Autore: Eliezer
Titolo: “Nella
suola
delle scarpe”
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: One-shot
Sezione
scelta: Storico
Nota: Sono
ancora indecisa sulla sezione, non sono sicura che sia quella
giusta. In ogni caso il protagonista della storia è un alter
ego di Jean
Valjean, protagonista del romanzo di Hugo “Les
Miserables”. Il testo in
francese (con traduzione – fonte: Wikipedia) è
preso dall’iscrizione tracciata
a matita sulla tomba del protagonista – come ci informa Hugo
nell’ultimo
capitolo del romanzo.
”Nella suola delle scarpe”
« Il
dort. Quoique le sort fût pour lui
bien étrange,
Il vivait. Il mourut quand
il n'eut plus son ange;
La chose simplement
d'elle-même arriva,
Comme la nuit se fait
lorsque le jour s'en
va. »
|
« Riposa:
benché la sorte fosse per lui
ben strana,
pure
vivea: ma
privo dell'angel suo morì:
La
cosa avvenne da
sé naturalmente
come
si fa la notte
quando il giorno dilegua »
E’ ancora buio, ma Parigi è già
sveglia. Il sole, prima di mostrarsi e
irrompere nelle case e sulle piazze, tentenna. E’ un mattino
freddo, quello che
sta per sorgere sulla nuova, bella e terribile Parigi. Solo un uomo ha
il
coraggio di irrompere nella scena, disturbando la quiete non ancora
albeggiante
della città. Solo un uomo ha la forza di passeggiare per le
strade ancora scure
della capitale francese, gettandosi tutto il resto alle spalle. Dolore,
ingiustizia, bellezza e misericordia, persino. Quella misericordia che
il mondo
non gli aveva concesso. Solo un uomo ha la voce capace di zittire tutte
le altre,
urla o sussurri che siano. Una voce per riuscire a definire inutili
anche le
parole. Un uomo solo ha lo sguardo che riesce ad indugiare sulla parte
peggiore
di quel mondo: quella che tutti si rifiutano di vedere. Un solo uomo ha
le mani
che no, non serviranno a coprire i suoi stessi occhi, ma quelli di chi
ha
davvero il diritto di non stare a guardare. Le mani di chi è
pronto a
proteggere, pur non essendo mai stato protetto. Un solo uomo ha la
ragione, in
quelle vie di Parigi che, intanto, stanno iniziando ad accogliere un
nuovo
giorno. La ragione, che troppo spesso viene soffocata. Solo
quell’uomo ha
persino i passi, quelli troppo numerosi da contare, che nel pallido
chiarore
estivo sono il battito del cuore di Parigi.
Tac, tac, tac.
Un
passo dopo l’altro, tiene in vita la città. La
stessa che, un tempo, è
stata sfondo di guerre e tormenti, vittorie e sconfitte, sangue,
lamenti,
sogni, parole non dette e cuori spezzati. Capitale della giustizia,
Parigi ha
un cuore pulsante grazie al passo lento e regolare di
quell’uomo che, da solo,
teneva in vita una città intera. Poteva sentirla pulsare,
tenuta viva proprio
dai dolori e dalle guerre passate; dai respiri spezzati degli uomini
vissuti e
da quelli di chi si rifugia in casa, dalla tormentata quiete di un sole
che non
ha il coraggio di sorgere. Non vuole sorgere perché
anch’esso triste spettatore
di eventi passati, battaglie notturne sfociate in grida di morte e
paura.
Parigi perde un battito, quando l’uomo si ferma ad osservare
le prime luci
dell’alba. Luci timide e opache: lo sguardo di un sole troppo
dolorante per
splendere di gioia. Parigi sembra sospirare, debitrice di
quell’uomo che, coi
suoi passi, continua a tenerla viva e gelosamente custodita nella suola
delle
scarpe. Eppure quell’uomo commina solo, privo di luce,
più coraggioso del sole
e più forte di un titano, si libera dalle catene del
presente, per legarsi ad
una Parigi passata ma sempre viva, grazie al suo passo. Ricomincia,
questa
volta un po’ incerto. Sembra danzare sulle note di una musica
sconosciuta:
forse anch’essa passata,
e il cuore
di Parigi riprende a pulsare più forte di prima, mosso da
un’emozione già
conosciuta e mai dimenticata. Riuscite a sentire la gente cantare?
Cantano la
canzone della rabbia, con le mani portano il tempo: un battito simile a
quello
dell’arteria della bella e terribile Parigi che, come una
donna in collera,
s’inonda improvvisamente di rosso. Luce del nuovo giorno o
sangue di chi non
riesce più a vederlo? Nonostante il suo fisico imponente,
l’uomo è costretto a
chiudere gli occhi, colpito dalle pallottole invisibili della luce. Un
atto
umano, quello di piegarsi al volere della natura; come si fa la notte,
quando
il giorno dilegua.