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Autore: Ivola    13/12/2011    2 recensioni
{Felicemente classificatasi quarta al Fandom's Warriors di Bluemary e Calbalacrab sul forum di Efp}
Adesso era lì, di nuovo in quella casa, di nuovo su quel tappeto, davanti a quel divano di pelle dal colore scambiato.
Sola. Tra un mucchio di fotografie sparse disordinatamente sul pavimento.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Redfield
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Welcome to the black parade




Guardò per l’ultima volta quella vecchia fotografia, una delle prime a colori. Decisamente pessima, ma ricca del fascino dei ricordi.
Sul grande divano di pelle erano sedute due persone, un uomo e una donna sulla quarantina. A terra, due ragazzini. Il primo era un giovanotto nel pieno dell’adolescenza, seduto sul tappeto, sorridente e dall’aria spensierata, ma allo stesso tempo responsabile. A fianco, una bambina era stesa a pancia in giù, con le mani sotto il mento e i piedini in aria.

Quella bambina ero io.

Al centro del bel quadro familiare, un grosso pastore tedesco che sembrava fare la guardia a tutti i componenti.

Si chiamava Albert, se non ricordo male.

Albert.
Sussultò lievemente al solo pensiero.
Era decisamente un nome di rilievo per Claire Redfield. Se avesse potuto vivere una seconda volta, quel cane avrebbe avuto un nome completamente diverso.
Posò la foto quasi con stizza.
Nessuna di quelle persone era più lì con lei.

Anche lui mi ha lasciata sola.

Adesso era lì, di nuovo in quella casa, di nuovo su quel tappeto, davanti a quel divano di pelle dal colore scambiato.
Sola. Tra un mucchio di fotografie sparse disordinatamente sul pavimento.
Ne prese un’altra a caso, con una freddezza che neanche sapeva di possedere. In quella lo sfondo era diverso. C’era un altro appartamento, piuttosto buio e c’era lei, soprattutto: più grande, più matura.
Una cascata di capelli color rame le invadeva le spalle; presentava un fisico smilzo, ma slanciato; i suoi occhi brillavano di una strana luce sotto l’esame del flash.
Ma non brillavano di gioia. La gioia era un elemento alquanto proibitivo nella sua vita.
Brillavano di responsabilità. C’erano mille parole non dette in quello sguardo, mille lacrime non piante per la sua forza d’animo. Era sempre stata una ragazza forte.
Abbracciato a lei, un ragazzo che, a dirla tutta, le somigliava molto.
Chris, Chris Redfield.

Il mio fratellone.

Scosse la testa.
Si lasciò scivolare sul tappeto, la testa pesante.

Troppi pensieri.

Quando sarebbe tornata ad essere una normale ragazza?
Claire era quasi certa della risposta, terribile: mai.
Spalancò gli occhi a quella maledetta consapevolezza, rannicchiandosi su quel tappeto polveroso quanto produttore di ricordi.
Cosaavrebbe fatto ora?
Ed anche quella risposta non era poi tanto lontana come credeva.

Nulla.

Sarebbe, probabilmente, rimasta lì a guardare quelle stupide foto, a rievocare i vecchi e i felici ricordi.
Ma sapeva fin troppo bene che era tutto inutile. Inutile come lo era diventata la sua misera esistenza.
Avrebbe preferito mille volte essere tra quei cadaveri che avevano infestato i bui vicoli di Raccoon City, spargendo sangue e terrore; magari si sarebbe spenta con un sonoro proiettile sparatole alla testa.
Sì, sarebbe stata una più mera fine.
E, soprattutto, non si sarebbe consumata lentamente come stava accadendo in quel momento.
Lui non c’era più. Questa era l’unica cosa che importava.
 
Morto.

