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Autore: coldfingergurl    16/12/2011    6 recensioni
Era passato un anno da quando aveva ridotto in cenere il vampiro, in verità era diventato gelatinoso, e non passava giorno in cui Minho non andava alla sua tomba a raccontargli quello che lui e Taemin combinavano o cosa stava succedendo nelle loro vite.
Minho vive con il perenne senso di colpa per quello che ha fatto, per come ha lasciato il cacciatore nelle grinfie di Hiromitsu. [2min, Missing Moments of Onew, The Vampires Slayer]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minho, Taemin
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A.N: Essendo un Missing Moments, vi riporto subito al resto di tutta la fic, mettiamo il caso che qualcuno non l'abbia ancora letta. Comunque può fare storia a sè ^_^! [ http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=719340&i=1 ]


“Abbiamo ridipinto la tua stanza sai? Taemin…ha voluto fare una parete rosa, per Kibum.”

Minho era inginocchiato davanti ad una tomba, la mano che accarezzava insistentemente la lapide di marmo di fronte a sé.
C’era una foto attaccata, in realtà era più una rappresentazione antica, di quelle che si usavano nei tempi in cui la gente viveva ancora nei villaggi. Ritraeva un giovane Jonghyun, con il suo bell’Hanbok ed un sorriso che avrebbe fatto invidia a chiunque: era così vivo in quella “foto”.
Certo, negli anni in cui erano stati assieme lo aveva visto sorridere tante volte, ma mai come in quella foto, c’era sempre stato qualcosa che ostacolava la vera felicità dell’amico e di sicuro era il fatto di non essere più umano.

Era passato un anno da quando aveva ridotto in cenere il vampiro, in verità era diventato gelatinoso, e non passava giorno in cui Minho non andava alla sua tomba a raccontargli quello che lui e Taemin combinavano o cosa stava succedendo nelle loro vite.
Il più piccolo non andava mai con lui al cimitero, diceva che riusciva a vedere gli altri fantasmi e che loro volevano usarlo come tramite o come Medium, cosa che lo faceva innervosire. Per questo evitava anche gli ospedali o i luoghi che ritenevano infestati, perché lo erano davvero, e il povero Taemin non aveva nessuna intenzione di recapitare messaggi a mogli affrante o amanti che sperperavano conti in banca non loro.

“Lui vorrebbe venire a trovarti, ma dice che gli altri spiriti sono diventati insistenti e qualcuno potrebbe prendere possesso del suo corpo o qualcosa del genere. Credi che sia possibile hyung?”

Sapeva di sembrare un matto, ma il pensiero di poter parlare con Jonghyun a quel modo lo faceva stare bene. Sì insomma, tutte le persone che perdevano qualcuno di caro finivano a quel modo, no?
Lui aveva visto una signora anziana parlare con la foto del marito, toccandola e baciandola, ovviamente il mannaro non si lasciava andare a certe effusioni ma scambiare due chiacchiere con una lapide non era poi così male.

“Sei davvero sicuro di volerlo fare?”

“Quante volte me lo devi chiedere ancora? Non riesci a capire che ne ho bisogno?”


Minho ricordava di aver sospirato a quelle domande, piuttosto retoriche a dire il vero, e poi aveva annuito, dicendo a Taemin di andare da un’altra parte (cosa che il più piccolo aveva ignorato).
Prima di impalare, letteralmente, il suo migliore amico, aveva visto quest’ultimo sorridere come se fosse stato la persona più felice del mondo. Forse lo era davvero, pensare di riuscire a finire la sua vita da mostro e poterne iniziare un’altra da umano lo rendeva ansioso ma anche emozionato: vivo.

Jonghyun non si era mai davvero ripreso dalla morte di Kibum, anzi, era sempre andato a peggiorare e la sua voglia di morire e di affidare tutte le sue speranze ad una stupida teoria, erano la prova del suo malessere.
Ovviamente se non fosse stato innamorato di quell’umano, davvero innamorato, non si sarebbe mai sentito a quel modo, non avrebbe mai chiesto al licantropo di togliergli la vita.

“Chissà quanto ci metterai a trovare la sua anima, spero davvero che sia possibile.”

