Hic et nunc.
I was broken
for a long time.
I was broken
for a long time.
Capitolo 3
- Nello spogliatoio della
palestra della Virgin, Emma fissava le sue gambe e il suo lato B con un misto
di disgusto e rassegnazione. Non avrebbe dovuto indossare quegli shorts,
decisamente troppo corti per i suoi gusti.
- Christina dall’altro
canto, sembrava completamente a suo agio in quel completo, benché avesse una
taglia superiore a quella dell’amica.
- Em sospirò lentamente, per
poi prendere l’asciugamano e dirigersi verso la zona fitness della palestra.
- Le due ragazze raggiunsero
il tapis roulant e iniziarono a correre come ogni mattina del mercoledì.
- «Per cui, quando mi
deciderai a dirmi cosa ti passa per la testa? » chiese, aumentando la velocità
e guardando Emma con un sopracciglio alzato.
- «Cosa intendi? » Le sue dita si strinsero maggiormente intorno
al manubrio.
- «E’ tutta la mattina che
sei strana e non hai aperto bocca. Inoltre sei stata più di un’ora a fissare il
tuo posteriore » .
- La ragazza iniziò a
scuotere la testa ritmicamente, come per scacciare via un brutto pensiero.
- Di solito era brava a
nascondere i suoi sentimenti, ciò che provava dentro difficilmente veniva
compreso dal mondo, invece quella mattina era diversa.
- Si sentiva diversa.
- Doveva raccontare alla sua
migliore amica di Carter? Doveva dirle che aveva passato una notte intera a
piangere per colpa del suo fidanzato e dei suoi genitori troppo insistenti?
- Iniziò ad annaspare alla
ricerca d’aria.
- «Ho incontrato una
persona… »
- «Una persona? Che genere
di persona? »
- «Un uomo » .
- La bocca di Christina si
trasformò in una piccola “o” di stupore e guardò Emma con fare malizioso.
- «Non ti facevo quel genere
di persona, ma hai tutto il mio appoggio » .
- Em le diede uno spintone
che per poco non la fece cadere e allargò le pupille a vista d’occhio. «Non ci
sono andata a letto! »
- «Peccato» .
- Lo sapeva che avrebbe
fatto meglio a tacere, ma aveva bisogno di un consiglio, aveva un disperato
bisogno che qualcuno le dicesse cosa fare.
- «Quindi?»
- «Ha comprato “Il
retrogusto del cioccolato” senza conoscermi. L’ho incontrato alla Shipley e mi
ha suggerito di leggerlo, il mio libro »
prese fiato. «Sono andata con lui a fare colazione, e abbiamo parlato.
Parlato come non mi capitava da tempo » .
- Christina la fissò con un
sopracciglio alzato. «E… com’è? »
- «Com’è chi? »
- «Mia zia ».
- Emma la fissò come se
fosse pazza.
- «Il ragazzo chiacchierone»
.
- «E’… » rallentò la velocità del tapis roulant per
evitare di avere un attacco cardiaco. «E’ bello » .
- Chris iniziò a ridere
sguaiatamente e a farsi aria con una mano. «Bello? Una persona normale non va
in trance per un’ora perché ha incontrato una ragazzo… bello » .
- Effettivamente non aveva
tutti i torti. Emma non aveva incontrato un ragazzo solo bello, Emma aveva
incontrato qualcuno con cui parlare, con cui sentiva di potersi aprire.
- «Non è solo quello, Chris.
Ho litigato con mia madre e Mike crede che io possa diventare solo una
segretaria nella vita. Il ragazzo bello non c’entra poi così tanto » .
- Le ragazze scesero dal
tapis roulant insieme, asciugandosi la fronte con l’asciugamano lasciato sul
manico.
- «Stasera usciamo e non
accetterò una risposta negativa. Hai ventisette anni, non cinquanta » la riprese l’amica, dandole un piccolo
puffetto sulla spalla.
- «Devo… »
- «Preparare la cena per
Mike? Em, dai! Ci divertiamo! »
- Emma rimase un secondo
interdetta, da un lato voleva uscire con Christina e dall’altro c’era il senso
del dovere a chiamarla.
- «D’accordo, ma niente di
frenetico » .
- «C’è un mio amico che ha
un pub vicino alla Soho House, è carino» .
- «In memoria dei vecchi
tempi » rispose sorridendole e alzando
gli occhi in gloria per un istante.
- «Già »
- Un tempo, quando Micheal
ancora non lavorava, la sera uscivano spesso insieme, si divertivano.
