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Autore: Zomi    16/12/2011    7 recensioni
Sono un cacciatore. Un cacciatore di mostri. Mi chiamo Van Helsing. Il mio compito è semplice: trovare i mostri, braccarli, ucciderli.
Niente di più, niente di meno...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nami | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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VAN HELSING
 

  Sono un cacciatore. Un cacciatore di mostri. Mi chiamo Van Helsing. Il mio compito è semplice: trovare i mostri, braccarli, ucciderli.
Niente di più, niente di meno.
La pietà è bandita. Il senso di colpa non ammesso. Il rimorso soppresso dal mio dovere.
Quando qualche lurido essere demoniaco osa avvicinare troppo la sua lercia carcassa ad un centro abitato, io arrivo. Lo individuo, lo stolto di Satana, lo caccio e lo elimino con un semplice colpo mortale.
Faccio roteare il liquore ambrato bel mio bicchiere, fino a quando non si dilata su tutta la superficie vetrosa del calice. Con la coda dell’occhio osservo i numerosi commensali della taverna in cui siedo.
Mi trovo da qualche giorno in questo paesino disperso tre le montagne tra l’Europa e l’Asia, in cerca del maledetto licantropo che ormai da mesi sto braccando. La mia caccia è iniziata circa 4 mesi fa, quando, in un paese più benestante di questo, un ricco mercante mi aveva denunciato la scomparsa della figlia ad opera di un mostruoso cane lupo che riusciva a camminare eretto su due zampe. Subito le mie ricerche avevano dato i loro frutti: la bestia si muoveva solo di notte e appesantita da un carico, a quanto sembrava dalle impronte che trovavo in regione in regione.
Dopo 2 mesi credevo di averlo ormai preso, ma improvvisamente era scomparso, per poi ricomparire in questo luogo dimenticato da Dio, a quasi 30 000 km dal punto di partenza. Eccomi qui, quindi, in cerca di quel sanguinario mangiatore di uomini.
Studio le persone presenti fino ad individuare una coppia incappucciata in un angolo della locanda. Confabulano concitati. Lui sembra spazientito, preoccupato e continua a guardarsi attorno. Lei silenziosa, non alza il volto dal tavolo.
Gli osservo con insistenza.
La ragazza non avrà più di 20 anni, anche se, il mantello che indossa, le copre buona parte del volto e potrei sbagliarmi. Lui, è difficile da dire.
È di spalle ed è incurvato verso di lei. Le accarezza la mano. Sul volto della giovane appare uno splendido sorriso che illumina questo schifoso tugurio, e alzando il capo dona al suo compagno la visione del suo angelico viso.
Dal copricapo scappa una ciocca di capelli rossi.
Raddrizzo la schiena e volto lo sguardo totalmente su di loro. È lei. È lei, la giovane rapita. Quindi…
Ma non riesco a terminare il pensiero che il compagno mi nota e, con gesto veloce, prende per mano la ragazza ed esce dal locale spedito.
Pago frettolosamente il conto e gli corro dietro. Inforco veloce il capello e lo abbasso sullo sguardo. È lui, quel maledetto porco figlio di satana. Sono a pochi metri davanti a me, ma appena sentono il mio avvicinarsi allungano il passo. Entrano in un vicolo.
Gli vado dietro.
In pugno, da sotto il mio impermeabile di pelle, la mia pistola con pallottole d’argento, l’unica in grado di abbattere quel tipo di feccia demoniaca. Ma appena metto piede nel viottolo, la belva mi assale nella sua forma animale e mi fa scivolare dalle dita la mia arma.
È un lupo enorme, grande come due sequoie. Il pelo è nero scurissimo con qualche riflesso verde illuminato dalla luna. Affilati artigli di acciaio mi penetrano la carne e aguzzi denti bianchi mi alitano contro.
Disarmato e a terra con un orrido mostro che mi ringhia contro, guardo velocemente il vicolo. È ricoperto di spazzatura e sulla fine vi è la ragazza. È ferma, impietrita dalla paura che il licantropo possa attaccare anche lei.
-Scappa…- le urlo, ma lei non si muove.
