Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: medea nc    14/12/2011    2 recensioni
“Perché lui ti trattiene, ti tiene inchiodata a lui, ed il tuo corpo segue il tuo cuore … ed il tuo cuore non fa altro che gridarti il suo nome!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota: Personaggi ed ambientazione non sono miei ma di J.K. Rowling,
io li ho usati senza alcuno scopo di lucro perché fantastico parecchio su di loro!



Labirinti Dannati
 
 
 
Ci sono labirinti nei quali non si riesce sempre a trovare la strada per uscirne; e non è importante quanto abbia imparato a percorrerli, quanta strada abbia fatto e quante volte sia arrivato al centro di essi; dentro quel cuore pulsante che spaventa, perché i labirinti sono così … spaventano; come si spaventava lui, come si spaventava lei; la cosa importante era trovare l’uscita, poter raccontare al mondo “sono fuori!”
Qualcosa cantava da qualche parte:
Il mondo può crollare
Lo sta già facendo
E noi siamo qui
Davanti alle sue macerie
A cercare il nostro destino tra le stelle
Mentre i tuoi occhi sono l’unica cosa che non m’ inganna!
Si portò un bicchiere alla bocca.
Le mani sottili, magre, bianchissime, mentre la vedeva frusciare lontano, tra braccia che non erano le sue.
Che spreco!
Pensò.
Si può impazzire per amore? Si può morire per amore?
Come si sentiva superiore alla grettezza di tutta quella sala insignificante, compresi i suoi amici di sempre!
Superiore ed inutile!
Ed un altro sorso lo fece desistere dallo spiarla ancora.
Quante volte lo aveva fatto?
Tante.
Decisamente troppe!
Era possibile che le cose migliori del mondo se le dovessero prendere sempre quelli che non le meritavano? Quelli che non ne avrebbero mai apprezzato il giusto valore?
Avrebbe mai sofferto … avrebbe mai sofferto uno di loro … come soffriva lui?
Sapevano cosa significasse implorare?
Implorare il necessario, il minimo, come un sorriso distratto, una parola gentile, due occhi che ti guardano anche solo per interesse, anche solo perché lo vogliono in quel momento, soltanto in quel momento?
Un labirinto … la sua anima dannata era diventata un labirinto talmente intricato e sconosciuto che oramai era inutile perfino provare a dare la soluzione.
“È lei?”
“La soluzione?”
“Cosa?”
“Ah! Niente lascia stare!” tagliò corto all’ennesimo sorso.
“Tanto ti si legge in faccia!” lo ammonì quasi Blaise.
“Vorrà dire che mi metterò una maschera!” gli rispose secco e svuotò il bicchiere.
Da un cameriere al volo catturò un’altra coppa.
“Dove dovrò venire questa volta a raccogliere i pezzi?”
Draco fece spallucce.
“Devi venire per forza?”
“È mio dovere. Sono tuo amico, forse l’unico che ti sia rimasto, perciò è scritto per contratto che ti rimetta in carreggiata!”
“Giusto! Io farei lo stesso. Se avessi tempo da perdere!”
“Vale davvero tutta questa pena?” gli chiese poi con sincero rammarico.
Lo guardò per la prima volta, fino a quel momento si era distratto ad osservare lei.
Poi sorrise disperato, non malefico, non sicuro di sé, non arrogante, ma semplicemente … disperato.
“Oh, sì! Sì che ci vale!”
“E allora perché …” stava proponendo Blaise forte del machismo dell’amico.
Ma quello lo stoppò con un gesto della mano per zittirlo, e lasciò la sala.

Non si accorse di nulla, nemmeno che lei lo aveva accompagnato con gli occhi fino a quella porta.
Il mondo può crollare
Lo sta già facendo
E noi siamo qui
Davanti alle sue macerie
A cercare il nostro destino tra le stelle
Mentre i tuoi occhi sono l’unica cosa che non m’ inganna!
“Hai smesso di essere sincera?”
“No.” Rispose piatta.
“Sì.” Ginny poteva anche essere più piccola, ma non ingannava le sue sensazioni.
La squadrò allibita.
“Non lo ami proprio, è inutile che tu lo voglia imporre a tutti i costi al tuo cuore!”
“Io non lo impongo!”
“Sì, invece. Lo fai di continuo e di continuo quello ti risponde con questo!” allargando le braccia per dimostrarle com’era ridotta.
Hermione la studiò ancora incerta e Ginny sorrise sicura di sé.
“Ron corre … e tu … ti trascini soltanto verso di lui, prendi la rincorsa, ti affanni, sei tutta sudata, ma non riesci proprio a tenere il passo … perché?! Sai perché?”
Hermione abbassò gli occhi con una gran voglia di piangere.
Piangere ed avere voglia di piangere non è la stessa cosa.
Piangere fa bene, è uno sfogo giusto e liberatorio.
Avere voglia di piangere fa più male!
È quel momento dentro il quale ci si sente combattuti se lasciarsi andare o trattenersi; dove il respiro ti abbandona per alcuni secondi; avverti un magone che parte dallo stomaco e arriva dritto al cuore; e ti senti mancare, ti senti abbandonato dalle forze.
Avere voglia di piangere fa molto più male che piangere!
“Perché lui ti trattiene, ti tiene inchiodata a lui, ed il tuo corpo segue il tuo cuore … ed il tuo cuore non fa altro che gridarti il suo nome!” le rispose l’amica.
Due lacrime. Erano le uniche che potesse permettersi.
“E cosa si fa quando si sente quest’urlo?” le domandò esasperata.
La ragazza sorrise rasserenata.
“Si ascolta!”
 
