
molto dolente.
«Ci siamo lasciati» risposi asciutta, svuotando il bicchiere di champagne. Per fortuna che stava passando un cameriere poco distante, che me lo fece diventare di nuovo traboccante. Evitavo accuratamente di guardare Motoki, non volevo scoccargli un occhiata di fuoco inutile solo perchè aveva pronunciato il
suo nome.
«Oh...scusa...non lo sapevo. E...come mai vi siete...?» la sua domanda rimase tragicamente a metà, ammutolita ormai dal mio sguardo che urlava Non-Voglio-Tornare-Sull'argomento.
«Ma...sarà comunque qui, da qualche parte. Non hai paura di incontrarlo?»
«Non sono di certo così stupida da perlustrare la sala con gli occhi in cerca di un segno della sua presenza».
Scoppiò a ridere e io insieme a lui.
Ridevo così di gusto. Non mi capitava dal pomeriggio a casa di Usagi.. Era così bello ridere, essere strappati dal mondo a forza di risate a perdifiato, come se non esistesse alcun problema capace di compromettere quello scambio di platonica gioia.


Ma purtroppo anche quel momento ebbe una fine e tornammo muti.
«Allora, cosa fai adesso? Studi ancora?» domandò per cambiare discorso. Gliene fui grata.
«Si, ma con scarso successo». Sembrava decifrare la mia espressione, capì subito cosa c'era dietro e mi chiedo ancora come abbia potuto fare. «Senti, lo so che Usagi ti manca, però...a volte va così, non devi per forza buttare tutto all'aria a causa sua o continuare vivere nel passato».
«Io non vivo nel passato!» dissi più che indignata. Lui fece un segno di diniego con il capo e si mise a guardare le proprie mani.
«Fammi finire. Purtroppo i ricordi di un tempo, Naru-chan...non torneranno più indietro, anche se tu li aspettassi per sempre. Ma se provassi a pensare un po' al futuro senza Usagi, beh...scopriresti magari che ci sono altre strade. In fondo hai vissuto già parecchio senza di lei, ti pare?»
Aveva ragione. Eccome se aveva ragione. Ma la cosa mi faceva così male...

Usagi era la mia amica, la mia migliore amica, la persona migliore che io avessi mai incontrato. Perchè la vita doveva privarmi di un'amica così? Perchè non lasciare almeno quella piccola parte della mia esistenza immutata?
Forse è vero che le cose cambiano, ma non è detto che tutto abbia una vera fine.
Motoki si alzò, sistemandosi lo smoking «Pensaci, d'accordo?» e si allontanò con un altro sorriso incoraggiante, diretto sulla terrazza verso un gruppo di persone che non conoscevo.
Forse aveva ragione, forse quella non era nemmeno la fine. Nemmeno della mia amicizia con Usagi. Era la fine dei vecchi tempi, dei vecchi ricordi, delle vecchie e dimenticate promesse di amicizia eterna. Era la fine di tutto ciò che conoscevo, di tutto ciò di cui ero sicura e a cui mi ero aggrappata per tutti questi anni.
Forse, la cosa che più mi faceva paura non era la fine, ma il
cambiamento. Tutto era cambiato, perfino il mondo che mi circondava.
Ed io, l'amica dimenticata, non potevo cambiare? Non potevo avere una possibilità anch'io?

Non sapevo ancora dove avrei preso la forza per farlo e non sapevo ancora quando questo sarebbe accaduto veramente. Ma, alla fine, mentre guardavo il giardino colmo di fiori da quella nota finestra a forma d'arco, stavo già dicendo addio a tutto. Ai ricordi, al passato, ai vecchi sentimenti. Alle promesse, ai vecchi amici, perfino alla mia vecchia me.
Stavo per dire addio anche all'unica cosa che non avrei mai voluto realmente lasciare. Quella cosa che mi aveva già lasciato andare da molto tempo.
Sayonara, Usagi.

 

E un giorno io ti rivedrò, a ogni respiro la vita io trasformerò,
cambiando i miei giorni, rendendo i miei sogni
    punti di forza in tempeste di vento,
fragili forme consumate dal tempo.
Vivo sospesa - Nathalie

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Yammi