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Autore: elizabeth88    14/12/2011    2 recensioni
Una mini-storiella easy, la prima che pubblico su EFP, ovviamente il tema è Harry Potter! Ho cercato di scrivere qualcosa di originale, di diverso e spero che quelli che la leggeranno, la apprezzeranno per quello che è...
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Silenzio.  Come tutte le notti, dopo che l’ultimo studente assonnato si era trascinato fino al proprio dormitorio, la sala comune Grifondoro si trasformava. Il chiassoso vociare dei ragazzi, ma soprattutto i pericolosi ed imprevedibili marchingegni dei gemelli Weasley, parevano far parte di un altro mondo e venivano sostituiti da un silenzio irreale.
“I gemelli Weasley… sciocchi, chiassosi ragazzini! Per non parlare dell’altro rosso Weasley, Ron! -Miseriaccia qua e miseriaccia la- puah…e poi non fa altro che infastidire Hermione…”
Una misteriosa figura si aggirava indisturbata per il locale, tendendo le orecchie al minimo suono. All’improvviso si fermò. Rumore di passi che provenivano dall’esterno della sala, qualcuno si era fermato esattamente di fronte al ritratto della Signora grassa.
“Bene è arrivato il mio momento!” facendo attenzione a non urtare niente, si avvicinò alla porta, celandosi nella zona meno visibile.
Ecco che al di fuori della stanza qualcuno, un ragazzo a giudicare dalla voce, pronunciava la parola d’ordine. Immediatamente la Signora Grassa, con voce assonnata e chiaramente irritata, iniziò a protestare a gran voce:
- Tesoruccio, ti sembra saggio gironzolare per il castello di Hogwarts a quest’ora? E soprattutto, non ti sembra abbastanza maleducato venire qui e svegliarmi proprio nel cuore della notte!? -
Una vocina impaurita e imbarazzata balbettò una serie di frasi sconclusionate, nel tentativo di scusarsi.
“Magnifico, Neville il tontolone! Devo prestare attenzione e non farmi individuare! Anche se non brilla per il suo coraggio, quel ragazzino mi piace e non ho intenzione di metterlo nei guai per avermi concesso una via di fuga!” mentre rifletteva su come svignarsela senza essere notato, ecco che gli si presentava una possibilità nelle vesti serpeverdi di Draco Malfoy:
- B-bamboccio ti sei p-perso? Ahahah un de-degno Grifondoro b-babb-beo! -
- Ragazzino qui quello fuoriposto sei tu! Questo è l’ingresso per la torre della nobile casata Grifondoro e dai colori della tua divisa, vedo che ti trovi nel posto sbagliato!- lo ammonì la Signora Grassa fissandolo severamente.
- BENE! – urlò Draco - Stupidi Grifondoro…- bisbigliò poi malignamente andandosene furioso.
Non era abituato a ricevere rimproveri, tanto meno da un dipinto! L’avrebbe sicuramente riferito a suo padre, lui avrebbe saputo come agire.
Ma torniamo alla figura nascosta nell’ombra, che aspettava pazientemente dietro l’ingresso della sala comune mentre rifletteva: 
“Se c’è una persona che detesto più di Ron il rossiccio, quello è Malfoy! Spudorato viziatello, se tuo padre ti avesse insegnato un po’ di educazione e…oh, per la barba di Merlino ecco che si apre!”
Il ritratto si stava lentamente spostando e mentre Neville, temendo una rappresaglia, seguiva con lo sguardo l’allontanarsi di Malfoy, il nostro misterioso personaggio sgusciava fuori dalla sala e si tuffava lungo una rampa di scale che stava cambiando posizione proprio in quel momento.
 
L’intero edificio di notte diventava ancora più magico e misterioso. I corridoi e le aule vuote, non uno studente o un insegnante, persino i fantasmi rispettavano quel silenzio ed evitavano di volteggiare per il castello. Mentre tutti si beavano del meritato riposo nelle loro stanze, il solo e assoluto padrone del castello era il buio.
“Nessuno mi ha visto! La parte difficile ormai è superata, con un po’ di fortuna andrà tutto liscio!”
Ecco che svoltava in un corridoio, strisciava furtivamente lungo i muri, evitava le lucide e instabili armature, il tutto con grazia e agilità invidiabili. Amava l’avventura, il senso del pericolo. L’adrenalina che gli scorreva nelle vene, lo faceva sentire vivo e gli dava una formidabile sensazione di potere.
Non era la prima volta che si avventurava per il castello a tarda notte, era costretto a farlo se voleva godersi la sua gitarella senza eccessivo disturbo. La sua bellezza era una lama a doppio taglio: le ragazze avrebbero sicuramente trovato qualsiasi scusa pur di fermarlo e cimentarsi nelle più insulse civetterie, mentre i ragazzi lo odiavano proprio per questo ed erano quindi più pericolosi. Ma lui sapeva bene come difendersi, non se lo immaginavano neanche quello che era in grado di fare.
