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Autore: Alyssa92    15/12/2011    4 recensioni
Ecco cosa potrebbe succedere tra Damon ed Elena dopo l’episodio 3x09. Ho scritto questa fic partendo dall'ultima scena.
Damon la strinse ancora di più a sé ed Elena non poté fare a meno di notare che da quella posizione i loro visi erano terribilmente vicini. Le batteva forte il cuore, così forte che lo sentiva martellare nel petto fino a scuoterle le vene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione: questa fanfiction è ambientata dopo l’episodio 3x09 e riprende la parte finale di esso.
Buona lettura a tutti!





Così perfetto da toglierti il respiro




Elena guardò Damon buttare con rabbia la bottiglia di liquore nel camino. Sobbalzò leggermente per il rumore fatto dal vetro in frantumi, poi fece un passo incerto verso il vampiro. “Ehi”, disse, avvicinandosi ancora a lui. Gli toccò un braccio. “Damon, ehi…” ripeté, cercando di attirare la sua attenzione. Ma Damon continuava a guardare il fuoco scoppiettante nel camino con rabbia, delusione e tristezza. Elena riusciva a capire perfettamente il suo stato d’animo. Anche lei era delusa da tutto quello. Non riusciva ancora a credere che Stefan avesse fermato Damon, che avesse sabotato il piano. Era convinta che stavolta ce l’avrebbero fatta, che sarebbero stati finalmente liberi. E che Stefan sarebbe tornato da loro. Ma non era quello il momento di lasciarsi abbattere. Dovevano essere forti, entrambi.

“Ehi, ascoltami.” Ripeté ancora una volta Elena, con più fermezza nella voce. Tirò Damon per un braccio per costringerlo a voltarsi verso di lei, e poi gli prese il viso tra le mani. Era certa che in questo modo il vampiro sarebbe stato costretto ad ascoltarla. “Sopravviveremo” disse la ragazza, con convinzione nella voce, incatenando il suo sguardo con quello azzurro di Damon. “Noi sopravviviamo sempre”.

Il vampiro abbassò un attimo gli occhi, con un velo di tristezza, e scosse leggermente la testa, come se non credesse alle sue parole.

“Fidati di me” disse Elena, con voce sicura.

Lui la guardò di nuovo, con le sopracciglia aggrottate, come per contenere quel vortice di sentimenti che lottavano per venire fuori. Elena non aveva mai visto il suo sguardo così fragile e umano come in quel momento. Così pieno di emozioni, così innocente. Avrebbe tanto voluto dargli un po’ di quella forza di cui in quel momento sembrava aver bisogno.

“Non riavremo mai più Stefan”. Le parole di Damon colpirono in pieno petto Elena. Lo sapeva; anche lei era giunta alla medesima conclusione qualche istante prima, e la cosa non le piaceva per niente. Ora che Stefan aveva nuovamente la sua libertà, aveva creduto che sarebbe tornato da loro, che sarebbe tornato da lei. Ma ovviamente questi mesi con Klaus l’avevano cambiato, l’avevano reso peggiore, e lei ormai aveva rinunciato all’idea di riaverlo con sé. E poi, anche se fosse tornato, sarebbe riuscita ad amarlo ancora come prima, pur sapendo che razza di persona fosse diventata? Non era più Stefan-il-vampiro-buono, era Stefan-Lo-Squartatore, era diventato un altro. Aveva spento la sua umanità per troppo tempo, nessuno le avrebbe garantito che sarebbe tornato ad essere lo Stefan di sempre. E quindi perché continuare a correre dietro a lui, quando lui neanche voleva tornare? E poi, non era giusto rimanere ancora legata alla speranza e al ricordo di Stefan. Era ora di reagire. “Lo sai, vero?” la voce di Damon la distolse dai propri pensieri.

“Allora lo lasceremo andare” disse la ragazza, trovando la forza dentro di sé e in quegli occhi azzurri che continuavano a guardarla. Esatto, avrebbero fatto così: lo avrebbero lasciato andare, avrebbero superato la sua assenza, proprio come avevano fatto durante tutti quei mesi nei quali Stefan era stato soggiogato da Klaus. “Ok? Dobbiamo lasciarlo andare” concluse, e Damon annuì, triste.