Ancora doveva accettare quella breve, terrificante parola che ogni volta le procurava dolorose fitte al petto, mozzandole il respiro bruscamente come se fosse entrata di colpo in una rigida apnea. Senza vie di fuga.
Così, testarda, si aggrappava alle sue meravigliose illusioni, frutto del suo mondo in cui nessuno poteva toccarlo. E nessuno uscirne del tutto illeso.
Ma ciò la riportava crudelmente alla realtà, come tutte le volte che cercava di rifugiarsi nella speranza.

Il mondo è fatto per gli stolti.
E’ un luogo di cristallo, dove chiunque può ferirsi a contatto con una scheggia.
In pochi l’hanno capito.

Persino lei faticava ancora a crederci, rincorrendo fuggenti aspettative.

Ma, dopotutto, sono solo una miserabile umana.

Non poteva pensare di sfuggirgli per sempre. Non poteva neanche immaginare la forza, il potere nelle sue mani. 
Un dio, come lo definirebbe qualcuno.
Il dio della morte; il dio della paura. Ma pur sempre un essere superiore.

Come posso credere che scappare è l’unico modo per evitarlo?

Lei sarebbe stata la sua Persefone, tra non molto.
Neanche il sacrificio di suo fratello sarebbe servito a cambiare le cose, nulla poteva evitare l’avvenire; Wesker l’avrebbe trovata.
Nella sua testa regnava il caos; le sue urla di terrore si mescolavano al canto dei numerosi cadaveri putrefatti che aveva ucciso. Era quasi come un ricatto: richiedevano, impazienti, la sua anima.
Se avesse strillato davvero con la sua voce, ne sarebbero scaturiti soltanto rochi sussurri.
Era già da un po’ che aveva smesso di parlare, chiusa in se stessa e nei suoi pensieri. Ricordare il passato le faceva male, ma era come una punizione che sentiva di doversi infliggere per non ripetere gli stessi errori che avevano causato le sue sofferenze.
Chris era morto per lei, per proteggerla da un mondo ormai sin troppo corrotto. Da un uomo sin troppo corrotto.
Non necessitava di cadere esattamente nella bocca del lupo, ma Claire, oh sì,l’avrebbe fatto. L’avrebbe vendicato e forse avrebbe ritrovato la pace. Quella che le apparteneva di diritto e che non aveva mai posseduto.
Se fosse stato possibile, in quel momento, anche solo la spietata determinazione della ragazza avrebbe potuto ammazzare Albert Wesker, l’aguzzino dell’unica famiglia che le era rimasta.

Eppure sai che Chris non vorrebbe. Altrimenti, perché ti voleva tenere al sicuro?
le sussurrò una deliziosa vocina. Probabilmente si trattava del suo buonsenso, nonostante Claire credesse di averlo perso da parecchio tempo.
Ghignò tra sé, cinica, cercando di eliminare la voce della sua coscienza.
I panni della ragazzina che sa usare una pistola soltanto per difendersi non le andavano più bene. Doveva smettere di starsene in disparte e guardare il mondo andare avanti, in rovina.
Era pronta e non aveva nient’altro da perdere, ormai.

Siamo solo noi. Io e la mia spietata vendetta.

Si armò velocemente.
Nonostante credesse di poter uccidere anche solo con le unghie, aveva bisogno di un discreto numero di armi.
Accarezzò la fodera in pelle del pugnale, che poi legò alla cintura.
La sua casa d’infanzia era come se la ricordava: solo la polvere e gli anni avevano cambiato il colore degli oggetti.
Camminando per i corridoi del piano superiore, passò dinanzi alla sua vecchia stanza. Entrò, titubante, aspettando che un muro di memorie si abbattesse su di lei.
In realtà ciò non avvenne. La stanza era semivuota, i vetri della finestra rotti.
Si sentì di non appartenere più a quell’ambiente, era cresciuta troppo in quegli anni di continue sofferenze e preoccupazioni.
I suoi occhi spenti vagarono sulle pareti dipinte dai suoi genitori in un giorno caldo di maggio. Sorrise, mesta. Era uno dei suoi più bei ricordi e non voleva sciuparlo in quel momento.
Venne attratta dallo specchio graffiato sulla parete e il suo riflesso la spaventò. Non avrebbe mai voluto ridursi in quello stato e, tantomeno, non avrebbe mai voluto guardarsi. La sua immagine era significato di debolezza. Guardarsi era guardare le proprie paure.
E ora Claire non era pronta per ricadere negli incubi.
Scese al piano di sotto, confusa. Accarezzò con un dito il mobile più antico della casa che da bambina adorava follemente perché vi era custodito il vestito da sposa di sua madre. Osservò la punta del suo indice, ora grigia, e capì di doversene andare il prima possibile.    
Stava per aprire la porta di ingresso, quando accadde tutto molto velocemente.
Era osservata.
Non si era nemmeno accorta che qualcuno era entrato.
Si voltò di scatto, la pistola già puntata contro l’ospite indesiderato.