C’era stato un tempo, sembrava fossero passati secoli, in cui era giovane e fiducioso. La sua era una famiglia numerosa, il padre non c’era mai stato, ma sua madre non aveva mai fatto mancare niente a lui o ai suoi fratelli. Era felice. Poi un giorno tutto cambiò.
Sua madre venne coinvolta in un terribile incidente d’auto e morì lasciando i figli in balia del mondo che li circondava.
Non avevano mezzi, non avevano esperienza ed erano troppo giovani per affrontare la vita, così ben presto rimase solo. A quel punto erano iniziati i suoi vagabondaggi, ripensare a quei tempi gli spezzava il cuore. Quante volte, troppe volte, si era sentito soffocare dal peso della solitudine e dal dolore per la perdita delle affetti a lui più cari, la sua famiglia. Quante volte era stato maltrattato, ingannato e quante altre aveva sofferto la fame rischiando di impazzire.
Ma poi ce l’aveva fatta, finalmente la fortuna aveva deciso di premiarlo e per una serie di circostanze fortuite era giunto ad Hogwarts, la famosa scuola di Stregoneria e Magia. Non era mai stato in un posto simile prima, certo c’erano persone con cui non andava d’accordo, ma ce n’erano altre di molto speciali. Persone che gli volevano bene, persone a cui lui voleva bene e poi c’era Hermione.
Hermione per lui era tutto! Quella ragazzina saputella, dai lunghi boccoli d’oro era riuscita a rendergli la vita, grazie a lei aveva passato i momenti più felici della sua esistenza. Quando si trovava con lei, seppur per pochi istanti, era in grado di celare sotto il velo dell’oblio, tutta la disperazione e la sofferenza che aveva provato.
 
Mentre il corso dei suoi pensieri guizzava da un ricordo all’altro, il nostro misterioso amico si addentrava sempre più furtivamente lungo i bui corridoi, da cui si affacciavano le antiche aule dell’edificio.
Era praticamente arrivato alla meta, quando un rumore di passi lo fece immobilizzare per la seconda volta nel corso di quella fredda nottata. Le suole delle scarpe, probabilmente da ginnastica, si scontravano pesantemente contro il duro pavimento di marmo.
Purtroppo era stato colto alla sprovvista e anche volendo, non avrebbe fatto in tempo a scappare, figuriamoci a trovare un nascondiglio! Attese pochi istanti e il nuovo arrivato si rivelò al nostro amico.
Un groviglio di ribelli capelli rossi, che indubbiamente non vedevano un pettine da troppo tempo, ricadevano sull’ampia fronte di un ragazzino intento ad ingurgitare uno dei tanti dolci che tratteneva tra le braccia.
- Miseriaccia, che cosa ci fai tu qui?! Non dovresti essere a ronfare adorante, attaccato alle gonne di Hermione? - con queste parole, Ron Weasley, accolse la figura che gli si presentava di fronte. Questi dopo avergli lanciato un’occhiataccia, gli passò accanto lentamente e si rivolse verso il ritratto appeso al muro, che rappresentava un cesto di frutta.
Il dipinto che stava indicando, era l’ingresso che portava alle misteriose cucine di Hogwarts, luogo che pochi studenti potevano affermare di aver visto con i propri occhi, un paio dei quali appartenevano a Ron. Il ragazzo si stava appunto avviando verso la Torre Grifondoro, in seguito all’ennesima sortita nelle cucine, dove i servizievoli elfi domestici, lo avevano caricato di un incredibile quantità di leccornie.
- T-tu…sai cosa c’è dietro il ritratto? Per la barba di Merlino, ma come hai fatto a scoprirlo? Non ti facevo così intelligente! – esclamò il ragazzo, poi si fece serio – Beh, io ci sono appena stato, ma se vuoi possiamo entrare insieme! Hermione ti adora e non vorrei che ti succedesse qualcosa…sai lei ne soffrirebbe! - detto questo si posizionò proprio di fronte al quadro e con la mano destra, sfiorò la pera solleticandola. Il ritratto prese a vibrare e lentamente cominciò ad allontanarsi dalla parete, rivelando il misterioso salone.
Quattro lunghi tavoli erano disposti paralleli tra loro, proprio nell’esatto punto in cui, al piano di sopra, vi erano gli altrettanti tavoli della Sala Grande e un incredibile quantità di elfi domestici era impegnata a lucidare e strofinare l’intera cucina, nonostante questa fosse già anche troppo splendente.
L’ambiente era riscaldato da un ampio caminetto situato sulla parete opposta a quella dove si trovava la porta d’ingresso. La legna scoppiettava rumorosamente, avvolta dalle fiamme dorate che salivano attraverso la canna fumaria, la quale si perdeva per decine di metri, fino a poi raggiungere la cima del castello e quindi l’esterno.
