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Autore: DreamSeeker    14/12/2011    5 recensioni
One-shot su Fred e George: la storia si svolge nei mesi che vanno da febbraio a maggio dell’anno 1998. Ho voluto provare a descrivere la probabile fuga di Fred e George dai Ghermidori (non si hanno conferme ma Molly Weasley temeva che venissero assassinati nei loro letti dopo la pubblicità della “Soluzione di Occlusione per la nazione” e quindi ho preso spunto), il successivo, e breve, nascondiglio a casa di zia Muriel (come Bill afferma nel capitolo 25 “Villa Conchiglia”, pagina 473 dei Doni della Morte) e la battaglia di Hogwarts con le sue conseguenze sulla vita di George. Ho trascritto parte della narrazione della Rowling per poter far coincidere le sequenze della fuga e per dare un perché al fatto che Fred parli a Radio Potter a marzo (quando Ron riesce a trovare la parola d’ordine, capitolo 22 “I Doni della Morte”, sempre del settimo libro); tuttavia ho saltato alcune battute per rispetto all’opera e al non plagio, anche perché non avrei mai copiato nulla se non fosse servito ai fini della storia.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelina, Johnson, Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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LA FELICITA' E' REALE SOLO SE CONDIVISA
 


FEBBRAIO 1998

Someone once told me
That you have to choose what you win or lose
You can’t have everything! 


«George! Pensi che dovremmo fare altra pubblicità al negozio?»
La voce di Fred gli giunse ovattata, come se si trovasse in un posto molto più di distante del bancone dall’altro lato della porta. Seduto in mezzo agli scatoloni degli scherzi dei Tiri Vispi Weasley, George rifletteva inquieto.
«George?»
Non gli rispose. Si tastò lentamente il lato sinistro della testa, dove appena sette mesi prima aveva ancora il semplice e banalissimo orecchio che lo rendeva in tutto e per tutto uguale al gemello; sentì la spessa benda bianca e chiuse strettamente gli occhi, impallidendo al ricordo di quando Piton l’aveva colpito.
Il suo quasi riflesso si stagliò nel cono di luce della porta del magazzino e George alzò lo sguardo su di lui.
«Cos’hai?» domandò preoccupato Fred, sentendosi scorrere un brivido freddo lungo la schiena al vedere il fratello dello stesso colore del suo lenzuolo.
«Pensi che ci troverà?» sussurrò piano lui.
«Tu-Sai-Chi o la mamma?» cercò di scherzare il gemello, accucciandosi davanti a lui.
Un piccolo sorriso aleggiò sulle labbra di George ma poi anche quel barlume di allegria si spense.
«Non voglio perderti» disse mettendo su un vassoio rosso e oro le sue paure «Non voglio perdere nemmeno una persona che conosco ma... senza di te... come farei a...?»
«George, non ci pensare! Nessuno di noi morirà! Non ti libererai così facilmente di me, fratello» gli promise Fred posandogli una mano sulla spalla con un sorriso malandrino «Adesso togliti quel muso lungo e dammi una mano: gli affari non vanno certo avanti da soli!»
Si sollevò agilmente e gli tese la mano, e solo vedendo quel palmo aperto rivolto verso di lui, George ritrovò la forza di sorridere. La afferrò e la strinse con forza per poi alzarsi in piedi e dirigersi con lui verso la parte del negozio dedicata ai clienti.
Sarebbero stati sempre insieme. Se ci fosse stato uno, ci sarebbe stato anche l’altro. Dopotutto era stato così fin da quando erano piccoli, nessuno li poteva separare.
E se qualcuno me lo portasse via, credo che rischierei volentieri il Bacio dei Dissennatori ammazzandolo. Nessuno deve permettersi di toccare mio fratello!, pensò il ragazzo duramente.
Si appoggiarono al bancone, sospirarono in sincrono e si chinarono sul libro contabile. Ma i pensieri di entrambi ormai erano guastati e dopo pochi minuti richiusero il libro per guardare fuori dalle vetrine del negozio. Sulla strada principale di Diagon Alley c’erano ancora delle persone che giravano per i negozi a quell’ora tarda del pomeriggio rinfrescato dal vento di fine febbraio.
I due gemelli rimasero a fissare i capelli, scompigliati dall’aria, delle signore vestite elegantemente che tiravano per le mani i loro pargoli, intenti a divorare con gli occhi ogni vetrina colma di giocattoli.
Il tintinnio gioioso della campanella posta sullo stipite della porta d’ingresso li risvegliò da quella sorta di trance.    

 Don’t you take chances
You might feel the pain

 «Benve...» cominciò Fred con voce squillante prima di essere trascinato sotto il bancone da un allarmatissimo George già armato di bacchetta.
Un lampo di luce rossa si schiantò contro la parete alle loro spalle esattamente dove, l’istante precedente, si trovava la testa del gemello.
George ringhiò e con un rapido movimento del polso Esiliò una scatola piena di cianfrusaglie d’ottone verso gli intrusi. Un gemito di dolore gli indicò che aveva fatto centro.
«La prossima volta che aprì bocca su Mangiamorte, Ghermidori e rapimenti, George, sei un uomo morto!» sibilò Fred, sfilando la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni eleganti.
«Zitto, e pensa a Materializzarti in casa!» lo redarguì George.
Due pop e i due si ritrovarono un piano più in alto, nel loro appartamento.
«Prendiamo lo stretto necessario e poi filiamocela»
«Sei comunque un uomo morto, Georgie»
Sbuffando, George lo superò per correre nella propria stanza. Quando vi entrò lo colse subito una fitta di nostalgia. Erano solo due anni che avevano quella casa tutta loro e già dovevano separarsene: era ingiusto!
«Bagalius» mormorò puntando la bacchetta contro l’armadio a muro e una sacca da viaggio planò sul letto cominciando a riempirsi dei suoi vestiti.
Questo gli diede il tempo di girare lo sguardo tutto intorno nella camera da letto e salutare ogni piccola comodità che si era guadagnato con il lavoro e il sudore della propria fronte e di quella del fratello. Cosa ne sapevano quei cani di Mangiamorte del lavoro?! Loro, i Nobili Purosangue che vivevano della rendita dei loro avi!
Provò una grande rabbia, e la voglia di Schiantare – come minimo – quelli che erano entrati nel negozio si fece più forte.
«George...»
La voce di Fred, che era entrato silenziosamente e gli si era avvicinato, lo riportò di nuovo alla realtà: in quel momento dovevano solo pensare a scappare. Fece per chiudere la borsa ma, alzando gli occhi, vide sul comodino una foto che ritraeva lui e Fred da piccoli. Sorrise e la prese delicatamente per metterla al sicuro tra i vestiti.
«Il mio fratello sentimentale! A cosa ti serve una foto se hai l’originale, oltretutto cresciuto, con te?» lo derise il gemello battendogli la destra sulla schiena.
Un rumore sinistro proveniente dalla porta d’ingresso li spaventò facendoli voltare di scatto. Entrambi strinsero più forte la bacchetta assottigliando gli occhi.
«Dove andiamo?»
«Proviamo alla Tana, ma sarà il primo posto in cui ci cercheranno. Andiamo là, rassicuriamo la mamma che siamo vivi e poi decideremo dove scappare» rispose George, pratico.
Si guardarono negli occhi e si presero per mano, più per l’esigenza di sentire la presenza dell’altro accanto a sé che per la necessità di una Materializzazione Congiunta.
Il suono della Materializzazione raggiunse distintamente le orecchie dei Ghermidori che avevano appena lanciato un Bombarda sulla porta per irrompere nell’appartamento. Ma quando entrarono scavalcando i detriti, trovarono solo stanze ordinatamente vuote e armadi privi di qualsivoglia indumento al loro interno.
«Maledizione» sbottò Scabior, tornando nel piccolo salotto dove si trovava Greyback.
«Dovevamo immaginare che sarebbero venuti qui e poi sarebbero scappati come conigli» obiettò il lupo mannaro «Ma sono Weasley, saranno sicuramente andati da mammina. Andremo a trovare i traditori del loro sangue nella loro bella baracca. Fuori di qui» ordinò incamminandosi verso l’ingresso.
«Cosa ne facciamo del negozio?» chiese uno dei Ghermidori mentre scendevano le scale.
Greyback si fermò su uno scalino e si portò una mano alla bocca, stirò le labbra sottili e si pulì con l’unghia incrostata di terra del mignolo il canino da mannaro; poi si leccò la dentatura gialla e sorrise malvagio.
«Distruggete tutto» soffiò prima di terminare i gradini e attraversare tutto il negozio dirigendosi verso l’uscita con una smorfia soddisfatta.
 