Continuarono a guardarsi per qualche istante, ed Elena era sicura di non aver mai provato tanto affetto per Damon come in quel momento. Le era grata per non averla mai lasciata, perché nonostante tutto, lui c’era sempre stato. In tutti quei mesi, lui era stato la sua forza e il suo appoggio, e il legame tra loro era cresciuto pian piano. Lui era lì, accanto a lei, era sempre lì a proteggerla da tutto, senza mai chiedere nulla in cambio. E quel suo sguardo, in quel momento così disperato, che le implorava silenziosamente aiuto, era di una bellezza e di una fragilità quasi straziante.

Damon avvicinò la sua testa di qualche centimetro, come per baciarla. Elena se ne accorse, ma non si spostò. Anzi, scoprì che lo desiderava davvero. Quel suo sguardo magnetico, quelle labbra morbide… Elena lo voleva. Voleva Damon. Il battito iniziò ad accelerare.

Ma proprio in quell’istante, il cellulare di Damon suonò. Lui indurì la mascella, seccato, e prese il telefonino dalla tasca dei pantaloni. Elena girò la testa e respirò; si era accorta solo in quel momento di aver trattenuto il fiato.

“Al momento non mi interessa commentare il nostro fallimento, Katherine.”

Ci fu qualche istante di silenzio, e poi Damon parlò ancora, con tono secco e deciso: “Non è molto confortante, ora come ora. Torni a nasconderti?”

Silenzio, di nuovo.

“Abbi cura di te, Katherine” la conversazione si concluse così, e dal modo in cui si concluse, Elena intuì che la risposta della vampira fosse stata affermativa. Damon spense la telefonata, la guardò un’ultima volta e poi le girò le spalle, il peso di tutta quella giornata sulle loro teste.

Elena si girò verso il camino, ripensando a ciò che era successo prima. O meglio, a ciò che sarebbe potuto succedere se Katherine non avesse chiamato. Ripensò al legame che si era creato tra lei e Damon durante l’assenza di Stefan, e capì che non poteva essere solo una semplice amicizia. Era più di una semplice amicizia. Tra loro c’era questa sorta di attrazione fatale che neanche lei riusciva a spiegarsi. Anche Alaric se n’era accorto, mettendola in guardia, e anche Bonnie l’aveva notato. Sospirò. Si sentiva come divisa in due, dentro. Da una parte, l’amore per Stefan che stava scemando, e dall’altra questa sorta di attrazione per Damon che invece si stava pian piano fortificando, quel legame di completa fiducia che quasi la destabilizzava. Sospirò e poi si diresse verso la porta d’ingresso, per tornarsene a casa.

Diede un ultimo sguardo in giro, per vedere se il vampiro era ancora in circolazione, ma probabilmente era al piano di sopra chiuso nella sua stanza. Sospirò tra sé e sé, sperando di averlo calmato almeno un po’.

Aprì la porta, e quasi le venne un colpo nel ritrovarsi la figura di Damon che la scrutava con il suo sguardo così penetrante, ammaliante e disarmante.

“Damon…” iniziò Elena, con il suo solito tono da rimprovero.

“Dove credi di andare, Elena?” la interruppe lui, appoggiando un braccio allo stipite della porta, in modo da bloccarle il passaggio.

“A casa, mi sembra ovvio” alzò gli occhi verso il cielo mentre lo disse.

“Non se ne parla. Stanotte dormi qui”

“Non se ne parla” rispose Elena senza neanche pensarci due volte. Fece un passo avanti cercando di farsi largo tra il braccio di Damon e la porta, ma lui in un battito di ciglia l’aveva già afferrata per i fianchi in modo da bloccarle qualsiasi movimento.

“Elena, ti vorrei ricordare che un pazzo che vuole il tuo sangue di nome Klaus è in circolazione. E io non ti lascio sola.” La guardò negli occhi, portando una mano a sfiorarle il viso.

