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Autore: medea nc    16/12/2011    4 recensioni
Non servono mai grandi azioni all'amore per poter agire!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Nota: I personaggi e l'ambientazione appartengono a J.K. Rowling,
io li utilizzo senza alcuno scopo di lucro per questa storia. 


Strane Cure
 
 
La Sala Comune dei Serpeverde era sempre vuota a quell’ora del giorno, lui lo sapeva bene, perciò era lì.
Se ne stava stravaccato sul divano in pelle verde bottiglia mentre aveva già allentato il nodo alla cravatta e buttato da qualche parte la fine giacca della divisa.
Era uno a cui piaceva stare sempre in ordine?
No, non sempre.
A volte avrebbe preferito non farsi troppi problemi, ma le regole della convivenza comune vanno rispettate, ed uno come lui, del suo rango, non poteva mostrarsi troppo disordinato in pubblico.
Fece uscire la camicia dai pantaloni e sbottonò un paio di bottoni giusto per non sentirsi ancora soffocare.
La testa sullo schienale, le gambe appena divaricate, anche una frigida come Hermione Granger poteva trovarlo attraente.
La sentì arrivare quando si chiuse una porta, quella della sala, e senza scomporsi, la seguì con gli occhi grigi e più curiosi che maligni, andarsi a sedere di fronte a lui.
Ora stavano così, l’uno di fronte all’altra, senza dirsi una parola e con un’aria sospetta stampata sui visi.
“Allora?” chiese lei, dopo quello che parve un tempo lunghissimo.
Quello la squadrò ancora più annoiato del solito.
“Allora cosa?”
Hermione dimenò la testa come faceva di solito quando stava per iniziare un discorso tipico da libro stampato.
“Ho incontrato Blaise Zabini pochi minuti fa nei corridoi; mi ha detto che mi cercavi con una certa premura; che non stavi bene e che avevi bisogno del mio aiuto per non so che cosa che ti è capitato.“
 Pausa.
Lei stava ricominciando a respirare.
Lui semplicemente la guardava allibito ed incazzato.
“Non è mia abitudine offrirmi per certi aiuti a tu capisci chi, né tanto meno entrare nelle case altrui, specie se è il covo delle serpi; ma le parole ed i toni del tuo amico mi sono sembrati molto seri, anche se non dubito che possa essere tutto uno scherzo per farvi quattro risate in una serata noiosa come questa.”
Pausa.
Lei stava ricominciando a respirare. Di nuovo.
Lui semplicemente la guardava allibito, incazzato e depresso.
Tirò la testa all’indietro come se avesse avuto solo un’allucinazione, e fece per rilassarsi mentre quella lo squadrava piatta.
“Allora?” fece per la seconda volta.
“Granger, ti pare che io possa avere bisogno del tuo aiuto?” domandò secco, con una punta di tristezza.
Già, tristezza!
“Quello che ho pensato anch’io … Beh?! Il mio dovere l’ho fatto, lo scherzo non è stato divertente e adesso posso anche andarmene in biblioteca senza sensi di colpa per non aver dato una mano!” asserì quasi serafica.
“Sia lodata la beltà di Hermione J. Granger! Che non si dica che non faccia miracoli!” sputò cattivo.
Quella si alzò dalla poltrona e lo fronteggiò con le mani sui fianchi, quasi ginocchia contro ginocchia.
“Sempre meglio che andare a distribuire malvagità gratuita come fai tu, Malfoy!”
Alzò di nuovo la testa contrastandola con le sue iridi chiarissime.
Di solito non le considerava queste basse allusioni alla guerra e a quella che era stata la sua parte, ma quella donna due cose aveva, la prima era che lo mandasse in bestia anche solo se diceva “buongiorno Malfoy!”
La seconda che mai come questa volta non aveva fatto proprio nulla per meritarsi i suoi rimproveri al gusto di saputella/eroina.
“Quale malvagità avrei distribuito questa volta?” le chiese con le braccia incrociate sul petto.
“Per esempio, quella di inscenare su un teatrino con quell’altro deficiente solo per farmi perdere tempo o ridicolizzarmi!”
Si alzò davanti a lei. Uno scatto veloce che la impaurì facendola appena indietreggiare.
Entrambi sapevano che lei non lo temesse, ma l’altezza del ragazzo era notevole rispetto ai suoi centimetri.
“Io non ho inscenato proprio niente, e comunque se avevi tanto da fare o temevi di essere derisa, potevi anche non venire!”
Questa volta non era più calmo come pochi attimi prima, i toni della sua voce si erano alzati di almeno un’ottava.
Non aspettò che lei reagisse, sapeva per certo che avrebbe sgambettato fuori dalla sala, perciò si rimise seduto senza troppa eleganza.
Ma le donne sorprendono … e molte volte lo fanno andando contro ogni logica indiscutibile degli uomini e anche di se stesse!
Invece di filare, si andò a sedere sul divano accanto a lui.
Era palese che non fosse uno scherzo.
Lei era quella che si mangiava uno Slytherin al giorno per colazione, li conosceva come le sue tasche, forse anche meglio di quanto sapesse i Grifondoro.
Da quando Zabini le si era avvicinato aveva capito che non stesse mentendo, e la faccia di Malfoy aveva qualcosa di singolare già da parecchi giorni.
Non si meritava certo per questo il suo aiuto, ma lei rimaneva pur sempre una Gryffindor diamine!