*********

 «Mamma» esclamarono in coro i gemelli entrando nella cucina della Tana e avvicinandosi alla donna ai fornelli.
«Fred! George! Cosa ci fate qui? Non vi aspettavo, è successo qualcosa? Sedetevi, sedetevi! Oh, cari! Avete fame? Sto preparando l’arrosto» rispose Molly Weasley, dopo averli abbracciati stretti con un sorriso enorme sulle labbra piene.
«Dov’è papà?» chiese George accomodandosi su una sedia.
«Al lavoro, Fred, come al solito. Che cosa avete combinato?» borbottò preoccupata, girandosi nuovamente per terminare la preparazione della cena.
«Io sono Fred, mamma. Comunque noi non abbiamo fatto nulla ma... come dire... dobbiamo sparire per un po’, ecco» spiegò Fred.
Un forte rumore di stoviglie rotte indicò loro che il tegame con l’arrosto era appena finito sopra i piatti nel lavello.
«Sono venuti anche da voi? Ma perché?» domandò voltandosi di nuovo verso i figli, nascondendo le mani tremanti nel grembiule.
«Non ci siamo fermati a chiacchierare...»
«... non erano molto loquaci» concluse George con un mezzo sorriso rassicurante.
«Oh, be’. Suppongo che vi servirà del cibo, non potete di certo andare a zonzo a stomaco vuoto» disse la signora Weasley dopo qualche istante, girando lo sguardo su tutta la cucina per capire in un’occhiata cosa avrebbe potuto dare ai gemelli per la fuga «Voi preparatevi. Se Arthur arriverà in tempo lo saluterete, ma per il vostro bene sarà meglio che ve la filiate al più presto. Anche se non credo oseranno rapire due figli di un dipendente del Ministero della Magia, non in casa loro! Proprio non capisco perché dovrebbero prendersela con voi, insomma. Certo la pubblicità del negozio non è adeguata al clima, ma dopotutto un negozio di scherzi... oh, finirà prima o poi questa situazione! Spero tanto che siate tutti in salvo il prima possibile, anche Ron. E Harry, caro ragazzo, dovrebbe stare al sicuro, e non girovagare come un vagabondo alla ricerca di Merlino solo sa cosa...» cominciò a borbottare mentre si rimetteva al lavoro
«Andiamo a farci un’ultima doccia, allora» mormorò George alzandosi con un mezzo sorriso, seguito a ruota dal gemello.
«Solo per un periodo, fratello: io spero di farmene altre» scherzò Fred facendolo ridere.
Mentre la madre continuava a esprimere la propria vasta opinione sui discendenti di Salazar Serpeverde, i due ragazzi salirono lentamente le scale che avevano percorso migliaia di volte, come a gustarsi a fondo ogni singolo gradino che li avrebbe portati nella loro vecchia stanza dove avevano inventato la prima Merendina Marinara.
Bei tempi, pensò George, quando la mamma urlava a pieni polmoni i nostri nomi se sentiva un’esplosione dalla nostra camera e noi facevamo sparire tutto in fretta prima che entrasse a controllare.
Gli scappò un ghigno ricordando la massiccia figura di Molly Weasley che riempiva il vano della porta e si guardava intorno simile a una fiera, gli occhi assottigliati come per cercare i segni di una nuova infrazione alle sue personali regole della casa. Ovviamente senza mai trovare nulla che li potesse incastrare!
L’ennesima fitta di nostalgia lo colse mentre varcava la soglia della stanza. Quanto sarebbero dovuti stare lontani da casa? Era pericoloso, e lo sapevano bene. Quando avrebbero potuto avere notizie della famiglia? Di Ron, Hermione ed Harry non sapevano più nulla praticamente dal matrimonio di Bill e Fleur. Forse potevano andare proprio dai novelli sposi... Dopotutto il fratello maggiore aveva rivelato loro l’indirizzo, perciò... ma no! Sarebbe stato troppo da vigliacchi: loro erano stati studenti di Grifondoro, avevano partecipato all’Esercito di Silente, per Merlino! Non potevano rischiare che la vita di Bill e Fleur fosse messa in pericolo. Ma dove sarebbero andati? Come si sarebbero spostati? 

I can’t stand by the side
And watch this life pass me by
 

Oh, se Harry fosse stato lì con loro o almeno avesse potuto dare qualche suggerimento per la fuga dai Mangiamorte! Era riuscito a sfuggire a Voldemort in persona fino ad allora, e questo lo designava come campione in carica.
E se ci fosse stata Hermione li avrebbe aiutati con gli incantesimi! George sorrise: era quasi imbarazzante dover ammettere che una ragazzina di diciassette anni conoscesse più incantesimi di lui e Fred messi insieme. Ma quando si trattava di Hermione Granger era normale sentirsi in imbarazzo parlando di maledizioni e di qualsiasi cosa riguardasse la scuola. Quella benedetta ragazza ne sapeva una in più del diavolo con la bacchetta!
E Ron... be’, Ron... ecco, lui poteva essere utile come anti stress, decise George. Potevano prenderlo in giro quando le cose giravano male e così far tornare a tutti il buonumore!
«A cosa pensi?» chiese Fred distogliendolo dalle sue riflessioni, mentre si toglieva il maglione e cominciava a sbottonarsi la camicia per prepararsi a fare la doccia.
«Al fatto che potremmo cercare Harry per aiutarlo in qualsiasi cosa stia facendo con Ron ed Hermione, e nel frattempo tenerci occupati: sai che noia sarebbe continuare a scappare?!» esclamò George buttandosi a peso morto sul letto, a pancia in giù.
«Si potrebbe provare. Ma i Mangiamorte non li hanno trovati, cosa ti fa pensare che noi ci riusciremmo?»
«Non ne ho idea, andremo a tentativi!»
«Certo» replicò sarcastico il fratello rimanendo a torso nudo «Be’, a dopo Georgie. Vado a farmi una lunga doccia ristoratrice»
«Avrei piacere di farmela anche io e ti ricordo che dobbiamo partire in fretta. Quanto tempo credi ci impieghino i Ghermidori a capire che siamo qui? Perciò, muoviti!» gli intimò George minacciandolo con il dito, la voce soffocata dal cuscino che aveva sotto la bocca.
«In questo momento assomigli terribilmente a Ronald, quando l’anno scorso non voleva alzarsi per andare a trovare zia Muriel per il suo compleanno» scoppiò a ridere Fred, guadagnandosi un cuscino in faccia e un’occhiata truce.
«Mi reputo profondamente offeso da questo paragone» rispose George Appellando il guanciale e distendendosi di nuovo per immergervi il volto e fargli un accomodante cenno di commiato, come avrebbe fatto un principe con il suo servitore.
La risata del gemello risuonò finché lo scroscio dell’acqua della doccia non la coprì. Lui sorrise nel cuscino. No, non sarebbero mai cambiati.

