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Autore: Sharel    13/12/2011    2 recensioni
"Ero alquanto alterato ed arrabbiato, e vedevo lo sconcerto nei suoi occhi: non avevo mai alzato la voce con lui…non lo avevo mai fatto con nessuno in verità. Mi vantavo di essere una persona fredda e pacata. Il ragazzino si era proprio fatto strada a suo piacimento nel mio cuore!
Sospirai, per poter ricostruire la mia proverbiale maschera di freddezza, i suoi occhi ebbero uno scintillio divertito: beato lui che se la rideva mentre a me scoppiavano i nervi!"
E' una KaitoxZero: purtroppo Kaito non è tra i personaggi principali, quindi l'ho segnato come "sorpresa" in mancanza d'altro
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Sorpresa, Zero Kiryu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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breathe Salve a tutti! Le mie idee su questo fandom sono un continuo...starei cercando di scrivere una lon, ma con queste shot che si mettono in mezzo è un po' più difficile, anche perchè mi vengono da frame che vedo sparsi per Youtube!
Questa è una FF con POV di Kaito (personaggio che io amo!). Ho deciso di scriverne una anche con POV di Kaname, e avevo pensato di metterle tutte insieme come raccolta...voi che ne pensate?
Prima di lasciarvi alla storia, le solite precisazioni: non holetto manga io visto anime, quindi qualcosa potrebbe non azzeccarci niente! I personaggi non sono miei (sennò era tutta un'altra storia) ma di chi ne detiene i diritti! Detto questo
*buona lettura*

Breathe

La prima volta che lo vidi era un affaretto piccolo, tutto intento a proteggere il fratello da qualsiasi cosa potesse avvicinarsi. Quegli occhi ametista riuscivano a perforarti ed entrarti dentro nonostante la giovane età: era già destinato a grandi cose. Ichiru era più “indifeso” rispetto a Zero, e sebbene non volesse pesare troppo sul fratello era chiaro l’attaccamento che aveva per l’altro. Aveva deciso comunque di entrare a far parte degli Hunter: perché ne faceva parte la sua famiglia, perché non voleva sfigurare, perché voleva essere all’altezza di Zero e non l’eterno secondo, perché voleva essere vicino al fratello in qualsiasi caso. Il legame tra due gemelli è difficile da rompere, nonostante le dure prove cui sono stati sottoposti entrambi.
Non penso che Zero si ricordi molto dei tempi in cui ci allenavamo insieme, o in caso ne ha qualche ricordo sbiadito per quanto riguarda me: sono stato una presenza di passaggio, prima che Yagari lo portasse da Kaien Cross quando morirono i genitori ed Ichiru. Nonostante tutto ho sempre ammirato la sua forza di carattere, il suo cercare in ogni modo di ribellarsi al giogo di Kuran e al suo continuo sfruttare le persone. La vita per lui è stata una continua lotta, eppure non ha mai smesso di combattere…no, un paio di volte è stato sul punto di buttarsi da quel precipizio che lo circondava costantemente: la prima volta, me lo raccontò Kaien Cross, fu quando era stato sul punto di uccidere un essere umano per dissetarsi col suo sangue. Penso che tutt’ora non sia capace di perdonarsi quel momento: per la prima volta aveva abbassato la guardia e aveva rischiato di uccidere un innocente.
La seconda volta…a quella dovetti assistere personalmente, e la tenerezza e la compassione che provai furono enormi. Come si può far del male ad una persona del genere? pensai. Nessuno si era mostrato all’altezza di quel ragazzo che cercava solo una costante a cui appigliarsi nella vita: quel piccolo gesto d’amore che gli potesse permettere di guardare al futuro con un minimo di fiducia in più. 
Avevano saputo solo dargli odio e indifferenza; erano stati solo in grado di voltargli le spalle.
Quando arrivai alla Cross Academy tutto era finito, tutto doveva cominciare. Zero era stato abbandonato da Yuuki, colei che diceva di essergli sempre amica, colei che non lo avrebbe mai lasciato…solo un mucchio di bugie. E Zero aveva voluto crederci disperatamente. Ma d’altronde, Yuuki aveva sempre voluto un posto accanto a Kaname Kuran, e quando ne vide l’opportunità la colse senza pensare minimamente a chi le stava intorno e l’aveva sempre sostenuta. Kaname Kuran lo aveva utilizzato a suo piacimento, costringendolo addirittura ad uccidere il proprio fratello…il cuore di Zero era diventato solo un ammasso di pezzi e polvere incapace di essere ricostruito, non da me comunque. Non ero io colui che voleva e cercava nei sogni disperati che affrontava ogni notte. Lo sapevo benissimo, ma volevo comunque essergli di conforto; egoisticamente lo volevo per me e avrei fatto qualsiasi cosa pur di averlo. Non mi ero mai reso conto di amarlo, per me era solo il ragazzo con cui affrontavo gli allenamenti per diventare Hunter quando ero più giovane; ma quando quella scena si presentò ai miei occhi, capii che sin dal primo momento che quelle polle ametista si erano posate su di me, ero rimasto prigioniero della sua rete di malia e mistero. Mi aveva catturato come non pensavo si potesse esser catturati.
