Mint
and Chocolate - Angelina/Montague
«Angelina, mia
cara… cosa devo fare per convincerti a
cedermi il tuo cuore?»
«Schiantarmi e strapparmelo
dal petto, Montague» rispose il
capitano di Grifondoro, con un sorriso che ricordò ad Alicia
Spinnett le
maschere dei Mangiamorte. Un gruppetto di Corvonero
ridacchiò a quella
risposta, ma il Serpeverde non parve accorgersi della freddezza
dell’amata e
tornò all’attacco: «Su, Angelina, cosa
ti costa dirmi di sì? Sono Purosangue,
gioco a Quidditch, la mia famiglia è ricca… non
mi manca niente per renderti
felice».
Alicia avrebbe potuto riempire il
retro di un tema di
Pozioni con l’elenco di tutte le qualità che
mancavano a Montague per rendere
felice una ragazza, ed era evidente che l’amica la pensava
allo stesso modo:
squadrò il giovanotto con le braccia conserte, come quando
parlava ai compagni
prima di una partita, e disse in tono falsamente dolce:
«Faresti qualcosa per
me, caro? Qualsiasi cosa?»
Un’ombra di preoccupazione
oscurò il viso del Serpeverde,
che tuttavia rispose con un mugugno di assenso; soddisfatta, Angelina
si
protese verso di lui fino a sfiorargli il naso con il proprio.
«Sparisci, Montague.
È tutto quello che
ti chiedo», e detto questo gli voltò le spalle e
se ne andò.
Meno di un mese dopo, la preside
Umbridge e il direttore di
Serpeverde dovettero spiegare a due genitori, attoniti prima e
furibondi poi,
che il loro figlio era svanito nel nulla nel corso di una normale
attività di pattugliamento
all’interno della scuola e che
si stava impiegando ogni mezzo utile per rintracciarlo. Il colloquio
durò una
ventina di minuti e si concluse da parte del signor Montague con un
lapidario
«Con Silente non sarebbe mai successo»,
affermazione che fu udita senza
problemi da tutti gli studenti che si trovavano in Sala Grande per la
cena.
Fu però la torre di
Grifondoro ad ospitare la reazione più
memorabile all’insolito incidente: appresa la notizia,
Angelina roteò gli occhi
e sbuffò sonoramente, esclamando: «Oh, no, che
seccatura! Adesso mi toccherà
uscire con lui!»
Vicarious Living -
Scorpius/Lily Luna
Con un
rantolo che
aveva ben poco di umano, Harry Potter lasciò cadere la
lettera che stava
fissando da dieci minuti, centrando in pieno una ciotola di latte e
cereali. «Lily…
Lily…» balbettò stravolto.
Ginny,
preoccupata,
abbandonò le arance che stava spremendo e accorse al fianco
del marito,
chiedendogli ansiosamente se fosse successo qualcosa di grave alla loro
bambina; non ottenendo risposta, si sporse attraverso il tavolo e
ripescò il
foglio di pergamena prima che si inzuppasse, scorrendo velocemente le
parole
che conteneva. Aggrottò la fronte nel leggere le prime
righe, poi strinse gli
occhi e infine scosse la testa, dopo un’occhiata fugace a
qualcosa appeso al
muro della stanza accanto. «È tutto a posto,
caro» disse in tono conciliante.
«A
posto?» ripeté
Harry con voce tremante. «Ginny, ma non hai...»
«Poootteeer!»
Entrambi
i coniugi
si voltarono verso il salotto, stupiti per quell’intrusione
nella loro pace
domestica: annunciato da un lampo di fuoco verde, Draco Malfoy era
appena
uscito dal camino. Non accennò nemmeno a scusarsi per essere
piombato lì senza
avvertire del proprio arrivo: si scosse rabbiosamente la cenere dalla
veste e
attraversò difilato la stanza per gettarsi alla gola del
padrone di casa.
«Potter, hai passato il limite! Non permetterò
all’abominio che hai allevato di
insudiciare la casa dei miei padri!» dichiarò,
livido di rabbia.
«Abominio
a chi?»
gridò Harry furioso. «Il tuo candido figliolo ha
sedotto la mia bimba innocente
e tu vieni in casa mia ad insultarmi?»
«Innocente?