Anche se probabilmente ci sarebbero voluti anni, se non secoli, perché una cosa del genere accadesse.
Ci sperava davvero tanto che tutto quello che aveva letto sulla reincarnazione fosse vera, almeno si sarebbe sentito meno in colpa nell’averlo ucciso, nell’aver posto fine alla vita dell’unico amico del quale si fidava completamente.

“Sei di nuovo qua?”

“Potrei dire lo stesso di te.”

Jessica aveva ridacchiato, mettendosi seduta accanto a lui, appoggiando poi un fiore sulla tomba di Jonghyun.
La vampira non faceva altro che passare tutti i giorni, esattamente come lui, portare fiori su fiori e poi rimaneva in silenzio a fissare chissà cosa.
Il ragazzo aveva pensato che andasse in quel posto per qualche motivo oscuro, magari cercava nuove vittime da mettere sotto i denti, ma poi si fermava sempre e solo sulla tomba di Jonghyun e i pensieri cattivi che aveva fatto su di lei sparivano; non credeva che un altro vampiro potesse essere così attaccato ad un altro. In fondo l’unico esempio di relazione tra vampiri che aveva avuto era stata quella tra il migliore amico ed il suo creatore e…e tutti avevano visto cos’era successo.

Sospirando, vide la ragazza puntare lo sguardo verso il cielo, gli occhi che si chiudevano lasciando spazio ad un’espressione innocente, cosa che stonava con la sua natura.
Aveva sempre trovato la Regina decisamente strana, diversa da tutti gli altri vampiri che aveva incontrato (escludendo Jonghyun, ovvio) e quello doveva proprio essere il suo punto di forza, considerando come tutte le persone rimanevano ammaliate da lei e dai suoi modi di fare.
Era fredda, calcolatrice e una spietata assassina, ma c’erano anche affetto sincero per i suoi “fratelli e sorelle”, per la sua umana ormai morta e per come aveva aiutato Jinki. Già, Jinki.

Dopo che lo avevano lasciato in balia di Hiromitsu, il povero cacciatore era stato aggredito e Minho aveva pensato fosse stato fatto a brandelli, piccoli piccoli, e il senso di colpa aveva già iniziato a fargli perdere il sonno (tutto perché lui non aveva fatto altro che pensare a Taemin e Jonghyun) ed invece…
…invece Jessica lo aveva salvato e lo aveva trasformato in vampiro, un cacciatore che diventa vampiro. Sicuramente era stato un gran bello shock per quel poveraccio, risvegliarsi come una delle creature a cui avevi dato la caccia per anni, quei mostri che tanto dicevi di odiare.
Comunque quando si era ripreso, il ragazzo era andato alla ricerca dell’allegra combriccola che lo aveva lasciato morire, intenzionato a trovare vendetta.
Aveva creduto che Jonghyun fosse ancora con loro, non gli interessava niente di Taemin (e forse nemmeno di Minho), tutta la sua rabbia era diretta verso un’unica persona e non si sarebbe dato pace finché non avesse ottenuto quello che voleva: vendetta.

“Ti ho detto che Jonghyun non c’è.”

“E dove se n’è andato, eh?! Vuoi per caso che me la prenda con te?!”

“Tsk, moriresti solo dopo aver assaggiato il mio sangue.”


L’ex-cacciatore era così arrabbiato quel giorno, aveva cominciato a buttare tutto per aria, gridando quanto Kim Jonghyun gli avesse rovinato la vita, portandogli via la persona che amava prima e la vita poi. Aveva urlato a Minho che pure lui era responsabile, che avrebbe dovuto evitare che quel mostro si avvicinasse ad un essere umano, che smettesse di dare il tormento a Kibum perché lui era innocente e non si meritava di fare una fine del genere. Non si meritava di amare uno scherzo della natura.

“Jonghyun non era uno scherzo della natura! Era una brava persona, lui…aveva smesso di fare del male alla gente.”

“Ma lo ha fatto a Kibum, lo ha fatto a ME!”

“No, sei solo arrabbiato perché il tuo migliore amico è morto e perché sei diventato un vampiro, non c’entra niente il tuo amore non corrisposto…stai solo…solo cercando di superare la rabbia per la morte di Key.”