- Emma non sentiva il peso
degli anni, dietro di sé, si sentiva libera di fare ciò che voleva.
- Adesso le cose erano
cambiate, in modo spaventoso.
- Andarono verso gli
attrezzi per gli addominali e iniziarono ad allenarsi. Christina non faceva
altro che parlare di ciò che avrebbero fatto la sera, mentre Emma la fissava
con un senso di nostalgia senza ascoltarla realmente.
- Quando sarebbe tornata a
respirare?
- Quando avrebbe iniziato di
nuovo?
- ** * **
-
- Tornò a casa dopo pranzo,
non si aspettava di trovare il suo fidanzato seduto in salotto a sorseggiare
una tazza di tè con Terence, un suo collega.
- «Ehi, Em! Vieni qui,
guarda chi è venuto a trovarci » .
- Emma non sopportava
Terence, lo trovava rozzo e antipatico, per lo più ricordava la sera dell’anno
precedente quando ubriaco aveva cercato di baciarla.
- Fece il suo ingresso in
sala, cercando di sorridere e non dare a vedere quanto le desse fastidio
trovare quell’uomo seduto sul suo divano.
- «Ciao Terence, come stai?
»
- «Tutto bene, Emma. Tu? »
- «Bene » rispose come fosse
una battuta programmata e ripetuta troppe volte durante quelle ultime due
settimane.
- Stampò un bacio a fior di
labbra a Mike dopodiché si andò a sedere vicino a lui.
- Fece per prendere una
rivista posata sul tavolino, ma il braccio di Terence la bloccò ed entrambi gli
uomini la guardarono fissa negli occhi.
- Qualcosa non andava.
- «Dobbiamo parlarti» disse
Micheal, ed un sorrisetto andò a formarsi sugli angoli della sua bocca. Cosa
poteva essere di così importante?
- «Abbiamo una proposta per
te » continuò Terence, come se si
fossero studiati le parti, per ripeterle più tardi quando sarebbe arrivata.
- «Se si tratta di una cosa
a tre, mi dispiace. Non sono il tipo » finì con una risatina, ma nessuno dei
due si mise a ridere, ma continuarono a guardarla con attenzione.
- Non aveva idea che cosa
stesse succedendo, o che cosa quei due avessero in mente. Di una cosa era
certa; non poteva essere nulla di buono.
- «Mike mi ha detto che ti
serve un lavoro. Nelle nostra catena di ristoranti, ci serve qualcuno che si
occupi… della sala. Saresti perfetta » .
- Forse non aveva capito
bene, forse era impazzita e delle parole senza senso erano giunte alle sue
orecchie. Le stavano proponendo un lavoro?
- La sua vita non era già di
per sé abbastanza patetica, dovevano mettersi in mezzo anche quegli stupidi
ristoranti.
- «Io…non credo che… » annaspò alla ricerca delle parole giuste, ma
il suo fidanzato la mise a tacere prima che potesse finire la frase.
- «Ho già accettato per te,
penso che ti faccia bene staccare un po’. E’ un’opportunità… »
- Stentava a credere che
stesse facendo sul serio, era arrivata a questi livelli? Pensavano davvero
tutti che fosse solamente una stupida fallita?
- Gli occhi iniziarono a
pizzicare senza che se ne rendesse conto, e i pugni delle mani si serrarono
ritmicamente… tanto che le unghie infilzarono nella carne a tal punto da farle
male.
- «Sì, è davvero
un’opportunità, Em. Lavoreresti solamente da mezzogiorno alle quattro… e magari
qualche giorno la sera. La paga non è molta, ma con la crisi di questo periodo…
»
- Cercò di mantenere la voce
ferma. «Cosa dovrei fare esattamente? »
- «Ecco... gestiresti la
sala ».
- Il che significava una
sola cosa..
- «Dovrei fare la cameriera?
»
- «Non vederla così » .
- Si alzò dal divano, con le
fiamme negli occhi e la voglia di buttare fuori a calci sia Micheal che
Terence.
- «E come dovrei vederla?
» rispose ridendo amareggiata.
- «Come un’opportunità… »
- «Oh, grandioso! Perfetto!
» sbottò, digrignando i denti. «Non vedo
l’ora di iniziare, ora se volete scusarmi ».
- Ormai la sua voce era più
alta di due ottave, e se fosse rimasta in quella stanza un minuto di più, probabilmente
sarebbe finita con rompere tutti i vasi presenti.