*********

MARZO 1998
«Corri, corri, corri!»
«Sto correndo, dannazione, ma tu guarda avanti!»
Gli alberi, che allungavano i loro rami ancora scheletrici e punteggiati dell’ultima neve, scorrevano veloci intorno a loro, tutti talmente uguali da far sembrare che stessero girando incessantemente in tondo.
«Se solo avessimo preso le scope!»
«Zitto e corri Fred!»
Macchie sfocate ai loro fianchi, uomini che correvano, che li superavano e cercavano di tagliar loro la strada, ma che i gemelli scartavano con riflessi accresciuti con il tempo e grazie agli allenamenti di Quidditch. Merlino, forse avrebbero dovuto allenarsi per le battaglie, non per delle stupide partite Grifondoro-Serpeverde!
A sinistra!
Un ordine nella loro testa. Una voce aveva parlato loro direttamente nel cervello. Dove avevano già sentito quella voce?
Svoltate a sinistra. Ora!
Di nuovo.
George fu il primo a virare la rotta, Fred gli stava alle calcagna.
Quello che videro fu solo il vuoto, la terra finiva poco più avanti, scendendo in picchiata verso una distesa di rocce e sempreverdi spruzzati di neve. Una visione tutt’altro che confortante!
Andate dritti davanti a voi, c’è un incantesimo di Dissimulazione. Fidatevi di me!
Quella voce era troppo conosciuta. Un volto balenò nella mente di entrambi mentre un sorriso sincero si apriva sulle loro labbra e li faceva correre più velocemente, avvicinandoli al dirupo.
Chiusero gli occhi prima di spiccare un balzo e oltrepassare la barriera invisibile.
I Ghermidori si bloccarono prima del precipizio e bastò un Incantesimo Confundus mormorato dall’interno di quella barriera per far loro immaginare di vedere i due gemelli cadere nel vuoto.
Ghignanti e Confusi, gli uomini tornarono sui loro passi, sparendo tra gli alberi appena superati.
Oltre il finto dirupo, su un terreno estremamente piatto e dove, qua e là tra il nevischio, iniziavano a crescere i primi fili d’erba dopo l’inverno rigido, una figura sorridente si allontanò, dopo essersi assicurata che tutti fossero al sicuro, mentre tre ragazzi erano stretti in un caloroso abbraccio nostalgico.
«Lee!»
Una voce unica per due persone e un sorriso per risposta.
«Mi siete mancati, ragazzi»
Una risata gioiosa, la loro, compagni di giochi e scherzi fin dagli undici anni.
Ma un improvviso guaito fece fare un balzo indietro ai nuovi arrivati e Lee scoppiò a ridere di gusto vedendo le loro espressioni e le loro bacchette puntate contro lo strano animale appena uscito dalla tenda.
«Non vi farà nulla» li tranquillizzò «È innocuo ed è il suo modo di darvi il benvenuto»
I gemelli guardarono a bocca spalancata le ali, aperte in una vanitosa mostra di sé, e le grosse zampe da felino che mantenevano in piedi una bestia grande quanto un lupacchiotto di sei mesi, la cui coda guizzava agile intorno al corpo ed era sormontata da una punta che sembrava abbastanza pericolosa.
«È il tuo nuovo...»
«...animale...»
«...da compagnia...»
«...Lee?»
«No, è arrivato poche ore fa, poi ad un certo punto ha iniziato a ringhiare e pensavamo che ci fossero dei nemici nelle vicinanze. Così mi sono avvicinato e volevo provare a calmarlo, ma appena l’ho sfiorato mi è passata nella mente la scena di voi due che scappavate dai Ghermidori nella foresta. Quando ho ritratto la mano è tornato tutto normale ed ero nella tenda, con Kingsley che mi guardava preoccupato, ma non capivo cosa fosse successo, se avevo visto il futuro o il passato. Mi ha fatto prendere un colpo, magari eravate già stati presi! Allora l’ho accarezzato di nuovo e lui mi ha guardato con quegli occhi che, Merlino e Morgana, sembrano incredibilmente i vostri! Va be’, l’ho toccato e ho rivisto l’immagine e stavate passando per la radura qui vicino. Allora ho capito che quello strano cucciolo stava mostrandomi il futuro, perché non vediamo nessuno da queste parti da una settimana e mezza e la neve si sta sciogliendo da pochi giorni. Perciò abbiamo incantato lo spazio attorno per dare l’impressione che ci fosse un dirupo e abbiamo aspettato. Meno male che avete riconosciuto la mia voce e vi siete fidati!» spiegò concitato il ragazzo.
«Avevamo capito che eri tu, ma come hai fatto a entrarci nella testa?» chiese Fred, curioso come non mai.
«In verità è stato lui...» indicò con il pollice l’animale che stava annusando le dita di George «Credo che capisca tutto quello che diciamo ed è molto intelligente, a quanto pare» la bestiola prese a leccare la mano che il gemello le offriva «Sembra vi stesse aspettando, non ha dato confidenza a nessun altro come a te, amico. È vostro?»
«Non l’abbiamo mai visto in vita nostra» esclamarono in coro i gemelli.
L’animale si avvicinò lentamente a Fred squadrandolo da capo a piedi; poi, incredibilmente, stirò le labbra in quel che assomigliava tanto ad un sorriso, aprì all’improvviso le ali e si mise a svolazzare allegramente intorno e sopra di loro, agitando anche la coda appuntita.
«Siete sicuri di non avergli mai dato da mangiare o altro? Kingsley ha tentato di vedere se aveva un collare o qualcosa che lo identificasse appartenente a un mago, ma lui gli ha quasi staccato la mano a morsi»
«Non abbiamo mai visto un animale del genere»
«Forse Hermione saprebbe dirci di che razza è, ma noi non ne sappiamo molto»
«Quando quella peste era appena al terzo anno ci aveva imposto di leggere “Animali Fantastici, dove trovarli”, altrimenti ci avrebbe ritirato le scope per un mese»
«Diceva che la nostra cultura era ai livelli di... cos’era, George?»
«Uno scimmianzé mi pare. O qualcosa del genere» scrollò le spalle sorridendo
«In ogni caso da quel momento abbiamo deciso di non seguire più i consigli di Hermione Granger in fatto di libri ma solo per gli incantesimi»
«E non abbiamo più aperto un libro di teoria!»
«È stato l’anno in cui abbiamo giurato di non entrare più in una biblioteca per scopi accademici?» chiese conferma Lee.
«Esattamente!» fu la risposta soddisfatta dei gemelli.
«Comunque sul libro non c’era nessun animale vagamente rassomigliante a questo» concluse George osservando la bestiola che aveva riappoggiato le zampe a terra e stava ripiegando accuratamente le ali, alternando lo sguardo dall’uno all’altro come per seguire il loro discorso.
«Kingsley sostiene che si tratti di una nuova specie, un incrocio tra due animali compiuto dai maghi. Il Ministero stava lavorando a questo progetto prima che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato prendesse il potere» disse Jordan, ricordando la conversazione avuta con Shacklebolt quando si erano visti comparire davanti l’animale.
«E secondo lui cosa dovrebbe essere? Assomiglia a un lupo per il pelo, il corpo e il muso, ma le ali sembrano quelle di un pipistrello...forse un po’ più grandi» minimizzò Fred.
«Già, solo un pochino! Comunque crede che il nome del progetto fosse Drachen Kurt, ma potrebbe essere un altro esemplare»
Rimasero per qualche minuto a osservare interessati il lupo alato.
«Parlavi di Kingsley: è qui?» domandò infine George, distogliendo l’attenzione dall’ibrido.
«Sì, è andato a recuperare un po’ di cibo dopo che siete entrati nell’area di Protezione, dovrebbe essere di ritorno tra poco» rispose il giovane guardando l’orologio che aveva al polso «Ma ditemi: cosa ci fate qui?»
«Quei gentiluomini dei Ghermidori si sono presentati ai Tiri Vispi e hanno tentato di prenderci, ma siamo scappati. Non volevamo dare grattacapi a mamma e papà, quindi siamo in fuga, anche perché volevamo cercare Harry, Ron ed Hermione» rivelò Fred.
«Davvero? Non li avete trovati immagino. Quei tre sono dei geni, finora sono riusciti a non farsi prendere, direi che è un buon risultato!» commentò Lee, ammirato.
«Sì, be’, se vogliamo proprio metterla in questo modo, hanno Hermione! Con tutti gli incantesimi che avrà messo come protezione, dubito che anche Ron o Harry potrebbero trovare il nascondiglio se si allontanassero senza di lei!» replicò George ridacchiando.
«A proposito di Harry, quando torna Kingsley dobbiamo cercare di far funzionare Radio Potter. L’ultima volta che ci abbiamo tentato, i Mangiamorte hanno fatto una capatina dove eravamo noi, e ormai sono due settimane che non ci facciamo sentire»
«Radio Potter
«Esatto. Non l’avete mai sentita? Credevo di avervi mandato un gufo per annunciarvi la prima trasmissione!» disse Lee corrucciato, grattandosi la guancia con un dito.
«Dobbiamo averlo perso» rispose Fred.
«Magari è stato quando eravamo già scappati dal negozio» continuò George con una smorfia.
«Non li hai ancora fatti entrare nella tenda, Lee?! Fa freddo» proruppe una voce profonda e rassicurante, calda come una coperta.
«Kingsley!» esclamarono Fred e George, felici di rivedere un altro volto noto.
«E indovinate chi ho trovato e ho portato con me? Radio Potter avrà altre novità quest’oggi!»
«Salve a tutti!» con un sorriso coinvolgente, Remus Lupin uscì dall’ombra di Kingsley e si mise al suo fianco.
«Lupin!» i tre ragazzi quasi urlarono il suo nome.
«Che ci fate voi qui? Non dovreste essere al sicuro?» li rimproverò il lupo mannaro.
«Calcolando che i Ghermidori sono entrati nel negozio...» iniziò George.
«...non direi che fosse un posto tanto sicuro» terminò Fred per lui.
«Arthur e Molly?» domandarono in coro Kingsley e Remus, impensieriti.
«Non sappiamo nulla, è passato più o meno un mese da quando siamo scappati e non abbiamo più notizie da allora» ammise George distogliendo lo sguardo, imbarazzato per l’assenza di informazioni sui genitori.
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui nessuno riuscì a guardare gli altri: su di loro pesava l’ombra dell’ansia, della preoccupazione e del turbamento. Solo la speranza poteva dare la forza di guardare avanti, e sperare si era rivelato assai più utile che cercare di non pensare.
«Che ne dite di far funzionare il programma?» riprese Lee, tentando di far tornare l’atmosfera a livelli meno lugubri.
«Certo»
«Ottima idea»
«Noi che facciamo?!»
«Basta che facciate un paio di battute e il gioco è fatto» rise Jordan «Ma non fate pubblicità al negozio. Dovete trovarvi dei soprannomi, comunque, perché non vi dovete fare riconoscere»
«Cosa credi, la mia voce la riconoscerebbe chiunque!» esclamò vanesio Fred per poi scoppiare in una risata gioiosa insieme al fratello.
«Decidete i soprannomi» replicò Lupin scuotendo divertito il capo.
I due gemelli presero a confabulare tra loro mentre Lee armeggiava con una vecchia radiolina tascabile. Il Drachen Kurt si era accucciato ai piedi dei due Weasley e li fissava agitando piano la pericolosa coda e aspettando le coccole; George fece apparire una coperta e la fece distendere sul terreno, poi ci si sedette sopra e si batté una mano sulla coscia per attirare il lupo alato che trotterellò felice in mezzo alle sue gambe a godersi le carezze gratuite. Fred imitò il fratello e prese a carezzarlo dietro le orecchie. Un basso uggiolio di soddisfazione risuonò nella gola dell’animale e li fece sorridere rilassati.