“Ma a casa c’è Jeremy, devo andare da lui, voglio assicurarmi che stia bene.” Rispose lei, pur sapendo di aver già perso la sfida.

“Jeremy starà benissimo, c’è Alaric con lui. E poi, questa casa è più sicura perché i vampiri non possono entrare. Ed è te che vuole, non loro.” Damon concluse la sua arringa, con un ghigno soddisfatto sul volto. Sapeva perfettamente di averla in pugno, e questa sua sicurezza fece innervosire Elena, che sospirò sonoramente.

“E va bene, hai vinto” si arrese lei, rientrando in casa. Andò in bagno, e quando uscì si ritrovò proprio davanti al letto di Stefan. Si ricordò di quando avevano fatto l’amore per la prima volta, e di quanto fossero cambiate le cose da allora. Eppure non era trascorso molto tempo. Sospirò, non voleva dormire nel suo letto, in quel letto che ancora sapeva di lui. Troppi ricordi, non avrebbero aiutato a farla stare meglio.

“Puoi dormire nel mio letto, se vuoi” disse la voce di Damon alle sue spalle, intuendo probabilmente ciò che le stava passando per la testa.

Lei si girò lentamente verso di lui. “Grazie, Damon” disse, e lo disse col cuore. Lui le sorrise, e questa volta non era il suo solito ghigno. Era un sorriso dolce, protettivo.

Elena andò nella camera di Damon, dove l’aveva baciato sul letto di morte. Sorrise al ricordo di quel bacio, così innocente e puro, e si ricordò della paura che aveva provato quando aveva creduto di perderlo. Era contenta che fosse ancora vivo, e che fosse ancora lì accanto a lei. Si stese sul letto, e vide la figura del vampiro fare altrettanto accanto a lei.

“Damon… cosa stai facendo?” chiese, di nuovo il tono di rimprovero che affiorava nella sua voce.

“Ti ho detto che potevi dormire nel mio letto, ma non ho mai detto che non ci avrei dormito anche io, nel mio letto.” Rispose lui, con una punta di soddisfazione nella voce.

Eccolo, di nuovo, quel ghigno malizioso che riaffiorava sul suo volto. Elena lo trovò terribilmente sexy, in quel momento. Però sbuffò: non avrebbe mai ammesso di trovarlo affascinante, né con lui né con se stessa.

“Avanti, Elena… come se fosse la prima volta che dormiamo insieme! L’altra notte non mi sembravi così dispiaciuta della mia presenza”

Lei alzò nuovamente gli occhi al cielo, “E va bene, va bene” concluse, era troppo stanca per mettersi a discutere; chiuse gli occhi e si voltò su un fianco.

Lui la guardò per un po’, poi le accarezzò una guancia e le disse: “Buona notte”

“ ‘Notte” biascicò lei, poco prima di entrare in un sonno profondo.



La mattina dopo si svegliò sentendo l’odore del caffè che le penetrava le narici.

Andò in cucina e vide Damon ai fornelli, di spalle, con un asciugamano da cucina sulla spalla sinistra. Proprio in quel momento si girò verso di lei, “Buongiorno. Colazione?”

“Ah, grazie” rispose Elena, sorpresa, guardando il ghigno soddisfatto di Damon nell’accorgersi del suo stupore. Si sedettero entrambi al tavolo, mangiando in silenzio. Ma non era un silenzio imbarazzante. Era un silenzio tranquillo, disteso. Si guardarono negli occhi per qualche istante, ed Elena sentì come se per un momento tutte le cose brutte che erano successe fossero scomparse, e come se ci fossero solo loro due. E capì, in quel momento, che se ci fosse stato Damon al suo fianco, questo le sarebbe bastato per essere serena, per essere felice. Per stare bene. Lei stava bene. Era come se la consapevolezza che Stefan non sarebbe più tornato le avesse permesso di liberarsi di quel legame che ancora la teneva incatenata a lui, impedendole di guardare avanti. Adesso che aveva deciso di lasciarlo andare, quel legame era scomparso, e poteva cercare la felicità in altre cose, senza più che essa dipendesse da lui. Era una nuova consapevolezza che le stava crescendo dentro, che le dava la forza per superare ciò che era accaduto e concentrarsi sul presente.