Jinki non si era sfogato quando aveva scoperto del corpo dell’amico, aveva pianto certo, ma dopo qualche ora si era buttato a capofitto nella ricerca di Hiromitsu e non aveva avuto il tempo di elaborare il lutto, esattamente come aveva fatto Jonghyun.
Quei due erano molto più simili di quanto credessero e non solo perché entrambi innamorati della stessa persona, ma perché avevano pensato che la vendetta potesse distrarli dal dolore. E com’erano finiti? Uno sottoterra con una ciotola di vetro mentre l’altro stava tentando di vivere come un vampiro.
Se avessero affrontato prima la morte di Kibum, probabilmente niente di tutto quello sarebbe successo.
Ma Jonghyun avrebbe comunque voluto morire, vero?

“Come se la sta cavando Jinki?”

“Meglio, gli ho dovuto far bere il mio sangue per evitare che mi dissanguasse le guardie.”

Jessica aveva ridacchiato, evidentemente divertita all’idea di un piccolo vampiro che se ne andava in giro a divorare la gente senza sosta.
Probabilmente quello stesso pensiero l’aveva spinta a prendersi cura di Jonghyun, anche se ne dubitava visto che lei aveva sempre detto di trovare quel bassotto speciale.

“Ha capito che Kibum è stato felice con Jonghyun, dopo mesi in cui negava la cosa. Dovevi vederlo come gridava: “Non è possibile, deve averlo ammaliato per forza!”, sembrava uno psicopatico.”

“Credevo avesse capito da tempo, anche quando era umano, che Kibum aveva semplicemente scelto un’altra persona”

“Forse ha avuto un crollo psicologico quando è diventato vampiro”

Già, come se fosse possibile una cosa del genere.
Jinki era strano, ma non credeva lo fosse così tanto. In tutta onestà, non gli interessava quello che era stato del cacciatore, sapeva che sotto l’ala protettrice di Jessica era al sicuro, avrebbe persino imparato ad essere un vampiro migliore.

Alzandosi da terra, accarezzò la foto di Jonghyun e sospirò, doveva tornare a casa perché Taemin lo stava aspettando.
Jessica lo aveva guardato e poi gli aveva sorriso, muovendo una delle sue bellissime mani in segno di saluto; quella ragazza aveva un’eleganza fuori dal comune, non importava nemmeno dove si trovasse o cosa stesse facendo, era come una visione, una diva di altri tempi.

“Andiamo a vivere insieme, ti va? Così mi aiuterai a fare l’essere umano!”

“Non è un gioco Jonghyun-hyung, devi impegnarti per fare una cosa simile e questo vuol dire non bere sangue umano.”

“Uhm, sono disposto a farlo!”


Una volta arrivato a casa, le sue narici vennero pervase da un buon profumino, sembravano delle verdure e della carne, forse di manzo, con qualche sprizzo di odore di salsa ai peperoni..o qualcosa del genere.
Minho aveva sorriso appoggiando le chiavi sul mobile accanto alla porta, si tolse le scarpe e le posò meticolosamente nella scarpiera, continuando a sorridere contento. Era a casa.

“Minnie, sono a casa!”

“Sono in cucina hyung!”

Come una brava mogliettina, eh?
Quando tornava a casa, dal suo Taemin, i pensieri cupi che aveva al cimitero svanivano, lasciava che le sue preoccupazioni e sensi di colpa uscissero solamente quando si trovava là, quando poteva parlare a ruota libera con il migliore amico (cioè, con la sua raffigurazione), perché alla fine Taemin stava ancora soffrendo per la perdita del vampiro e lui non voleva vederlo di nuovo piangere.

Ricordava che il giorno stesso in cui Jonghyun era morto del tutto, il più piccolo era corso in camera di quest’ultimo e ci si era rinchiuso, avvolgendosi nelle sue coperte, piangendo nel suo cuscino.
Non riusciva nemmeno a guardare negli occhi il mannaro, probabilmente lo stava incolpando anche se sapeva che non poteva farci nulla, che non era stata una sua idea. Ed aveva pianto per due giorni di fila, non uscendo da quella stanza nemmeno una volta, tanto che Minho si era preoccupato che potesse aver fatto qualcosa di stupido.
Per fortuna che si era sbagliato.