«Avete deciso voi due? Sembrate più presi dal Drachen Kurt che dai soprannomi!» li prese in giro l’amico.
«Io sono Romano e lui Mordente»
«Mordente? Romano? Ma che nomi sono?!»
«Tu come ti chiameresti, sentiamo!» protestò Fred, punto sul vivo.
«River!» ribatté Lee orgoglioso.
«Perché mai?!»
«Saranno affari miei!»
«E allora anche i nostri nomi sono affari nostri!» ghignò George.
«Oh, e va bene, d’accordo! Tra poco siamo in onda. Venite qui, muovetevi» ridacchiò l’altro agitando la radiolina al loro indirizzo.
Con un Incantesimo di Levitazione, Fred spostò il fratello, l’animale, la coperta e se stesso vicino al ragazzo che si sedette a sua volta, seguito a ruota da Kingsley e Remus.
«Cominciamo. Ricordatevi, Kingsley si chiama Royal e Lupin è Romulus. Non sbagliate» li avvertì prima di puntarsi la bacchetta alla gola e portare alla bocca la radiolina.
«Buonasera a tutti, ascoltatori di Radio Potter! Eccoci qui, ancora una volta, ad informarvi delle ultime buone, e cattive, nuove che il tempo ci porta. Ci scusiamo per la temporanea assenza dalle frequenze radio, dovuta a qualche visitina di quei simpaticoni di Mangiamorte nella nostra zona, ma adesso ci siamo trovati un posto sicuro e ho il piacere di annunciarvi che due dei nostri collaboratori fissi sono qui con noi stasera. Buonasera, ragazzi!» esclamò con lo stesso tono che usava per commentare le partite di Quidditch a scuola.
«Salve» disse Remus, allungando il collo per avvicinarsi alla radio, anch’egli con la bacchetta sulla gola.
«’Sera, River» rispose Kingsley, nascondendo un sorriso per la situazione.
«E con questo aggeggio tutti quelli che si connettono alla frequenza vi sentono?» bisbigliò Fred all’orecchio di Lupin che annuì sollevando gli angoli della bocca.
«Geniale» mormorò George, lanciando uno sguardo di profonda ammirazione alla radiolina tra le dita di Lee.
Mentre l’amico continuava a parlare, il Drachen Kurt si sollevò sulle zampe e voltò il muso verso est, annusando l’aria.
«Che cosa succede?» bisbigliò il rosso al lupo rigido davanti a lui.
Il cucciolo si girò e lo guardò negli occhi: sembrava volesse dirgli qualcosa ma non riusciva a capire che cosa. Il ragazzo oltrepassò con lo sguardo la minuscola radura in cui si trovavano ma non trovò nulla di strano e tornò a fissarlo come a chiedere spiegazioni. Una lampadina si accese nella sua testa facendogli tornare in mente che Lee aveva visto il futuro accarezzandolo, così provò a toccargli il collo ma quello indietreggiò scuotendo la testa. La mano di George rimase sospesa e il Drachen Kurt ne leccò affettuosamente la punta delle dita prima di girarsi totalmente, fare due passi e spalancare le ali per volare nella direzione che aveva fiutato.
Chissà cosa ha sentito. Magari era solo un innocuo Babbano che faceva trekking, anche se sarebbe un po’ folle a quest’ora e con questo freddo... Oppure aveva fame ed è andato a cacciare, o forse... forse doveva andare via, rifletté tristemente osservandolo mentre si allontanava e veniva inghiottito dalla foresta. Scrollò le spalle, tentando di dimenticare lo sguardo color del cielo così simile al proprio, a quello di Fred. Uno sguardo quasi umano. Chiuse gli occhi per un attimo, come a scacciare un pensiero molesto, e poi li riaprì riportandoli sulla scena davanti a lui. Il gemello lo scrutava preoccupato ma lui gli sorrise e gli diede un colpetto sul braccio, indicandogli che non era niente. Ovviamente Frederick Weasley non era uno stupido, questo lo sapevano persino i muri, ma George sperava sempre di riuscire a farla franca anche con lui. Speranza vana: con un gesto molto chiaro, il fratello gli fece capire che la discussione era solo rimandata e lui, per tutta risposta, sospirò alzando gli occhi al cielo.
«...Ci piace riferirci a lui come al Mangiamorte Capo. Qui con noi, per commentare alcune delle voci più deliranti che circolano sul suo conto, ho il piacere di presentarvi un nostro nuovo collaboratore: Rodente» stava dicendo Lee.
L’ultima parola distrasse Fred dal gemello.
«Rodente?!» sibilò ferito nell’orgoglio.
George si unì alla risata silenziosa di Kingsley e Lupin.
«Niente “Rodente”, non se ne parla, ti avevo detto che volevo chiamarmi “Mordente”!» protestò come un bambino che voleva la caramella.
«Oh, d’accordo, allora» rispose Lee, ilare «Mordente, puoi dirci il tuo punto di vista sulle varie storie che circolano sul Mangiamorte Capo?»
George lo guardò confuso. Ne avevano parlato tra di loro diversi giorni prima, ma quand’era che Lee aveva chiesto di esprimere la sua opinione al fratello? Lui dov’era?
A tentare di capire un lupo!, gli rispose beffarda una voce fastidiosamente razionale nella sua testa. La mise a tacere, sbuffando.
«Sì, certo, River» Fred calcò il tono sul soprannome apposta per far capire all’amico che lui ricordava quel dettaglio «Come i nostri ascoltatori sapranno, a meno che non si siano rifugiati in fondo allo stagno di un giardino o in un posto del genere...» tutti trattennero una risata «...la strategia di Voi-Sapete-Chi di restare nell’ombra sta diffondendo un piacevole clima di panico. Badate, se tutti i presunti avvistamenti fossero autentici, dovrebbero esserci in giro almeno diciannove Voi-Sapete-Chi!» commentò sarcastico parlando nella radio.
«Il che gli sta benissimo, naturalmente» intervenne Kingsley, corrugando le sopracciglia «Il mistero crea più terrore che se si facesse veramente vedere»
George e gli altri annuirono meditabondi.
Se avessimo fatto altrettanta paura ai Mangiamorte quando personificavamo i sette Harry Potter sarebbe potuta andare meglio, rifletté il ragazzo soffermando lo sguardo dove era svanito il Drachen Kurt, ma pensando al buco che aveva al posto dell’orecchio. Poi scosse la testa e sperò solo di veder tornare presto il cucciolo.
«Esatto. Quindi, gente, cerchiamo di darci una calmata. Va già abbastanza male senza che ci inventiamo le cose. Per esempio, questa nuova idea che Voi-Sapete-Chi sia in grado di uccidere solo con lo sguardo. Quello è il Basilisco, gentile pubblico» precisò puntiglioso voltandosi per fare l’occhiolino al gemello che sorrise ricordando il racconto del piccolo Ronald nell’estate del suo secondo anno.
«Una semplice prova: se la cosa che vi sta lumando ha le gambe, potete guardarla tranquillamente negli occhi. Naturalmente, se è davvero Voi-Sapete-Chi è comunque molto probabile che sia l’ultima cosa che farete» ammise poi.
«E le voci di avvistamenti all’estero?» chiese Lee, ben sapendo che Fred avrebbe detto solo qualcosa per tirare su il morale a tutti gli ascoltatori.
In realtà, le uniche cose che avevano avuto modo di sentire su Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato nei pochi locali dove erano entrati nel mese di fuga, non arrivavano da fonti molto affidabili. Per lo più erano vecchi beoni che si adoperavano nel mettere paura agli avventori tirando fuori le bacchette e agitandole a caso, e il pericolo maggiore era che la ficcassero nei propri occhi. Perciò nemmeno Fred era informato della realtà dei fatti. Ma, come era alquanto ovvio, Radio Potter era più una specie di squadra per incoraggiare tutti i sostenitori di Harry Potter e dell’Ordine della Fenice.
«Be’, chi non vorrebbe farsi una bella vacanza dopo mesi di duro lavoro? Il punto è, gente, non cullatevi in un falso senso di sicurezza, solo perché pensate che sia fuori dal nostro paese. Forse lo è, forse no, ma resta il fatto che se vuole è in grado di spostarsi più in fretta di Severus Piton davanti a un flacone di shampoo...» una risata sommessa scaturì dalla gola dei presenti e George si coprì la bocca con la mano per evitare di fare commenti, gli occhi accesi da un’antica luce di divertimento che li faceva brillare come ai tempi d’oro a Hogwarts «...quindi non contate sul fatto che sia molto lontano, se avete in mente di correre dei rischi. Non avrei mai immaginato di dire una cosa del genere, ma la prudenza viene prima di tutto!» concluse Fred serio mentre il sopracciglio del suo gemello scattava ironicamente verso l’alto.
«Grazie infinite per queste sagge parole, Mordente» terminò Lee e Fred si illuminò di un sorriso orgoglioso e divertito insieme.
«Gentili ascoltatori, con questo siamo giunti alla fine di un’altra puntata di Radio Potter. Non sappiamo quando potremo essere di nuovo in onda; ma state certi che torneremo. Continuate a girare quelle manopole: la prossima parola d’ordine sarà “Malocchio”. Proteggetevi a vicenda; abbiate fede. Buonanotte» augurò il cronista e, con un breve movimento della bacchetta, spense la comunicazione della radiolina.
Ci furono parecchi secondi di silenzio, poi Lupin si alzò.
«Vado a casa, ho promesso a Dora che sarei tornato presto» sospirò con lo sguardo fisso a terra.
«La gravidanza va bene, Remus?» domandò pratico Kingsley.
«Sì, sì. Ma il termine è vicino e sta diventando sempre più ansiosa ogni volta che esco» sorrise intenerito il lupo.
«Immagino che non abbia voglia di andare al San Mungo da sola» scherzò Lee.
«Non possiamo andare al San Mungo, non con i tempi che corrono. Verrà la levatrice che ha aiutato Andromeda con la nascita di Dora»
«E come sta Andromeda?» chiese con tatto George, ricordando che Lee aveva detto alla radio che Ted Tonks era stato ucciso dai Ghermidori.
«È distrutta, ma non vuole turbare oltre Ninfadora, perciò cerca di concentrarsi sul futuro nipote e non sul dolore» spiegò in un sussurro triste.
Fu un breve ma intenso e famigliare ululato a distoglierli dalle proprie riflessioni e dal silenzio impacciato che era calato come una cappa su tutti loro. Subito George balzò in piedi e scandagliò con lo sguardo ogni albero e cespuglio nei dintorni per poter ritrovare il Drachen Kurt.
«Forse quell’animale ha trovato qualcosa. Meglio che me ne vada, non dovrei essere in territori esterni all’Incanto Fidelius. Se mi trovano...» Lupin scosse la testa e salutò gli amici con un cenno del capo per poi dirigersi velocemente dalla parte opposta da cui era arrivato l’ululato. Poco dopo si sentì il suono della Smaterializzazione.
«Lee, rinforza le protezioni. Fred, George, aiutatelo. Io cerco di capire cosa ha allarmato il vostro Drachen Kurt» ordinò Shacklebolt alzandosi a sua volta.
«Potrebbe essere pericoloso» azzardò George.
«Magari non si avvicinerà nemmeno a te. Solo Fred e George sono riusciti ad accarezzarlo, ricordi?» disse Jordan, già intento a mormorare a mezza voce gli incantesimi di Protezione sullo spazio intorno alla tenda.
«Hai ragione. George, te la senti di andare tu?»