Nessuno.
…non posso essermelo immaginato.

Si guardò nuovamente intorno, invano. Camera vuota, impolverata, in penombra.

Eppure…

Cercò di convincersi che era stata soltanto un’impressione, ma quando si rivoltò per uscire, si sentì chiamare.
Un soffio, quasi impercettibile.
– Chi sei? – urlò, con una voce sin troppo roca. – Vieni fuori, bastardo!
Aveva un brutto presentimento sul chi potesse essere.

E’ venuto a prendermi.

Un luccichio si propagò nell’ombra, rivelando un uomo alto e biondo.
Con i soliti, maledetti occhiali scuri.

– Non sei felice di rivedermi, Dear Heart?

Wesker.

– No – disse lei, trattenendo il respiro e tenendo l’arma a portata di mano. – Per niente.
– Oh, e per quale motivo?
Claire rimase zitta.
– Siamo scortesi oggi, Miss Redfield?

Al diavolo.

– Sono pronta per vendicarmi, Wesker.
Lui ghignò, togliendosi gli occhiali.

Le sue iridi…

In pochi secondi si trovò scaraventata dall’altra parte del muro, senza neanche riuscire a trovare il tempo per sparare un proiettile, e poi a terra, con qualcosa di rotto.
– In realtà ero venuto per portarti qualcuno.
Claire tossì violentemente, portandosi una mano allo stomaco.
Entrò qualcun’altro nella stanza, nerboruto e possente. Se possibile, nella penombra metteva ancora più in soggezione.
Calpestò una fotografia, con disprezzo.
Lei portò nuovamente la mano alla pistola, sebbene terrorizzata.
E non si accorse che un’espressione sarcastica, così vicina sia alla propria che a quella di Wesker, si faceva largo sul viso stravolto dell’uomo che aveva davanti a sé.

Il mio stesso viso.

In fin dei conti, lei e suo fratello avevano gli stessi tratti.
Anche se gli occhi che rivelò l’uomo erano decisamente diversi da ciò che si aspettava Claire.
Rossi. Incandescenti e spietati come quelli di Wesker.
Comparvero nel suo campo visivo con orrore, preceduto da una falsa speranza.
Constatò di essere perduta, senza scampo. Aveva realmente perso la persona a lei più cara al mondo.
Una lacrima più dolorosa di tutte quelle che aveva già versato in precedenza le rigò la guancia.

– Ciao Claire.














Note:
Allora. Niente di che, vero? .-.
Eppure alle giudiciE sembra essere piaciuta *W*
Qui i due magnifici giudizi ♥