Taemin gli aveva fatto segno di mettersi seduto che la cena era quasi pronta, era bello tornare a casa dopo una giornata faticosa (e deprimente visto che era appena stato al cimitero) e trovare la persona più meravigliosa del mondo ai fornelli, a cucinare per lui.

“Ho visto Jessica al cimitero, ha portato dei fiori a Jonghyun..”

Il più piccolo gli aveva messo un piatto fumante davanti, era qualcosa di occidentale e il mannaro gli aveva sorriso, aspettando che anche lui si mettesse seduto per mangiare. Per quanto gli piacesse essere servito e riverito, non gli sembrava il caso di cominciare a mangiare da solo.

“Ti ha detto qualcosa su Jinki-hyung? Sta bene?”

Dall’espressione addolorata e colpevole dell’altro, si capiva quanto sperasse che quel cacciatore stesse bene dopo che lo avevano lasciato a marcire tra le zanne di Hiromitsu.

“Sì, da quello che ho capito sta iniziando a comportarsi come un vampiro e non come un pazzo isterico.”

“Non puoi dargli torto, è diventato una delle creature a cui dava la caccia…Saresti diventato pazzo anche tu.”

Sospirando, aveva annuito e poi cominciato a mangiare, guardando l’altro ragazzo con aria preoccupata.
Quando entravano in certi argomenti, Jonghyun e Jinki, la tensione tra loro saliva e si tagliava con un coltello, non riuscivano proprio a rimanere tranquilli in quei momenti e Minho ne risentiva parecchio, considerando quanto si riteneva colpevole per tutto quello che era successo.

“Lo sai che non avevo scelta, tu eri appena tornato in vita e Jonghyun era mezzo morto per terra…ho dovuto scegliere chi aiutare.”

Quindi piantala di accusarmi di tutto.
Anche della morte di Jonghyun, non era stato lui a scegliere di renderlo una gelatina, non era stata una sua idea porre fine alla sua vita! Taemin sembrava rifiutare di capirlo, non faceva altro che guardarlo, qualche volta in verità, con quello sguardo accusatorio e Minho cercava di mantenere la calma e non attaccarlo, tutto per evitare di litigare. Non gli rimaneva nessuno a parte lui…e lo amava, davvero tanto.

“Non l’ho deciso io Taemin, hai visto anche tu quanto Jonghyun volesse morire…quanto fosse convinto della sua decisione.”

“Lo so hyung, non…non volevo darti di nuovo la colpa, è solo che…Jonghyun-hyung mi manca.”

Lasciando le bacchette sul tavolo, rinunciando così a mangiare quello che il più piccolo gli aveva preparato, si alzò per andare da lui e lo abbracciò, stringendolo stretto a sé.
Era la prima volta che ammetteva così apertamente di sentire la mancanza del vampiro, non che non si capisse (“Perché passi così tanto tempo in camera di Jonghyun?” “Perché aspetto sempre che entri da quella porta…” gli aveva sempre detto così), e vederlo così fragile gli aveva fatto male.
Taemin era tutto per lui, avrebbe sempre voluto vederlo felice e renderlo felice, ma certe volte si ritrovava a pensare di essere inutile; cosa poteva fare per fargli sentire di meno la mancanza di quel dinosauro? Cercare di riportare in vita anche lui?

“Mi dispiace Taeminnie, fosse dipeso da me…Jonghyun sarebbe ancora vivo. Ma hai visto come stava senza Kibum, vero? Hai visto come non faceva altro che pensare a quella stupida cosa della reincarnazione.”

“Credi che riusciranno a riunirsi? Sarebbe una cosa romantica, vero?”

