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Autore: Martybet    13/12/2011    17 recensioni
L’unica libreria che vende il libro di Emma si trova nel centro di Londra. La Shipley possiede una ventina di copie e poche sono state vendute.
Nemmeno la sua famiglia e il suo ragazzo hanno sprecato tempo per leggerlo, e lei ogni giorno passa per Covent Garden fissando la vetrina con rammarico.
Ventotto anni, Micheal – il fidanzato di sempre-, e una vita fatta di libri, musica e infelicità.
Sfoga la rabbia repressa scrivendo, spingendo contro i tasti del suo Mac del 2007, e qualche volta riempendo di colore le tele che ha in garage.
Qualcosa però sta per cambiare, o meglio qualcuno sta per entrare nella sua vita.
E tutto questo, grazie alla ventina di copie riposta su uno scaffale nascosto della Shipley di Convent Garden.
Tutto questo,grazie all’unico che comprerà inconsapevolmente il suo libro.
Conosci un sacco di persone e nessuna di loro ti tocca realmente. Poi ne incontri una e la tua vita cambia per sempre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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lol
Hic et nunc.
I was broken


for a long time.

Capitolo 3


Nello spogliatoio della palestra della Virgin, Emma fissava le sue gambe e il suo lato B con un misto di disgusto e rassegnazione. Non avrebbe dovuto indossare quegli shorts, decisamente troppo corti per i suoi gusti.
Christina dall’altro canto, sembrava completamente a suo agio in quel completo, benché avesse una taglia superiore a quella dell’amica.
Em sospirò lentamente, per poi prendere l’asciugamano e dirigersi verso la zona fitness della palestra.
Le due ragazze raggiunsero il tapis roulant e iniziarono a correre come ogni mattina del mercoledì.
«Per cui, quando mi deciderai a dirmi cosa ti passa per la testa? » chiese, aumentando la velocità e guardando Emma con un sopracciglio alzato.
«Cosa intendi? »  Le sue dita si strinsero maggiormente intorno al manubrio.
«E’ tutta la mattina che sei strana e non hai aperto bocca. Inoltre sei stata più di un’ora a fissare il tuo posteriore » .
La ragazza iniziò a scuotere la testa ritmicamente, come per scacciare via un brutto pensiero.
Di solito era brava a nascondere i suoi sentimenti, ciò che provava dentro difficilmente veniva compreso dal mondo, invece quella mattina era diversa.
Si sentiva diversa.
Doveva raccontare alla sua migliore amica di Carter? Doveva dirle che aveva passato una notte intera a piangere per colpa del suo fidanzato e dei suoi genitori troppo insistenti?
Iniziò ad annaspare alla ricerca d’aria.
«Ho incontrato una persona… »
«Una persona? Che genere di persona? »
«Un uomo » .
La bocca di Christina si trasformò in una piccola “o” di stupore e guardò Emma con fare malizioso.
«Non ti facevo quel genere di persona, ma hai tutto il mio appoggio » .
Em le diede uno spintone che per poco non la fece cadere e allargò le pupille a vista d’occhio. «Non ci sono andata a letto! »
«Peccato» .
Lo sapeva che avrebbe fatto meglio a tacere, ma aveva bisogno di un consiglio, aveva un disperato bisogno che qualcuno le dicesse cosa fare.
«Quindi?»
«Ha comprato “Il retrogusto del cioccolato” senza conoscermi. L’ho incontrato alla Shipley e mi ha suggerito di leggerlo, il mio libro »  prese fiato. «Sono andata con lui a fare colazione, e abbiamo parlato. Parlato come non mi capitava da tempo » .
Christina la fissò con un sopracciglio alzato. «E… com’è? »
«Com’è chi? »
«Mia zia ».
Emma la fissò come se fosse pazza.
«Il ragazzo chiacchierone» .
«E’… »  rallentò la velocità del tapis roulant per evitare di avere un attacco cardiaco. «E’ bello » .
Chris iniziò a ridere sguaiatamente e a farsi aria con una mano. «Bello? Una persona normale non va in trance per un’ora perché ha incontrato una ragazzo… bello » .
Effettivamente non aveva tutti i torti. Emma non aveva incontrato un ragazzo solo bello, Emma aveva incontrato qualcuno con cui parlare, con cui sentiva di potersi aprire.
«Non è solo quello, Chris. Ho litigato con mia madre e Mike crede che io possa diventare solo una segretaria nella vita. Il ragazzo bello non c’entra poi così tanto » .
Le ragazze scesero dal tapis roulant insieme, asciugandosi la fronte con l’asciugamano lasciato sul manico.
«Stasera usciamo e non accetterò una risposta negativa. Hai ventisette anni, non cinquanta »  la riprese l’amica, dandole un piccolo puffetto sulla spalla.
«Devo… »
«Preparare la cena per Mike? Em, dai! Ci divertiamo! »
Emma rimase un secondo interdetta, da un lato voleva uscire con Christina e dall’altro c’era il senso del dovere a chiamarla.
«D’accordo, ma niente di frenetico » .
«C’è un mio amico che ha un pub vicino alla Soho House, è carino» .
«In memoria dei vecchi tempi »  rispose sorridendole e alzando gli occhi in gloria per un istante.
«Già »
Un tempo, quando Micheal ancora non lavorava, la sera uscivano spesso insieme, si divertivano.
Emma non sentiva il peso degli anni, dietro di sé, si sentiva libera di fare ciò che voleva.
Adesso le cose erano cambiate, in modo spaventoso.
Andarono verso gli attrezzi per gli addominali e iniziarono ad allenarsi. Christina non faceva altro che parlare di ciò che avrebbero fatto la sera, mentre Emma la fissava con un senso di nostalgia senza ascoltarla realmente.
Quando sarebbe tornata a respirare?
Quando avrebbe iniziato di nuovo?
 