Finita la colazione, Elena si alzò, prese la giacca e fece per uscire.

“Dove vai?”

“A scuola, Damon. O devo forse chiederti il permesso?” gli rispose con aria seccata, voltandosi verso di lui. Il vampiro aggrottò per qualche secondo le sopracciglia, come se stesse per prendere una decisione molto importante.

“Okay. Ti accompagno” disse, poi sparì per riapparire qualche millesimo di secondo dopo, con il suo giubbotto di pelle tra le mani.

“Guarda che non ho bisogno del baby-sitter”

“Io non mi definirei proprio un baby-sitter…” disse, e pronunciò la parola baby-sitter quasi con disprezzo, “preferisco essere chiamato guardia del corpo”

“Non ne ho bisogno comunque” ribatté lei, convinta. Adesso stava veramente perdendo la pazienza. Va bene che si preoccupasse, ma così era esagerato. Non ebbe il tempo di pensare ad altro, che Damon le fu davanti e si sporse verso di lei. Adesso i loro nasi erano vicini, molto vicini, e il suo sguardo carico di desiderio la metteva in imbarazzo. Le mise le mani attorno al viso.

Io non ci giurerei” le rispose, con un filo di voce, avvicinandosi ancora di qualche centimetro. Elena trattenne il fiato, con i battiti del cuore che erano aumentati esponenzialmente. Sperava solo che Damon non riuscisse a sentire il battito del suo cuore, o l’avrebbe presa in giro fino alla morte. Credeva che le loro labbra si sarebbero sfiorate, vicine com’erano; invece, Damon si limitò a lanciarle un’ultima occhiata, fece scivolare le mani sul suo collo fino a prendere tra le dita una ciocca di capelli, e poi si scostò.

Elena rimase immobile per qualche minuto, con il cuore che ancora le batteva forte dentro al petto.

“Allora, andiamo?” si girò, e c’era Damon che l’aspettava davanti alla porta spalancata. Il tragitto lo percorsero in silenzio. Elena era ancora scossa per ciò che era successo; aveva desiderato che Damon la baciasse, di nuovo. Due volte in due giorni, ottimo.

“Fai la brava, Elena, e sii gentile con i tuoi amici” le raccomandò Damon strizzandole l’occhio, quando furono davanti alla scuola, come se fosse un paparino in apprensione. Elena si limitò ad alzare gli occhi al cielo senza aggiungere nulla, e poi raggiunse Bonnie e Caroline.

“Che ci facevi con Damon?” le chiese la strega, sospettosa. “Ho dormito da lui stanotte, e così ha insistito per accompagnarmi: crede che Klaus salterà fuori da un momento all’altro” disse, ma Bonnie si fermò alla prima parte della frase.

“Che cosa? Hai dormito con lui stanotte?”

“Sì, dormito, Bonnie. Dormito e nient’altro.” Con queste parole, Elena dichiarò chiuso il discorso e cercò di non pensare al desiderio di baciare Damon provato pochi minuti prima.



Quando le lezioni terminarono, Elena decise di andare a casa propria per farsi una bella doccia calda e prendersi qualche minuto di relax. Fortunatamente Damon non si era fatto vivo, perciò si aspettava che l’avrebbe chiamata da un momento all’altro, ma ciò non successe. Per qualche istante si domandò se, per caso, gli fosse successo qualcosa, ma poi si disse che era troppo presto per preoccuparsi e preferì rimandare questa preoccupazione a dopo la doccia. Si rilassò completamente sotto il getto d’acqua bollente, che le massaggiava la nuca e le spalle. Chiuse gli occhi e ripensò alla sera precedente, a quando Damon le aveva preso il viso tra le mani e l’aveva guardata, così fragile e umano come non lo aveva mai visto. Rivide i suoi occhi azzurri nella mente, quegli occhi così profondi e ammalianti, e quando uscì dalla doccia si accorse che il suo intento di rilassarsi era andato a farsi friggere, perché per tutto il tempo non aveva fatto altro che pensare a lui. Si mise un asciugamano bianco attorno al corpo ed uscì dal bagno per entrare in camera propria.