L’aria era fredda.
Lo avvertiva in ogni angolo del corpo, dalle parti più scoperte per via dell’abito, fino a quelle più intime, quelle dentro le quali aveva sperato il gelo non entrasse.
Solo il suo viso era accaldato, trasformato dalle lacrime più copiose, più libere adesso.
Lo aveva visto uscire, e doveva approfittare di quella sua pazzia per essere finalmente svincolata da quel sentimento che aveva maledetto tante volte.
Dirlo, confessarlo, sarebbe bastato a farla sentire un po’ meglio?
Sperava davvero che lui si sarebbe anche solo degnato di ascoltarla?
Si portò le mani alla testa.
E poi lasciò navigare l’istinto.
Corse verso la brughiera scoperta e nera.
Era lì, da qualche parte.
Era lì.
I capelli biondissimi non c’entravano nulla; la sua postura elegante, il corpo simmetrico, quelli c’entravano, anche da fermo era perfetto e riconoscibile!
“Stasera sono stata rimproverata di non essere sincera!”
Non si girò, l’aveva avvertita ancora prima che parlasse.
Il su profumo mischiato all’aria fredda aveva imparato a riconoscerlo da parecchio tempo.
Le mani nelle tasche si serrarono a pugni però. Questa sua confessione lo poteva sconvolgere.
“Forse sei una Slytherin?!” Le rispose con una ferma pacatezza.
“Sì, credo che gli Slytherin c’entrino qualcosa?!” rispose senza ragionare su quanto dicesse, le veniva spontaneo sciorinare quella roba?
“Tranquilla! Un grifone verrà sempre a salvarti!” manteneva ancora una certa calma.
La sentì avvicinarsi.
Poteva avvertire l’alito fresco urtare contro la stoffa buona della sua giacca.
Forse se lo stava sognando, ma era bello, non l’avrebbe certo fermato lui quel miraggio.
“E se non dipendesse da lui?” gli chiese con gli occhi ancora bagnati.
Non aveva nessuna importanza se si fosse girato a guardarla, anzi, sarebbe stato meglio così, non aveva più nulla da perdere.
“Se non chiedi aiuto come puoi saperlo chi correrà a salvarti?!” le disse ovvio.
Rimase interdetta rimirando il terreno sotto di sé, scuro, come quella notte.
“Tu … ascolteresti le tue sensazioni anche quando andassero contro ogni logica?”
Questa volta si voltò a guardarla.
Non rimase impressionato dalle sue lacrime, lo aveva avvertito che avesse pianto, che lo stesse ancora facendo.
Sorrise. Senza malignità, senza forma di cattiveria, senza disprezzo.
“Per qualcosa che ne valga la pena?” le domandò.
Lei abbassò gli occhi ancora una volta.
Aveva tanto di quel pudore che gli faceva tenerezza per questo.
accennò scuotendo la testa con l’acconciatura ancora intatta.
Le si avvicinò, il suo respiro ora lo poteva sentire scivolare su una sua spalla scoperta dalla scollatura, infondendole un piacevole calore.
Non la stava toccando, aveva ancora le mani in tasca, eppure stava rabbrividendo come se i palmi affusolati la stessero accarezzando.
“Mi farei a pezzi pur di non ascoltarle, mi strapperei il cuore!”
Finalmente catturò i suoi occhi su di sé, nei suoi.
Era sconvolta in maniera molesta, lui solo, eccitato.
“Ma alla fine mi ammazzerei, perché non potrei vivere senza quel qualcosa per cui ne valga la pena!”
Minuti. Tanti minuti. Tantissimi minuti.
“Ed … io ne valgo la pena?”
Questa volta fu lui a rimanere spiazzato.
Poi sorrise di nuovo e le spaccò il cuore.
“Tu ne varresti sempre la pena!”
Immobile. Tutto era immobile.
Un solo singulto, uno solo, lo afferrò al volo e prima che lei potesse tremare ancora, se la portò più vicina.
Le mani dalle tasche finirono su suoi fianchi, leggere, quasi impercettibili.
“Questa notte pare che parli di noi.” Gli sussurrò.
Le teneva ancora gli occhi puntati addosso, sereni. Mai visti così sereni.
“È un mio diritto sentire il cuore che mi grida il tuo nome?”
Non le rispose, soltanto la sua fronte a contatto con quella di lei.
“Il tuo cuore ha il diritto di fare ciò che vuole, anche gridare il mio nome.”
Finalmente fu lei a finirgli tra le braccia e lui tremò.
Stava tremando, sentiva i muscoli contratti dalle vibrazioni. Non era abituato a lei, non era mai stato abituato il suo corpo a potersela stringere, aveva solo osato pensarla, desiderarla, ma mai rivendicarla in carne ed ossa, quella parte era di un altro.
La strinse quando la percepì affondare le sue lacrime in mezzo all’incavo del suo collo che la inebriava di un buonissimo profumo.
La strinse.
“Lo capisci che effetto mi fai?” le chiese intuendo che lei stesse ascoltando il cuore che pulsava a mille.
La sua testolina si mosse ancora sotto di lui per acconsentire.
“Sì, lo capisco. Potresti farlo per sempre?”  gli chiese.
Lo sentì sorridere.
Sì, era veramente felice.
“Certo!” rispose infine.
 
 
 
 
 
 
 
Leggimi:

Facebookblogger

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: medea nc