Aveva annuito, baciando la fronte del più piccolo.
Sperava davvero tanto che quei due potessero tornare insieme prima o poi, che il sacrificio del vampiro non finisse nel vento, risultando solamente un castello di sabbia.
Kim Jonghyun si meritava una seconda possibilità, non era da tutti pentirsi delle azioni malvagie compiute per natura, ma lui aveva cercato di farlo, stava male nel pensare alla gente di cui si era nutrito, quella che aveva ucciso perché il proprio creatore era un essere senza ritegno.
Jonghyun era più umano di quanto ci si aspettasse e Kibum…Kibum lo aveva reso una persona migliore fondamentalmente, quel semplice ragazzino era riuscito a far capire ad un vampiro cosa si provava a vivere davvero.

“Sono sicuro che quei due siano destinati a stare insieme.”

“Non mi importa, siamo connessi, capisci? Io e Kibummie siamo destinati a stare insieme.”

Glielo aveva detto un sacco di volte, Minho alla fine non aveva potuto fare altro che annuire e sperare che fosse davvero così.
Per quanto volesse bene al più grande, per quanto non credesse davvero a quelle cose, chi era lui per rovinargli il momento con il proprio scetticismo?

Mentre era perso nei suoi pensieri, non aveva notato lo sguardo di Taemin sulle sue labbra, lo aveva fatto solamente quando il più piccolo si era pericolosamente avvicinato fino a distruggere la distanza che li divideva.
Era raro che l’altro iniziasse qualcosa, forse ancora non si rendeva bene conto di quello che poteva fare o meno essendo tornato in vita relativamente da poco; non che la cosa gli dispiacesse, adorava anche quel lato innocente dell’ex-fantasma.

“Che ne dici se ce ne andassimo in camera…a continuare il discorso?”

L’altro aveva sorriso in modo quasi diabolico, che contrastava perfettamente con la sua faccettina angelica ed innocente, e poi si alzò velocemente dalla sedia cominciando a spingere tutta la roba che si trovava sul tavolo. La stava buttando per terra, ignorando il fatto che quelli erano i piatti buoni e che il cibo non era del tutto finito; che diavolo aveva in mente?

“Voglio farlo qua…”

“In cucina?”

“Sul tavolo hyung.”

Ok, quello era decisamente inaspettato.

“Ma non-“

Non riuscì a finire la frase, né a protestare con più convinzione, che il più piccolo aveva avvolto le gambe lunghe alla sua vita per poi cominciare a baciarlo.
All’inizio era un bacio casto, solo un leggero sfioramento di labbra, ma col passare dei secondi (e la voglia che iniziava a farsi strada nel cervello del mannaro) le loro lingue si intrecciarono nella bocca del più grande.

Nella stanza si avvertivano solo i loro mugolii, il rumore dei vestiti che venivano tolti con passione e con velocità, perché nessuno dei due ragazzi aveva voglia di stare a perdere tempo con quella roba decisamente di troppo.
Minho aveva sempre voluto toccare il corpo di Taemin, da quando lo aveva riportato in vita era stato attento a non correre troppo, a non forzare l’altro a fare determinate cose dicendogli che la prima volta sarebbe stata più bella a quel modo. E lo era stata, forse la migliore che il licantropo aveva avuto in tutta la sua vita, probabilmente perché davvero innamorato dell’altra persona.

“Hai ancora voglia di parlare, Minho-hyung?”

“Decisamente no.”

Portando le labbra al collo del più piccolo, cominciò ad attaccare dei piccoli morsi sulla sua pelle candida, lasciando qualche segno del proprio passaggio ; aveva sempre adorato il modo in cui quei piccoli lividi adornavano il corpo dell’altro, era un modo per marcare il proprio territorio. Di certo non poteva farlo quando si trasformava, sarebbe stato alquanto spaventoso.

Taemin stava mugolando il suo nome, lo stava facendo con quella voce sensuale e piena di desiderio che si ritrovava, quella stessa voce che riusciva a fargli perdere il controllo in un nanosecondo, senza contare che tutto il sangue si ritrovava a pulsare solamente da una parte…e di certo non era il cervello superiore.

Per qualche istante avrebbe dimenticato il senso di colpa, avrebbe alleggerito il suo cuore da quel peso che si portava dietro da un anno (troppo tempo forse) ed avrebbe liberato dalla mente le immagini di Jonghyun che moriva, di Jinki che veniva morso fino alla morte. Stare con Taemin lo avrebbe fatto sentire nuovamente…se stesso.
   
 
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