“Devo ammettere che ti dona questo abbigliamento” disse una voce alle sue spalle. Elena sobbalzò e si girò di scatto, stringendo forte a sé l’asciugamano.

“Damon, non farlo mai più” lo rimproverò, cercando di coprirsi il più possibile. Lui tirò fuori il suo ghigno malizioso, e poi si sedette sul letto, guardandola. Scocciata, Elena raggiunse il mobile di legno bianco, ed aprì il cassetto della biancheria intima per cercare qualcosa da mettersi. Voleva vestirsi il prima possibile, si sentiva a disagio.

Sentì una presenza dietro le sue spalle e si rese conto che Damon l’aveva raggiunta.

Il vampiro si avvicinò ancor di più alla sua schiena, fino a sfiorarle il corpo, e con l’indice della mano destra le accarezzò un braccio nudo, dalla spalla fino al polso, delicatamente. Elena rabbrividì, ma non si mosse. Sentì le labbra di Damon che si avvicinarono al suo orecchio, che lo sfiorarono, e questo contatto le diede una scarica di adrenalina pura. “Il completino di pizzo rosso ti starebbe proprio bene” le sussurrò, ed Elena trattenne il fiato. Socchiuse gli occhi, incantata, immobilizzata da quel contatto. Si costrinse a pensare alla sua biancheria intima invece che a quelle labbra che ora le stavano sfiorando il lobo dell’orecchio, e ora scendevano più in basso, sul collo…

Sospirò. Così, senza neanche pensarci, le scappò un sospiro, e sentì la pelle del viso di Damon tendersi in un sorriso soddisfatto.

“Non credevo di farti quest’effetto, Elena” si compiacque, e lei si indispettì. Si ricompose e afferrò un completino nero. “Oh, sì, va bene anche quello. Nero è più sexy”

Elena si girò di scatto, voleva dirgli qualcosa di tagliente, ma il fatto è che si ritrovò davanti ai suoi occhi azzurri, e non ce la fece. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma uscì solo un sospiro. Damon si avvicinò a lei. Ora era così vicino che sarebbe bastato sporgersi un attimo per sfiorare le sue labbra morbide. Lo guardò ancora una volta negli occhi, il suo sguardo era carico di desiderio, e il modo in cui la guardava la faceva sentire ancora più nuda di quanto già non fosse. Lui la spinse con il suo corpo contro al mobile, e il peso di entrambi lo fece oscillare; un tonfo sordo, improvviso, li fece sobbalzare. Elena si voltò di scatto, e vide che la sua crema per il corpo era caduta per terra. Si voltò di nuovo verso Damon, ma era scomparso.

“È tutto a posto?” chiese Jeremy, affacciandosi alla porta.

“Sì… è solo caduta una cosa” rispose la ragazza, ancora scossa, andando poi a vestirsi in bagno. Quando tornò in camera sua, si aspettava che Damon fosse di nuovo lì a disturbarla, ma invece se n’era andato definitivamente. Ci rimase un attimo male, ma poi pensò che forse era meglio così. Dopo essersi asciugata velocemente i capelli, si sedette sul letto e decise che quello sarebbe stato il momento buono per ricominciare a fare i compiti e tornare ad essere una studentessa modello. Anzi, si sarebbe accontentata anche solo di tornare ad essere una studentessa nella media. Poi ci pensò meglio, e visti i suoi ultimi voti e l’enorme quantità di assenze che aveva già fatto dall’inizio dell’anno scolastico, si sarebbe accontentata anche solo di strappare la sufficienza in tutte le materie. Aprì il libro di storia. Se non altro, Alaric sarebbe stato clemente con lei. Iniziò a leggere, ma dopo neanche tre parole la sua mente cominciò a vagare per i fatti suoi.