Quarta classificata: Soul'sLullaby / Ivola con Welcome to the black parade


Giudizio di Bluemary e voto: 
Il primo particolare che mi ha colpito
di questa storia è che risulta davvero scorrevole e immediata. Non ci sono grandi descrizioni, né parole molto ricercate, ma la narrazione scivola via senza problemi e questo è un grande pregio. Non c'è dubbio poi che i personaggi, o meglio, che Claire, protagonista assoluta per quasi tutta la storia, sia IC: il suo amore per il fratello è palpabile, trasmesso assieme a una profonda tristezza per la sua morte e al forte desiderio di vendicarlo. Chris avrebbe voluto che lei rimanesse al sicuro, l'ha protetta fino alla fine, ma è proprio da Claire gettare al vento la prudenza se in ballo c'è qualcosa che riguarda il fratello maggiore, esattamente come ha fatto anni prima, quando si era diretta a Raccoon City per cercarlo. Ho trovato quindi molto plausibile che lei, pur riconoscendo i desideri di Chris e la pericolosità del suo nemico, avesse comunque optato fin da subito per la vendetta. 
Claire è spezzata, è come se fosse morta dentro e se tutto ciò che le fosse rimasto fosse appunto la vendetta, e rispecchia la Claire che mi aspetterei di vedere se Chris fosse morto. Le introspezioni con cui accenni all'infanzia per poi tornare alla situazione attuale, ben più tragica, sono state scorrevoli, mai prolisse o pesanti, e anche solo con le azioni sei riuscita a caratterizzare bene questa Claire che ha perso il fratello (emblematica la scena in cui rifiuta il proprio riflesso allo specchio). 
Mi è poi piaciuto l'iniziale riferimento al cane di famiglia, un cane che in una seconda vita avrebbe avuto un nome diverso, perché con un paio di frasi, partendo da un ricordo innocuo, hai dimostrato quanto Wesker sia riuscito a stravolgere le vite dei due Redfield. 
L'incontro con il suo incubo in carne, occhiali da sole e ossa, per quanto me lo stessi aspettando, non risulta né noioso né poco coinvolgente, e l'assenza di introspezioni vere e proprie in quest'ultima parte mantiene il ritmo delle azioni molto serrato, rendendo il tutto più vivido. Anche se il finale aperto da un lato mi ha lasciato con l'amaro in bocca perché la mia parte fangirl voleva sapere cos'altro sarebbe successo, troncare sul più bello è stato un tocco di classe (oltre che di estremo sadismo), che garantisce una conclusione d'impatto: Claire scopre di aver perso il fratello nel modo peggiore, lo ha perso in maniera ancor più dolorosa che se fosse semplicemente morto, e quella lacrima, subito seguita da un saluto familiare e alieno al tempo stesso, ha suggellato anche la fine di ogni speranza e di ogni lotta, forse perfino la fine della sua vendetta. 
Nulla da criticare anche in relazione al bando del contest: gli obblighi sono stati perfettamente soddisfatti, considerando che i tre personaggi che compaiono nella storia sono proprio i tre tra cui scegliere il protagonista obbligatorio. 
Stilisticamente invece ho alcuni appunti da farti: delle frasi, poche per la verità, sono poco scorrevoli, ho trovato degli errori sparsi e c'è qualche cosa da sistemare anche per quel che riguarda la punteggiatura. 
Inoltre, per quel che riguarda il contenuto, alcune cose non mi convincono: verso metà storia Claire sa di doversi armare fino ai denti, ma poi dimostra di avere solo un pugnale con sé (o se ha altre armi non prova nemmeno a tirarle fuori), il che è un po' suicida contro uno come Wesker, tanto più che sapeva di doversi aspettare il suo arrivo. Questa frase “E non si accorse che un ghigno praticamente identico al suo si faceva largo sul viso stravolto dell’uomo che aveva davanti a sé.” l'ho trovata di difficile interpretazione, non si capisce se il ghigno di Chris sia identico a quello di Wesker o a quello di Claire (ma in quest'ultimo caso mi verrebbe da chiedere perché Claire in quella situazione stia ghignando o, se si intende che è simile al modo in cui di solito ghigna lei, è spiegato in maniera poco chiara). Anche questa frase “lei e suo fratello avevano gli stessi tratti e gli stessi colori.” mi convince poco, visto che Chris e Claire hanno capelli di colori diversi. 
Inoltre non si capisce per quale motivo Claire sia confusa quando scende al piano di sotto, considerando lo stato d'animo che l'ha accompagnata per tutto l'inizio della storia e che subito dopo si trasforma in allarme; come aggettivo l'ho trovato stonato per quel contesto. 
Malgrado questi appunti negativi, nella classifica base (senza bonus per genere sportivo o crossover), questa per me sarebbe la storia che si aggiudica il terzo posto. Complimenti! 