Lo trovai sulla riva del lago, lontano dai due dormitori: uno era completamente vuoto, vicino l’altro c’era la casa del Direttore Cross; sicuramente non voleva esser interrotto in alcun modo. Avevo deciso di non lasciarlo solo per molto, perché non era stabile in quel periodo: non volevo pensasse fosse veramente solo, anche se nel profondo era una parola che gli riecheggiava incessantemente. Lo vidi seduto su un masso, e mai visione fu più scioccante di quella: lui, così etereo con quei capelli argentei con cui la Luna lo aveva benedetto; gli occhi, capaci di rischiarare ogni cosa intorno a loro, intenti ad osservare assorti la Sfera argentea alta in cielo; una semplice camicia bianca a nascondergli il corpo, i primi tre bottoni aperti lasciavano intravedere il collo e l’enorme tatuaggio che ne colorava la pelle. Penso che quella sia stata la prima volta che il mio cervello ha sfornato la parola “MIO” con un tale trasporto ed una tale possessività che mi lasciò senza fiato e con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Non sapevo cosa pensare, e neanche mi interessava conoscere il pensiero del mio cervello razionale: l’unica cosa che mi importava era quella forza irrazionale e potente che mi spingeva verso di lui. Solo quella era la cosa importante.
Mi freddai sul posto, nell’osservare quelle mani pallide ed affusolate giocare con la Bloody Rose come se fosse un mero sassolino piuttosto che una pericolosa pistola ammazza-vampiri. I suoi occhi pensierosi misero in allarme il mio cuore, come mai era accaduto prima: quel miscuglio di sentimenti che Zero era riuscito a farmi provare nell’arco di una manciata di secondi mi lasciò spiazzato; non avevo mai permesso a nessuno di entrarmi così dentro e così in profondità. A quel ragazzo era riuscito del tutto normale e senza neanche averci provato.
Sbatté un pugno sulla pietra dura della roccia, senza prestare attenzione a quel poco sangue che uscì dalla ferita: aveva messo sin troppa forza in quel pungo. Socchiuse gli occhi, come a ponderare una decisione difficile, per poi abbassarli sulla pistola, sua fedele compagna. La portò lentamente di fronte a sé, come ad esaminarla in ogni dettaglio, ma non era per questo (ne ero sicuro) che voleva osservarla da quella distanza ravvicinata. Quando iniziò a spostarla lateralmente, non mi trattenni più
«Zero» il tono calmo; non volevo spaventarlo ma solo rassicuralo.
Posò quelle polle ametista su di me, come ad accertarsi che io fossi veramente lì: gli occhi vacui, come se in quel momento non fosse presente.
«Cos’hai intenzione di fare?» gli chiesi, più per fare in modo che rispondesse che non per la risposta in sé.
Non parlò subito; piegò il volto leggermente verso una parte, come per cercare di capire le mie parole. Sembrava una bambola, piuttosto che una persona. Mi fece venire i brividi, non lo avevo mai visto ridotto in quello stato.
Quando gli fui vicino, gli accarezzai la guancia, forse per sincerarmi che fosse veramente lì. Sembrò aiutarlo, perché improvvisamente sobbalzò, come se si fosse reso conto solo in quel momento della mia presenza; si guardò intorno freneticamente, forse cercando di capire dove si trovasse e come fosse giunto fin lì. Quando i suoi occhi incontrarono i miei potei scorgervi una briciola di paura. Mi sedetti vicino a lui, prendendogli il viso tra le mani per far in modo che rimanesse con me.
«Cos’è successo?» chiesi pacato, la preoccupazione tangibile nelle mie parole.
«Non lo so di preciso…penso di aver avuto delle allucinazioni» rispose aggrottando le sopracciglia, cercando di afferrare i propri ricordi.
«Ho seguito una figura fin qui. Continuava a ripetermi che dovevo aiutarla, di non abbandonarla…poi ha iniziato a parlare di quanto dolore le avessi causato, di quanto fossi una persona inutile, che non sarei dovuto nascere…ed il viso cambiava continuamente: Yuuki…Kaien…Yagari…Ichiru…quella puttana di Shizuka…Kaname…» quest’ultimo lo nominò esitante, mentre in me si faceva largo la gelosia: con tutto quello che gli aveva fatto subire, lo chiamava anche per nome!