Damon che le arrivava da dietro le spalle, che le accarezzava il braccio, che le sfiorava l’orecchio con le labbra… al semplice ricordo di quanto successo poco prima, il cuore prese a battere più veloce. Damon che le sussurrava all’orecchio, che le sfiorava il collo con le labbra… provò quella tipica sensazione di vuoto allo stomaco e di tensione. Poi si riscosse, e ricominciò a leggere la frase del libro. Ma, dopo qualche minuto, si ritrovò punto e a capo. Quindi decise che chiudere il libro di storia sarebbe stata la scelta migliore, e prese il suo diario. Aveva bisogno di scrivere i propri pensieri, aveva bisogno di liberare la mente.



Chiuse il diario, soddisfatta: adesso che era finalmente libera dal pensiero ossessivo di Damon, dei suoi occhi, delle sue labbra e del suo tocco, poteva tornare ad essere tranquilla.

Prese di nuovo il libro di storia, ma non fece altro che rigirarselo tra le mani per qualche minuto, sovrappensiero. Alla fine decise che così non sarebbe potuta andare avanti. Prese il giubbotto e fece per andare a casa sua, ma se lo incrociò per le scale. Non appena lo vide, il suo cuore mancò un battito.

“Elena, che sorpresa…” la salutò. Guardò prima lei, poi il giubbotto tra le sue mani, e sembrò capire. “Stavi forse venendo da me?”

“Io…” iniziò, ma lui la interruppe.

“Non c’è bisogno di imbarazzarsi ad ammettere che ti sono mancato, Elena, ormai sono abituato alle avances delle donne” le disse. Lei alzò gli occhi al cielo. Era tornato il solito Damon, non c’era che dire. “Allora, andiamo?”

“Dove?”

“Beh, visto che stavi venendo a casa mia, pensavo di andare proprio lì” le rispose, e poi aggiunse sottovoce, aggrottando le sopracciglia: “e poi Alaric ultimamente non gradisce molto la mia presenza, sai, mi sentirei più a mio agio lontano da qui…”

“Guarda che non siamo costretti a stare nello stesso posto”

“Vedi, è proprio qui che ti sbagli: io sono la tua guardia del corpo, ricordi? Bene, ora andiamo”



Mezz’ora più tardi erano seduti davanti al camino, l’uno di fronte all’altra, a mangiare la pizza, con la musica che teneva loro compagnia.

“Damon” disse la ragazza, dopo aver finito di mangiare, “perché te ne sei andato oggi pomeriggio?”

Lui la guardò intensamente. “Non lo so, credevo che volessi stare sola”, le rispose semplicemente, ed Elena annuì. Probabilmente non era quello il vero motivo, ma non le importava neanche più di tanto, a dire il vero. Ciò che contava, per lei, era che adesso erano insieme e che stavano bene. Era da tanto tempo che non si sentiva così.

Nel silenzio, risuonò per tutta la stanza una canzone, ed Elena la riconobbe all’istante. Era quella canzone, la canzone che lei e Damon avevano ballato insieme quella volta, quando doveva sfilare per poter diventare Miss Mystic Falls. Di riflesso guardò Damon, che si alzò in piedi e le tese una mano.

“Vuole concedermi questo ballo, Miss Gilbert?” le chiese, e lei annuì appoggiando una mano sulla sua. Lui la fece alzare in piedi e, proprio come quella volta, si misero l’uno di fronte all’altra e si inchinarono, guardandosi negli occhi. Fecero un passo indietro, poi alzarono la mano destra e si avvicinarono piano, senza toccarsi. Quel quasi sfiorarsi la fece rabbrividire. Girarono su loro stessi, senza mai staccare lo sguardo. Dio, com’era magnetico quello sguardo azzurro, era magnetico in un modo che neanche lei riusciva a spiegarsi. In quelle pozze ghiacciate ci si poteva persino perdere.

Tornarono alle posizioni originarie, e fecero la stessa cosa, ma con la mano sinistra. Infine, lo fecero con entrambe le mani, e i loro sguardi non si separarono neanche per un istante. Lui fece un mezzo sorriso sghembo, e lei pensò che fosse il sorriso più bello che Damon avesse mai fatto. Era un sorriso così dolce e innocente che la fece rabbrividire.

