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Autore: _Marika_    14/12/2011    2 recensioni
E poi ci sono le persone ingombranti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio.

 

E poi ci sono le persone ingombranti. Quelle persone che con un paio di sgomitate decise irrompono nella tua vita, la riempiono di tante cose che ti senti soffocare. Con sconsolata gentilezza cerchi di riprenderti il tuo spazio, di cacciare questo nuovo fastidioso coinquilino. Spingi, eviti, ignori e inevitabilmente ti rassegni. Ti ritrovi a camminare con attenzione fra i suoi oggetti, attenta a non schiacciare esperienze o sentimenti, ricordi o espressioni. Scavalchi un ego piuttosto grasso, tutto impettito ed arruffato; aggiri un sorriso troppo zuccherato; impari a fare conoscenza con vecchi ricordi. Ci sono oggetti etnici, assurdi; chincaglieria colorata, lampade, tappeti, tende di perline. Ma ci sono anche superfici opache e polverose che non riesci mai a mettere a fuoco, fondamentali e apparentemente irrilevanti, che si perdono, sfuggono, nascoste dai colori che le circondano. Le persone ingombranti sono esuberanti, alternative, divertenti. Ti riempiono la vita di nuovi colori e con loro farai le migliori risate della tua vita; ma le persone ingombranti non hanno cura delle tue cose. Possono arrivare ad amarti, forse, ma loro saranno sempre al centro di tutto. E un giorno se ne andranno. Se ne vanno sempre, portati dal vento. Imballano le loro cose e se ne vanno in silenzio senza che tu te ne accorga, lasciando una voragine nella tua vita. Una mattina ti alzi, e tutto è ordine. Ma tu hai conosciuto il caos e lo rivuoi indietro. Ti sembra assurdo. Quelle cose ormai erano tue! Quei ciondoli indiani, quei boa di piume! Te li sei visti attorno tanto a lungo che erano parte di te. E adesso devi tornare ad affrontare la tua vita nella sua banalità, così, senza preavviso. La tua vita, che ora è più fredda e luminosa. Il pavimento è sgombro, impolverato. Superato il trauma, con calma, butti via i resti: le piume strappate, le foto, l'orgoglio ferito. Lavi per terra strizzando il mocio.

Ti ritrovi in mezzo alla stanza con un sorriso soddisfatto sul viso. La stanza è più spartana, ma non misera. E' essenziale. Sincera.

E realizzi che no, i tappeti persiani e i vasi cinesi non erano mai stati veramente tuoi. E nemmeno del tuo coinquilino. Sono solo una facciata, una massa confusa di bigiotteria colorata per nascondere la vera essenza delle cose. Ricordi a sprazzi scatole chiuse, grigie, fredde. Non saprai mai cosa c'è dentro, e capisci che la cosa non ti interessa. Spalanchi la finestra, alzi la musica e balli nell'arioso pavimento della tua vita.

   
 
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