**   *  **
 
 
Tornò a casa dopo pranzo, non si aspettava di trovare il suo fidanzato seduto in salotto a sorseggiare una tazza di tè con Terence, un suo collega.
«Ehi, Em! Vieni qui, guarda chi è venuto a trovarci » .
Emma non sopportava Terence, lo trovava rozzo e antipatico, per lo più ricordava la sera dell’anno precedente quando ubriaco aveva cercato di baciarla.
Fece il suo ingresso in sala, cercando di sorridere e non dare a vedere quanto le desse fastidio trovare quell’uomo seduto sul suo divano.
«Ciao Terence, come stai? »
«Tutto bene, Emma. Tu? »
«Bene » rispose come fosse una battuta programmata e ripetuta troppe volte durante quelle ultime due settimane.
Stampò un bacio a fior di labbra a Mike dopodiché si andò a sedere vicino a lui.
Fece per prendere una rivista posata sul tavolino, ma il braccio di Terence la bloccò ed entrambi gli uomini la guardarono fissa negli occhi.
Qualcosa non andava.
«Dobbiamo parlarti» disse Micheal, ed un sorrisetto andò a formarsi sugli angoli della sua bocca. Cosa poteva essere di così importante?
«Abbiamo una proposta per te »  continuò Terence, come se si fossero studiati le parti, per ripeterle più tardi quando sarebbe arrivata. 
«Se si tratta di una cosa a tre, mi dispiace. Non sono il tipo » finì con una risatina, ma nessuno dei due si mise a ridere, ma continuarono a guardarla con attenzione.
Non aveva idea che cosa stesse succedendo, o che cosa quei due avessero in mente. Di una cosa era certa;  non poteva essere nulla di buono.
«Mike mi ha detto che ti serve un lavoro. Nelle nostra catena di ristoranti, ci serve qualcuno che si occupi… della sala. Saresti perfetta » .
Forse non aveva capito bene, forse era impazzita e delle parole senza senso erano giunte alle sue orecchie. Le stavano proponendo un lavoro?
La sua vita non era già di per sé abbastanza patetica, dovevano mettersi in mezzo anche quegli stupidi ristoranti.
«Io…non credo che… »  annaspò alla ricerca delle parole giuste, ma il suo fidanzato la mise a tacere prima che potesse finire la frase.
«Ho già accettato per te, penso che ti faccia bene staccare un po’. E’ un’opportunità… »
Stentava a credere che stesse facendo sul serio, era arrivata a questi livelli? Pensavano davvero tutti che fosse solamente una stupida fallita?
Gli occhi iniziarono a pizzicare senza che se ne rendesse conto, e i pugni delle mani si serrarono ritmicamente… tanto che le unghie infilzarono nella carne a tal punto da farle male.
«Sì, è davvero un’opportunità, Em. Lavoreresti solamente da mezzogiorno alle quattro… e magari qualche giorno la sera. La paga non è molta, ma con la crisi di questo periodo… »
Cercò di mantenere la voce ferma. «Cosa dovrei fare esattamente? »
«Ecco... gestiresti la sala ».
Il che significava una sola cosa..
«Dovrei fare la cameriera? »
«Non vederla così » .
Si alzò dal divano, con le fiamme negli occhi e la voglia di buttare fuori a calci sia Micheal che Terence.
«E come dovrei vederla? »  rispose ridendo amareggiata.
«Come un’opportunità… »
«Oh, grandioso! Perfetto! »  sbottò, digrignando i denti. «Non vedo l’ora di iniziare, ora se volete scusarmi ».
Ormai la sua voce era più alta di due ottave, e se fosse rimasta in quella stanza un minuto di più, probabilmente sarebbe finita con rompere tutti i vasi presenti.
Aprì la porta delle scale per la cantina, per poi chiudersi dentro, lottando contro le lacrime che le si erano agglomerate ai lati degli occhi.
Non c’era nessuna ragione per piangere, non ne valeva la pena.
Prese da uno scaffale un suo vecchio libro, Oscar e la dama in rosa. Si sedette per terra e si rifugiò nell’unico luogo in grado di farla stare meglio. Quello dove poteva essere chi voleva, quando voleva.
I libri erano sempre stati i suoi migliori amici.
 