Voto: 8.2 


Giudizio di Calbalacrab e voto:
 
Sinceramente ho adorato questa storia dall'inizio alla fine, l'ho divorata trattenendo il respiro. 
Lo stile mi piace un sacco, sarà che mi ricorda un po' il mio in versione migliorata. 
La formattazione è chiara ed aiuta molto la lettura. 
Anche la grammatica è buona. Ci sono due errori di battitura verso la fine e una piccola imprecisione quando dici che Claire e Chris hanno gli stessi colori. La cosa a me non risulta, dato che Claire è rossa e Chris è castano, e di solito lui appare sempre un po' scuro di carnagione rispetto a lei. Niente, comunque, che possa incidere davvero sul giudizio finale. 
Per quanto riguarda la presenza dell'elemento obbligatorio, nulla da eccepire: ci sono tutte e tre e tutti e tre perfettamente IC. 
L'introspezione di Claire nella prima parte è perfetta e aggiunge valore al personaggio. Tutto dei suoi pensieri e delle sue emozioni è spiegato nel dettaglio e in maniera plausibile: dal dolore, alla paura, al bisogno di vendetta alimentato anche dalla certezza di essere perseguitata e di non poter continuare a scappare. E anche i suoi movimenti contribuiscono molto a spiegare il suo stato d'animo. 
Ho adorato anche la sua evoluzione nel tempo, mentre cresceva, mentre capiva la durezza del mondo e ne veniva inesorabilmente segnata arrivando quasi a non avere più emozioni e a distaccarsi dai ricordi pur non riuscendoci totalmente e diventando la Claire che tutti noi conosciamo. 
Di questa prima parte mi ha colpito anche l'atmosfera: antica, stantia, spaventosa nella sua invariabile immobilità. 
L'arrivo di Albert è stato un colpo di scena stupendo, si è passati in pochi istanti dall'immobilismo soffocante al panico senza speranza. Dapprima la sensazione di essere spiata, poi il sussurro che la chiama e che fa venire i brividi e alla fine lui, in tutto il suo orrido splendore. Di Claire si percepiscono chiaramente il disgusto, la rabbia e la paura nei confronti di quella persona ormai corrotta. 
Drammatico è lo shock che prova nel vedere cosa Wesker abbia fatto a Chris, se lo avesse ucciso forse, dal punto di vista di Claire, sarebbe stato meglio, perché adesso sa di averlo perso e allo stesso tempo sa che è ancora vivo, contaminato in modo irreversibile da tutto quello contro cui loro hanno sempre combattuto. 
È una storia perfettamente angst, soprattutto nel finale, anche se mi sarebbe piaciuto che Chris la salutasse come Dear Heart, invece che come Claire, unica cosa che avrebbe potuto rendere il tutto ancora più drammatico. 
Una menzione d'onore la devo fare al pastore tedesco di nome Albert, non so se la vena comica era voluta o meno, ma io per un momento mi sono piegata in due dal ridere e l'ho apprezzato moltissimo di conseguenza. 
Come mera nota personale ti prego di segnalarla “What if?” negli avvertimenti, in modo da non mandare nel panico i poveri lettori come è successo a me. 
Quindi la storia l'ho trovata bella sia per trama, sia per caratterizzazione dei personaggi, che per stile, purtroppo non arriva in prima posizione visto l'elevatissimo livello di questo concorso, ma sono comunque molto felice che tu sia riuscita alla fine ad inviarcela. 

Voto: 8.0 

Voto finale: 8.1



   
 
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