«Ma certo» esclamò il gemello e corse verso il gruppo di alberi che delimitavano l’area protetta dalla magia.
«Stai attento!» gli urlò Fred, preoccupato.
Il fratello non si diede la pena di fermare la propria corsa, ma si girò e gli dedicò un sorriso rassicurante per poi voltarsi e riprendere a guardare dove metteva i piedi.
Quando arrivò nel punto dove aveva visto sparire il lupo, George si accucciò e continuò a camminare in quella posizione per qualche decina di metri fino ad arrivare dietro a dei bassi cespugli tentando di guardarvi oltre. Non c’era anima viva. Facendo forza sui muscoli delle gambe si alzò lentamente in piedi e fece il giro della piccola radura circoscritta da quattro abeti. Nulla di nulla.
Il ragazzo corrugò le sopracciglia: aveva sentito distintamente l’uggiolio dell’animale provenire da quella parte pochi minuti prima, ma niente denotava la presenza di qualcosa o qualcuno. Voltò le spalle alla radura facendosi scivolare la bacchetta nel palmo della mano e cominciò a camminare senza fretta e apparentemente calmo verso la tenda di Lee e Kingsley, quando due pop e un’esclamazione scontenta lo fecero scattare per ripararsi dietro uno dei grossi alberi.
«Insomma, Arthur, secondo te sarebbero così immaturi da lasciare qualche traccia del loro passaggio?!» proruppe una voce che gli fece sbarrare gli occhi dalla sorpresa.
«Molly, tesoro, non è possibile che riescano a nascondersi per sempre»
«Be’, ti converrà trovarli in qualche modo, Arthur Weasley. Perché se non riporti i nostri figli a casa entro Pasqua, sarò costretta a non farti mangiare la mia squisita anitra all’arancia e rimarrai a digiuno» minacciò severamente la donna, piantandosi i pugni contro i fianchi nella sua migliore posa da matrona.
George, non credendo al suo unico orecchio, arrischiò un’occhiata da dietro il tronco e rimase ancora più di stucco.
Per le mutande di Merlino!, pensò mentre la mandibola gli si sfracellava al suolo.
«Mamma? Papà?» domandò, quasi per essere sicuro che quella non fosse una visione o un incubo.
«Ecco, vedi Molly, ne ho trovato uno! Quella strana bestiola non è stupida come pensavi»
Il capofamiglia della famiglia Weasley non aveva ancora finito di parlare che già la moglie teneva il figlio stretto tra le braccia. E il detto figlio stava per soffocare.
«Mmphm! Mmphm ma-mamma! Mi stai...coff coff...mi stai sof-focando!» rantolò George mentre si dibatteva nell’abbraccio.
«Oh, scusami Fred! E George? Oh, Merlino, dov’è George? Perché se tu sei qui, lui non può essere lontano e... Non tenermi sulle spine, Fred, dimmi subito dov’è tuo fratello!» ordinò agitata, lasciandolo e prendendo a guardarsi attorno come se l’altro gemello potesse spuntare da sotto un cespuglio o da dietro un alberello da un momento all’altro.
«Io sono George, mamma» sospirò il ragazzo alzando gli occhi al cielo «Fred è poco lontano, siamo al sicuro, anche se abbiamo perso tutte le nostre cose e...» si morse la lingua, guardando la madre con aria colpevole.
«Come sarebbe a dire che avete perso tutte le vostre cose?!» esplose infatti lei, preoccupata del fatto che i suoi figli fossero stati attaccati.
«Be’, ecco... non è che le abbiamo perse, noi...»
«Mamma! Sentivo i tuoi toni soavi fin dalla tenda» il gemello gli corse in aiuto, sbucando effettivamente da dietro uno degli abeti e traendolo d’impaccio.
«Oh, Fred!» squittì la signora Weasley, estasiata dal rivedere i suoi pulcini ancora interi.
«Bene, magari non ci dovremmo trattenere qui. Fred, George, dove eravate? È il caso che troviamo un posto più sicuro» intervenne Arthur notando la richiesta di soccorso negli occhi dei gemelli.
«Venite, ci sono anche Lee e Kingsley» disse Fred voltandosi con un respiro di sollievo.
Ma George fermò il padre che lo guardò preoccupato.
«Hai detto bestiola, prima. Era come un lupo ma con le ali? Dov’è ora?» chiese.
«A casa di zia Muriel. Bill ci ha portato tutti là per nasconderci, alcune settimane fa. I Ghermidori hanno distrutto il vostro negozio...» George sussultò tremante «...e dopo qualche giorno sono venuti a controllare se Ron era effettivamente malato di Spruzzolosi. Ovviamente ce ne siamo andati subito dopo la loro visita. La casa di Muriel è ora protetta dall’Incanto Fidelius di cui io sono il Custode Segreto, e così siamo al sicuro. Quando tornerà Ginny per le vacanze di Pasqua rimarrà lì con noi. È da Natale che ci pensiamo, da quando Luna Lovegood è stata rapita mentre tornava a casa da Hogwarts: non ho intenzione di correre il rischio di avere anche mia figlia nelle mani di quegli stupidi Mangiamorte!» spiegò con un tono che fece brillare di orgoglio gli occhi del giovane.
«Ma come mai siete qui? Come avete fatto a trovarci?» domandò curioso mentre cominciavano a camminare verso l’area difesa dalla magia di Lee.
«Cinque minuti fa, io e tua madre eravamo tranquillamente seduti in giardino – sai, io non posso più andare a lavorare, così come Bill e voialtri – e improvvisamente davanti a noi è comparso quell’animale. A proposito, credo sia un Drachen Kurt, il Dipartimento per il Controllo delle Creature Magiche stava cercando di crearne qualcuno e aveva chiesto l’aiuto di Charlie per il sangue di drago! Comunque ha cominciato a ringhiare e ha messo la testa sotto la mia mano. Così l’ho accarezzato e ho visto l’immagine di te e Fred che correvate e poi questa radura. L’ho detto a Molly e ci siamo Materializzati direttamente qui. Non sapevamo più come fare per rintracciarvi, perciò quel piccolo ibrido ci ha dato una mano»
«L’avevi mai visto prima?»
«Mai!» assicurò Arthur.
«Nemmeno io e Fred, ma siamo gli unici che riusciamo a toccarlo e coccolarlo»
«È strano, effettivamente, anche perché non ero a conoscenza delle capacità di quell’esperimento. Ed ho notato che ha lo stesso colore dei vostri occhi, lo stesso taglio, persino. Di solito gli animali come quello sono molto più ordinari»
«Sembra che capisca ciò che gli si dice. È intelligente, papà» lo difese George.
Il padre annuì con un sorriso. Poi il ragazzo lo prese per mano e lo guidò fino al limite della barriera protettiva, solcandolo e trovando ad accoglierli un buon profumo di carne arrostita.
«Si mangia!» annunciò Lee Jordan, poi notò l’altro ospite «Oh, signor Weasley. È qui anche lei. Gradisce un po’ di coniglio cotto nel fuoco?» chiese gentilmente.
«Grazie, caro, ma dobbiamo tornare ora. E vi porteremo via anche la compagnia dei nostri figli, temo. Non è sicuro gironzolare ancora, per loro» intervenne Molly al posto del marito.
«Ma noi non abbiamo ancora mangiato!» protestò Fred che, seduto sulla coperta Materializzata precedentemente dal fratello, si stava già servendo della carne.
«Frederick Weasley, ti ho spiegato la situazione. Sei pregato di posare quella coscia di coniglio e di venire subito a casa!» sibilò la signora Weasley, gonfiando il petto e incrociando le braccia sotto il seno.
Il giovane sbuffò contrariato e si rialzò in piedi infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Dobbiamo recuperare le nostre cose, George» borbottò con lo sguardo fisso su un ciottolo vicino al suo piede che poi calciò via.
«Sì. Torniamo tra poco»
«Dove andate?»
«Stavamo scappando dai Ghermidori...» spiegò George e Molly trattenne bruscamente il respiro «...perciò abbiamo dovuto abbandonare tutti i nostri vestiti e viveri dove li avevamo lasciati. Andiamo a prenderli e torniamo subito, ci basterà Smaterializzarci e trovare i segni che abbiamo lasciato per delimitare la zona protetta»
La madre aprì la bocca per ribattere qualcosa ma Arthur la calmò appoggiandole una mano sulla schiena; lei buttò fuori l’aria accumulata nei polmoni e serrò le labbra in una linea sottile.
«Veniamo con voi» disse soltanto.
«Ce la sappiamo cavare da soli. In ogni caso non è lontano» replicò Fred, incamminandosi dopo aver scambiato un’occhiata con il gemello.
«Ha ragione, torneremo prima che possiate dire “Tiri Vispi”» concluse George tentando un sorriso e seguendolo.
Oltrepassarono nuovamente la barriera magica e si Smaterializzarono a qualche centinaio di metri di distanza. Quando ritrovarono l’albero cavo, sulle radici del quale avevano lasciato una piccola croce come segno del loro nascondiglio, lo superarono per poi varcare i loro incantesimi difensivi.
Videro che nessuno era entrato e che tutto era rimasto come l’avevano lasciato poche ore prima e si diedero da fare per racimolare tutti i loro effetti personali e far svanire ogni traccia del loro passaggio. Poi tolsero le maledizioni che proteggevano la zona intorno alla loro tenda da campeggio e sparirono con un sospiro coperto dal pop della materializzazione.
Quando riapparirono nei pressi della radura dove si erano accampati Lee e Kingsley, George si fermò.
«Mamma è solo preoccupata per noi, Fred. Non biasimarla»
«Non siamo più dei bambini, George, è questo che non capisce. Siamo riusciti a scappare per un mese, il nostro piano era di aiutare Harry, Ron ed Hermione e lei ora pretende che ce ne stiamo a casa di zia Muriel, buoni buoni, come se non ci fosse una guerra in corso? No, mi dispiace ma non posso accettarlo!» ribatté il gemello voltandogli le spalle.
«So che è nostro fratello quello che è là fuori a combattere, Fred. Ma non possiamo fare altro che aspettare» disse l’altro ragionevole.
«Aspettare, certo! Aspettiamo che facciano fuori Ron come hanno ammazzato Malocchio! Come stavano per uccidere te, George!» Fred si girò di scatto e George notò che aveva gli occhi lucidi «Quello che ho detto a Radio Potter lo penso davvero: ci vuole prudenza, ma questo non vuol dire che non bisogna combattere» disse.
«Non so, Fred. Forse dobbiamo aspettare il momento giusto. Forse è per questo che mamma e papà vogliono che stiamo al sicuro, almeno noi. Pensi che non si preoccupino per Ron?»
«Certo che si preoccupano per lui, ma...»
«Ma cosa possono fare oltre ad aspettare? Harry ha detto chiaramente che Silente aveva lasciato il lavoro a loro tre. Noi volevamo aiutarli, ma se nemmeno noi li abbiamo trovati, significa che forse il destino vuole che facciano da soli»
«Da quando ti abbandoni al destino, George?!»
«Da quando la giustizia non esiste più e non si sa se si dovrà combattere o meno» mormorò il giovane fissando gli occhi in quelli del fratello.
A Fred non sfuggì il tono amaro con cui il fratello si era espresso, ma decise di rimandare la chiacchierata a tempi migliori. Perciò si limitò a scrutarlo per poi sorridergli piano e poggiargli brevemente una mano sulla spalla; subito dopo si voltò ed entrò nel campo magico.
E se si dovrà combattere, come potrò essere sicuro che non ti accadrà nulla?
George non disse quelle parole al gemello. Preferiva incupire di pensieri solo la propria anima. Almeno uno di loro doveva stare senza l’opprimente paura di perdere l’altro.