C’era scritto per principio sul cappellaccio, Se sei Gryffindor porgi l’altra guancia!
“Assodato che darò per certo quanto abbiate detto tu e quell’altro, mi spieghi che aiuto posso darti?”
La sua voce era diventata più incerta, non dolce, figurarsi! ma più tremolante.
Malfoy aveva un braccio sullo schienale e con la mano si massaggiava le tempie.
“Granger, quanto rompi stasera! Ma che hai? Ti ho già detto che non ne so niente di quello che va dicendo quell’idiota di Zabini. Vai da lui a cercare chiarimenti!”
“Ti fa male la testa?”
“No.”
“La pancia?”
“No.”
“I denti?”
“No.”
“Posso darti alcuni rimedi efficaci?”
“No.”
“Insegnarti qualche trucco babbano per superare lo stress?”
“No.” Questa volta il no fu parecchio marcato.
“Pillole per la depressione post guerra?”
“Sparisci! Dileguati! Vattene!” disse infine con un filo di voce molto maligno.
“E allora cos’hai?”
Continuò quella sovrappensiero come se il ragazzo non avesse proprio parlato.
“Non ho niente! Solo tu che mi trucioli i coglioni!” rispose volgare.
“Il tuo linguaggio scurrile non m’impressiona più, sappilo!”
“Davvero? E chi se ne frega!” le rispose.
“Davvero allora non vuoi nulla da me?” chiese lapidaria, come se fosse stata un medico nel pieno delle sue facoltà professionali.
A Malfoy suonò quasi sexy.
“È l’ultima possibilità che ti do!” aggiunse decisa.
L’ultima possibilità.
Avere un’ultima possibilità significa che dopo sei out, dopo sono cavoli!
L’ultima possibilità.
“Va bene Granger, hai vinto tu!” disse infine.
Quella si limitò solo a guardarlo stranita. Non immaginava dove Malfoy potesse andare a parare.
“Stai ancora con Lenticchia?” le domandò.
“Che c’entra adesso Ron!” rispose impettita, ora stava ripensando alla storia dello scherzo.
“Rispondi e basta!”
“No, da mesi, se non l’avesse ancora capito nemmeno Mrs Purr?!” disse secca.
“E … non ci hai fatto niente con lui?”
Voleva farla incazzare!!!
“Malfoy, questi sono cavolacci miei, se permetti!”
Era palesemente arrabbiata.
Stava per alzarsi, ma lui fu più veloce, le afferrò un polso non lasciandole il tempo necessario per togliersi dal divano.
“No, sono anche miei!”
“Tuoi?”
“Rispondi!”
“No, smettila di fare il prepotente!”
“E tu smettila di fare la bigotta di questa cippa! Rispondi e basta, no?”
“No. Io ti vengo a chiedere la tua vita sessuale?”
“Hermione, la sa tutta Hogwarts la mia vita sessuale, cazzo!”
“Beh?! La mia no, ancora meno tu!”
“Perché?”
“Perché vuoi solo offendere!”
“Ti sto offendendo?”
“Lo farai?”
“Per Salazar, sei angosciante!”
 “Lasciami il braccio e non ti angoscerò più!”
Ma Malfoy, da bravo disubbidiente serpeverde, la strattonò in maniera più vigorosa e le chiese ancora:
“Rispondi solo alla mia domanda e poi mi potrai aiutare!”
“Non ti voglio aiutare più!”
Quello respirò con fare solenne.
“A te non serve una bacchetta Granger, tu gli schiantesimi riesci a farli con la sola forza della parola. Sei snervante!”
“ Ebbene! Potrai anche ridere di me fino alla fine dell’anno …”
“Non riderò!” la rassicurò malamente.
“ … ma la mia illibatezza è ancora parte integrante del mio corpo. E con questo penso di aver fatto pure abbastanza per stasera.”
“Cento punti per la Granger!” disse sorridendo.
“Non che il contrario avesse cambiato qualcosa, ma meglio così!”
Hermione se ne stava allibita; non incazzata e depressa, solo allibita.
“Malfoy ma tu sei sicuro di avere tutte le rotelle al posto giusto?” chiese fermamente convinta e con tutta la serietà tipica della sua natura.
Le lasciò il polso, ritornò a mettersi comodo.
“Granger, non eri qui per darmi una mano?”
“Sì, mi pare che fosse questo il motivo mezz’ora fa!” lo rimbeccò.
Malfoy allungò la testa sopra il grembo della ragazza, e le gambe penzoloni sul resto del divano. Con gli occhi chiusi afferrò una mano di lei mentre quella se ne stava semplicemente immobile.
Le dita piccole le portò all’altezza del suo petto, sopra la camicia.
“Qui mi fa parecchio male!” asserì.
“Aritmie?”
“No.”
“Arteriosclerosi?”
“No.”
“Ictus?”
“No.”
“Infarto?”
“No.”
Poi sollevò un braccio, mettendo la sua lunga mano dietro la testa della ragazza e alzandosi appena un po’, la sua bocca incontrò le labbra soffici di lei.
Forse il cuore non era malato, ma un po’ di battito accelerato ce l’aveva anche lei adesso.
Quando si staccarono, parecchio contro i desideri di entrambi e con una certa flemma, si osservarono come se avessero fatto un giro pazzesco su una giostra pericolosa.
In effetti gli girava la testa a tutti e due.
“Sei innamorato di me, Malfoy?” chiese scandendo bene le parole.
“È così evidente?” chiese con voce impastata, molto simile al velluto, mentre non toglieva gli occhi dalla bocca di lei.
“Direi, lampante.”
“Mm …” mugugnò mentre la baciava ancora. Lei stava rispondendo con parecchia nonchalance considerando che lo stava facendo con Malfoy.
“Ma io non ti amo.” Gli disse ovvia.
Il biondo viziato non si scompose.
“Tranquilla, mi sto già impegnando per rimediare.”
 
 
 
 
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