- Aprì la porta delle scale
per la cantina, per poi chiudersi dentro, lottando contro le lacrime che le si
erano agglomerate ai lati degli occhi.
- Non c’era nessuna ragione
per piangere, non ne valeva la pena.
- Prese da uno scaffale un
suo vecchio libro, Oscar e la dama in rosa. Si sedette per terra e si rifugiò
nell’unico luogo in grado di farla stare meglio. Quello dove poteva essere chi
voleva, quando voleva.
- I libri erano sempre stati
i suoi migliori amici.
- Quando salì in macchina di
Christina, l’amica la guardò con uno sguardo compiaciuto. Emma aveva indossato
un vestito blu scuro, che metteva in risalto il suo corpo snello.
- La moda era un lusso che
si concedeva ogni tanto, le piaceva vestirsi bene… anche se spesso non si
sentiva a suo agio con il suo corpo, come la gran parte del popolo femminile.
- «Brutta stronza che non
sei altro! Sei più figa di me, non vale! »
- Emma rise di gusto e alzò
un sopracciglio. «Non pensi che sia esagerato? »
- «Assolutamente no. Come
mai così eleganti? »
- Christina mise in moto ed
Emma cominciò a torturarsi le unghie con i denti. Fece un lungo sospiro prima
di risponderle.
- «Ricordi Terence? »
- «Mh, il tipo che ti ha
infilato la lingua in bocca? »
- «Esatto. Oggi pomeriggio
lui e Mike mi hanno proposto un lavoro come cameriera ai “G&Ms”» .
- «Stai scherzando? » Gli occhi di Christina si spalancarono, e per
un momento fu indecisa se mettersi a ridere o ad urlare.
- «Ho la faccia di una che
scherza?» .
- «Sei troppo buona Emma, io
avrei già mandato a fanculo tutti. Micheal per primo » .
- Uno sbuffo fu la sua
risposta.
- «E quindi cosa hai
intenzione di fare? »
- «Adesso? Divertirmi e
possibilmente ubriacarmi. Per il lavoro, si vedrà» .
- «Un altro giro per favore»
dissero al barista.
- «Em, credo di essermi
innamorata…»
- Emma portò la bocca al
bicchiere di birra e ingoiò avidamente. «Lo dici tutte le volte che incontri un
bell’uomo» .
- «No, è diverso questa
volta. Guarda a destra, dietro il tipo con il cappello alla Chris Martin» .
- La ragazza si voltò
lentamente e trovò un ragazzo alto, con i capelli biondi fissare Christina
nello stesso momento.
- Non era male, in effetti.
- Rimase a guardarli ancora
per qualche istante, lui continuava a muovere le sopracciglia in modo al quanto
bizzarro, mentre la sua amica bagnava ripetutamente le labbra con la lingua.
- «Se volete vi lascio un
po’ di privacy » borbottò, dandole un
piccolo spintone sul braccio.
- «Non è l’uomo più bello
che tu abbia mai visto? »
- «Robert Pattinson, che
fine ha fatto? »
- «Robert è la mia anima
gemella, il punto è che lui non lo sa ancora. Questo bel biondino potrebbe
essere il prossimo a godere delle mie grazie» .
- «Spero che sia l’alcool a
farti parlare, tesoro» .
- Risero nello stesso
momento, brindando con i boccali stracolmi di birra.
- Qualche minuto più tardi,
Christina lasciò il bancone, dopo essersi scusata con Emma, e andò a puntare la
sua preda da più vicino.
- La ragazza, rimasta sola
con i suoi pensieri, continuò a bere a sorsi la birra e a godersi la musica che
stavano suonando.
- Marcus Foster, era
probabilmente il nome dell’artista. Non lo ricordava con esattezza, tanto più
con l’alcool in circolazione.
- Cominciò a pensare alla
proposta del pomeriggio. Come sarebbe stato lavorare ai G&Ms. Forse Mike,
dopotutto non aveva tutti i torti, forse quel lavoro avrebbe portato un po’ di
serenità nella sua vita.
- Già, forse…
- Tutti quei forse, non le
andavano più bene. Aveva un disperato
bisogno di certezze, un disperato bisogno che qualcuno si fermasse a capirla.
- Cercò di focalizzare la
sua attenzione sulle parole della canzone, per non tornare nel suo girone infernale fatto di preoccupazioni.
- I was lonely,
- I was tired,
- Now I'm bound.
- My head is off the ground.
- For a long time, I was so weary,
- Tired of sound
- I hear before.
- «Adoro questa canzone… »
- All’inizio non riconobbe
la sua voce.