*********

 APRILE 1998
«Molly, i tuoi figli dovrebbero portare più rispetto per la padrona di questa casa»
La voce stridula di zia Muriel rimbombò tra le pareti della villa in cui la famiglia Weasley, in versione ridotta, era ospitata. Sulle scale che portavano alle camere da letto, Fred, George e Ginny stavano tentando inutilmente di trattenere le risate. Il Servizio di Ordini via gufo del negozio dei Tiri Vispi procedeva bene e il più grande divertimento per i tre giovani in vacanza forzata era il costante borbottio della zia, che si prolungava da circa un mese.
I gemelli avevano capito subito che il povero cucciolo di Drachen Kurt non avrebbe avuto vita facile in quella casa: la padrona non lo lasciava entrare nella sua lussuosa dimora e tollerava a mala pena la sua presenza in giardino. Ma Fred e George non si erano dati per vinti e Donas, così l’avevano chiamato, risiedeva nella loro camera quando non ispezionava in volo la proprietà.
«Muriel, so che possono sembrare dei disgraziati, ma dopotutto stanno mandando avanti il loro lavoro» li difese la signora Weasley mentre ordinava ai coltelli di sbucciare le patate.
«Potrebbero essere meno rumorosi, oppure fare il loro lavoro evitando di utilizzare quei dannati gufi: mi imbrattano tutte le stanze del retro, in quel modo, e oggi ne ho trovato uno che svolazzava nella mia camera da letto! Lo sai bene quanto io detesti quegli uccellacci!»
«Non hai idea di quello che facevano a mia insaputa quando erano più piccoli e avevano appena iniziato a creare i loro prodotti» la redarguì Molly alzando gli occhi al cielo.
«Oh, be’, ma tu sei loro madre!» replicò l’anziana donna con una breve scrollata di spalle, come se quel fatto potesse giustificare tutte le sue lamentele nei riguardi dei gemelli.
Zia Muriel si alzò dall’elegante sedia di noce e si allontanò sdegnata dalla cucina, a piccoli passi delle caviglie sottili.
I tre fratelli balzarono in piedi e si diressero velocemente verso le stanze usate come provvisori uffici della linea di prodotti a marchio Weasley; non appena si furono rifugiati dietro la porta di mogano della nuova guferia, scoppiarono in una sonora risata.
«George, l’idea di farle trovare un gufo nella stanza è stata assolutamente geniale!» esclamò Ginny non appena si fu ripresa un poco.
«Davvero, fratello. Stasera potremmo regalarle una scatola di cioccolatini al Torrone Sanguinolento»
«Credo che la uccideremmo. È già abbastanza cadaverica e scheletrica così, perciò nemmeno le Pasticche Vomitose vanno bene» rise George premendosi le mani sulla pancia che gli doleva dall’ilarità.
«Potreste mandarle un Filtro d’Amore e farle credere di avere uno spasimante» propose seria Ginevra.
I tre fratelli si scambiarono uno sguardo e a poco a poco le loro labbra si distesero in sorrisi che sbocciarono presto in una serie di risate poco inclini a terminare in tempi brevi. Quando uscirono dalla stanza avevano gli occhi lucidi e gli angoli della bocca tirati verso l’alto, ma la figura della madre che li aspettava nel corridoio a braccia incrociate, fece loro passare la voglia di ridere.
«Ciao mamma» provò la più piccola delle pesti.
«Fred, George. Voglio parlarvi un momento. Ginevra, vai in camera tua» ordinò la donna.
Ginny incassò la testa tra le spalle e con un’ultima occhiata ai gemelli salì le scale per rifugiarsi nella propria stanza.
Abituati ad anni e anni di misfatti e omissioni, Fred e George assunsero le loro migliori facce di bronzo, e Molly non poté fare a meno di sorridere internamente della loro eterna furbizia.
«Seguitemi» disse ed entrò senza tante cerimonie in quello che era diventato l’ufficio ed il laboratorio dei figli.
Fece loro cenno di sedersi sulle due poltrone rosse presenti, che i ragazzi avevano Materializzato la prima volta che erano entrati in quella sala, e si decise a parlare.
«Se volete far disperare zia Muriel potreste fare di meglio, ma non vi dirò come. Ad ogni modo, questa sera avremo a cena Bill e Fleur, mi aspetto un comportamento rispettoso almeno in presenza di ospiti»
«Ma Bill è...»
«...nostro fratello!»
«Non potremmo...»
«...fare finta...»
«...di essere bravi,...»
«...altrimenti penserebbe...»
«...che abbiamo organizzato...»
«...uno scherzo per lui» terminarono in coro con un ghigno disegnato sulle labbra carnose.
«Mi aspetto un comportamento rispettoso» si limitò a ripetere la signora Weasley per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.
«Secondo te intendeva davvero dire che dovremmo mettere da parte la nostra vena artistica per cinque ore?!» chiese di getto Fred, spaventato alla sola idea.
«Credo volesse dire di non fare girare i voli dei gufi nella sala da pranzo come durante gli altri pasti» rispose George con un’alzata di spalle «Si può fare. Dopotutto è solo per una sera, non crollerà di certo il mondo»
«Non so se per cena avrò esaurito la mia dose di scherzi quotidiani» sospirò rassegnato il gemello.
«Ci restano ancora parecchie ore e tra poco si pranza. Potremmo dirigere i gufi verso il piatto della zia, che ne dici?» sussurrò complice l’altro, chinandosi verso di lui per soffiargli all’orecchio il piano diabolico.
«Direi che il Cappello avrebbe potuto metterci in Serpeverde, Georgie!» sogghignò Fred.
Si alzarono stiracchiandosi e uscirono dall’ufficio dirigendosi in tutta tranquillità verso la propria camera da letto, attraversando il corridoio davanti alla cucina da dove arrivava un delizioso profumino di patate al forno.
George inspirò profondamente.
«Per fortuna che la zia ha lasciato i fornelli a mamma, o avrei trovato gustose persino le radici o i furetti morti di Donas!» esclamò incrociando le mani dietro la testa e seguendo il fratello.
«Piuttosto avrei cucinato io!» replicò Fred, corrugando la fronte.
«Non potrei che dirmi più d’accordo!» confermò George.
Si chiusero nella propria stanza e si sdraiarono entrambi sul letto. George si mise a guardare fuori dalla finestra e sospirò.
«Vorrei far entrare definitivamente Donas in casa, ma la zia mi ucciderebbe»
«Non potrebbe dirti nulla, in fondo il Drachen Kurt è nostro e non dovrebbe farsi vedere da altri maghi perché era ancora un esperimento e... oh!» esclamò Fred mettendosi velocemente seduto sul materasso.
Il gemello girò la testa per guardarlo e rimase quasi sconvolto dal luccichio che intravide nei suoi occhi.
«A cosa stai pensando?» domandò preoccupato.
«Donas! È lui la soluzione!»
«Cosa stai blaterando?»
George sembrava ormai più che incerto sulle facoltà mentali del fratello che aveva cominciato a misurare a grandi passi il perimetro della camera.
«Facciamo entrare Donas di nascosto e poi lo portiamo a pranzo con noi» gli spiegò con semplicità.
«Certo, così mamma cucina noi al posto del pollo! E zia Muriel bolle Donas in pentola, a fuoco lento!»
«No, la zia preferirà un Drachen Kurt alla valanga di gufi che le potrebbero arrivare! E ci implorerà di tenere in casa Donas. Così avremo lui a farci compagnia e ricaveremo anche una piccola vendetta su zia Muriel!»
Fred sembrava rinato alla luce di quel nuovo progetto per far impazzire la parente e George si limitò a scuotere la testa.
«Sei pazzo. Ma se riesci a fare entrare Donas te ne sarò grato»
«Sai, sono quasi geloso di quel Drachen Kurt. Quando sei con lui ti dimentichi quasi che esisto anche io» gli fece notare il gemello dopo qualche istante di silenzio.
«Non è vero, Fred: sei lì con me ogni volta che sono con Donas! Come potrei dimenticarmi che esisti?!» rispose divertito.
«Anche questo è vero, ma è come se ti perdessi in un mondo tutto tuo» per la prima volta un senso di nostalgia pervase l’animo di entrambi «È come se mi... escludessi...» mormorò infine Fred distogliendo lo sguardo.
«No, Fred. E se lo faccio davvero, non è mia intenzione! Non voglio escluderti dalla mia vita, sei mio fratello e senza di te mi sentirei perso! Non... forse è perché... non lo so il perché, ma so che non riuscirei a vivere se ti succedesse qualcosa» confessò George, un filo di rossore che gli velava le guance per l’imbarazzo di una dichiarazione d’affetto alla quale non era abituato.
Il sorriso e il forte abbraccio che seguirono sancirono la fine di quella breve ma intensa conversazione e i due gemelli si rilassarono visibilmente dopo quel gesto.
Non invidio chi è figlio unico. A volte si prega per un po’ di pace, ma non c’è nessuno come i fratelli, pensò George mentre stringeva a sé il fratello.
Ripensò ai due mesi passati dopo la loro rocambolesca fuga dal negozio. Dopo le notti all’addiaccio, aprile era passato in un soffio e le comodità della casa in cui erano stati accolti si erano rivelate utili per mettere a tacere la coscienza che diceva “Devi combattere per coloro che ami, se vuoi vivere davvero”. Ma cosa poteva la coscienza contro l’ingiustizia che regnava sovrana?
La nota positiva di quel mese erano state le notizie su Harry, Ron e Hermione portate con il signor Olivander da Bill, dopo Pasqua. Il sapere che il Prescelto, loro fratello e la loro ormai quasi cognata – i due gemelli avevano la certezza che tra i due amici potesse esserci qualcosa di più – stavano bene aveva sollevato il morale a tutti. Inoltre Tonks aveva avuto un bel bambino, Teddy Lupin, e questo aveva portato una ventata di freschezza in un gruppo di persone oppresse dalla paura della morte.
Chissà se la guerra sarebbe mai arrivata. Chissà se avrebbero dovuto combattere o se Harry avrebbe trovato e ucciso Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato prima di correre quel rischio. Dopo qualche settimana di indecisione, George aveva deciso che se fosse scoppiata la Seconda Guerra Magica avrebbe combattuto per salvare la sua famiglia, i suoi amici, il suo futuro. E con questa sempre più profonda consapevolezza riusciva ad andare avanti.