«E non lo so...ho sentito l’impellente bisogno di premere il grilletto, perché in fondo hanno ragione: sono inutile»
«Smettila di dire sciocchezze! Chi l’ha detto che sei inutile? Hai combattuto finora contro tutti quelli che hanno cercato di farti fuori, e vuoi arrenderti adesso? Perché, perché Yuuki ti ha abbandonato? È stato meglio così, non meritava la tua amicizia, o il tuo affetto»
Ci andai giù pesante con le parole, ma avevo quasi visto Zero togliersi la vita: poco mi interessava di tutti gli altri!
«Tu non sei inutile Zero, io ti voglio qui con me a costo di tenerti legato mani e piedi. E non osare più pensare di toglierti la vita o seguire stupidi fantasmi senza senso!» ero alquanto alterato ed arrabbiato, e vedevo lo sconcerto nei suoi occhi: non avevo mai alzato la voce con lui…non lo avevo mai fatto con nessuno in verità. Mi vantavo di essere una persona fredda e pacata. Il ragazzino si era proprio fatto strada a suo piacimento nel mio cuore!
Sospirai, per poter ricostruire la mia proverbiale maschera di freddezza, i suoi occhi ebbero uno scintillio divertito: beato lui che se la rideva mentre a me scoppiavano i nervi!
«Zero…» il tono serio lo riportò a prestarmi attenzione. I miei occhi perforavano i suoi, cercando di fargli capire qualcosa: nemmeno io so bene cosa.
«So di non essere la persona che desideri avere al tuo fianco, ma fino a quando potrò esserti di alcun conforto o sostegno io per te ci sarò sempre»
Annuì leggermente.
«Ti ringrazio per l’amicizia Kaito…»
Non lo lasciai completare, che già scuotevo la testa in segno di negazione.
«Sei innocente, Zero» lo presi in giro con un piccolo ghigno.
Mi sporsi verso di lui, gli occhi determinati e sinceri di uno in quelli confusi e speranzosi dell’altro. Sfiorai leggermente le sue labbra, beandomi di quel tocco fievole: mille scariche che si spargevano lungo la schiena. Trattenne il respiro, non ancora capace di comprendere. «Troppo innocente» conclusi, prima di azzerare quella distanza infinitesimale.
Approfondii il bacio, senza chiedergli il permesso. Dovevo battere il ferro finché fosse stato caldo, il che voleva dire non dare il tempo a Zero di pensare, ma cercare in ogni modo di abbattere i suoi muri costruiti in anni di insicurezze.
Amavo quelle labbra delicate, il calore che si sprigionava da quella cavità ed il tremore leggero che sentivo provenire da lui. Da focoso ed aggressivo che era, lasciai sfumare il bacio in uno più dolce e pacato. Non andavo di corsa, perché sapevo che gli ci voleva del tempo, che mi avrebbe accettato ma che l’ombra dell’altro sarebbe stata sempre sulle nostre teste; poco mi importava…
Tutto sfumò nella nebbia quando sentii la sua lingua cercare timida un contatto con la mia; timidezza che si trasformò in curiosità e poi in arroganza quando cercò di prendere il sopravvento su di me e provare ad assaggiarmi vorace. Le mani si attanagliarono intorno la mia maglia, per scivolare al di sotto e sentire quel calore che per tanto (troppo) tempo gli era stato negato. Ci separammo, con disapprovazione da parte di entrambi, ma sapevo (e comprendevo) che per lui certi passi sarebbero stati eccessivi in quel momento…e per quello che potevo, volevo fare le cose al meglio. Lui non si sarebbe dovuto pentire di niente.
«Kaito…» sussurrò, e mai suono fu più bello del mio nome sulle sue labbra.
Lasciai che le nostre labbra si sfiorassero un’altra volta, prima di poggiare dolce la mia fronte sulla sua, e lasciare che i nostri occhi si cercassero e si esplorassero; volevo che tutto il mio essere fosse come un libro aperto per lui.
Con un dolce e leggero sorriso sulle labbra, mi sfiorò nuovamente le labbra. Il mio sangue ruggì nelle vene, per la bellezza che Zero riusciva a sprigionare…
È troppo innocente, pensai sorridendogli sfrontato e raggiante.


Spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate^.-
Ci vediamo alla prossima!! Un bacione a tutti, ed un grazie particolare ad Asphodel per aver recensito la precedente one-shot!

  
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