Una degli elfi domestici, la più vicina al ragazzo dai capelli rossi e il suo compagno, interruppe le faccende e si presentò inchinandosi servizievole:
- Salve visitatori, siamo lieti di accogliervi nella nostra umilissima cucina! Io sono Goldie e sono a vostra completa disposizione! –
Ron si affrettò a rispondere – Salve, io sono appena uscito, ma non mi dispiacerebbero un paio di muffin in più…ehm…per i mie compagni ovviamente! – poi si rivolse al suo compagno - Tu prendi qualcosa? Non fare il timido, loro saranno felici di esaudire i tuoi ordini! –.
L’elfa di nome Goldie intervenne prima che l’altro potesse rispondere:
- Se posso permettermi, signore, credo di conoscere ormai molto bene i gusti del suo amico! – fece l’occhiolino al compagno di Ron e sparì frettolosamente dietro ad una piccola porticina di un legno, che forse un tempo era stato pregiato, ma ora aveva ormai perso una dura battaglia contro il tempo ed i tarli.
 
“Cosa pensava, di essere l’unico a godere dei manicaretti degli elfi? Certo che questo rossiccio è strano…quando c’è Hermione diventa insopportabile con me, mentre ora è abbastanza…umano!” pensò e sorrise sotto i baffi l’esploratore solitario di Hogwarts “Chissà magari non è poi così male!”.
Gli stessi pensieri si stavano facendo largo nella mente di Ron, che stava rivalutando il suo quasi nemico:
“Di solito è così intrattabile, stasera invece sembra uno zuccherino! A proposito di zuccherino…” il ragazzo Grifondoro addentò un enorme muffin ripieno di scaglie di cioccolato e pezzettini di pera. Un trionfo di sapori gli solleticò il palato e gli accarezzò le papille, era impossibile negarlo, quegli elfi erano i più grandi cuochi del mondo magico e probabilmente anche di quello babbano!
La porticina malandata scricchiolò ancora e subito si affacciò l’elfa Goldie, che trasportava a fatica un pesante vassoio di ceramica, su cui poggiavano una montagna di muffin.
- Ecco i suoi muffin signore! Sono di suo gradimento o ne preferisce degli altri? -.
Ron con l’acquolina in bocca dichiarò:
- Oh be-benissimo Goldie! Non so come farò a trasportarli fino al dormitorio, ma vanno assolutamente benissimo! -.
L’elfa si lasciò scappare una risatina maliziosa, poi tirò fuori un sacchettino da un cassetto e pronunciò
 - Adduco Maxima! Ecco, credo che questo farà al suo caso signore! - proseguì facendo scivolare i muffin nel sacchettino e porgendolo a Ron.
Sul vassoio era rimasto solamente un piattino d’argento contenente una sostanza liquida bianca come la neve, l’elfa lo prese con una mano e lo depose sul pavimento mentre annunciava:
- E questo latte caldo di capra è per lei signor Grattastinchi! -.
Lo splendido gattone rosso fece un inchino riconoscente all’elfa e dopo essersi avvicinato al piattino di latte fumante, iniziò a degustare il prelibato spuntino.
Ron osservò il gatto sbalordito:
- Grattastinchi, ma allora tu vieni qui spesso?! Incredibile!-
- Certo signore, ci raggiunge quasi tutte le sere e dopo aver gustato il suo latte di capra, fa un po’ di compagnia a noi elfi mentre rassettiamo. Parola mia, l’animale più elegante e altruista che abbia mai conosciuto, è sempre un onore averlo tra noi! – rivelò l’elfa, mentre le si inumidivano gli occhi.
Il gatto aveva terminato il suo pasto, si leccò velocemente le zampe anteriori e poi rivolse il muso all’insù, per guardare lo strano compagno che la sorte aveva deciso di porgli accanto quella sera.
“Tutto sommato è un bravo ragazzo, certo davvero irritante la maggior parte delle volte, ma molto legato ad Hermione e ad Harry. Forse eviterò di graffiare le sue pergamene in futuro…forse!” pensava l’animale, quando fu colto alla sprovvista.
Ron si era chinato ed aveva passato la mano dolcemente sul capo dell’animale, fino a sfiorargli delicatamente la schiena, poi la ritirò.
I due si guardarono ancora pochi istanti poi, decisamente imbarazzati, indietreggiarono  di qualche passo l’uno dall’altro, gettando lo sguardo in ogni direzione, pur di non posare gli occhi su quelli dell’altro.
- Ehm…credo che sia ora di andare adesso! Grazie Goldie! Ci vediamo presto! - farfugliò Ron, poi si voltò e seguito da Grattastinchi, riattraversò il dipinto e si ritrovò fuori nell’oscurità del corridoio.
Lanciò un’occhiata imbarazzata al gatto e poi gli sussurrò a bassa voce, per non farsi scoprire:
- Beh torniamo al dormitorio che dici? Sai, forse potremmo tornare qui insieme qualche volta…magari non diciamolo ad Hermione eh! - il gatto chinò il capo verso il basso e poi lo rialzò, in segno di assenso, così i due si incamminarono insieme verso la torre Grifondoro, ognuno con la consapevolezza di aver trovato un complice per le future lunghe, buie notti ad Hogwarts.
  
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