Prova ad avvicinarsi e con i piedi arriva a sfiorare la mia pistola. Tendo una mano libera verso la sua figura, sperando che l’uomo lupo non si accorga del mio gesto, e con gli occhi le impongo di passarmela. Ma lei la getta più lontano e mi osserva con occhi nocciola sbarrati. Il lupo avvicina il suo bavoso muso al mio viso e ringhia pronto ad azzannarmi al collo. Cerco di divincolarmi ma il suo perso mi impedisce ogni movimento.
Scalcio e mi agito, finché non riesco a far scivolare dalla manica un pugnale e a colpire il mostro sull’occhio sinistro. La bestia molla la presa e indietreggia verso la giovane.
Con una zampa si copre il bulbo ferito e ruggisce verso di me.
-Non ti avvicinare a lei, orrida bestia… e tu scappa! Che fai ferma lì?!? Corri, fuggi, mettiti in salvo…-
Niente. La rossa resta immobile nel viale e ci osserva.
Il lupo si gira verso di lei. La osserva e poi con voce baritonale e cavernosa si rivolge a me:
-Sei qui per riportarla a casa?-
-No, è una visita di piacere al villaggio più disperso e dimenticato da ogni Dio sulla faccia della terra…-
Ghigna un po’, e poi si mette di lato per lasciarmi vedere la figura intera della giovane.
-Vai… prendila e riportala dal padre…-
Resto senza parole. Da quando in qua un mostro sanguinario come un licantropo, libera la sua preda così facilmente dopo averla tenuta in vita per ben 4 mesi?
Provo ad allungare una mano verso la giovane, sempre pronto ad accoltellare alla giugulare il demone lupo, in caso mi stesse tendendo un tranello. Muovo qualche passo verso di lei, e noto sul muso del lupo un sorriso malinconico.
-Muoviti- la sprono –tuo padre aspetta da già 4 mesi il tuo ritorno…-. I miei occhi sempre fissi sull’assassino, il pugnale pronto a lacerargli la carne.
-No!-
La sua voce mi blocca tutti i muscoli. È melodiosa. Sembra quasi una cascata di cristalli. Sbatto le palpebre cercando di capire se davanti ho la giovane figlia di un borghese o un angelo. – C-come?-
-Ho detto No. Non tornerò a casa da mio padre, ne tanto meno ti abbandonerò Zoro…-
Si rivolge al lupo che non ha il coraggio di guardarla negli occhi.
-Non puoi stare con me, lo sai. Sono un mostro… mentre tu… no, non puoi Nami. Il tuo posto è tra i tuoi simili. Torna da tuo padre, sposa l’uomo che ha scelto per te, vivi una vita felice…-
-Io non la voglio un vita felice con uno sconosciuto bavoso e maniaco. Io voglio una vita con te, Zoro, con te soltanto… non puoi chiedermi di lasciarti. Non voglio, non posso. Io ti amo, e ti ho giurato che ti avrei seguito e amato ovunque…-
Spalanco gli occhi per lo stupore. Che stregoneria è mai questa? Una giovane che si innamora di un dannato e lui che cerca di allontanarla invece di cibarsi di lei?
Fisso incredulo la coppia, ora riunita mentre la ragazza asciuga l’occhio sanguinolento del compagno che cerca di non farsi toccare da lei, in colpa. Sembra quasi che il lasciarsi con lei possa ucciderlo da un momento all’altro, ma che questa sia anche l’unica soluzione per un futuro normale per lei. Possibile? Possibile che una belva possa… possa innamorarsi?
-Pazza…- ammonisco la giovane estraendo una seconda pistola con pallottole d’argento. –Come puoi solo credere di poter vivere con una feccia simile? Lui è un mostro e alla prima occasione ti ucciderà cibandosi dei tuoi resti-
Il lupo mi ringhia contro, offeso dalla verità che ho appena detto.
-Non oserei mai farle del male… lei è una creatura pura, giusta, che mi ama nonostante il mio aspetto animalesco…- si posa sulle zampe posteriori ed emana un lungo ululato di rabbia contro la luna semi piena.