 
 
Quando salì in macchina di Christina, l’amica la guardò con uno sguardo compiaciuto. Emma aveva indossato un vestito blu scuro, che metteva in risalto il suo corpo snello.
La moda era un lusso che si concedeva ogni tanto, le piaceva vestirsi bene… anche se spesso non si sentiva a suo agio con il suo corpo, come la gran parte del popolo femminile.
«Brutta stronza che non sei altro! Sei più figa di me, non vale! »
Emma rise di gusto e alzò un sopracciglio. «Non pensi che sia esagerato? »
«Assolutamente no. Come mai così eleganti? »
Christina mise in moto ed Emma cominciò a torturarsi le unghie con i denti. Fece un lungo sospiro prima di risponderle.
«Ricordi Terence? »
«Mh, il tipo che ti ha infilato la lingua in bocca? »
«Esatto. Oggi pomeriggio lui e Mike mi hanno proposto un lavoro come cameriera ai “G&Ms”» .
«Stai scherzando? »  Gli occhi di Christina si spalancarono, e per un momento fu indecisa se mettersi a ridere o ad urlare.
«Ho la faccia di una che scherza?» .
«Sei troppo buona Emma, io avrei già mandato a fanculo tutti. Micheal per primo » .
Uno sbuffo fu la sua risposta.
«E quindi cosa hai intenzione di fare? »
«Adesso? Divertirmi e possibilmente ubriacarmi. Per il lavoro, si vedrà» .
 
 
«Un altro giro per favore» dissero al barista.
«Em, credo di essermi innamorata…»
Emma portò la bocca al bicchiere di birra e ingoiò avidamente. «Lo dici tutte le volte che incontri un bell’uomo» .
«No, è diverso questa volta. Guarda a destra, dietro il tipo con il cappello alla Chris Martin» .
La ragazza si voltò lentamente e trovò un ragazzo alto, con i capelli biondi fissare Christina nello stesso momento.
Non era male, in effetti.
Rimase a guardarli ancora per qualche istante, lui continuava a muovere le sopracciglia in modo al quanto bizzarro, mentre la sua amica bagnava ripetutamente le labbra con la lingua.
«Se volete vi lascio un po’ di privacy »  borbottò, dandole un piccolo spintone sul braccio.
«Non è l’uomo più bello che tu abbia mai visto? »
«Robert Pattinson, che fine ha fatto? »
«Robert è la mia anima gemella, il punto è che lui non lo sa ancora. Questo bel biondino potrebbe essere il prossimo a godere delle mie grazie» .
«Spero che sia l’alcool a farti parlare, tesoro» .
Risero nello stesso momento, brindando con i boccali stracolmi di birra.
Qualche minuto più tardi, Christina lasciò il bancone, dopo essersi scusata con Emma, e andò a puntare la sua preda da più vicino.
La ragazza, rimasta sola con i suoi pensieri, continuò a bere a sorsi la birra e a godersi la musica che stavano suonando.
Marcus Foster, era probabilmente il nome dell’artista. Non lo ricordava con esattezza, tanto più con l’alcool in circolazione.
Cominciò a pensare alla proposta del pomeriggio. Come sarebbe stato lavorare ai G&Ms. Forse Mike, dopotutto non aveva tutti i torti, forse quel lavoro avrebbe portato un po’ di serenità nella sua vita.
Già, forse…
Tutti quei forse, non le andavano più bene.  Aveva un disperato bisogno di certezze, un disperato bisogno che qualcuno si fermasse a capirla.
Cercò di focalizzare la sua attenzione sulle parole della canzone, per non tornare nel suo  girone infernale fatto di preoccupazioni.
 