Adesso erano di nuovo l’uno di fronte all’altra. Fecero un passo avanti, poi Damon la strinse a sé e le prese la mano. A quel contatto ravvicinato il cuore di Elena prese a battere forte, ma cercò di non farci caso e iniziò a volteggiare con lui per tutta la stanza. I loro sguardi erano incatenati, e c’era un’intesa così forte tra loro che Elena non si seppe neanche spiegare. Era come una scarica di sentimenti che partiva dallo sguardo per poi arrivare dritto in petto.

Passione, elettricità, desiderio.

Annegava in quegli occhi e riemergeva e poi annegava di nuovo, fino a perdersi nelle profondità di tutta l’emozione che provava dentro di sé e che lui le trasmetteva con quello sguardo.

Lei gli sorrise, un po’ perché si stava divertendo e un po’ perché era imbarazzata da morire e non sapeva come gestire quello che provava.

La canzone finì, ma loro, invece che tornare l’uno di fronte all’altra, rimasero così, immobili, a guardarsi. Damon la strinse ancora di più a sé ed Elena non poté fare a meno di notare che da quella posizione i loro visi erano terribilmente vicini. Le batteva forte il cuore, così forte che lo sentiva martellare nel petto fino a scuoterle le vene. Lui si avvicinò ancora, e le mise la mano – che fino a poco prima era appoggiata sulla sua schiena – sul suo viso. Elena provò un brivido che le percorse tutta la schiena, e anche lei si avvicinò un po’ di più al vampiro. Infine, entrambi si sporsero un po’, e le loro labbra si toccarono in un bacio casto. Si separarono di pochi millimetri e poi si baciarono di nuovo, questa volta in maniera più profonda. Elena sentiva le sue labbra morbide sulle sue, la sua lingua calda a contatto con la propria, sentiva il suo profumo invaderle le narici fino a renderla ubriaca. Ubriaca, sì, in quel momento era ubriaca di Damon, lo voleva stringere, lo voleva amare con tutta se stessa. Sentiva le sue mani sul suo corpo, quelle mani grandi e calde che la facevano sentire protetta come non si sentiva da tempo.

Ben presto si ritrovò tra le sue braccia – Damon l’aveva sollevata di peso, e a velocità-vampiro l’aveva portata in camera da letto – e poi si ritrovò distesa sul materasso morbido, sotto di lui.

“Sei sicura?” le chiese, dolce, innocente, quasi insicuro, fermandosi un attimo a guardarla negli occhi.

“Sì, Damon. Sono sicura” rispose immediatamente, tornando a baciare quelle labbra, a torturarle, per poi passare a baciare le sue guance, e il suo collo così caldo e profumato.

La stanza si riempì dei loro sospiri e del loro odore, e quella notte si amarono per la prima volta. Fecero l’amore, ed Elena si concesse a lui con tutta se stessa. Sapeva che da quel momento in poi sarebbe cambiato tutto, che avrebbero dovuto affrontare ancora chissà quanti problemi e quante avventure e che, come al solito, le loro vite non sarebbero mai state tranquille. Ma a Elena non importava, voleva solo stare tra le sue braccia e godersi quel piccolo rifugio di serenità che solo lui aveva saputo regalarle. Dopotutto, ci sono pochi momenti perfetti nella vita di ciascuno, ma Elena ne era certa: quello era sicuramente uno di quei momenti così perfetti da toglierti il respiro.



Spazio Autrice: è la prima one-shot che scrivo su questa coppia, perciò spero veramente che vi sia piaciuta. Da poco ho iniziato a vedere questo telefilm e me lo sono letteralmente divorato… e ovviamente mi sono innamorata della coppia Damon/Elena, e non potevo non scriverci sopra qualcosa! Ho messo un riferimento all’episodio 1x19, perché quella è in assoluto una delle mie scene Delena preferite! ^^

Grazie per essere arrivati fino in fondo! Fatemi sapere se vi è piaciuta! :-)

Alyssa92
  
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