- «E’ la seconda volta in
una settimana che ci incontriamo casualmente, abbiamo raggiunto un record, mh?
»
- Emma alzò gli occhi
sorpresa e anche un po’ brilla.
- Possibile che Carter fosse
lì, in quel momento?
- Sì, era possibile.
- Il ragazzo era in piedi di
fronte a lei, gli occhi leggermente lucidi, i capelli arruffati e un sorriso
stampato sulle labbra.
- Non era così ubriaca da
avere visioni, no?
- «Ciao» continuò lui,
accomodandosi dove qualche minuto prima c’era la sua amica.
- «Ciao,cosa… cosa ci fai
qui? »
- Carter ridacchiò. «Sono
qui con un mio amico, per parlare di lavoro. Ma al momento è molto impegnato
con una biondina, di tua conoscenza. Stava parlando con te, no? »
- «Uhm, sì. Si chiama Christina,
è la mia migliore amica » continuò
perplessa.
- «Piccolo il mondo… »
- Tante piccole coincidenze
l’avevano portata due volte a questo uomo bellissimo e apparentemente dotato di
un sorriso capace di uccidere.
- «Non riesco a crederci. E’
assurdo » .
- «Sei molto bella, stasera.
Il blu ti dona » mormorò il ragazzo, avvicinandosi con la sedia a quella di
Emma.
- «Oh, ehm…grazie, anche tu
non sei… anche tu stai bene» .
- Il cervello era partito,
non capiva più niente.
- Probabilmente era
l’alcool, probabilmente era Carter, probabilmente erano tutti e due. Le sue
guance si imporporarono di un pudico rossore che cercò coprire con le mani.
- Quando era con lui si
sentiva sempre priva di barriere, come se quegli occhi così profondi
riuscissero a leggerla.
- «Posso offrirti qualcosa
da bere? »
- Bere? Forse era il caso
smettere. Scosse la testa, mimando una specie di sorriso e gli mostrò il
bicchiere di birra ancora mezzo pieno.
- Carter invece, ne ordinò
un’altra e la costrinse a brindare.
- «Ai nuovi amici» disse
lei.
- Si guardarono fisso, come
era solito fare durante un brindisi. Erano sguardi imbarazzati, ma anche felici
di essersi ritrovati. Come se non avessero fatto altro che aspettare quel
momento.
- Dopo alcuni minuti di
silenzio, fu Emma ad aprire bocca.
- «Quindi, il tuo amico
com’è? »
- «Mh, Alex adora le belle
donne, ma è una persona posto. Mi fido ciecamente » prese un sorso di birra, e
fu uno strazio per Emma non concentrarsi sulla sua giugulare. «E… Christina,
giusto? Mi sembra molto… vivace» .
- Sorrisero entrambi.
- «E’ vero, alcuni
potrebbero definirla pazza. E’ innamorata di un attore da tre anni, e ancora
non si dà per vinta. E’ sincera e simpatica. A volte invidio la sua sicurezza,
io non sono mai stata così » .
- «Ad ognuno le sue qualità,
giusto? »
- Annuì non molto sicura ciò
che intendesse.
- «Per cui, direi che
l’accoppiata non potrebbe essere delle migliori» concluse lui, cercando
qualcosa dalla giacca. «Vado fuori a fumare una sigaretta, mi accompagni? »
- Emma guardò in direzione
di Christina, stava bellamente parlando con Alex, per cui non si sarebbe
nemmeno accorta della sua assenza.
- Per scendere dalla sedia,
afferrò la mano di Carter e per un secondo il suo cuore aumentò notevolmente i
battiti.
- In quel momento non
esisteva altro che quel ragazzo per lei. Giusto, sbagliato, non lo sapeva.
- In quel momento non
pensava ai suoi problemi, né tantomeno al suo ragazzo.
- Sorrise a Carter, perché
tutto il resto, non importava.
- «Vuoi? »
- «No, grazie. Ho smesso
qualche anno fa» .
- Emma aveva iniziato a
fumare come la maggior parte degli adolescenti al liceo. Era un vizio che aveva portato avanti fino
alla fine dell’università, e che poi si era costretta a perdere.
- Una cosa che odiava, era
dipendere da qualcuno o qualcosa.
- I vizi, non le erano mai
piaciuti.
- Vedere Carter fumare però,
era un altro paio di maniche. Quel
ragazzo sarebbe stato perfetto anche con un costume da zucca per Halloween.