 
I was lonely, 
I was tired, 
Now I'm bound. 
 
My head is off the ground. 
For a long time, I was so weary,
Tired of sound
I hear before.
 
 
 
 
«Adoro questa canzone… »
All’inizio non riconobbe la sua voce.
«E’ la seconda volta in una settimana che ci incontriamo casualmente, abbiamo raggiunto un record, mh? »
Emma alzò gli occhi sorpresa e anche un po’ brilla.
Possibile che Carter fosse lì, in quel momento?
Sì, era possibile.
Il ragazzo era in piedi di fronte a lei, gli occhi leggermente lucidi, i capelli arruffati e un sorriso stampato sulle labbra.
Non era così ubriaca da avere visioni, no?
«Ciao» continuò lui, accomodandosi dove qualche minuto prima c’era la sua amica.
«Ciao,cosa… cosa ci fai qui? »
Carter ridacchiò. «Sono qui con un mio amico, per parlare di lavoro. Ma al momento è molto impegnato con una biondina, di tua conoscenza. Stava parlando con te, no? »
«Uhm, sì. Si chiama Christina, è la mia migliore amica »  continuò perplessa.
«Piccolo il mondo… »
Tante piccole coincidenze l’avevano portata due volte a questo uomo bellissimo e apparentemente dotato di un sorriso capace di uccidere.
«Non riesco a crederci. E’ assurdo » .
«Sei molto bella, stasera. Il blu ti dona » mormorò il ragazzo, avvicinandosi con la sedia a quella di Emma.
«Oh, ehm…grazie, anche tu non sei… anche tu stai bene» .
Il cervello era partito, non capiva più niente.
Probabilmente era l’alcool, probabilmente era Carter, probabilmente erano tutti e due. Le sue guance si imporporarono di un pudico rossore che cercò coprire con le mani.
Quando era con lui si sentiva sempre priva di barriere, come se quegli occhi così profondi riuscissero a leggerla.
«Posso offrirti qualcosa da bere? »
Bere? Forse era il caso smettere. Scosse la testa, mimando una specie di sorriso e gli mostrò il bicchiere di birra ancora mezzo pieno.
Carter invece, ne ordinò un’altra e la costrinse a brindare.
«Ai nuovi amici» disse lei.
Si guardarono fisso, come era solito fare durante un brindisi. Erano sguardi imbarazzati, ma anche felici di essersi ritrovati. Come se non avessero fatto altro che aspettare quel momento.
Dopo alcuni minuti di silenzio, fu Emma ad aprire bocca.
«Quindi, il tuo amico com’è? »
«Mh, Alex adora le belle donne, ma è una persona posto. Mi fido ciecamente » prese un sorso di birra, e fu uno strazio per Emma non concentrarsi sulla sua giugulare. «E… Christina, giusto? Mi sembra molto… vivace» .
Sorrisero entrambi.
«E’ vero, alcuni potrebbero definirla pazza. E’ innamorata di un attore da tre anni, e ancora non si dà per vinta. E’ sincera e simpatica. A volte invidio la sua sicurezza, io non sono mai stata così » .
«Ad ognuno le sue qualità, giusto? »
Annuì non molto sicura ciò che intendesse.
«Per cui, direi che l’accoppiata non potrebbe essere delle migliori» concluse lui, cercando qualcosa dalla giacca. «Vado fuori a fumare una sigaretta, mi accompagni? »
Emma guardò in direzione di Christina, stava bellamente parlando con Alex, per cui non si sarebbe nemmeno accorta della sua assenza.
Per scendere dalla sedia, afferrò la mano di Carter e per un secondo il suo cuore aumentò notevolmente i battiti.
In quel momento non esisteva altro che quel ragazzo per lei. Giusto, sbagliato, non lo sapeva.
In quel momento non pensava ai suoi problemi, né tantomeno al suo ragazzo.
Sorrise a Carter, perché tutto il resto, non importava.
 