*********

2 MAGGIO 1998
La battaglia infuriava nel Castello di Hogwarts e George Weasley era stanco di tutto quel sangue e dei detriti che ricoprivano il pavimento dei corridoi. La Scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo magico si stava lentamente distruggendo e nemmeno le stanze in cui aveva passato quasi sette anni si riconoscevano più.
C’erano state delle violente esplosioni che avevano sventrato intere ale del castello e solo pochi minuti prima lui stesso aveva soccorso Angelina Johnson, ferita gravemente da una di esse. Si era premurato di portarla nella Sala Grande, momentaneamente adibita ad Infermeria, e così si era dovuto allontanare da Fred.
«Lee, dietro di te!» urlò facendo voltare immediatamente l’amico e riuscendo a salvarlo da un preciso Schiantesimo.
George tirò un sospiro di sollievo ma la sua mente era lontana da quel luogo, ben più vicina al fratello gemello di quanto potesse permettersi in una guerra.
Per un attimo il volto di Angelina gli balenò davanti agli occhi, ma lui lo scaccio via scuotendo la testa.
«Un Weasley!»
C’era un tale disprezzo che trapelava da quelle due parole che il ragazzo si girò di scatto per incontrare lo sguardo di chi aveva osato insultare il cognome di cui andava così fiero.
«Yaxley» ringhiò assottigliando gli occhi.
«George, a destra!»
Con un’abile mossa, George riuscì ad evitare la maledizione che serpeggiò vicino al suo braccio sinistro; poi rivolse la sua attenzione al Mangiamorte.
«Siete degli illusi se pensate di vincere» lo sfidò.
«Voi siete degli illusi ed Harry Potter è un vigliacco!» gridò Yaxley prima di sferrare un attacco frontale.
George strinse i denti e parò gli incantesimi che il Mangiamorte lanciava senza sosta, poi perse la pazienza e si slanciò in avanti per passare al contrattacco.
«Monstrum!» urlò, e decine di mostri di pietra si catapultarono sull’uomo davanti a lui.
«Reducto
I gargoyles si sbriciolarono all’istante, ma George non si sarebbe mai arreso così facilmente.
«Incarceramus
«Artis Tempurus
Il ragazzo fece appena in tempo a gettarsi a terra e rotolare su un fianco prima che il fuoco lo prendesse in pieno.
«Dismundo!» esclamò mentre era ancora a terra, e il Mangiamorte sbarrò gli occhi vedendo che la stanza intorno a lui si trasformava in una spaventosa scala roteante di cui non vedeva la fine.
Cominciò a camminare ma era come se fosse ubriaco e George cercò di rimanere concentrato sul mondo da incubo che gli stava creando nella mente. Ma l’urlo di dolore di Lee Jordan lo distrasse quel tanto che bastava perché Yaxley riprendesse il controllo di sé e lanciasse un incantesimo su di lui.
«Dominusterra
Il pavimento sotto George cominciò a tremare e lui si rialzò in piedi cercando al contempo di restare in equilibrio.
«Frastunom!» gridò prendendo la mira nel modo più decente possibile «Lee! Stai bene?!» chiese subito dopo.
«Arrivo!» udì la voce dell’amico dall’altro lato della stanza e questo lo rincuorò mentre il terreno smetteva di tremare grazie alla distrazione del Mangiamorte che aveva dovuto evitare il suo incantesimo.
«Maledetto Weasley! Confundo
«Protego!» urlò Lee per proteggere l’altro.
«Everte Statim!» il grido era di due voci differenti ma ebbero lo scopo prefissato fin dall’inizio: Yaxley venne scaraventato verso l’alto e poi ricadde sul pavimento privo di sensi, come un sacco di stracci.
Ansimanti, i due giovani si reggevano a stento in piedi quando udirono nella testa la voce fredda di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato che invitava i combattenti a ritirare i loro morti dal campo di battaglia e chiedeva a Harry Potter di raggiungerlo nella Foresta Proibita.
Tutti coloro che erano rimasti ad Hogwarts per combattere si stavano riversando in Sala Grande e George seguì la folla. Non vedeva Fred da quando aveva salvato Angelina e poi era andato a combattere contro i Mangiamorte guidati da Yaxley, lasciando il fratello a combattere al fianco di Percy.
Quando però fece un passo all’interno dell’antica Sala che aveva ospitato i più sontuosi banchetti della scuola, gli si gelò il sangue nelle vene.
Come mai sua madre era riversa a terra, tremante? Perché suo padre scuoteva la testa sconsolato, perché piangeva tenendo un braccio sulle spalle di Ginny? Perché Percy e Charlie erano chini su una persona dai capelli rossi? Perché Bill e Fleur erano abbracciati e guardavano verso il basso? E perché, perché Fred non era lì in piedi con loro?!
Si sentiva le gambe cedere ed il cuore, ormai simile a un macigno, gli pesava nel petto.
Camminando molto lentamente fu vicino ai famigliari e quando vide il gemello steso a terra, con gli occhi chiusi e immobile, non sentì nemmeno le braccia di Molly che lo circondavano in un abbraccio per dare e ricevere conforto. Il mondo si stava disfacendo intorno a lui e George non riusciva a pensare ad altro che a Fred che sorrideva in quel modo così strano. Era un sorriso congelato nella morte. Cosa l’aveva fatto ridere mentre la vita lasciava il suo corpo e lui non era lì a ridere con il fratello? Cosa aveva preso l’ultimo suo istante di esistenza? E la Morte, quella grande infame, come si era permessa di strappargli un pezzo di anima e di cuore senza che lui, George, fosse presente per rendersene conto?
Si accorse di essere caduto in ginocchio accanto alla testa di Fred solo quando sentì il freddo della pietra che si irradiava in tutto il suo corpo, ma non gli importava. Non gli importava più di nulla, ormai. Si sentiva un guscio privo di energia vitale.
Ma Fred non poteva essere morto! Altrimenti lui come faceva ad essere ancora vivo? Come riusciva a respirare? No, in effetti faceva fatica. La gola era serrata e gli occhi avevano iniziato a lacrimare senza che se ne accorgesse.
Intorno a lui non c’era alcun rumore, lui non sentiva niente tranne la testa del fratello tra le proprie mani.
 

So what if this world just throws me off the edge,
My feet run out of the ground.
 

«Perché?» continuava a ripetere sottovoce, come se Fred potesse sentirlo da dove si trovava.
«George» sussurrò Molly, provando a tendere una mano verso il figlio.
Ma lui si chinò ancora di più sul gemello, rinchiudendosi nel proprio dolore e bagnando anche il volto pallido di Fred delle sue lacrime.
«Perché?» singhiozzò «Perché non sei rimasto con me? Ti avevo detto di stare attento, di non metterti nei guai! Perché sei... Fred!» un gemito di dolore.
Non vedeva gli altri, non voleva vederli. Cosa importava se lo credevano stupido? Forse lo era ma non riusciva a credere che fosse...morto!
Quella parola lo colpì come una maledizione e riprese a piangere ancora più copiosamente.
«Fred! Ti prego, Fred, non ce la faccio! Torna qui, torna! Non... riesco... te l’avevo detto che non dovevi morire!»
Quasi soffocava nelle sue stesse lacrime e i presenti non potevano fare nulla per lenire il suo dolore. Avvertì la presenza di Ron che gli si inginocchiava a fianco e quella di Hermione che abbracciava Ginny, ma non alzò gli occhi.
«Fred...»
Riusciva solo a mormorare il suo nome ormai.

*********

AGOSTO 1998
Era finita da mesi ormai. Avevano vinto la Seconda Guerra Magica. Hogwarts era rimasta devastata dalla furia dei Mangiamorte e di Voldemort, ma l’importante era che il Prescelto avesse definitivamente sconfitto il Mago Oscuro e che il bene avesse trionfato.
Ma quella non era stata una vittoria per tutti...
C’erano state perdite significative: madri, padri, mariti, mogli, fratelli... Intere famiglie disgregate a causa di un male che nessuno aveva potuto evitare ma solo combattere.
Ma come si può guardare avanti con la felicità della vittoria se ti è stato strappato via un pezzo della tua essenza dal petto, dal cuore senza lasciarti nemmeno il tempo di dirgli addio?
Aveva pianto, George. Era stato per ore, per giorni interi, seduto davanti alla tomba del fratello, con l’unica compagnia di quel Drachen Kurt che aveva gli occhi così simili a quelli di Fred. Nei momenti di sconforto, ora, c’era sempre quello strano lupo alato che gli stava accanto, ed era come se potesse rivivere i momenti passati con il gemello: perché mentre lo accarezzava poteva sentire i suoi pensieri e gli sembravano così straordinariamente affini ai suoi che le sue memorie passavano nella mente del cucciolo e gli pareva che a parlare o pensare fosse lo stesso Fred.
Chissà se rideva di lui, lassù dove stava.
Ricominciò a piangere, inginocchiato su quella pietra grigia del cimitero dedicato ai morti della Seconda Guerra Magica. Si guardò intorno ma non vide le altre lapidi. L’unica cosa che riusciva a concepire era il dolore, ancora acuto dopo quei tre mesi.
 