Faccio un passo indietro e mi preparo a sparare. Nami, la giovane rapita, invece lo guarda ammaliata dal suo canto mefistofelico. Zoro, l’uomo lupo, volge il muso verso di me e avanza, proteggendo con la sua grande mole la compagna.
-È vero, sono un licantropo e mi cibo di animali morti, di sangue… sono maledetto dal giorno della mia nascita, sono cresciuto consapevole della mia natura e in grado di controllarla. Prima di incontrare Nami girovagavo perso e feroce nelle regioni nordiche, rabbioso e violento per la mia sorte. Ma quando lei mi ha rivolto la parola la prima volta, ho capito che c’era ancora qualcosa di buono in me. Che anche se sono un animale potevo permettermi anch’io il lusso di amare…-
Avanza ringhiando e aumentando il volume del suo sterno. Il sangue della ferita al volto cola copioso fino a terra. Indietreggio impaurito per la prima volta nella mia vita e faccio scattare la sicura dell’arma che impugno.
-Sparami se vuoi, non m’importa di me… questi 4 mesi con lei sono stati i più bei giorni della mia miserabile vita. Ma è giusto che lei torni dai suoi e che io abbia ciò che mi merito per i miei precedenti…-
Estende il torace davanti a me e chiude gli occhi, pronto ad essere colpito. Ghigno e carico la pistola. Prendo la mira e sono pronto a sparare. Premo il grilletto e…
-NOOOOOO!!! FERMO!!!-
Nami si frappone fra me e il demonio lupo, a braccia aperte. Riesco a deviare il colpo appena in tempo per non colpirla in piena fronte.
-Ci amiamo. Capito? Noi ci amiamo. Che male c’è? È forse vietato amare ai licantropi? Io amo Zoro e lui è innamorato di me. Riferiscilo a mio padre e digli di non cercarci più. Sono felice con lui…-
Abbraccia il suo mostro, che ricambia il gesto racchiudendola tra le sue pelose braccia. Fa scivolare l’esile mano sull’occhio ferito, mentre il compagno ne lecca il palmo in segno d’affetto. La sua enorme e artigliata zampa, si posa con delicatezza sul ventre della rossa che solo ora mi accorgo rigonfio. Ora capisco la fuga, il lento spostarsi e la paura del ragazzo: il parto di una donna di un demone non è mai semplice.
Sorrido e abbasso l’arma. La ripongo nel fodero e raccolgo il mio cappello che mi è caduto nella colluttazione con la bestia.
-Andate… dirò al mio mandante che siete morti entrambi- alzo lo sguardo sulle loro facce stupite.
-Sono certo che ce la farete…-
Sorridono e sul volto serafico di Nami scivola leggera una lacrima. –Grazie- mormora commossa. Il sole inizia ad alzarsi alle mie spalle e vedo che Zoro torna alla sua forma umana. Il pelo scuro con sfumature verdi si ritira, e una zazzera smeralda appare sul capo del giovane. La rossa si toglie il mantello e lo annoda intorno alle sue spalle.
Gli do le spalle e sbuffo sonoramente. –Muovetevi ad andarvene…-. Sento il loro esitare, sostituito poi da passi veloci verso la direzione opposta alla mia.
-Ehi lupo…- richiamo il giovane -… a Bratislava c’è una strega che sarà in grado di aiutarvi nel momento del parto… mi pare si chiami Robin o una cosa così… e per l’occhio, mi dispiace…-
Lo sento ghignare e rispondere con un biascicato “non importa”. La sua corse riprende. Torno alla locanda in cui sedevo la notte appena trascorsa e mi risiedo al bancone del bar. Ordino del liquore rosso, rosso come i capelli della serafica e innocente giovane che ho appena affidato alle mani di quel mezz’uomo. Brindo a loro: alla incantevole ramata e al suo mostro. Mostro?
Ridacchio. Forse non più. Se si ama, non si può certo essere un mostro. Ed io lo so, io lo sono un mostro. Io sono Van Helsing. Cacciatore senza coscienza e pietà, senza gloria ne amore. Un mostro. 
  

   
 
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