«Vuoi? »
«No, grazie. Ho smesso qualche anno fa» .
Emma aveva iniziato a fumare come la maggior parte degli adolescenti al liceo.  Era un vizio che aveva portato avanti fino alla fine dell’università, e che poi si era costretta a perdere.
Una cosa che odiava, era dipendere da qualcuno o qualcosa.
I vizi, non le erano mai piaciuti.
Vedere Carter fumare però, era  un altro paio di maniche. Quel ragazzo sarebbe stato perfetto anche con un costume da zucca per Halloween.
«Hai freddo? »  chiese lui, guardandola con un sopracciglio alzato.
Non si era resa conto di aver iniziato a tremare, era troppo presa dai suoi pensieri. «Uhm, un po’» .
Un secondo dopo, indossava il cappotto del ragazzo.
«Fa tanto cliché, ma mi dispiacerebbe se ti prendessi un raffreddore»  spiegò, infilando le mani nelle tasche e aspirando dalla bocca il fumo.
«G… grazie, non dovevi» .
Quello che non aveva messo in programma era il suo profumo. Quello che emanava la sua giacca. Era dolce, ma non troppo. Sapeva di uomo.
Non poteva desiderare di meglio.
«Quindi, cosa hai fatto oggi? »
«Uh, io… sono andata in palestra e poi a casa, tu? » rispose, mordendosi leggermente il labbro inferiore e sedendosi su una panchina vicino a lui.
«Ho lavorato, e poi sono andato a vedere lo spettacolo di mia sorella a scuola» terminò, con un piccolo accenno di sorriso. «Si è dimenticata le battute ed è corsa via. E’ stato esilarante» .
Emma si unì alla risata di Carter. «Poverina! Anche a me è successo. Quanti anni ha? »
«Otto a marzo. E’ una piccola peste» .
«Sembri molto… affezionato»  constatò la ragazza.
«Sì. E’ stata una sorpresa per tutti. Quando è nata ero già maggiorenne e vaccinato e non credevo che i miei… beh, hai capito » .
«Dev’essere bello avere un fratello maggiore, qualcuno che si occupi di te »  rispose Emma, pensando alle litigate con Mallory durante la sua adolescenza.
Quando per caso la sorella le ruppe il naso e sua madre diede la colpa a lei, non fu per niente un bel momento.
«Così… fai palestra»  glissò sull’argomento.
«Mi piace correre »  rispose semplicemente, guardandosi attorno. La strada si era improvvisamente svuotata, e parte la musica ovattata proveniente dal locale, c’era uno strano silenzio.
«Sei una donna estremamente interessante, lo sai? »
Emma non riuscì a  non ridere. «Io? Interessante? Penso che il freddo non ti faccia bene… »
Carter alzò gli occhi al cielo, e dopo aver gettato la sigaretta per terra, si sedette accanto a lei.
«Se lo dico, vuol dire che lo penso» .
«Beh, anche tu sei interessante. Mi piace stare in tua compagnia» . Sicuramente era l’alcool a farla parlare. Lei non avrebbe mai azzardato così tanto.
Il ragazzo fece per rispondere, ma Christina uscì in fretta e furia dalla “Greek House”.
«Dobbiamo andare, Em. E’ codice rosso, viola, blu. Insomma, sbrigati» .
Neanche il tempo di aprire la bocca, che la sua amica si era già diretta verso la macchina.
Emma si alzò, voltandosi lentamente verso Carter.
Gli diede la sua giacca, ringraziandolo e rimase un secondo interdetta. Come avrebbe dovuto salutarlo? Con un bacio sulla guancia?
«’Notte Em» mormorò lui.
Forse c’era un altro modo… più originale.
«’Notte Dodger» .
«Dodger? »
«Vediamo se lo sai»  ammiccò lei, sorridendo.
Carter scosse la testa divertito, e fece spallucce. «Oliver Twist? »
«Ecco di cosa parleremo venerdì» .

 

NOTE:
*fa ciao ciao con la manina*
Non so che dire, probabilmente  è più di un mese che non mi faccio vedere su EFP, e non so dare nemmeno io una spiegazione. Odiavo tutto ciò che scrivevo e alcuni momenti sono stata davvero tentata di cancellare tutte le mie storie.
Ho aspettato pazientemente , e con gran fortuna l'ispirazione mi è venuta a trovare in questi giorni. Ho lavorato al capitolo per qualche ora, e questo è il risultato :)
Uh, e a proposito di Carter.  Inizialmente lo avevo immaginato simile a Jim Sturgess, ma dopo aver visto Jamie in Once Upon A Time, non ho potuto non innamorarmi di lui. Penso che sia perfetto per Carter :)
Ecco, la foto:  QUI
Prima di natale posterò un capitolo di DPAC, e un altro di Hic et Nunc. Grazie a tutti di cuore, e spero che il capitolo vi sia piaciuto xxxx
Martina
   
 
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