Holding on tightly, just can’t let go
[…]But all these days
They feel like they’re the same
Just different faces, different places
 

Aveva provato a riprendere a lavorare, ma in ogni angolo del negozio rimesso a nuovo vedeva il sorriso del fratello, e lo specchio a lato del bancone non gli era di aiuto perché ogni volta che si girava verso di esso si illudeva che fosse Fred a guardarlo stranito e con gli occhi rossi di pianto.
Aveva lasciato per qualche giorno le redini degli affari a Ron che aveva accettato senza fiatare. Forse la sua faccia aveva espresso tutto quello che non riusciva a dire a parole. Come si può esprimere il proprio dolore? Non si hanno frasi fatte, di quelle che salvano da ogni situazione, quando la Morte ci porta via le persone più care.
George accarezzò lentamente il muso di Donas che uggiolò e gli avvolse il corpo con la coda, attento a non fargli del male con la punta.
Poi sentì dei passi, ma pensò semplicemente che qualcun altro era arrivato a portare dei fiori su una qualsiasi tomba.
«Ciao, George»
Sobbalzò sentendosi chiamare da una voce dolce e si girò per vedere chi lo avesse interpellato. Poi sospirò e accennò un lievissimo sorriso. Era diventato così difficile sorridere in quei mesi. E pensare che prima sembrava fosse l’unica cosa che sapesse fare bene.
«Ciao, Angelina»
«Posso?» gli chiese, indicando lo spazio vuoto accanto a lui, dall’altra parte rispetto alDrachen Kurt che la guardava curioso.
George annuì brevemente, poi tornò a guardare la foto di Fred che gli sorrideva malandrino dalla lapide.
«Non ti ho mai ringraziato abbastanza per avermi salvata, quella notte» cominciò titubante la ragazza.
«Non è stato nulla» rispose lui apatico.
«George... pensi di andare avanti così per molto? Ieri ho incontrato tua madre a Diagon Alley e l’ho trovata distrutta» proruppe dopo qualche istante, andando dritta al punto.
Suo malgrado, il rosso si ritrovò a sollevare gli angoli della bocca in modo più accentuato. Ora riconosceva il caratterino di Angelina Johnson, la sua ultima capitana a Quidditch.
«Non sto scherzando, George, non ti riconosco più! Non lavori più al negozio, non ti vai vedere da tua madre, non...»
«Non ci riesco, va bene? Ho perso mio fratello! Fred è morto, Angelina, morto! È come se una parte di me fosse morta con lui, la mia parte felice. Non lo sai? Si può essere felici solo se si condivide con qualcuno la propria felicità, ma se non c’è nessuno che ti aiuta a conquistarla e a tenerla... allora non vale la pena di sprecare tempo inutilmente» esclamò tornando triste tutto ad un tratto e guardandola negli occhi scuri.
L’espressione della giovane si addolcì e allungò una mano per sfiorargli la guancia in una carezza di seta.
«Ti stai chiudendo in te stesso, per questo non trovi nessun altro come Fred...» tentò ma George la interruppe subito.
«Non c’è nessuno come Fred, non si può pensare di sostituire un fratello»
«Non dico questo. Dico soltanto che se provassi a cercare la felicità oltre a tuo fratello, forse riusciresti a trovarla. Non serve a niente piangersi addosso e...»
«Io non mi piango addosso! Penso che il mio dolore sia più che giustificato!» la bloccò di nuovo lui, irritato.
«Piangere fa bene per un po’, George, ma non puoi continuare così. Ti sto dicendo solo questo. Torna al lavoro, torna a progettare gli scherzi, torna a farti vedere da tua madre! Manca anche a lei, e questo lo sai bene. Non puoi negarle persino la tua vista, ne soffre ancora di più» lo rimproverò Angelina, assumendo un tono di voce che non ammetteva repliche.
«E tu credi che riuscirò a tornare a lavorare? Ci ho provato ma lo rivedo ovunque. Lo vedo ogni volta che mi guardo nello specchio, Angelina! È... frustrante! E fa male...» finì con un singhiozzo e distolse lo sguardo da quello caldo della ragazza.
Angelina lo fissò senza dire una parola per diversi secondi, poi si allungò verso di lui e, non badando al Drachen Kurt che la guardava in cagnesco, gli circondò il collo con le braccia e lo trasse a sé avvolgendolo in un abbraccio rassicurante.
A quel gesto, George chiuse gli occhi e ricominciò a piangere come un bambino.
«Shh... Non piangere... Ci sono io qui con te» mormorò lei cullandolo dolcemente.
«Ti prego, aiutami»
Fu solo un sussurro sul suo collo, ma la ragazza lo distinse perfettamente e lasciò che un sorriso tenero le si aprisse sulle labbra.
«Fidati di me. Farò il possibile per farti tornare a ridere» disse sottovoce.
 

I gotta find my place
I wanna hear my sound
Don’t care about all the pain in front of me
I just trying to be happy
I just wanna be happy
 

Il Drachen Kurt srotolò senza fretta la sua coda dal corpo del padrone e lasciò i due giovani abbracciati per trotterellare lungo la fila di tombe fino ad un boschetto di pini tra i quali la luce di quel giorno di agosto filtrava appena. Si fermò in un cono di luce e alzò la testa per poi chiudere gli occhi e sentire una mano invisibile grattargli la gola. Un basso gorgoglio indicò alla figura di ragazzo appena individuabile nella luce che le sue carezze erano gradite.
Devi continuare ad aver cura di lui, Donas, pensò il giovane dai capelli rossi che, illuminati di luce propria, brillavano come fuoco.
E la ragazza?, chiese il Drachen Kurt all’angelo che gli stava di fronte.
Angelina è a posto, saprà come consolarlo. Anzi, fa capire a quel testone che gli piace dal sesto anno e che muore dalla voglia di avere un appuntamento con lui, rispose il ragazzo, sorridendo.
Perché non gliel’hai detto prima?, domandò contrariato Donas, voltando il muso per guardare la coppia ancora abbracciata.
Angelina mi avrebbe ucciso! Non che il risultato sia cambiato poi tanto, ma almeno ho avuto qualche anno in più da vivere!, scherzò il giovane continuando ad accarezzargli la testa.
Ora torna da lui, devi fargli capire che può andare avanti anche senza di me ma che... io lo sorveglio, okay? Non è da solo. Questo è importante... che lo capisca. Io non lo abbandonerò mai, anche se fisicamente non ci sono più. Lui può continuare a vivere e, se vuole, può farmi vivere attraverso se stesso. So che ha paura persino di guardarsi allo specchio, ma digli che... che io sarò dentro lo specchio! Che io sarò sempre lì con lui! Ma che deve reagire al dolore. Digli che sto bene, che ora può continuare, che può iniziare a vivere. Digli che Angelina è la ragazza più dolce del pianeta e che se non se la sposa torno dal regno dei morti e lo uccido personalmente! Rassicuralo e convincilo a tornare il solito George! Perché non ce la faccio a vederlo soffrire così tanto quando io fisicamente sto una meraviglia. E digli che... gli voglio bene!, concluse Fred Weasley, con le lacrime negli occhi color del cielo.
Il Drachen Kurt lo osservò a lungo poi annuì. Fred gli rivolse un piccolo sorriso e lo guardò mentre camminava lentamente tornando alla sua tomba. Vide George distrarsi dalla conversazione che stava avendo con Angelina e toccare la testa del lupo alato in una muta supplica di non andarsene più; dopodiché lo vide sbarrare gli occhi e alzarsi in uno scatto per guardarsi freneticamente intorno. Sentì le loro voci in lontananza.
«George, che succede?»
«È lui, è qui! È Fred!»
«George... Fred è...»
«So che è morto, l’ho seppellito con le mie mani, ma lui è qui, forse sotto forma di fantasma o di qualcos’altro, ma è qui
«Allora potresti dirgli quello che vuoi...»
«Fred! Fred, mi senti? Fred! Ti voglio bene anche io, Fred! Ti voglio bene!» stava urlando con le guance rigate di nuove lacrime.
L’angelo scivolò tra le lapidi e si avvicinò al gemello. Sapeva di essere solo una leggera brezza per lui, ma sperò che capisse che non era solo il vento quello che lo avvolgeva in un abbraccio forte.
«Fred» singhiozzò George aggrappandosi all’aria intorno a sé.
L’aveva riconosciuto, era lui quello che lo stava abbracciando. Da quanto tempo desiderava un suo abbraccio fraterno? Troppo! Sapeva di risultare forse ridicolo agli occhi di Angelina ma non gli importava, ci avrebbe pensato più tardi.
Donas guardava i due fratelli uniti e sorrise mostrando le zanne, poi si avvicinò con il muso alla gamba di George e gli diede un colpetto poco sopra il ginocchio.
«Devi andare via» comprese il ragazzo rivolgendosi al vento che gli asciugava le lacrime «Mi ha detto tutto e stai tranquillo. Vedrò cosa posso fare» sorrise all’aria, per la prima volta in modo sincero, e Angelina si illuminò di gioia.
Il vento si librò tra le fronde dei pini e a George sembrò di sentire la risata del fratello che lo accompagnava verso l’uscita del cimitero.
Ora che sapeva che Fred stava bene, forse poteva ricominciare a vivere veramente. Per prima cosa sarebbe andato alla Tana per trovare i genitori e poi avrebbe ripreso il lavoro. Ma prima di tutto...
«Angelina»
«Dimmi, George»
«Ti andrebbe di uscire con me questa domenica?»
Ed entrambi tornarono a sorridere.




SPAZIETTO AUTRICE:
La canzone da cui ho tratto alcuni pezzi è "Happy" di Leona Lewis.
Il Drachen Kurt è un animale di mia invenzione. Con questa storia volevo partecipare a un contest ma poi ho ritardato quindi ho deciso di pubblicarla lo stesso qui, dato che l'avevo già scritta. Di seguito vi do la descrizione del Drachen Kurt secondo la mia modestissima fantasia: È un quadrupede alato di taglia media, dal folto pelo rosso rubino, con una coda agile di medie dimensioni che termina con uno spuntone per permettere all’animale di avvolgerla e assicurarla ai rami degli alberi (o alle finestre e ai tetti delle case) e appendervisi; le orecchie sono piccole ma è dotato di un udito finissimo. Il corpo, le zampe e il muso assomigliano a quelli di lupo e gli occhi sono straordinariamente simili a quelli di Fred e George, nel colore azzurro e nel taglio. Ha la capacità di prevedere il futuro dei gemelli e interagire con loro tramite il pensiero, infatti, se le toccano la testa, possono capire ciò che sta pensando l’animale.
Sperando che vi sia piaciuta! Un bacio.
AnnaWriter :)

   
 
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