- «Hai freddo? » chiese lui, guardandola con un sopracciglio
alzato.
- Non si era resa conto di
aver iniziato a tremare, era troppo presa dai suoi pensieri. «Uhm, un po’» .
- Un secondo dopo, indossava
il cappotto del ragazzo.
- «Fa tanto cliché, ma mi
dispiacerebbe se ti prendessi un raffreddore»
spiegò, infilando le mani nelle tasche e aspirando dalla bocca il fumo.
- «G… grazie, non dovevi» .
- Quello che non aveva messo
in programma era il suo profumo. Quello che emanava la sua giacca. Era dolce,
ma non troppo. Sapeva di uomo.
- Non poteva desiderare di
meglio.
- «Quindi, cosa hai fatto
oggi? »
- «Uh, io… sono andata in
palestra e poi a casa, tu? » rispose, mordendosi leggermente il labbro
inferiore e sedendosi su una panchina vicino a lui.
- «Ho lavorato, e poi sono
andato a vedere lo spettacolo di mia sorella a scuola» terminò, con un piccolo
accenno di sorriso. «Si è dimenticata le battute ed è corsa via. E’ stato
esilarante» .
- Emma si unì alla risata di
Carter. «Poverina! Anche a me è successo. Quanti anni ha? »
- «Otto a marzo. E’ una
piccola peste» .
- «Sembri molto…
affezionato» constatò la ragazza.
- «Sì. E’ stata una sorpresa
per tutti. Quando è nata ero già maggiorenne e vaccinato e non credevo che i
miei… beh, hai capito » .
- «Dev’essere bello avere un
fratello maggiore, qualcuno che si occupi di te » rispose Emma, pensando alle litigate con
Mallory durante la sua adolescenza.
- Quando per caso la sorella
le ruppe il naso e sua madre diede la colpa a lei, non fu per niente un bel
momento.
- «Così… fai palestra» glissò sull’argomento.
- «Mi piace correre » rispose semplicemente, guardandosi attorno.
La strada si era improvvisamente svuotata, e parte la musica ovattata
proveniente dal locale, c’era uno strano silenzio.
- «Sei una donna
estremamente interessante, lo sai? »
- Emma non riuscì a non ridere. «Io? Interessante? Penso che il
freddo non ti faccia bene… »
- Carter alzò gli occhi al
cielo, e dopo aver gettato la sigaretta per terra, si sedette accanto a lei.
- «Se lo dico, vuol dire che
lo penso» .
- «Beh, anche tu sei
interessante. Mi piace stare in tua compagnia» . Sicuramente era l’alcool a
farla parlare. Lei non avrebbe mai azzardato così tanto.
- Il ragazzo fece per
rispondere, ma Christina uscì in fretta e furia dalla “Greek House”.
- «Dobbiamo andare, Em. E’
codice rosso, viola, blu. Insomma, sbrigati» .
- Neanche il tempo di aprire
la bocca, che la sua amica si era già diretta verso la macchina.
- Emma si alzò, voltandosi
lentamente verso Carter.
- Gli diede la sua giacca,
ringraziandolo e rimase un secondo interdetta. Come avrebbe dovuto salutarlo?
Con un bacio sulla guancia?
- «’Notte Em» mormorò lui.
- Forse c’era un altro modo…
più originale.
- «’Notte Dodger» .
- «Dodger? »
- «Vediamo se lo sai» ammiccò lei, sorridendo.
- Carter scosse la testa
divertito, e fece spallucce. «Oliver Twist? »
- «Ecco di cosa parleremo venerdì» .
- NOTE:
- *fa ciao ciao con la manina*
- Non so che dire, probabilmente è più di un mese che non mi faccio vedere su EFP, e non so dare nemmeno io una spiegazione. Odiavo tutto ciò che scrivevo e alcuni momenti sono stata davvero tentata di cancellare tutte le mie storie.
- Ho aspettato pazientemente , e con gran fortuna l'ispirazione mi è venuta a trovare in questi giorni. Ho lavorato al capitolo per qualche ora, e questo è il risultato :)
- Uh, e a proposito di Carter. Inizialmente lo avevo immaginato simile a Jim Sturgess, ma dopo aver visto Jamie in Once Upon A Time, non ho potuto non innamorarmi di lui. Penso che sia perfetto per Carter :)
- Ecco, la foto: QUI
- Prima di natale posterò un capitolo di DPAC, e un altro di Hic et Nunc. Grazie a tutti di cuore, e spero che il capitolo vi sia piaciuto xxxx
- Martina