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Autore: Ainely_sc    14/12/2011    0 recensioni
Questa storia nasce come uno sfogo. Non è proprio una storia, sono io a parlare in prima persona e descrivo ciò che vedo, ricordo e sento.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Ciao, sono una ragazza di 16 anni e non ho sogni per il futuro. Tutto ciò che sognavo è andato a perdersi con il tempo. Tutte le speranze, gli amori, le mie aspirazioni. Tutto è morto come muore una foglia una volta staccatasi dal suo albero. Ho deluso tutti, i miei genitori con i quali mi scuso per non essere stata la figlia che loro volevano; i miei amici, che mi hanno vista scomparire come le comete nella notte di San Lorenzo. Mi sono sentita di andar via perché questo non era il mio posto. Qui non c’è felicità, non c’è futuro. Non so come hanno reagito gli altri vedendomi andare. Chissà se avranno pianto o se avranno semplicemente sbuffato. Ma loro che ne sanno? Sanno quanta sofferenza sento io ogni giorno? Sanno come ci si sente ad essere sotto gli sguardi discriminatori di tutti? Sanno come ci si sente a vivere quando sai che la tua vita è inutile? Non penso che capirebbero, come so che non mi capirebbe mai nessuno. Non mi capisco io, quindi figuriamoci. Dentro di me c’è qualcosa che sta per esplodere. Giuro, vorrei urlare al mondo tutto il dolore che c’è dentro di me. Vorrei urlare come fanno i matti, vorrei urlare con così tanto fragore che i polmoni non ne potranno più, vorrei urlare così forte che la mia voce scomparirà per tanto tempo. Vorrei urlare così tanto che la mia anima se ne uscisse dal mio corpo ormai inerme. Vorrei correre senza mai fermarmi, vorrei correre e finire tutte le energie, vorrei correre verso qualcosa che non esiste solo per non fermarmi mai. E poi finirei il tutto con un bel pianto. Uno di quei pianti dove liberi tutta te stessa, uno di quei pianti che appena finisci non hai energie. Uno di quei pianti dove fai uscire tutta te stessa. E magari una persona che ti vede non capisce perché stai piangendo, e allora ti abbraccia, cerca di farti riprendere, ma tu ti senti così presa da quell’abbraccio che ti riporta a tutti i momenti passati che ti mancano da impazzire e piangi, piangi ancora di più. Poi ti riprendi, esci da quell’attimo di follia che ti era preso e tutto torna come prima. Stessa vita, stesse facce, stesso schifo. E il bello è che tu non puoi proprio farci niente, perché niente potrà cambiare. La tua vita è questa, per quanto ti sforzi non cambierà mai! E devi accettarlo, perché se non lo fai muori. Muori come sto morendo io, adesso. Sto morendo perché, appunto, non riesco ad accettarlo. C’è tanta di quella rabbia in me che nemmeno vi immaginate. Non so che tipo di rabbia è, so solo che andrei da certe persone e urlerei loro contro, urlerei loro quanto cazzo mi hanno fatto soffrire, urlerei come ho detto prima, fino allo sfinimento, fino a quando pure le lacrime usciranno da sole.
Mi chiamo Ter. Non vi chiedo di continuare a leggere, volevo solo scrivere qualcosa che avesse senso. O almeno, lo avesse per me.
  
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