Non
farmi ridere, Potter! Avrà preso da te, ci
scommetto… abituata a ingraziarsi i
superiori e a passarla sempre liscia! Chissà quanti poveri
disgraziati avrà
illuso prima di incastrare…», ma non
finì la frase: Harry afferrò un fico dalla
fruttiera sul tavolo da pranzo e lo spiaccicò in faccia allo
sgradito ospite,
che per tutta risposta gli strattonò un orecchio come se
volesse staccarglielo.
Ciò diede origine a una zuffa che portò entrambi
a rotolarsi sul tappeto tra
calci, pugni e gomitate, conditi da insulti assortiti sulla
moralità dei
rispettivi figli, genitori e coniugi.
Ginny
assistette al
penoso spettacolo, ringraziando il cielo perché tutti i
bambini erano a
Hogwarts e quindi ben lontani da quel cattivo esempio; alla fine, con
uno
sbuffo esasperato, agitò la bacchetta e la puntò
in direzione di un blocco di
fogli che pendeva da un chiodo sopra il camino. L’oggetto si
staccò, sorvolò la
stanza e percosse sulla testa prima Draco e poi Harry, atterrando in
seguito
sul tavolino accanto alla poltrona; i due litiganti lo fissarono con
ostilità
che a poco a poco si stemperò in comprensione e quindi in
imbarazzo, finché
Harry tese la mano al nemico borbottando vaghe scuse e Draco la strinse
mugugnando a sua volta.
Alle
spalle di
Ginny, una tossetta discreta preceduta da un secondo bagliore color
smeraldo annunciò
l’arrivo di Astoria Malfoy, perfettamente vestita e pettinata
nonostante l’ora
mattutina. «Vogliate scusare mio marito, signori
Potter» esordì, scoccando a
Draco uno sguardo che prometteva A casa
faremo i conti. «Appena ha ricevuto quella lettera
è partito in quarta e non
sono proprio riuscita a fermarlo».
«Oh,
scommetto che a
Harry è piaciuto fare un piccolo tuffo nel
passato» ironizzò la padrona di casa,
accennando al dignitoso Auror che tentava senza successo di rassettarsi
i
vestiti. «Vuoi un caffè, Astoria? Lo stavo giusto
preparando».
La
signora Malfoy
accettò volentieri l’invito, così Ginny
la scortò in cucina, con un’ultima
occhiata al pacco di fogli che sbandierava con impertinenza un grosso 1
color
ciliegia sulla prima pagina: i due uomini lo stavano ancora guardando,
incerti
se se fosse più opportuno scoppiare a ridere o invitare le
rispettive consorti a
prenderli a calci nel sedere.
Li
capiva, poveretti:
loro non erano cresciuti con Fred e George.
Di
conseguenza, non
avevano imparato a guardare il calendario prima di farsi venire un
attacco di
cuore.
Sentite il campanellino in sottofondo? È Santa
Lucia, che
è passata anche da qui per lasciarvi un paio di storie
nuove. Avevo intenzione di rifilarvi una flash angosciante con Piton
come protagonista, ma ho deciso di finirne un paio che avevo in sospeso
e pubblicare quelle.
La prima ha radici solidamente canoniche nel quinto libro: nel cap. 28
Graham Montague, capitano di Serpeverde, viene spinto da Fred e George
nell'Armadio Svanitore e riesce a uscirne solo Materializzandosi in un
water al quarto piano. Da questo episodio scaturiscono i tragici eventi
del sesto libro e questa storia basata sull'ennesima rispostaccia data
a un Serpeverde, in versione corteggiatore molesto e quindi
particolarmente difficile da sopportare («Credete a chi ne ha
fatto esperimento», direbbe il buon Ariosto).
La seconda appartiene alla categoria del «Cosa succederebbe
se...» (a grande richiesta, il furetto si presenta finalmente
accoppiato): qui abbiamo un piccolo assaggio di come reagirebbero i due
irriducibili avversari alla notizia (falsa) di un nipotino in arrivo.
La mia versione di Scorpius vanta un certo senso dell'umorismo, che
l'ha fatto collaborare con entusiasmo alla tradizionale burla del primo
aprile organizzata dai piccoli Potter; peccato che Draco abbia
mancato di leggere il bigliettino allegato in cui le piccole pesti
spiegavano ogni cosa. Astoria è arrivata dopo
perché si è
presa un paio di minuti per riprendersi dalle risate una volta compresa
la situazione.
La prossima che leggerete sarà forse la Ted/Andromeda che
sto scrivendo per il concorso "Disneyland" e che sta venendo
discretamente comica; nell'attesa, potete dare un'occhiata alla valanga
di storie da contest che ho pubblicato di recente.